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Autore: winchestersimpala    16/10/2016    3 recensioni
Aprii leggermente la porta e mi trovai davanti quattro ragazzi vestiti normalmente ed un uomo sulla cinquantina in giacca e cravatta. Rimasi a fissare per alcuni interminabili secondi il ragazzo che si trovava al centro del gruppo. Era tremendamente affascinante. Capelli biondi, occhi blu, un braccio completamente tatuato e l’altro lo era per metà e una cicatrice che copriva la maggior parte del suo gomito sinistro. Sentii le mie guance avvampare quando quest’ultimo mi rivolse un sorriso.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Hayley Williams, Taylor York
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 3.

Ero ancora stretta a Trevor quando sentii qualcuno avvicinarsi a noi, così mi allontanai dal suo petto per  vedere meglio.

“Hey ragazzi”. Disse Matt dopo averci raggiunto. “Hayley, Trevor mi ha raccontato cos’è successo, mi dispiace così tanto…” Aggiunse accarezzandomi un braccio. “Grazie Matt, e grazie per essere arrivato così in fretta”. Riuscii a dire compiendo quello che mi sembrava uno sforzo immane.

“Che ne dite se andiamo a casa mia? Credo che qui tra poco scoppierà un temporale”. Disse sempre Matt, dopo avermi rivolto un sorriso. In effetti il cielo si era notevolmente incupito e si era alzato un vento gelido. “Tu comincia pure ad andare, io ed Hayley ti raggiungiamo subito”. Disse Trevor, così io diedi a Matt le chiavi della mia auto e lo guardai allontanarsi.

 

“Mi dispiace davvero tanto Trevor, ora capisci cosa intendevo quando ho detto di essere una persona problematica”. Esordii dopo essermi avvicinata nuovamente a lui. “Hayley, non è colpa tua e tutto ciò non ti rende affatto una persona problematica”. Disse lui guardandomi dritto negli occhi. Era evidente quanto lo ferisse vedermi in quello stato, il che mi faceva stare ancora più male. Non meritava di stare così male per una persona come me.

“Trevor…” “Hayley, smetti di colpevolizzarti, ti prego”. Affermò lui interrompendomi. “Hai ragione, scusami”. Dissi io, stringendomi nella sua giacca e respirando il suo profumo. “Smetti anche di scusarti, non ce n’è bisogno”. Aggiunse. “D’accordo”. Dissi sorridendo e fu proprio in quel momento che scoppiò il fatidico temporale di cui stavamo parlando pochi attimi prima. Bastarono solo alcuni secondi per bagnarci completamente, così ci affrettammo a salire sulla macchina di Trevor, per poi dirigerci verso la casa di Matt, alla quale arrivammo dopo circa cinque minuti. Il viaggio fu silenzioso, io non mi sentivo ancora pronta a spiegare a Trevor il motivo per cui il mio ex mi perseguitasse e sicuramente lui non voleva forzarmi a farlo, così, una volta arrivati a casa di Matt, uscimmo di corsa dalla Jeep e ci fermammo sul pianerottolo. Fu in quel momento che il mio sguardo cadde sulla maglietta bianca di Trevor, la quale era stata resa trasparente dalla pioggia ed aderiva perfettamente al suo corpo. Non riuscivo a trovare un singolo difetto in lui, anche se razionalmente sapevo che era impossibile. Era una persona estremamente dolce, gentile, sensibile, ma allo stesso tempo mi dava l’impressione di essere uno di quei ragazzi che non si fanno mettere i piedi in testa da nessuno e che fanno di tutto per far valere le proprie idee e ragioni su tutto. Nonostante queste riflessioni il mio sguardo era ancora fisso sulla sua maglia, o meglio, sui suoi pettorali ed addominali scolpiti. Venni distolta dai miei pensieri da Matt, che finalmente venne ad aprirci la porta. 

Una volta entrata in casa mi accorsi di quanto i miei capelli ed i miei vestiti fossero bagnati, nonostante la giacca di Trevor coprisse una buona parte del mio corpo. 

“Vi porto dei vestiti asciutti. Hayley, in bagno c’è l’asciugacapelli se vuoi, non vorrei che ti beccassi un’influenza”. Disse Matt. “Grazie Matt”. Ringraziai sfilandomi la giacca ed appoggiandola su una sedia della cucina, dando le spalle a Trevor, dopodiché mi girai e lo vidi mentre si sfilava la sua maglietta come se nulla fosse. “Spero non ti dispiaccia, non ce la facevo più a stare con quella cosa fradicia addosso”. Disse Trevor. “No, figurati, non c’è problema”. Risposi io, la mia salivazione ormai azzerata dall’imbarazzo della situazione che si era appena creata. Fortunatamente Matt arrivò poco dopo con i vestiti asciutti. Mi diede una maglia a maniche corte grigia, con una taschina all’altezza del petto, ed un paio di pantaloni della tuta neri. “Sono sicuro che ti saranno enormi, ma è sempre meglio di quello che hai addosso adesso”. Affermò Matt dopo avermi porto i vestiti. “La dimensione non è un problema, l’importante è che siano asciutti”. Dissi io ridendo. “Vado ad asciugarmi i capelli, torno subito”. Aggiunsi, per poi dirigermi verso il bagno.

Mi chiusi la porta alle spalle e dopo aver appoggiato i vestiti asciutti sul lavandino mi guardai allo specchio. Ero pallida come un cencio, l’eyeliner ormai era sparito, sia a causa delle lacrime sia a causa della pioggia, così mi sciacquai il viso per struccarmi definitivamente e dopo essermelo asciugata sentii Matt e Trevor parlare sottovoce, forse stavano cercando di non farsi sentire da me.

“E’ davvero carina Trevor, hai scelto bene. Mi dispiace però che il vostro primo appuntamento sia finito così”. Sentii Matt dire, il che mi fece arrossire.

“Sì, lo è davvero, però con tutto quello che è successo questa mattina credo che farò le cose con più calma. Spero solo di non vederla più così terrorizzata”. Rispose Trevor.

“Credo sia la cosa migliore che tu possa fare. Per ora stalle vicino, si vede che tiene già molto a te”. Disse ancora Matt. Non volendo origliare ulteriormente la loro conversazione, mi sfilai i vestiti ed accesi l’asciugacapelli.

 

Avevo appena indossato i pantaloni della tuta di Matt quando dallo specchio vidi Trevor entrare e notai che il suo sguardo si posò subito sulla cicatrice che dalla spalla scendeva lungo la mia colonna vertebrale. 

“Cazzo, scusami, pensavo avessi finito”. Esclamò girandosi verso la porta. Io scoppiai a ridere e gli dissi che non c’era nessun problema e mi infilai la maglietta. “Puoi girarti ora”. Dissi ancora ridendo.

“Scusami ancora, avrei dovuto bussare”. Disse Trevor facendo qualche passo verso di me.

“Non devi scusarti, ora siamo pari”. Risposi io sorridendo e sistemandomi i capelli. 

“So che non sono fatti miei, ma…” Iniziò lui. “Ma vuoi sapere della mia cicatrice”. Continuai io, interrompendolo. “Solo se ti va di parlarne”. Precisò lui, sedendosi sul bordo della vasca da bagno. Pensai che non c’era nulla di male nel raccontargli qualcosa riguardante il mio passato, così mi sedetti per terra di fronte a lui e cominciai a raccontare.

“Come prima cosa, potrai immaginare chi è stato a procurarmela…” Iniziai io. Trevor sgranò gli occhi e si alzò per sedersi più vicino a me. “E’ stato il tuo ex?” Disse incredulo, ma nella sua voce potevo già sentire la preoccupazione mista alla rabbia. “Già…” Dissi io, abbassando lo sguardo e cominciando a giocherellare con il bracciale che avevo al polso. Sentii la sua mano appoggiarsi sul mio ginocchio e mi disse a bassa voce: “Non devi parlarmene adesso se non te la senti”. Gli rivolsi un debole sorriso e gli dissi che volevo parlargliene, solo che era la prima persona dopo Taylor con cui parlavo di questo fatto e che quindi avevo bisogno di trovare le parole adatte. “Prenditi il tempo necessario”. Continuò lui. Appoggiai la mia mano sulla sua e continuai.

“Stavamo avendo l’ennesima discussione per la band. Lui mi accusava di essere l’unica a cui veniva riconosciuto il suo talento e che veniva apprezzata dal pubblico, quando tutti sapevamo che non era così e che io stessa avevo più volte ribadito il fatto di non essere d’accordo con l’essere idolatrata come se fossi stata l’unica a far parte della band, ma lui non mi credeva. Non voleva credermi, il che forse era ancora peggio”. Mi interruppi per prendere fiato, sentendo le lacrime che stavano cominciando a riempirmi gli occhi. Trevor mi strinse la mano tra le sue, accarezzandone il dorso con il pollice. Era incredibile come quel piccolo gesto mi aiutasse ad andare avanti con la narrazione. Sospirai, per poi continuare.

“Ero così incazzata a causa del suo comportamento e soprattutto a causa delle sue accuse che gli diedi un pugno in faccia, non sapendo ciò che mi aspettava”. Una lacrima cominciò a solcarmi il volto e la stretta di Trevor si fece più forte. “Hayley, non devi raccontarmi tutto ora”. Disse lui dolcemente. “Trev, o ne parlo adesso o probabilmente non lo farò più…” Contestai io. Lo vidi annuire e dopo essermi assicurata che la porta del bagno fosse effettivamente chiusa, continuai.

“Avvenne tutto così in fretta che all’inizio non mi resi nemmeno conto di quello che stava succedendo. Un attimo prima ero in piedi e l’attimo dopo mi ritrovai sul tavolo della cucina, il quale era pieno di bottiglie vuote e bicchieri dato che avevamo avuto ospiti, con le mani del mio ex attorno al mio collo che stava cercando di soffocarmi,  lasciandomi dei lividi che sarebbero rimasti per giorni, fino a quando non ebbe un’idea migliore…” Avevo bisogno di una pausa, ripensare a tutto ciò mi stava facendo mancare l’aria. I miei occhi erano sempre più pieni di lacrime ed il mio respiro era sempre accelerato. Molto probabilmente stavo avendo un altro attacco di panico. “Hayley, Hayley sei qui con me ora, lui non può più farti del male”. Disse Trevor facendomi alzare dal pavimento per poi stringermi a sé il più forte possibile. Fu in quel momento che mi lasciai andare definitivamente. Avvolsi le mie mani nella sua maglia e strinsi con tutta la forza che avevo in corpo. Non riuscivo a smettere di piangere, i miei singhiozzi erano sempre più forti e la paura che Matt potesse sentirmi cresceva di attimo in attimo. Sentii Trevor allontanarsi leggermente da me, così lasciai andare la maglia. “Hey, guardami”. Disse spostando i capelli che si erano attaccati al mio volto a causa delle lacrime, per poi tenerlo tra le sue mani e guardarmi dritto negli occhi. “Lui non è qui, siamo solo io, te e Matt e puoi scommettere quello che vuoi che faremo in modo che non ti capiti più nulla di male, intesi?” Annuii, dopodiché mi aiutò a sciacquarmi il viso per liberarmi delle lacrime. Mi sedetti di nuovo sul pavimento, questa volta di fianco a Trevor, appoggiando la testa sulla sua spalla. Non volevo darmi per vinta, così decisi di continuare a raccontargli quello che era successo. 

“Sono state le schegge delle bottiglie e dei bicchieri a farmi quella cicatrice, si sono conficcate così in profondità che era quasi impossibile rimuoverle, ma è stato quello che ha fatto dopo che ha peggiorato ulteriormente la situazione”. Feci un’altra pausa per preparami alla parte peggiore, Trevor doveva averlo capito perchè cominciò ad accarezzarmi il braccio ed a stringermi ancora di più a sé. Era una cosa troppo difficile da dire, soprattutto a voce alta, così decisi di dirlo tutto d’un fiato. “Mi ha violentata”. Non avevo il coraggio di vedere l’espressione sul volto di Trevor. Magari era una di quelle persone che pensavano che quando una ragazza veniva stuprata in realtà la colpa era la sua. Iniziai a sentire una forte stretta allo stomaco e pensai che avrei potuto dare di stomaco da un momento all’altro, ma decisi di farmi forza ancora una volta ed affrontai lo sguardo di Trevor. Era sconvolto, lo si poteva vedere da lontano un chilometro. “Hayley, io non… Non ho… Non so cosa dire… Quel figlio di puttana”. Disse lui come se stesse sputando veleno. “E’ stato per quello che le ferite erano così profonde, vero?” Chiese lui, la rabbia nella sua voce era più che percepibile. Io annuii, non fidandomi più della mia voce.  

“E’ anche per quello che non sono più riuscita ad avere una relazione stabile”. Aggiunsi qualche istante dopo. “Non hai più frequentato nessuno dopo di lui?” Chiese lui. Feci cenno di no con la testa. “Mi sono vista con altri ragazzi, ma quando si arrivava al dunque non mi sentivo mai pronta e quindi mandavo tutto all’aria”. Risposi. “Per questo Taylor ha insistito tanto perchè mi dessi una mossa e accettassi di uscire con te”. Aggiunsi, Trevor annuì e restammo seduti l’uno accanto all’altro per quella che sembrava un’eternità, fino a quando Matt ci chiese se avevamo voglia di pranzare. Trevor rispose per entrambi, nonostante io non avessi affatto fame, così ci alzammo e ci dirigemmo verso la sala. Prima di entrare nella stanza tirai Trevor per un braccio e lui mi guardò con aria interrogativa. “Non dire nulla a tuo fratello, ti prego. Sono sicura che troverò la forza di parlarne anche con lui, ma non oggi”. Lo implorai, lui mi rassicurò del fatto che sarebbe stato zitto e mentre lo diceva si avvicinò pericolosamente a me. Sentivo il nostro respiro unirsi, sentivo il mio cuore che stava per esplodere da un momento all’altro a causa della distanza così ristretta tra di noi, distanza che si riduceva sempre di più, fino a quando le nostre labbra si sfiorarono. “Eccovi finalmente, pensavo foste scappati!” Esclamò Matt facendomi spaventare e facendomi allontanare da Trevor all’istante, il quale ridacchiò nervosamente alla battuta del fratello. “Non ho molto in casa per prepararvi un pranzo decente, però se volete possiamo ordinare qualcosa e farcelo portare qui”. Propose Matt, così ci sedemmo in salotto e optammo per una semplice pizza.

Pranzammo in religioso silenzio, il che mi rese le cose più semplici dato che non avevo nessuna voglia di parlare.

Dopo qualche minuto fu Matt a rompere il ghiaccio. “Senti Hayley, domani noi ed il resto della band abbiamo delle prove per vedere se gli amplificatori funzionano bene, ti andrebbe di venire? Ci farebbe molto piacere”. Notai che Trevor stava per strozzarsi con la sua fetta di pizza una volta sentita la proposta del fratello, il che mi fece scoppiare a ridere ed accettai il suo invito.

 

Finalmente il temporale si era placato e potevo ritornare casa mia, dove quasi sicuramente avrei trovato Taylor, il quale aveva una copia delle mie chiavi.

“Credo di aver disturbato abbastanza, quindi mi avvio verso casa mia”. Dissi sospirando, attirando l’attenzione dei fratelli Wentworth. “Matt, domani ti riporto i vestiti, promesso”. Aggiunsi. 

“Non c’è problema Hayley, puoi ridarmeli quando vuoi, abbiamo tre mesi di tour insieme, quindi…” Rispose lui sorridendo. Lo ringraziai con un abbraccio per la sua disponibilità nel venire a riprendere la mia macchina e soprattutto per la sua ospitalità e per il pranzo offerto.

“Ti accompagno alla porta”. Mi disse Trevor poggiando una mano sulla mia schiena.

 

“Posso accompagnarti se vuoi”. Affermò Trevor chiudendosi la porta di casa alle spalle.

“E come torneresti a casa poi?” Dissi io stringendomi nelle spalle. 

“Non preoccuparti, un modo lo trovo”. Rispose lui, convincendomi. 

“Va bene, guidi tu però”. Dissi porgendogli le chiavi della mia auto.

Una volta saliti in macchina cominciai a dare le indicazioni a Trevor per arrivare a casa mia e dopo aver parcheggiato sul mio vialetto esclamò: “Abitiamo vicini!” 

“Davvero?” Chiesi io incredula, notando che la macchina di Taylor era parcheggiata davanti al mio garage.

“Sì! Abito a due isolati da qui”. Rispose lui sorridendomi. Gli sorrisi a mia volta, non sapendo bene cosa avrei potuto dire.

Dopo qualche istante di silenzio prese la mia mano tra le sue e mi disse: “Domani non sei obbligata a venire”. Mi girai verso di lui in modo da vederlo meglio e gli dissi che in realtà non vedevo l’ora di vederli suonare poiché adoravo tutte le loro canzoni che mi avevano consigliato di ascoltare.

“Sai, ce n’è una che ho scritto per una persona che mi piace da parecchio tempo e che proprio ieri sera ho finito di perfezionare”. Alla sua affermazione mi sentii come se un macigno mi fosse appena crollato addosso. Com’era possibile che gli piacesse una persona da “parecchio tempo” e nonostante ciò mi chiedesse di uscire? Ero solo un ripiego? Oppure… In quel momento il mio cervello cominciò a fare supposizioni che non mi sarei nemmeno lontanamente sognata di fare. La mattina stessa, al bar, Trevor mi aveva detto di seguirmi ed ammirarmi da molti anni, che fossi io la persona a cui si stava riferendo? Decisi di porre fine a questo flusso di coscienza che erano i miei pensieri e gli chiesi il titolo della canzone.
“Si chiama White Tiger. E’ una delle poche canzoni che ho scritto con il cuore in mano”. Rispose arrossendo.

“Sarà sicuramente una canzone meravigliosa”. Dissi io facendo finta di non aver notato il rossore che caratterizzava le sue guance in quel momento.

“Non vedo l’ora di fartela sentire, spero ti piacerà”. Aggiunse lui, guardandomi dritto negli occhi. Fu in quel preciso istante che realizzai quanto fossi realmente attratta da lui. Non solo fisicamente, anche se quello aveva la sua rilevanza, ma anche dal suo carattere. Era così dolce e premuroso nei miei confronti, cercava sempre di dire la cosa giusta al momento giusto. Forse lui era davvero diverso, forse con lui potevo davvero essere finalmente felice. Non esitai un singolo istante e mi avvicinai a lui, per poi premere le mie labbra contro le sue. All’inizio Trevor non ricambiò il bacio, il che mi fece pensare di aver interpretato male le sue attenzioni nei miei confronti, ma poi mise una mano sulla mia nuca e mi avvicinò ancora di più a sé per baciarmi più appassionatamente. Le mie mani, inizialmente posate sulle sue guance, si fecero strada nei suoi capelli, per poi scendere alle sue spalle. Entrambi ci allontanammo leggermente per poi sorriderci come due idioti.

“Devo andare, Taylor mi sta aspettando”. Dissi indicando la mia casa. “Però se vuoi puoi venire anche tu”. Aggiunsi, sperando in una riposta affermativa.

“Certo, mi farebbe piacere”. Rispose lui sottovoce, sempre con il sorriso stampato sul volto, così scendemmo dalla vettura e ci dirigemmo verso il mio ingresso, preparandoci psicologicamente all’interrogatorio a cui ci avrebbe sottoposto Taylor, essendo estremamente protettivo nei miei confronti.


Nota dell'autrice: Eccomi ancora qui con un nuovo capitolo. Come sempre, ringrazio coloro che hanno recensito i capitoli precedenti e spero che contiueranno a farlo. Spero che anche questo capitolo vi piaccia e che lascerete una recensione, anche breve. Detto ciò, alla prossima!

   
 
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