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Autore: Robigna88    15/10/2016    1 recensioni
CROSSOVER TRA SAVING HOPE E THE ORIGINALS
Allison Morgan è una cacciatrice del soprannaturale con molte conoscenze e pochi amici. Tra quei pochi si annovera la famiglia Mikaelson. I primi vampiri della storia sono unici e invincibili o almeno così credono... quando la donna si ritrova per caso in un ospedale del Canada, l'Hope Zion, molte consapevolezze cambiano nel momento in cui si ritrova davanti al doppelgänger di Elijah Mikaelson. Il suo nome è Joel Goran ed è in pericolo anche se ancora non lo sa. Riusciranno l'elegante Originale e la cacciatrice a salvarlo?
Questo crossover è un esperimento un po' strano, ma io sono strana quindi.... buona lettura.
Genere: Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Triangolo
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CAPITOLO 2

 

 

 

 

 

Allison scese dal taxi che la lasciò proprio di fronte al ristorante, anzi per la precisione davanti al tavolo che Elijah aveva occupato e seduto al quale stava bevendo una tazza di tè. La cacciatrice abbozzò un sorriso e dopo aver pagato la corsa gli si fermò in piedi davanti.

L’Originale era elegante come sempre, ma quel giorno non indossava la cravatta e i capelli erano pettinati di lato. “La nuova pettinatura ti dona” gli disse guardandolo da capo a piedi. “È bello rivederti Elijah Mikaelson.”

Lui sorrise e le si avvicinò di qualche passo, la strinse in un abbraccio veloce e poi le spostò la sedia per farla sedere. Pensò che era davvero bello rivedersi dopo tutto quel tempo; Allison era luminosa, i capelli un po’ più chiari rispetto all’ultima volta che l’aveva vista, il viso bello e gli occhi brillanti. Era elegante nel suo vestito scuro e cappotto, elegante nel suo modo di muovere le mani, nel suo modo di fare ogni cosa.

“Cosa ti è successo?” le domandò indicando la fasciatura con un dito. “Per questo ti trovavi in ospedale? Hai detto che non era nulla di grave.”

“Non lo è infatti” la cacciatrice fece cenno ad una cameriera e ordinò un caffè quando lei si avvicinò con in mano un taccuino. “Sono solo alcuni punti di sutura, sopravvivrò.”

“Potrei aiutarti, con la ferita intendo.”

“Non è necessario, non è per questo che ti ho chiesto di raggiungermi. Anzi, grazie di essere arrivato così presto.”

“Tu non chiedi mai aiuto, se l’hai fatto vuol dire che la situazione è grave.”

Allison rubò uno dei biscotti che avevano portato, suppose, insieme al tè di Elijah e ridacchiò. “Prima di tutto io non ho chiesto aiuto, ti ho solo detto che credevo fosse necessario che mi raggiungessi ma non ho mai detto di aver bisogno di aiuto.”

“Fa differenza?”

“Un’enorme differenza” precisò lei. “Secondo, tieniti forte Elijah, perché dopo quello che ti dirò forse sarai tu ad aver bisogno di aiuto” scorse velocemente qualcosa sul suo cellulare e ad un certo punto si fermò. “La mia mano ferita mi ha portato alla scoperta di qualcosa di davvero… incredibile. Il dottore che mi ha suturata e fasciata è in pericolo, ho avuto una specie di visione quando mi ha toccata.”

“Che tipo di visione?”

“Una tragica di orrore e morte” Allison fece un amaro sospiro. “Ma non è questa la cosa incredibile” gli mostrò qualcosa sul cellulare ed Elijah sgranò gli occhi. “Ti presento il dottor Joel Goran, capo dell’ospedale Hope Zion e, a questo punto direi che è davvero ufficiale, tuo Doppelgänger.”

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

“Quindi tu sei qui per dare un premio a nome dell’associazione di tuo padre” Elijah andò avanti e indietro per la stanza d’hotel, dopo una notte ed un giorno passati a leggere su tutti i libri della cacciatrice qualcosa che potesse svelare il mistero del suo Doppelgänger. Non aveva trovato nulla e metà della nuova giornata era passata. Dalla finestra di quell’albergo a cinque stelle entrava la luce rossastra di un tramonto mentre Allison si cambiava pronta a partecipare ad una festa a cui anche Joel Goran avrebbe partecipato e a cui lui, per ovvie ragioni, non poteva mettere piede.

L’Originale guardò il sole sparire e lasciare il posto al buio della sera e si accorse di essere confuso come non gli capitava da molto. Non solo aveva un doppione ma quel tizio era in pericolo e, benché provasse a nasconderlo, era chiaro negli occhi nocciola di Allison che le sorti del dottore le stavano più a cuore di quanto dicesse.

“Sì” rispose lei con calma. “Joel non sa chi sono, nessuno in ospedale lo sa a dire il vero. Stasera premierò l’Hope Zion e poi proverò a capirci di più sulla visione che vede la morte di Goran. Spero che non mi odierà scoprendo chi sono davvero perché ho come la sensazione che indagare diventerebbe incredibilmente complicato se lui si rifiutasse di parlarmi.”

“Anche se smetterà di parlarti ricorda che posso comunque soggiogarlo e costringerlo a dirci tutto quello che serve” il vampiro si versò un bicchiere di vino. “Pensavo che forse potrei venire alla festa, cercare di passare inosservato e…”

Allison comparve dalla camera da letto, bellissima in un abito color fragola che le calzava a pennello e faceva spiccare la sua pelle chiara in modo perfetto. Era talmente bella che per un istante l’Originale rimase senza parole, a fissarla con la bocca aperta mentre lei arrossiva appena.

“Ti sembra troppo esagerato per questo tipo di serata?”

Elijah scosse il capo e deglutì a vuoto. “Sei bellissima” le disse. “Sul serio.”

“Grazie” mormorò lei con un sorriso accennato che le fece spuntare le fossette sulle guance. “Tornerò tardi credo ma non preoccuparti, farò attenzione e se qualcosa mi sembrerà sospetto ti farò una telefonata. Fammi gli auguri” gli disse avvicinandosi.

Ma il vampiro abbassò lo sguardo e chiuse gli occhi mentre sul viso alcune vene rosse facevano capolino scomparendo subito dopo. “Scusa” le disse in imbarazzo.

Lei gli sollevò il viso con due dita. “Cos’è successo El?”

“È… è il tuo profumo. E l’odore del tuo sangue anche, era da parecchio che non lo sentivo così forte. Non ero più abituato…”

Allison fece un grosso respiro ma non disse nulla, recuperò la sua borsetta e si schiarì la voce. “Mi dispiace di averti trascinato in tutto questo. Forse telefonarti non è stata una buona idea, immagino che tu abbia già molte cose di cui occuparti a New Orleans.”

“No” si affrettò a precisare lui. “No, sono contento che tu mi abbia chiamato. Sono felice di essere qui, con te.”

“Bene allora” la donna cercò di riprendere il controllo. “Sarà meglio che vada ora, ci vediamo dopo.”

“Sì, a dopo.”

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Joel fissò la donna dubbioso; non era certo che fosse lei eppure qualcosa nel modo di muoversi di quella donna di spalle gli ricordava la bella Allison Morgan. Quando quella figura si voltò e sorrise allora lui ebbe la certezza che si trattava proprio di lei.

“Allison” gli disse avvicinandosi. “Che ci fai qui?”

La cacciatrice sorrise e salutò le persone con cui stava parlando. “Joel…” gli disse. “È imbarazzante e mi odierai perché non te l’ho detto prima ma…”

“Oh cielo!” esclamò lui scuotendo il capo e stringendo in mano una brochure. “Ecco perché il tuo nome mi era così familiare” le disse agitandola piano in alto. “La Allison Morgan figlia di Christofer Morgan, sei tu. Tu sei la donna che deciderà a quale ospedale andranno i soldi del premio annuale della fondazione.”

“Beccata!” provò a scherzare lei ma Joel era terribilmente serio e aveva l’aria quasi mortificata. “Mi dispiace di non averti detto chi ero ma non volevo che mi trattaste in modo… speciale solo perché da me dipende il premio di questa sera.”

“Certo” replicò sarcastico il suo interlocutore. “Mi sembra logico.”

“Ne riparliamo dopo” gli disse Allison calma. “Ora rilassati e sorridi Joel, l’Hope Zion sta per incassare mezzo milione di dollari.”

Si allontanò e lui la seguì con lo sguardo. Era un po’ arrabbiato ma il suo ospedale avrebbe avuto mezzo milione e Allison… cavolo! Era bella da togliere il fiato.

   
 
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