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Autore: gattina04    16/10/2016    6 recensioni
Tanti personaggi nuovi, le cui storie non sono mai state raccontate, sono arrivati a Storybrooke. E se tra questi si celasse qualcuno legato al passato di Hook? Come potrebbe reagire se una persona che credeva ormai perduta per sempre si aggirasse tra le vie di Storybrooke? E oltre a tutto questo cosa faranno Hyde e la Regina Cattiva?
Storia ambientata tra la quinta e la sesta stagione, cercando di immaginare ciò che sarebbe potuto accadere all'inizio di questa nuova stagione di OUAT.
Dal testo: "Non sapevo più chi guardare, non ci stavo capendo più nulla. Avrei voluto rassicurare Killian ma non sapevo neanche da cosa fosse turbato. Chi diavolo era quella donna?"
"Non era il solito bacio; sapevamo entrambi che aveva un significato diverso. Era un gesto disperato di due amanti costretti a lasciarsi troppo presto, era una atto di due innamorati separati dal destino"
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino, Nuovo personaggio, Regina Mills, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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17. Lasciare la strada nuova per la vecchia
 
Mentre sfogliavo le pagine di quei pesanti libri, non riuscivo a togliermi dalla testa l’espressione che avevo visto dipinta sul volto di mio figlio. Killian era devastato; avevo visto come, la possibilità che Emma potesse morire, fosse per lui un’idea inconcepibile. Avevo capito, soltanto osservandolo, che niente sarebbe servito se quella nefanda possibilità si fosse avverata. Non sarei bastata io per riuscire a sostenerlo, non sarei stata abbastanza. Mi ero resa conto in quel momento che non avrei rappresentato una ragione sufficiente per impedirgli di sprofondare nel baratro.
Da quello che avevo letto sul famigerato Hook e da quello che mi aveva detto lui stesso, potevo immaginare senza problemi che quel baratro non sarebbe stato tanto una sua possibile distruzione, quanto un ritorno all’oscurità. Avrebbe voluto vendetta e molto probabilmente questa voglia di rivalsa avrebbe portato alla sua fine.
Stare chiusa in quella biblioteca a sfogliare libri mi sembrava una perdita di tempo; non avrei aiutato Killian restando lì, né tantomeno Emma, non c’era tempo a sufficienza per percorrere quel genere di strada. Ci occorreva un piano più diretto, più rapido, qualcosa che ci permettesse di vincere quella corsa contro il tempo. Sfortunatamente sapevo che una soluzione rapida poteva non essere altrettanto corretta; spesso per affrontare situazioni così drammatiche, erano necessarie azioni altrettanto drammatiche.  Purtroppo non ero sicura che gli eroi avrebbero avuto il cuore di compierle.
Quando Tremotino mi aveva liberato dalle grinfie di Hyde, aveva detto una frase che continuava a ronzarmi nella mente. Proprio non riuscivo a togliermi dalla testa le sue parole. “Sono sicuro che nonostante tutto sarai tu a venirmi a cercare la prossima volta”. Quell’allusione continuava ad assillarmi, intontendomi di domande. Lui sapeva già cosa sarebbe successo ad Emma? Era per questo che mi aveva liberato da Hyde? Per vendicarsi di lui, visto che l’aveva in qualche modo ingannato? A quanto avevo capito Hyde aveva omesso le complicazioni che l’usare il bacio del vero amore di un altro avrebbe comportato e Tremotino non sembrava di certo il tipo capace di passare sopra a un’omissione del genere.
Belle, l’amata del Signore Oscuro, aveva detto che Tremotino non sapeva come salvare Emma. Era la verità? Lui non poteva fare niente o era solo uno dei suoi tanti perfidi giochetti? Perché lanciarmi quella allusione altrimenti?
Con un profondo sospiro richiusi il libro che avevo davanti. Il tonfo sordo delle pagine fece raddrizzare la testa delle mie compagne. Regina mi fissava ancora con un accenno di diffidenza, mentre Belle sembrava molto più benevola nei miei confronti.
«Qui non c’è niente», sbuffai.
«Beh dobbiamo continuare a cercare, non possiamo arrenderci». Nonostante l’aria impassibile, riuscii a percepire il turbamento nel tono di Regina. Emma mi aveva detto che Regina era la sua migliore amica, non avevo capito fino a quel momento quanto il sentimento fosse reciproco. Dietro quella sua aria da dura, così difficile da scalfire, era sconvolta quanto noi.
«Regina ha ragione», concordò Belle, «deve esserci qualcosa». Poteva anche essere vero, poteva davvero esistere un libro che facesse al caso nostro in quel mare di volumi, ma non ero sicura che saremo riusciti a trovarlo in tempo. E nel nostro caso il tempismo era diventato l’elemento fondamentale.
Sebbene loro non fossero disposte a rischiare compromettendosi completamente, io invece potevo farlo. La vita mi aveva dato un’altra occasione con Killian e non l’avrei sprecata; se c’era una possibilità di salvare Emma io l’avrei trovata, anche se avesse significato chiedere aiuto all’ultima persona a cui avrei voluto rivolgermi. Tuttavia, avevo imparato dai miei errori, non ero più la giovane e sciocca donna talmente disperata da accettare quel genere di accordo. Avrei gestito la situazione diversamente e l’avrei fatto per Emma. Era stato grazie a lei che avevo ricostruito il rapporto con mio figlio, in un certo senso glielo dovevo.
Mi alzai scostando la sedia rumorosamente, attirando di nuovo l’attenzione delle altre due, che nel frattempo erano tornate a spulciare i loro libri. «Credo che Jekyll abbia qualche volume che possa fare al caso nostro», mentii. «Lo ha sicuramente usato per creare la pozione che lo ha separato da Jekyll».
«Pensi che sia nella sua tenda?», mi chiese Regina, con una punta di scetticismo.
«Può darsi. Credo che farei meglio ad andare a controllare». Sperai con tutto il cuore che mi lasciassero andare e che non insistessero oltre, smascherando così le mie bugie.
«Va bene», acconsentì Regina. «Henry mi ha appena mandato un messaggio. Lui e David stanno arrivando, continueremo a cercare con loro sui libri che abbiamo al momento, finché non tornerai. Tu sbrigati però».
«Certo». Così dicendo uscii dalla biblioteca in fretta, prima che lei potesse cambiare idea. Camminai incerta nel centro di Storybrooke fino a raggiungere una stradina laterale, una via dove ero sicura di non essere vista. Non sapevo se quel mio ridicolo tentativo avrebbe avuto un esito positivo; non sapevo dove poter contattare il Signore Oscuro e sicuramente non avrei potuto chiedere a Belle come trovarlo. Non volendo svelare il mio piano, non potevo fidarmi di lei e in più forse, essendo ai ferri corti con Tremotino, non mi sarebbe stata neanche d’aiuto.
L’unica alternativa che mi restava era fare ciò che avevo fatto molti secoli prima. Dovevo solo sperare che funzionasse così come era stato con Zoso.
Chiusi gli occhi e feci un profondo respiro, preparandomi a credere con tutta me stessa. «Tremotino, Tremotino, Tremotino».
«Sapevo che mi avresti cercato». La sua voce mi arrivò all’orecchie ancor prima che riaprissi gli occhi. Lo stesso uomo che mi aveva salvata poche ore prima – mi sembrava invece passata un’eternità – mi stava osservando con un’espressione impassibile ed indecifrabile.
«Credo che dovremo andare in un posto più adatto per parlare». Senza aspettare il mio consenso ci fece sparire in una nuvola di fumo, per poi farci materializzare in un ampio salotto. Non sapevo dove fossi, ma il Signore Oscuro sembrava completamente a suo agio in quell’ambiente, tanto che si avvicinò ad una poltrona e si sedette comodamente.
«Sapevi che sarebbe successo», l’accusai rimanendo in piedi. «Sapevi che la vita di Emma sarebbe stata in pericolo».
«Beh diciamo che avevo appena scoperto le conseguenze delle mie azioni».
«Belle dice che non puoi aiutare Emma come hai fatto con lei», continuai.
«È vero». La sua espressione era sempre indecifrabile, anche se mi scrutava con attenzione.
«Non ti credo», ribattei. «Tu puoi fare qualcosa, soltanto non vuoi aiutarci».
«Ti sbagli, stavolta ho davvero le mani legate. Se potessi fare qualcosa da solo, non esiterei a farlo». Quel “da solo” attirò tutta la mia attenzione. Cosa significava?
«Perché dovrei credere che vorresti salvare Emma?», domandai dopo qualche secondo di silenzio. «Conosco il modo di pensare del Signore Oscuro».
«Credi che Belle mi rivolgerebbe ancora la parola se sapesse che l’ho lasciata morire? Credi che mi permetterebbe di vedere mio figlio?». Quindi non l’avrebbe fatto per Emma ma solo per sé stesso, tipico.
«Ma dimmi piuttosto», continuò, «perché mi hai invocato visto che metti in dubbio le mie buone intenzioni?».
«Sono qui per fare un accordo, per salvare la vita di Emma».
«Sapevo che in fondo le persone non cambiano, ma cosa ti fa pensare che offrendomi un accordo potrei salvarle la vita? Ti ho già detto che ho le mani legate».
Riflettei un po’ prima di rispondere. «Hai detto che non puoi fare niente da solo…».
«Mi chiedevo quanto tempo ci avresti messo a capirlo».
«Questo significa che esiste un modo per salvarla prima che sia troppo tardi?», domandai esultando.
«Diciamo che potrebbe esserci una soluzione. Ma il prezzo da pagare è davvero alto».
«Basta con i giochi di parole», scattai. «Dimmi cosa vuoi o cosa devo fare. Non mi tirerò indietro».
«Bene vedo che sei una donna che non vuole perdere tempo. Che ne dici di accomodarti così possiamo comodamente discuterne nel dettaglio?». Non mi andava di sedere con il Signore Oscuro, come se fossimo stati grandi amici, ma d’altra parte non avevo molta scelta. Senza esitare mi sedetti su una poltrona proprio di fronte a lui, in modo da poterlo scrutare negli occhi.
«Come ti ho già detto», iniziò, «la mia magia da sola non è sufficiente per salvare Emma. Il bacio del vero amore racchiude dentro di sé una potenza inaudita, capace di spezzare qualsiasi sortilegio; purtroppo come abbiamo appena scoperto questa magia è a senso unico, riservata solo agli amanti che compiono quel gesto. Come sai è possibile sfruttare il bacio del vero amore altrui ma le conseguenze sono assai poco piacevoli, questo Hyde me l’aveva tenuto nascosto».
«Vieni al punto», sbottai. «Non mi stai dicendo niente di nuovo al momento».
«Abbi pazienza», mi rimproverò.
«Se avessi tempo da perdere potrei anche sopportare i tuoi irritanti discorsi», ribattei stizzita.
«Touché. Arrivo al dunque allora. Quello che volevo farti capire è che l’incantesimo è troppo potente, al di sopra delle mie possibilità, non posso ricreare ciò che solo il bacio del vero amore può fare, così come non servirebbe a niente un’altro bacio da parte di Hook. È unico, ed è destinato ad una persona sola».
«Mi stai dicendo che quindi Emma è destinata a morire? Non staremo qui a parlarne se ci fosse una soluzione».
«Aspetta, io sto dicendo che una persona è destinata a morire per controbilanciare il caos che io stesso ho creato. Il fatto che in questo momento quella persona sia Emma, è solo una coincidenza che però può essere cambiata. Anche se è lei la persona che è destinata a morire adesso, non è detto che sarà veramente lei ad andarsene».
Riflettei sulle sue parole e lui non aggiunse altro per far sì che potessi arrivare alla conclusione da sola. Se un’altra persona poteva morire al posto di Emma perché non scegliere direttamente Hyde o la Regina Cattiva? Chi meglio di loro poteva essere il candidato? Avevano creato solo problemi avrebbe fatto comodo sbarazzarci di almeno uno dei due.
Tuttavia forse loro, essendo la parte oscura di Jekyll e di Regina, non potevano morire; allora perché mi stava dicendo quelle cose? Chi voleva che uccidessi per salvare Emma?
All’improvviso la soluzione mi apparve chiara davanti agli occhi. Fino a quel momento avevo sbagliato prospettiva: non si trattava di dover scegliere chi far morire per salvarla, ma semplicemente chi fosse disposto a morire per ridarle la vita che meritava. Ed io ero disposta a farlo.
«Puoi sostituire me con lei? Puoi prenderti la mia vita al posto della sua?».
«Ero certo che ci saresti arrivata». Era per questo che era sicuro che sarei andato a cercarlo, perché ero disposta a tutto, persino a sacrificare me stessa.
«Ma sei certo di riuscirci?», domandai ricordandomi un punto fondamentale. «La mia vita è collegata a quella di Killian, non posso morire finché lui resta in vita».
«Questo è un punto che posso modificare».
«In che senso? Non puoi semplicemente fare lo stesso incantesimo su Emma per salvarle la vita?».
«Non è così facile. Solo una persona può restare legata ad Hook, ma posso far sì che quella persona non sia più tu ma lei. Lascia che ti spieghi il mio piano: posso ricreare l’incantesimo del mio predecessore, svincolare la tua vita da quella di tuo figlio e collegarci quella di Emma. A questo punto lei sarà salva, finché il pirata vivrà. Come ti ho già detto, però, la magia ha sempre un prezzo, quindi qualcuno dovrà pagare per il mio errore; non permetterò che sia Belle, questo lo sai, non farò niente se tu non accetterai».
«Mi stai dicendo quindi che se legassi la vita di Emma a Killian, sarebbe inevitabilmente la tua amata a morire? Mi stai chiedendo di essere la vittima sacrificale per poter salvare entrambe? Altrimenti anche se ne avessi la possibilità non faresti nulla per evitare di perdere ulteriormente tua moglie e tuo figlio?».
«Diciamo di sì, anche se ti sfugge il fatto che dovrei compiere la magia per riuscire a scollegarti da Hook prima di poter salvare Emma. Ti lascio il tempo per pensarci, torno tra cinque minuti». Così dicendo si alzò ed uscì dalla stanza.
Sospirai a fondo, sapendo che in realtà non avevo molta scelta. Non mi sarebbero serviti cinque minuti, io avevo già deciso; avevo già preso la mia decisione quando avevo lasciato la biblioteca per andare a cercarlo.
Avevo vissuto molti anni, secoli addirittura, sperando più volte di invecchiare e di morire come le persone normali, sperando di poter mettere così fine alle mie sofferenze. Il rimorso per il mio gesto era un’agonia troppo straziante da sopportare per un’intera vita, figuriamoci per una lunga come la mia.
Poi, prima con Jekyll e dopo quando avevo ritrovato Killian, la possibilità di avere altri giorni con loro, altre occasioni per essere felici, mi era sembrato un sogno. Jekyll prima mi aveva dato un po’ di pace e tranquillità e poi Killian aveva messo fine ai miei tormenti.
Tuttavia l’idea di dover morire adesso non mi spaventava. Non avrei scelto la strada più facile per me questa volta, non sarei stata egoista. In effetti, avevo avuto molto più tempo di quello che in realtà mi spettava; avevo in un certo senso ottenuto il perdono di mio figlio ed era l’unica cosa che avevo sempre voluto.
Emma era stata la prima a vedermi come una madre sopraffatta dal senso di colpa; io e lei avevamo sempre avuto una sorta di empatia. Era per merito suo se Killian mi aveva dato una possibilità, era grazie a lei se si era aperto con me e mi aveva mostrato l’uomo meraviglioso che era diventato. In un certo senso glielo dovevo: non potevo non salvarla dopo che lei aveva salvato me, riuscendo a farmi recuperare il rapporto con mio figlio.
Poi c’era Killian, l’avevo appena ritrovato ma sapevo che non l’avrei perso con il mio sacrificio. Sarebbe invece stato il contrario: se non avessi fatto niente, se avessi lasciato le cose così come stavano in quel momento, allora l’avrei perso per sempre. Avevo visto il dolore nei suoi occhi, sapevo che poteva dire addio a me ma non a lei, non all’amore della sua vita. Lui avrebbe capito, avrebbe compreso subito che in fin dei conti mi sarei sacrificata per lui. Non è forse questo il compito dei genitori, quello di sacrificarsi per il bene dei figli? Lui sarebbe stato felice e a me non serviva sapere altro.
E infine c’era Jekyll. Lui mi avrebbe detto di non farlo, che avremo trovato un’altra soluzione; per quanto avrei voluto crederlo, sapevo che non c’erano altre scelte, o almeno nessuna soluzione che potesse arrivare in tempo. L’amavo e lui amava me, ma non eravamo mai stati destinati a stare insieme, forse in un’altra vita ci saremmo ritrovati. Jekyll avrebbe sofferto, ma era più forte di quanto credesse, sarebbe riuscito a tirare avanti e forse la mia morte gli avrebbe permesso di continuare la sua vita fino a trovare qualcosa di migliore. Dovevo credere che fosse così, perché nonostante l’amore profondo che nutrivo per lui, questo non sarebbe bastato a farmi cambiare idea.
Mi passai una mano sulla guancia, accorgendomi solo in quel momento che era bagnata. Avevo iniziato a piangere senza neanche rendermene conto. Non piangevo per la mia inevitabile fine, ma perché, in un certo senso, quello era l’unico modo che avevo per riuscire a far pace con me stessa, per riuscire a perdonare i miei stessi errori. Finalmente avrei ritrovato la pace che cercavo da quando mi ero risvegliata lontano dalla mia famiglia.
«Hai preso la tua decisione?». La voce del Signore Oscuro mi fece alzare la testa di scatto; era appoggiato allo stipite della porta e mi stava fissando.
«L’avevo già presa ancor prima che tu te ne andassi», risposi asciugandomi le ultime lacrime. «Lo farò».
«Bene». Si avvicinò e riprese il suo posto in poltrona. «Ci sono ancora un po’ di dettagli di cui dobbiamo discutere».
«Che dettagli?».
«Ho bisogno che tu faccia un’altra cosa per poter salvare Emma. Le dovrai dare questa». Schioccando le dita fece apparire nella mano una piccola fialetta che mi fece rabbrividire. «La riconosci?».
Ero talmente scioccata che all’inizio non riuscii a parlare. Era ovvio che riconoscessi la pozione che mi aveva strappato per sempre alla mia famiglia; era stata per quella che Killian era rimasto traumatizzato, era stata quella a farmi cadere in uno stato di morte apparente. Che cosa diavolo voleva farci adesso?
«Prendo il tuo silenzio come un sì», si rispose da solo visto che io continuavo a tacere.
«Cosa vuoi che ci faccia con quella? Quell’intruglio porta solo guai».
«Hai ragione, ma è necessario. Mettiamola così, io non voglio solo rimediare ai miei errori, voglio che Hyde la paghi per il suo gesto».
«E questo che cosa c’entra con quella boccetta e con l’intera faccenda di Emma?».
«So che Jekyll ha realizzato una pozione capace di intrappolare Hyde e la Regina Cattiva. Ma vi serve questo per farlo». Appoggiò la fialetta sul tavolino accanto a lui e con una nuvola di fumo fece apparire il suo pugnale.
«Devo credere che mi lascerai utilizzare il tuo prezioso pugnale, l’unica cosa che ti può controllare, se userò di nuovo quella maledetta pozione?».
«Oh andiamo non essere sciocca! C’è molto di più sotto». Non risposi e incrociai le braccia al petto lasciando così che lui continuasse.
«Il tuo caro dottore potrà aver realizzato quella pozione credendo di poter intrappolare il suo alter ego, ma non è lui quello in grado di farlo. Per sconfiggere tanta oscurità ci vuole solo un Salvatore, o meglio una Salvatrice».
«Emma», sussurrai.
«Proprio così».
«Se farai come ti dico, non solo le salverò la vita ma collaborerò con lei per sconfiggere Hyde e la Regina Cattiva».
«E perché mai dovresti farlo?». Conoscevo fin troppo bene i Signori Oscuri e dietro c’era sempre un motivo nascosto.
«Ne ho molte ragioni, per quanto tu possa dubitarne», ammise sorprendendomi. Non mi ero aspettata che mi svelasse le sue carte. «Prima di tutto Hyde si è preso gioco di me e deve capire che non si può scherzare col Signore Oscuro; secondo, questa è la mia città e me la voglio riprendere. Terzo e cosa più importante, questo forse mi riabiliterà agli occhi di Belle e mi concederà almeno una possibilità con mio figlio. Infine voglio dimostrare a mia moglie che posso usare il mio potere anche a fin di bene per aiutare gli eroi; non sempre il potere è una cosa negativa».
«E in tutto questo che cosa c’entra la pozione che è su quel tavolino?». Non capivo il nesso tra le due cose.
«Beh è ovvio. Ci serve per l’effetto sorpresa». Lo guardai ancora più perplessa sbattendo gli occhi. Perché non riuscivo a cogliere quello che per lui sembrava palese?
«D’accordo mia cara», continuò. «Cercherò di essere più preciso. Hai mai pensato a come ha fatto Hyde a scoprire di te e Jekyll? Hai mai capito come ha fatto a trovarti quando ti ha rapito o come faceva a sapere più cose sul tuo conto di quante tu stessa potessi immaginare?».
Non avevo avuto il tempo di rifletterci, però le sue domande avevano un certo significato. Emma aveva detto che si era accorta del rapporto intimo tra me e Jekyll, ma lo aveva fatto perché era stata a stretto contatto con noi. Come aveva fatto Hyde a saperlo?
«Non ne ho idea», sussurrai.
«Spie», disse semplicemente. «O meglio una spia, una soltanto. Qualcuno così vicino a te da conoscerti molto a fondo».
«Chi?». Non capivo proprio a chi potesse riferirsi, non pensavo di avere altri nemici oltre ad Hyde.
«La tua amica o figlioccia, come tu voglia chiamarla, Mary».
«No! È impossibile», scattai. «Mary non mi farebbe mai una cosa del genere».
«Ne sei proprio sicura? A volte la gelosia tende a farci fare le cose più impensate». All’improvviso mi tornarono alla mente dei particolari che prima mi erano sembrati insignificanti. Lei che cercava di scoprire tutto sul mio passato, lei che accusava Killian, delle sue piccole allusioni a cui non avevo dato peso, dei comportamenti sospetti. L’avevo più volte trovata intenta ad osservarmi lì a Storybrooke, quasi a spiarmi. Lei di certo sapeva di me e Jekyll, anche se non glielo avevo mai detto apertamente, e anche delle mie intenzioni di parlare con Killian al loft, il giorno del mio rapimento. Mi sentii immensamente sciocca per non averlo capito prima.
«D’accordo», ammisi non volendo riconoscere a pieno la mia stupidità. «Mettiamo che tu abbia ragione; ancora una volta non capisco cosa c’entri con la pozione».
«Tutti devono pensare che Emma sia morta, di aver sconfitto la Salvatrice. Hyde e la Regina devono sentirsi sicuri e vittoriosi, nessuno deve sospettare di nulla. Solo tu ed io sapremo la verità e così una volta salvata la vita di Emma, potremo sconfiggerli».
«Quindi non vuoi che sia io a berla, ma vuoi che la dia ad Emma! No!». Quella era davvero una richiesta inconcepibile. Far credere a tutti di non essere riusciti a salvarla, compreso Killian. Vederla morire, anche solo per finta, l’avrebbe distrutto; crederlo anche solo per poco l’avrebbe annientato. Non potevo fargli questo, non di nuovo.
«Perché non possiamo far credere ad Hyde e alla Regina che Emma sia morta anche senza l’ausilio della pozione?».
«Perché la sua famiglia non riuscirebbe a fingere come si deve, potrebbero nascere dei sospetti e il nostro piano verrebbe smascherato. Andiamo Sylvia ti facevo una donna più intelligente». Aveva ragione, lo sapevo, ma doveva esserci un altro modo per sfruttare l’effetto sorpresa. Non potevo fare a mio figlio una cosa del genere.
«Potremo dirlo solo a Killian, farò in modo che lui collabori», azzardai.
«Capirebbero subito che c’è sotto qualcosa se non lo vedranno devastato. Sylvia, il pirata ce la farà, la ritroverà poi. So che non vuoi che soffra ma è in evitabile».
«E allora quale sarebbe il tuo piano così ben architettato?», domandai infine.
«Tu adesso andrai in ospedale e darai la pozione ad Emma. Sembrerà morta solo per un paio di ore, il tempo sufficiente affinché la sua famiglia ci creda e che ci permetterà di agire comodamente. Inoltre, lì in ospedale dovrai prendere la collana con l’anello che Emma porta sempre con sé, un dono di tuo figlio; io poi mi occuperò di recuperare il suo corpo in tempo. Così poi potrò scollegarti da Hook, collegarci la vita di Emma, grazie all’anello che tu avrai diligentemente recuperato, e far sì che sia tu a morire al suo posto. Se seguirai alla lettera le mie indicazioni, potrò controllare meglio l’incantesimo: riuscirò a concederti il tempo di vedere Hyde sconfitto e di salutare la tua famiglia come si deve prima di spegnerti completamente. Potrai dare a tuo figlio l’addio che non gli hai concesso in passato. Allora che ne dici: accetti?».
Assimilai a pieno le sue parole, cercando di afferrare tutti i punti più importanti; in effetti quello era davvero un piano ben congegnato. «Sì», sospirai infine, non essendoci altra soluzione. Quello era anche il migliore accordo che lui potesse offrirmi.
«Bene allora», disse alzandosi. «Credo che tu debba prendere questa ed entrare subito in azione». Mi passò la boccettina e aspettò che io la prendessi. Quando le mie dita toccarono la fiala sentii un brivido corrermi lungo la schiena; mi sembrava di essere tornata indietro di diversi secoli tutta di un colpo.
«Bene, adesso è l’ora che tu vada». Appena terminata la frase, una nuvola di fumo mi avvolse: un momento prima ero in un salotto con il Signore Oscuro e quello dopo invece mi ritrovai da sola davanti all’ingresso dell’ospedale.
Senza farmi notare entrai dentro l’edificio e mi diressi verso il luogo dove avevano portato Emma. Passare inosservata mi riusciva piuttosto bene e per fortuna ricordavo il numero della stanza che il dottore aveva indicato a Killian e agli altri.
Non sapevo come avrei fatto a darle la pozione; Mary Margaret non l’avrebbe lasciata da sola un secondo e il mio non era certo un gesto che potessi compiere di fronte a lei con nonchalance.
Mi odiavo per quello che stavo per fare, per il fatto che stavo per ferire Killian di nuovo come in passato, se non peggio. Ma Tremotino aveva ragione: se Emma era l’unica in grado di sconfiggere Hyde dovevamo sfruttare l’effetto sorpresa; senza contare il fatto che quella era l’unica possibilità che il Signore Oscuro ci avrebbe concesso per usare il suo pugnale.
Sapevo che il cuore di Killian si sarebbe rotto in mille pezzi, capivo che la nostra messa in scena l’avrebbe ferito come non mai, ma forse alla fine avrebbe compreso, alla fine forse mi avrebbe perdonata. Si trattava solo di aspettare poco tempo e poi Emma avrebbe fatto la sua comparsa e il suo cuore sarebbe ripartito. Sarebbe stato di nuovo felice con Emma al suo fianco e questa volta il loro sarebbe stato davvero un “per sempre”. Non avrebbero più temuto di perdersi l’un l’altro, le loro vite sarebbero state collegate ed era il regalo più prezioso che li potessi fare.
Dopo aver bussato lievemente, aprii la porta della stanza aspettandomi di trovare Biancaneve. La presenza di Killian al capezzale di Emma mi lasciò un attimo interdetta.
«Mamma? Che ci fai qui?». Era seduto sul letto accanto ad Emma e le stava accarezzando la fronte con l’uncino. Mary Margaret era seduta dall’altro lato e teneva la mano della figlia. Emma nel mezzo era più pallida che mai, aveva delle profonde occhiaie e sembrava sfinita. Osservandola più attentamente notai che aveva gli occhi rossi, segno del fatto che probabilmente aveva pianto.
«Beh sono passata da Jekyll», improvvisai rammentando la mia precedente bugia, «per vedere se aveva dei libri utili. Purtroppo non l’ho trovato, forse ha già finito la sua pozione… allora sono venuta qui, volevo vedere come stavi Emma».
«Non un granché, grazie Sylvia». La sua voce era un leggero sussurro.
«Killian non pensavo di trovarti ancora qua», dissi avvicinandomi al letto. Sapevo quanto mio figlio smaniasse per trovare una cura, non credevo se ne sarebbe rimasto in disparte.
«Gli ho chiesto io di rimanere», intervenne Emma accigliandosi.
«Bene…». Mi sistemai ai piedi del letto, cercando una possibile scusa per fare uscire entrambi dalla stanza. In quel momento notai sopra una pila di vestiti vicino al comodino, la collana che Tremotino mi aveva detto di prendere. Era sicuramente quella, una lunga catena in cui era infilato un anello. Per un attimo pensai di averlo già visto da qualche parte, ma lasciai perdere concentrandomi su altro.
Sebbene recuperare la collana si dimostrasse più semplice del previsto, non ce l’avrei comunque fatta a portare a termine l’altro mio compito; non l’avrebbero mai lasciata sola. Qualunque cosa potessi inventarmi, anche solo di lontanamente credibile, non avrebbe impedito ad uno dei due di rimanere con lei.
Probabilmente qualcuno dovette ascoltare le mie preghiere, perché in quel momento un aiuto sembrò quasi arrivarmi dal cielo. Il dottore, quello che aveva curato Emma poco prima, entrò nella stanza bussando leggermente e tenendo in mano una cartellina.
«Bene Emma sei sveglia. Come ti senti?», le chiese.
«Hai la domanda di riserva?», gli rispose cercando di accennare un sorriso.
«Lo immaginavo». Fece un profondo sospiro prima di rivolgersi a Biancaneve. «Mary Margaret nel mio ufficio ho i risultati delle ultime analisi, potresti venire un momento?».
«Quello che le devi dire puoi dirlo anche davanti a me», iniziò Emma sforzandosi di rispondere a tono. «Non sono una bambina».
«Emma devo ancora guardarle io stesso. Tranquilla, dopo che ne avrò parlato con tua madre non esiterò ad informarti». Lei fece una smorfia, ma non protestò oltre. Mary Margaret invece si alzò per seguire il dottore.
Fu in quel momento che notai l’espressione contrariata di Killian. Non voleva rimanere all’oscuro sulle condizioni di salute di Emma; il fatto che lui non fosse stato neanche considerato lo infastidiva. D’altro canto non voleva neanche lasciarla da sola.
Presi la palla al balzo. «Perché non vai anche tu? Resto io con lei».
«Io…». Killian guardò prima me, poi il dottore che si limitò ad alzare le spalle e poi Emma.
«Sono solo cinque minuti», proseguii. Emma annuì debolmente per dargli il consenso e lui si affrettò ad alzarsi per seguire il dottore.
«Grazie», sussurrò passandomi accanto.
Quando furono usciti e la porta si fu richiusa mi affrettai ad andare al fianco di Emma.
«Emma tesoro, non abbiamo molto tempo, dobbiamo sbrigarci».
«Cosa?». Mi guardò perplessa non capendo le mie parole.
«So che adesso non capisci, ma ho davvero bisogno che tu mi dia fiducia».
«Che succede Sylvia?». Solo in quel momento notai come il pronunciare ogni parola le costasse uno sforzo immane. Ero davvero arrivata giusto in tempo.
«Non posso spigarti tutto adesso, dopo saprai tutto te lo prometto. Ma ora dovrai fare esattamente ciò che ti dirò. Mi stai seguendo Emma?». Annuì debolmente, mostrandomi comunque uno sguardo confuso.
«Adesso», continuai avendo  la sua completa attenzione, «dovrai bere questa pozione». Tirai fuori la fiala e gliela mostrai.
«Cos’è?».
«Non posso dirtelo perché non c’è tempo, potrebbero tornare da un momento all’altro. Ma devi credere in me Emma, ti prego. Tesoro ti fiderai di me?».
Emma osservò prima la boccettina e poi fissandomi negli occhi rispose. «Sì».
«Grazie», sussurrai sollevata. Stappai la fiala con le mani tremanti e gliela avvicinai alle labbra. «Adesso bevi cara». L’aiutai a bere la pozione, assicurandomi che non ne rimanesse neanche una goccia. Dopo di che richiusi la boccettina, nascondendola di nuovo in tasca, e con un gesto rapido afferrai la collana con l’anello, facendola sparire tra i miei vestiti.
«Che mi succede?», mi domandò spaventata dopo un secondo. Sapevo che la pozione aveva cominciato a fare effetto subito, addirittura molto più velocemente della mia; probabilmente si sentiva bruciare dentro come mi ero sentita bruciare io.
«Sylvia… cosa…». Il suo appello era panico puro così come il suo sguardo.
«Starai bene tesoro, te lo prometto. Starai benissimo». Sentii le lacrime pungermi gli occhi per uscire, ma in quel momento dovevo essere forte per lei.
«Sylvia», ripeté un’altra volta prima di chiudere gli occhi sopraffatta dall’effetto della pozione.
«Vivrai Emma, non preoccuparti». Le mie parole furono coperte dal rumore dei macchinari collegati al suo corpo che cominciarono a suonare annunciando la sua presunta morte.


 
Angolo dell’autrice:
Buona domenica a tutti!
Se lo scorso capitolo era stato alquanto triste, questo invece è pieno di novità e anche di azione. Sylvia prende in mano la situazione e trova il modo per salvare la vita di Emma. So che alla fine la soluzione non è delle migliori, sarà lei a morire, e per farlo dovrà comunque collaborare con Tremotino. Tuttavia mi è sembrato giusto così. Sylvia prima di tutto è una madre e l’unica cosa che vuole è la felicità del figlio; farà di tutto per concedergliela persino sacrificare sé stessa. Non è che l’amore per Jekyll non sia abbastanza, solo che questa volta ha scelto suo figlio invece della propria felicità. Mi sembrava doverosa una scelta del genere.
Come sempre vi ringrazio di leggere la mia storia. Spero che vi stia ancora appassionando come all’inizio.
Un bacione e alla prossima settimana!
Sara
 
  
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