Giochi di Ruolo > Vampiri: la masquerade
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Autore: Ainely    15/10/2016    2 recensioni
"Hong Kong, piena di luci, traffico e gente di tutto il mondo. Una città che non dorme mai, non ché il posto ideale per chiunque abbia abbastanza soldi nel proprio conto in banca da non dover chiedere mai nulla. Il posto ideale per chi deve andare il più lontano possibile."
Intrighi, sensualità, mistero e sangue si celano in questa città ma l'arrivo di un vampiro e della sua valigetta potranno cambiare le sorti del mondo di Tenebra tanto è prezioso il suo contenuto.
Genere: Dark, Erotico, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Otherverse, What if? | Avvertimenti: Bondage, Gender Bender, Incompiuta
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Due chiacchiere senza pretese...
Un saluto a tutti, sono Ainely e sì, è da una vita che non pubblico qualcosa su EFP ma si sa, alla fine la vita ci allontana dalle cose che adoriamo e solamente quando non riusciamo a resistere all'astinenza ricadiamo in questo circolo vizioso ed io, da brava tossicomane da giochi di ruolo e da fanfiction, non sono riuscita a dire di no e ho ripreso a scrivere.
Premetto che la storia che andrò a pubblicare sarà divisa in diversi capitoli e non so nemmeno io anticiparvi quanti saranno e con che regolarità riuscirò a pubblicarli tuttavia sarò felice di leggere le vostre recensioni (che siano esse positive o negative!).
Innanzitutto che cos'è Vampire the Masquerade? E' un gioco di ruolo che tratta, logicamente, di vampiri e di creature della notte. I vampiri di VtM sono molto diversi da quelli di Anne Rice o di Twilight o di Vampire Diaries, sono divisi in Clan, con particolari abilità e poteri oltre che ossessioni e difetti. Si dividono altresì in "Sette" costantemente in guerra tra loro ma tutti sono sotto l'ombra terrificante della Gehena, l'apocalisse vampirica.
L'ambientazione in generale è molto dark e ricca di sensualità e di intrighi di potere, di tradimenti e di alleanze, perciò non impressionatevi se tutti sembrano farsi le scarpe l'un l'altro, è assolutamente normale!
Vi lascio alla lettura!
 
 
Capitolo 1 - The briefcase

 

Hong Kong, piena di luci, traffico e gente di tutto il mondo. Una città che non dorme mai, non ché il posto ideale per chiunque abbia abbastanza soldi nel proprio conto in banca da non dover chiedere mai nulla. Il posto ideale per chi deve andare il più lontano possibile.

Un taxi si era appena fermato davanti ad un grattacielo che non era altro che un lussuoso residence nel centro dell’isola asiatica, ne scese un giovane dai capelli color rame ben curati e pettinati, gli occhi dal taglio felino e i lineamenti taglienti e freddi che gli conferivano una nota di mistero e di fascino quasi androgino. Guardò l’ora e si rese conto che aveva ancora abbastanza tempo per sistemarsi perciò si avviò verso l’ingresso con le porte girevoli in cristallo del residence solamente dopo essersi dato un’occhiata attorno, sembrava volersi tenere lontano da occhi indiscreti.

Alla reception c’era una graziosa ragazza dai lineamenti asiatici che gli sorrise parlando in un perfetto inglese, la squadrò da capo a piedi mentre lei gli dava il benvenuto.

-In che cosa posso esserle utile, signore?- chiese con voce cortese la ragazza, lui si passò una mano tra i capelli pettinandoseli indietro per poter scostare dalla fronte un’onda ribelle.

-Avrei il piacere di riservare un appartamento. Pagamento in contanti. Avete disponibilità?- La voce era pacata e al contempo quasi un ordine e non una semplice richiesta, la donna abbassò lo sguardo solamente per mettersi a ticchettare sulla tastiera in modo da dare al cliente le informazioni di cui necessitava ma gli disse che occorreva sempre prenotare e depositare una parte di acconto. Il giovane strinse per qualche attimo la maniglia dell’unica valigetta che aveva con sé e sembrò mantenere una sorta di controllo prima di risponderle guardandola negli occhi senza mai sbattere le palpebre.

-Mi farebbe comunque piacere poter restare qui. I soldi non sono un problema e so che lei può provvedere a soddisfare il mio bisogno. Ora mi selezioni l’appartamento.-

Passarono frazioni di secondo in cui la receptionist sembrò avere lo sguardo perso nel vuoto dopodiché riprese a muoversi normalmente cambiando completamente atteggiamento, finendo con l’eseguire quanto le aveva suggerito quell’uomo d’affari.

Conclusero il contratto e gli consegnò direttamente la chiave elettronica del suo loft e senza farselo dire due volte si avviò verso l’ascensore ma venne quasi subito fermato da una voce maschile che attirò la sua attenzione immediatamente.

Si bloccò proprio davanti alle porte dell’ascensore e guardò chi lo avesse seguito, era un problema.

-C’è un nuovo Fratello in città. Che tu sia il benvenuto, non mi aspettavo di certo la compagnia di uno nuovo.- il forte accento gli faceva quasi comprendere tutt’altro e perciò fece quasi fatica a comprendere il reale significato delle sue parole, lentamente gli si avvicinò e gli si parò davanti.

-Non so chi tu sia ma non mi piace essere seguito e qui non c’è nessun Principe da dover salutare, non mi venire a fare la storia del territorio perchè stai parlando col soggetto sbagliato.- Gli occhi dorati sembrarono brillare di una luce provocatoria e violenta, non si sarebbe lasciato mettere sotto, non ora che aveva quello…

Il cinese scosse il capo sorridendo e con quell’inglese pessimo riprese a parlargli facendo mezzo passo indietro.

-Non era questo ciò che voleva sembrare la mia presentazione, era semplicemente un benvenuto a qualcuno che… be’, porta qualcosa di molto particolare con sè.- lanciò un’occhiata eloquente alla valigetta che teneva con forza ed il rosso tornò ad essere sulla difensiva ma l’altro, molto pacatamente lo invitò a mantenere la calma.

-Possiamo prenderci un momento per parlare, non credere che ci sia in giro solo quel pezzo. Io posseggo il resto.-

A quelle parole il giovane sembrò quasi spalancare gli occhi per la sorpresa o per lo sconcerto, forse erano entrambe le cose e fece un passo indietro per poi voltarsi prenotando l’ascensore che nel frattempo aveva ripreso a salire e a scendere vomitando turisti, persone d’affari.

Salirono insieme sull’elevatore e non appena furono solo il cinese, un uomo molto ben vestito sulla quarantina, distese il braccio per stringere la mano al ragazzo dai capelli rossi.

-Cho Yun Fei. Del clan Tsimisce. Vivo qui ad Hong Kong da circa dieci anni e mi occupo soprattutto di edilizia, un settore che mi frutta parecchio.-

Il ragazzo rimase in silenzio a lungo prima di prendere fiato per rispondergli ma non gli strinse la mano e dunque l’asiatico fu costretto a ritirarla.

-Aalim Sokolov. Del clan Malkavian. Se sai davvero di che cosa stavi parlando allora credo sia scontata la massima segretezza della mia attuale posizione. Non a caso sono finito sulla lista rossa della Camarilla.- la sua voce sembrava sulla difensiva oltre che sprezzante, tutti quei convenevoli erano a dir poco inutili, aveva già capito che voleva parlare "d'affari".

Il campanellino dell’ascensore annunciò che erano finalmente arrivati al piano tredicesimo e con un piacevole fruscio si aprirono le porte scorrevoli lasciando davanti a loro un lungo corridoio elegante e pulito. Sentiva l'odore del detergente che avevano usato per pulire la moquette e poteva perfino vedere la precisione con cui avevano pulito la lunga vetrata che seguiva il corridoio, indubbiamente era un luogo molto esclusivo ma ora sapeva che la sua segretezza e la sua permanenza sarebbero state compromesse. Inoltre non riusciva a fidarsi di quell'uomo uscito così dal nulla, fosse stato in lui non si sarebbe nemmeno fidato di lui stesso.
Il cinese continuava a fissarlo con occhi gentili e pazienti e l'espressione quasi divertita, perchè? Cominciava a dargli sui nervi eppure doveva mantenere un basso profilo se non voleva noie. Si riscosse da quei pensieri e si sfiorò con non curanza l'anello che portava sempre all'anulare sinistro e si mise davanti alla porta del suo loft passando la chiave elettronica davanti al lettore per far scattare la serratura.
Non disse altro ed entrò per primo accendendo le luci per potersi guardare attorno e camminò lentamente per la stanza controllando ogni minimo particolare: il sofà in pelle bianca ed il tavolinetto in cristallo dalle linee moderne, il megaschermo sulla parete di fronte e l'elegante scrivania posta davanti alla vetrata con vista sulla città e sul porto, altrettando lentamente passò alle altre stanze saltando istintivamente la cucina all'americana. La camera da letto era spaziosa e con tutti confort. Si voltò e quell'uomo, come aveva detto che si chiamava?, era ancora lì ad osservarlo restando a braccia conserte ed il fatto che fosse uno Tsimisce non gli andava a genio, aveva diato per secoli quel Clan e a buon ragione.
Posò ai propri piedi la valigetta e si tolse il cappotto posandolo sul bordo del letto senza darci troppo pensiero.

-Devo ammettere che non mi aspettavo un comitato di accoglienza e non mi aspettavo nemmeno che tu sapessi che cosa ho con me. Tuttavia ho intenzione di ascoltare ciò che hai da dirmi, ma bada che non ho alcun problema a liberarmi di te.- disse il giovane dagli occhi dorati mentre faceva un passo verso l'altro vapiro che, di tutta risposta sorrise facendo un lieve inchino col capo.
-Non è mia intenzione innervosirti nè tanto quella di farmi piantare un paletto nel cuore o farmi staccare la testa dal collo, semplicemente sono felice di vedere un collega. Sai, potremmo essere degli ottimi amici, qui non hai da piegarti a nessun "sangue blu", qui i principi siamo te ed io e abbiamo centinaia di possibilità di fare ottimi affari. Vedi, non posso che portarti rispetto per la tua età nonostante io abbia vissuto fino ai quarant'anni mortali ma sono certo che conosci molto meglio di me alcune meccaniche e alcune faccende che io ancora devo sperimentare.-

Aalim lo fermò alzando la mano sinistra per invitarlo al silenzio e gli sorrise quasi con capriccio e sadismo mentre gli girava lentamente attorno studiandolo nei minimi particolari. O gli stava mentendo o voleva davvero qualcosa di molto grosso da lui o... entrambe le cose.
Si fermò solamente quando gli fu perfettamente davanti e lo guardò direttamente negli occhi insinuando il suo potere per piegare la sua volontà, se mentiva lo avrebbe scoperto così.

-Molto bene, quindi tu saresti un infante? Un neonato nel sangue? E che cosa cerchi da me, oltre che alla mia amicizia?- non dovette attendere molto per sentire piegarsi alla sua dominazione mentale la mente dell'asiatico che gli rispose con voce pacata e quasi monotona.
-Sono un vampiro da nemmeno vent'anni e porto il peso di una terribile eredità, la stessa che tu invece hai rubato. Dobbiamo proteggere questa verità per impedire che loro tornino.-

All'improvviso il Malkavian spalancò gli occhi e fece un passo indietro mentre si piazzava proprio davanti alla sua valigetta, l'unico bagaglio che era riuscito a portare con sé da Londra e la guardò con aria decisamente confusa.
Tornò padrone di sé e annuì a Cho Yun che nel frattempo era diventato serio ed attendeva una sua risposta.



Continua.
   
 
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