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Autore: Gy_98    16/10/2016    0 recensioni
Per sfuggire ad un matrimonio impostole dal padre, Kenna Ferguson scappa di casa. Sola, senza un soldo in tasca e accompagnata solo dalla sua straordinaria bellezza, si imbatte in un gruppo di fuorilegge, decisi ad approfittare di lei. Sarà Devlin Elliot, soldato ferito nell'orgoglio da un'antica ingiustizia, a salvarle la vita. Venuto a conoscenza della cospicua somma di denaro che il padre di Kenna, Richard Ferguson, ha offerto in cambio del ritrovamento della figlia, Devlin decide di riportare Kenna alla sua famiglia, nonostante lei si ostini a dissuaderlo dall'impresa. Ma il viaggio è lungo, irto di imprevisti, e, lentamente, fra i due divampa un'attrazione sconvolgente, che complica la situazione. Perché a questo punto, Devlin non vorrebbe separarsi da lei. Ma vecchi nemici del passato, uniti a quelli del presente, minacciano il loro amore, costringendoli a compiere una scelta che cambierà le loro vite per sempre.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Epoca moderna (1492/1789), Periodo Tudor/Inghilterra
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Kenna percorse correndo la larga rampa di scale che conduceva ai piani superiori, tentando in tutti i modi di soffocare i singhiozzi premendosi una mano sulla bocca. Si sentiva il petto in fiamme e non riusciva quasi a respirare a causa delle lacrime che cercava disperatamente di reprimere. Si fermò a riprendere fiato, aggrappandosi allo spesso scorrimano in pietra levigata e appoggiò la testa sulla fredda superficie. Avrebbe dovuto smettere di piangere, lo sapeva, ma il dolore che la tormentava era troppo potente perché potesse affrontarlo. Era intollerabile che suo padre l'avesse praticamente venduta a uno sconosciuto, qualcuno a cui non avrebbe mai potuto donare il proprio cuore. Inspirò ed espirò a lungo, a fondo. La testa continuava a pulsare violentemente, la gola le bruciava. "Respira, Kenna", impose a se stessa. Sollevò la testa dallo scorrimano, deglutendo nervosamente. D'un tratto un pensiero le attraversò la mente.  Voltandosi, si sollevò le gonne e percorse a ritroso le scale che aveva poco prima salito. Evitando di fare troppo rumore, passò davanti alla porta dello studio di suo padre, indugiando appena un istante. Provò l'impulso di piombare di nuovo nella stanza per affrontare il conte, ma poi il buon senso ebbe la meglio, e la ragazza accantonò il cattivo proposito. Scuotendo decisa il capo, si diresse svelta in cucina dove, scoprì non appena raggiunse l'entrata, regnava il caos. Sul focolare sobbolliva un paiolo che doveva contenere dello stufato. Ceste di fagioli e ceci ingombravano il pavimento di pietra; accanto alla porta posteriore era accatastata della legna. Una donna sulla cinquantina, con le mani arrossate, stava affettando dei porri. Su un piccolo tavolo traballante, posto accanto all'aquaio, una ragazza sui diciotto anni stava lavorando un impasto appiccicoso.  «Dannazione, Lucy, chiudi quella porta o finiremo per congelarci!- gridò la donna più anziana senza alzare lo sguardo dai porri. «E dì a Will di andare al villaggio, a vedere se riesce a trovare del pane. Quello che stai impastando non avrà il tempo di lievitare e...- all'improvviso alzò lo sguardo, notando Kenna sulla soglia. «Signorina- esclamò, mettendo giù il coltello e asciugandosi le mani nel grembiule.  «Cosa ci fate qui? Posso fare... » «Sono venuta perché mi sento sola e... usata» spiegò lei in un soffio. «Ho davvero bisogno di qualcuno con cui parlarne. Vi prego.»   La donna le rivolse uno sguardo compassionevole, sospirando. Lucy smise di impastare il pane e si pulì le mani, avvicinandosi alle due donne.  «Dunque ve ne ha parlato» mormorò la ragazza. Suzanne, la donna più anziana, le rifilò un'occhiata ammonitrice, scuotendo la testa.  «Lucy non intendeva essere...» «Lo sapevate?» la interruppe Kenna col fiato mozzo. Le altre due si scambiarono uno sguardo amareggiato, annuendo. «Abbiamo sentito delle voci» spiegò Suzanne lentamente. «In cortile, nelle stalle. Will e Charlie ne stavano parlando fra loro, hanno detto di aver sentito il conte urlare ad alta voce nel suo studio, che avrebbe fatto sposare sua figlia prima che finisca il mese. Ma onestamente, non abbiamo dato troppo peso alla cosa, anche perché Will non è un tipo troppo affidabile e poteva aver travisato le parole di vostro padre...»  «A quanto pare aveva ragione, però...» intervenne Lucy. Si accorse di aver osato troppo e si morse la lingua. «Perdonatemi, signorina... » «Non preoccuparti, Lucy» la tranquillizzò lei con dolcezza. C'era una sfumatura amara, nella sua voce, resa roca dal pianto che aveva placato solo pochi minuti prima. «Non posso credere che sarò venduta a quell'uomo» sussurrò, scuotendo lentamente il capo. «Non posso crederci...»  «Signorina» disse Suzanne, afferrandole delicatamente una mano e stringendola. «Non dovete disperare. Forse vostro padre cambierà la sua decisione, e aspetterà ancora qualche tempo prima di farvi sposare. Magari con qualcuno di più adatto a voi...»  «Non penso che succederà, Suzanne» replicò lei flebilmente. «Per mio padre e per la maggior parte della società inglese, sono considerata al di fuori dell'età prevista per il matrimonio. Sono già in ritardo. E mio padre lo sa. Non permetterà che il nome della nostra famiglia venga infangato dalla mia condotta errata. »Lucy emise un lieve singulto.Suzanne abbassò lo sguardo, sospirando. Entrambe avevano colto la disperazione nella sua voce.  «Il mio unico consiglio è quello di non perdere la speranza, signorina. Come diceva vostra madre.» Kenna battè le palpebre per scacciare le lacrime. Un sorriso amaro le si disegnò sulle labbra.  «Mia madre» mormorò, abbandonandosi al suo ricordo. «Lei voleva che avessi speranza. Me lo diceva sempre.» «Esatto, bambina» Suzanne le accarezzò dolcemente una guancia, con fare materno. «Diceva che la speranza è l'unica cosa che permette agli uomini di affrontare la vita. E aveva ragione. Dovete solo crederci.» Kenna chiuse gli occhi, abbandonandosi contro la mano calda e callosa della donna.  «Mia madre aveva sempre ragione, vero?»  «Era una donna molto saggia.» Suzanne le sorrise, forse ricordando i tempi passati, quando aveva cresciuto la madre di Kenna, esattamente come aveva fatto con lei.  «Avete preso molto da lei, Kenna. continuò con dolcezza. «Soprattutto il suo carattere. In tutti questi anni io vi ho osservata, vi ho vista crescere e diventare la donna forte che siete. Dovete solo sconfiggere questo dolore che vi consuma e combattere, combattere fino in fondo. Ce la farete solo se crederete in voi stessa e nelle vostre capacità. È quello che ripeto continuamente a Lucy» si voltò verso la ragazza, sorridendo. «Con lei ci sto ancora lavorando, ma avrà tempo. A voi, invece, non ne resta molto. Dovete combattere ora, Kenna.»  Lei la guardò con lo sguardo appannato dalle lacrime. Aveva ragione. Aveva così dannatamente ragione. Se si fosse sottomessa alla decisione del padre avrebbe condannato se stessa a una vita di sofferenza e infelicità, alla mercé di un uomo che l'avrebbe sfruttata esclusivamente per soddisfare i doveri coniugali, un uomo a cui non sarebbe importato vederla piangere in una stanza fredda, rimpiangendo gli anni passati alla vecchia casa dove era nata e cresciuta. Prese un respiro profondo, scacciando dalla mente quei pensieri.  «Grazie, Suzanne. Per le parole, i consigli. Per essermi stata accanto quando nessun altro c'era. E grazie Lucy» aggiunse dolcemente, rivolta alla ragazza che le restituì il sorriso. «Ti ho sempre considerata una sorella e ho imparato a volerti bene.»  «Siete una ragazza meravigliosa, Kenna Ferguson- disse Suzanne, abbracciandola. «Come lo era vostra madre. Non lasciate che vostro padre vi rovini la vita.» Kenna annuì, affondandole il volto nella spalla. Non l'avrebbe fatto. Non avrebbe permesso a suo padre di condizione la sua esistenza, per nessuna ragione al mondo. Avrebbe onorato la memoria di Elizabeth Ferguson, la madre che aveva amato con tutta l'anima, la donna che il destino aveva strappato al mondo troppo presto. Kenna respirò a fondo. Lanciò uno sguardo a Lucy, da sopra la spalla di Suzanne. La ragazza le restituì lo sguardo, sorridendole incoraggiante. E allora, Kenna lo seppe. Con assoluta certezza. Avrebbe combattuto per la sua indipendenza. E avrebbe vinto. A qualunque costo.
   
 
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