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Autore: Soraya96    16/10/2016    1 recensioni
Una semplice e banale giornata di una studentessa londinese viene stravolta.
Grazie alla sua curiosità riesce ad arrivare a Hogwarts, ma purtroppo non può rimanere per sempre al castello.
Il tempo è limitato. Le ore scorrono. Come sfrutterà il suo tempo la nostra protagonista?
"L’anziano uomo si avvicina a me, curioso.
- Salve, signorina. Ha fatto buon viaggio? [...] Che maleducato! Credo di non essermi presentato- dice l’uomo, con aria divertita. - il mio nome è Albus Percival Wulfric Brian Silente. E lei è…? -
Non ho capito come si chiama, ma rispondo cercando di non sembrare rimbambita. -Oh, mi scusi. Sono Soraya... ehm... Jane Smith-. Non dico mai il mio secondo nome quando mi presento, ma di fronte a tutti i suoi nomi mi è sembrato giusto non sembrare sprovveduta."
Genere: Avventura, Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Albus Silente, Cedric Diggory, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Sono le 8 del mattino quando la fastidiosissima sveglia, che si trova sul comodino della mia stanza, suona, costringendomi ad aprire gli occhi. La spengo, e il mio primo pensiero va all’esame di chimica che dovrò tenere tra una settimana. Sono super nervosa. Non è una materia che fa per me e ho sempre avuto difficoltà a studiarla, sin dal primo anno di università. Ma per raggiungere il mio sogno farei ogni cosa, quindi tengo duro.

Mi alzo e do un rapido sguardo alla finestra. Londra è una città sempre in movimento, sempre viva. Sta piovendo ed è una cosa che mi rilassa. Di solito alla gente piace il sole e il caldo, mentre io sono la persona più felice del mondo quando, in una giornata piovosa e fredda, mi copro con un plaid, sorseggio una cioccolata calda e guardo un film dal mio pc.

Vado di corsa a fare una doccia, mi vesto con dei semplici jeans a vita altissima e stretti alle caviglie, un crop top rosa a maniche lunghe e indosso le mie fedeli ballerine bianche. Sono le 8:30. Tra 30 minuti dovrò già essere a casa di un professore, Mr Mason, che mi darà ripetizioni di chimica per prepararmi al mio esame.

Bevo di corsa un bicchiere di latte e mangio qualche biscotto, mi lavo i denti ed esco di fretta. Vado a piedi: casa sua non è molto distante.

Quando arrivo suono il campanello. Sono arrivata in anticipo. Dopo un po’ il signor Mason mi apre il portone di casa. Mi invita ad entrare. Sono stata qui solo altre due volte, quindi sono un po’ imbarazzata. Camminiamo attraverso l’ingresso, poi verso il bellissimo e sofisticato salotto. Mi fa accomodare qui per qualche minuto nell’attesa che finisca la sua lezione ad un ragazzo che si trova nel suo studio. Il salotto è davvero notevole. È moderno e antico allo stesso tempo. Sono seduta su un grande divano bianco in pelle. Difronte a me si trova un tavolino di vetro e legno. La stanza è piena di piccoli quadretti, e poi ce n’è uno che attira subito la mia attenzione data la sua stazza. Ritrae una donna sulla trentina, molto elegante e dagli occhi buoni. Sembra quasi che mi stia sorridendo... che stupida che sono... è sicuramente solo una mia impressione! Il grande quadro è appeso sopra un enorme caminetto in pietra. È spettacolare.

Il signor Mason passa dal salotto, seguito dal ragazzo a cui stava facendo lezione, accompagnandolo all’uscita. In seguito, viene a chiamarmi, portandomi al suo studio. Inizia con la spiegazione. È molto bravo nel suo lavoro. Insegna al dipartimento di matematica e ho sentito dire che viene ammirato da molti studenti per il suo carisma e la sua capacità di far capire a chi lo ascolta anche il concetto più difficile, e da molte studentesse… ma non credo che sia unicamente a causa di queste caratteristiche.

Dopo mezz’ora di lezione facciamo un attimo di pausa.

- Fermiamoci un attimo e poi riprendiamo. Vuoi qualcosa da bere? Caffè? Tè? Succo di frutta? Un po’ d’acqua magari? - Mi chiede.

-Un po’ d’acqua, grazie- rispondo. Mi sorride e va in cucina.

Sento dei rumori dietro di me, cosi mi giro d’istinto. Un uomo, più grande del professor Mason, si avvia verso il caminetto, prende un po’ di... cenere? Polvere? Non capisco cosa sia... da una ciotola. Entra interamente nel caminetto, dice -Studio del Professor Silente, Hogwarts- e viene inghiottito da delle alte fiamme azzurre e verdi. Sono sbalordita e spaventata, convinta che quell’uomo sarebbe bruciato vivo. Dopo un attimo le fiamme svaniscono, così come lui.

Arriva il signor Mason, dunque mi volto di scatto per non fargli capire ciò che ho visto, indecisa se dirglielo o no. Opto per la seconda possibilità: mi crederebbe pazza.

Continuiamo con la lezione, ma non riesco a concentrarmi. I miei pensieri e la mia curiosità sono volti al salotto, con precisione a quel caminetto. Vorrei tanto capire che cosa sia successo. Continuo a ripetermi “non sei pazza, non sei pazza. Non dubitare di ciò che hai visto”. Il tempo scorre. Sono le 10.

- Scusami, vado un attimo in bagno. Arrivo subito- mi dice gentilmente il professore. Appena chiude la porta del bagno mi alzo in piedi e vado di corsa nell’altra stanza. Guardo nel caminetto. Non c’è nulla. Nessuna traccia dell’uomo. Guardo la ciotola da cui l’uomo ha preso quella polvere. Ne prendo anche io un po’ ed entro nel camino in fretta, prima che torni il professore. Mi sento così stupida, ma voglio farlo anche io, anche se sono certa che non succederà nulla. Adesso faccio ciò che ha fatto quell’uomo, dicendo -Studio del Professor Silente, Hogwarts-.

Vengo inghiottita dalle fiamme. Non capisco cosa stia succedendo. Sono invasa da una miriade di emozioni: paura, confusione, adrenalina, eccitazione.

Atterro, in una maniera non troppo elegante, nello studio di un uomo molto anziano, che mi guarda sorpreso ma anche divertito. Indossa un abito lungo blu e un cappello a punta dello stesso colore. Assomiglia molto al travestimento che usavamo da piccole io e mia sorella per carnevale, quando ci vestivamo da streghette. Ha capelli e barba argentei molto lunghi, tanto da incastrare quest’ultima nella cintura.

L’anziano uomo si avvicina a me, curioso.

- Salve, signorina. Ha fatto buon viaggio? Venga, la aiuto a rialzarsi-  In questo momento mi rendo conto che come una stupida sono a pancia in giù sdraiata sul pavimento, completamente sporca di nero, a guardare quell’uomo, dagli occhi azzurri e gentili, a bocca aperta.

Cerco di ricompormi, ma non dico una parola.

-Tergeo- dice l’uomo, puntandomi un bastoncino di legno addosso. Lo sporco sui miei vestiti svanisce. Sono sconvolta. “Non sono pazza. Non sono pazza” continuo a ripetermi.

- Che maleducato! Credo di non essermi presentato- dice l’uomo, con aria divertita. - il mio nome è Albus Percival Wulfric Brian Silente. E lei è…? -

Non ho capito come si chiama, ma rispondo cercando di non sembrare rimbambita. -Oh, mi scusi. Sono Soraya... ehm... Jane Smith-. Non dico mai il mio secondo nome quando mi presento, ma di fronte a tutti i suoi nomi mi è sembrato giusto non sembrare sprovveduta.

-Benvenuta signorina Smith! - dice, allargando le braccia. -Immagino che lei non abbia la minima idea di dove si trovi-. Ancora quello sguardo divertito. Penso mi stia prendendo in giro.

-No, in effetti no- Arrossisco, imbarazzata. “Sembro sicuramente una stupida!” mi dico.

-Oh, non si preoccupi cara. Le spiego, questo è il mio ufficio. Sono il preside della Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts, dove per l’appunto, si trova- Sì, sicuramente mi prende in giro.

-Eh??!- mi esce dalla bocca. Non riesco a controllarmi. “Credo di essere in uno strano sogno molto realistico” penso. -Una scuola di magia? Con tutto il rispetto, signore… Sta scherzando? -

Cerco di calmarmi, ma non è facile. Non ci sto capendo nulla.

-Venga, signorina. Andiamo a fare una passeggiata all’aperto. Le spiegherò tutto con calma. - mi mette una mano sulla spalla e mi guida fuori dal suo studio. Entriamo in un ascensore alquanto strano, scendiamo e camminiamo lungo dei corridoi immensi, adornati con numerosi quadri… -Ma un attimo! - sbotto -I quadri si muovono! -. Sempre più sconvolta.

-Beh, certo- risponde il preside, senza far troppo caso all’espressione che ho in volto.

-Da dove viene, signorina? Mi racconti come è arrivata al mio ufficio per favore. -

Spiego tutto al signor Silente: dell’uomo che ho visto entrare nel caminetto e sparire, e della mia curiosità sfrenata, che mi ha fatto scegliere di seguirlo. Arrossisco di nuovo pensando alla mia sfacciataggine.

-Capisco- dice infine l’anziano signore, sorridendomi, ma leggo nel suo volto che in realtà la sua mente è altrove. -Mi ascolti bene signorina. So che sarà sconvolta da quello che sto per dirle, ma ormai ha il diritto di sapere chi è questo povero vecchio. Sono un mago. Come le ho detto, questa è una scuola di magia. Dagli 11 ai 18 anni i giovani maghi vengono qui e imparano a usare le proprie capacità. -

-Maghi? - Sono incredula. Non so se credergli, ma poi ripenso all’uomo nel camino, al mio arrivo in questo posto magnifico, all’incantesimo che ha usato il signor Silente sui miei vestiti per ripulirli e ai quadri che si muovono. Inoltre, l’anziano signore mi sembra un po’ pazzo, ma sincero. Mi ispira fiducia.

Camminando, arriviamo in un ampio spazio all’aperto. È spettacolare e pieno di verde. Sento il sole colpire caldo la mia pelle, il rumore del vento che si infrange sull’acqua del lago che si trova a poche centinaia di metri di distanza.

-Proprio così. - mi sorride per tranquillizzarmi. Mi rendo conto che ho la bocca aperta, cosi la chiudo di scatto.

Per dimostrarmi di star dicendo la verità, il preside punta la bacchetta(?) verso un ramoscello per terra e dice -Incendio-. Questo prende fuoco all’istante. Poi l’uomo dice -Aguamenti- e dalla bacchetta esce dell’acqua che fa spegnere il fuoco acceso un attimo prima. Strabiliante. I miei occhi brillano di emozione.

-Oddio. Voglio sapere tutto, la prego! - squittisco. Inizio a fargli centinaia di domande sul mondo magico, sugli incantesimi, su Hogwarts e le sue materie. Il tempo passa ma non ce ne rendiamo conto. Mi racconta dell’esistenza dei fantasmi, degli elfi, delle sirene, dei giganti, dei folletti, e di molte altre specie, alcune delle quali non avevo nemmeno mai sentito parlare. Intanto si fanno le 12 e andiamo a pranzare in una stanza enorme. Vi sono quattro grandi tavoli per gli studenti che, come mi ha detto il preside, sono divisi in casate in base alle qualità che spiccano di più nella personalità di ognuno, e un altro tavolo per i professori, al quale mi fa sedere il preside, insieme a lui e agli altri professori. Continuiamo a parlare durante tutto il pranzo. Mi racconta dei vari incantesimi che i maghi possono fare con le loro bacchette, dell’uso delle pozioni per scopi ben specifici e su come queste vengono fatte.

Intanto faccio la conoscenza dei vari insegnanti. La professoressa McGranitt non sembra molto felice che io sia qui, sembra quasi che non veda l’ora che me ne vada, cosi come il professor Piton. A differenza loro, il guardiacaccia della scuola, Hagrid, sembra contento di conoscermi. È molto cordiale e si comporta come se fosse un bambinone molto cresciuto, e credo sia proprio per questo che viene apprezzato da tutti a scuola. La sua sincerità e bontà sono rimaste intatte negli anni, nonostante gli avvenimenti della vita. Hagrid mi invita a casa sua dopo pranzo per un the, e io accetto con piacere.

Dopo il pranzo continuiamo a camminare, questa volta insieme al guardiacaccia, in direzione della sua dimora, dove ci mettiamo seduti a sorseggiare la calda bevanda. Il mezzo-gigante mi offre un biscotto enorme, al quale do un morso e per poco non mi rompo un dente. Riesco a non farmi vedere mentre lo do al suo cane, Thor.

I due continuano a rispondere a tutte le mie domande senza stancarsi. Silente mi racconta di alcuni dei suoi viaggi e dei suoi studi. Hagrid mi spiega quali sono le sue mansioni ad Hogwarts. A quanto pare questo è il suo primo anno da insegnante. Insegna Cura delle Creature Magiche. Mi parla di un ragazzo scorbutico, un certo Malfoy, che alla sua prima lezione gli ha fatto avere alcuni problemi. Sembra un po’ giù di morale per questo. Vorrei tanto farlo sorridere, ma non mi viene in mente nulla da dirgli. Mi limito a dargli una pacca sul braccio in segno di conforto. (Avrei voluto dargliela sulla spalla, ma vista la sua stazza mi sarebbe stato impossibile.)

È assurdo quante cose esistano nel mio mondo di cui io non ho mai sentito parlare. Sono diventata avida di sapere. Sto conoscendo cose che pensavo fossero solo frutto di fantasia. 

Io e il preside salutiamo Hagrid e riprendiamo a camminare verso la scuola. Passiamo di fronte al campo da Quidditch e vediamo che c’è una partita. Decidiamo di prendere posto. Guardiamo i ragazzi sfrecciare su di noi. Il preside mi spiega il ruolo di ogni giocatore che si trova in campo, in modo che io possa individuarli e sapere cosa aspettarmi da loro. Oggi giocano i Grifondoro contro i Tassorosso. A quanto pare dovevano giocare, al posto di quest’ultimi, i Serpeverde, ma a causa di ciò che mi ha raccontato Hagrid hanno dovuto rimandare, poiché Malfoy è in infermieria.

Durante la partita succede qualcosa di inaspettato. Sta piovendo e c’è freddo, ma ad un tratto si gela, e non a causa della pioggia. Mi sale una sensazione di angoscia e mi sento infinitamente triste. Non riesco a vedere cosa sta succedendo ai giocatori a causa del mal tempo, ma un ragazzo, Harry Potter, cercatore dei Grifondoro, cade dalla scopa. Il preside, che è seduto accanto a me, si alza e urla -Arresto momentum!!!-. Il ragazzo cade lentamente, come se stessi guardando un film a rallentatore.

La folla si agita. Molte persone iniziano ad urlare, preoccupate per il ragazzo, come lo sono io, ma a differenza degli altri io non riesco a capire cosa sia successo. Mi sembra di aver visto un essere totalmente nero fluttuare nel cielo, ma non ne sono sicura. Che sia lui la causa di tutto ciò?

Prima che la partita venisse fermata, il cercatore dei Tassorosso prende il Boccino D’oro, facendo vincere la propria squadra, nonostante ciò che sia successo a Potter.

-Ragazza, devo andare subito. - Il preside è molto agitato a causa di quello che è accaduto -È stato un piacere chiacchierare con lei. Ritengo necessario, signorina, dirle che il suo soggiorno qui non può prolungarsi per troppo tempo. In passato sono sorti vari problemi a causa di persone senza poteri magici, che noi chiamiamo babbani, che sono venuti a sapere, come lei, dell’esistenza della magia. È scoppiato il caos. Quindi, essendo io a conoscenza della sua presenza qui, devo assolutamente avvertire il Ministero, che la porterà via e, ahimé, le modificherà la memoria, facendo in modo che non ricordi nulla di queste ultime ore passate ad Hogwarts. -

-Oh... certo... capisco- dico, triste.

-Ma a causa di questo imprevisto- riprende, indicando il campo -Credo che non riuscirò a trovare il tempo per parlare con il ministero prima di domani mattina- ha uno sguardo preoccupato, ma mi fa l’occhiolino. -Ah, signorina, le verrà data una stanza libera per questa notte- mi guarda benevolo.

-Grazie mille, signore! È stato un piacere infinito conoscerla-. Il preside corre vie per andare ad aiutare il regazzo. Sembra non solo preoccupato per lui, ma anche in collera.

 

Tutti si sono precipitati dentro dopo ciò che è successo oggi. Io sono rimasta per un po’ qui, seduta.  Decido di andare adesso e mi avvio verso l’interno della scuola. Sono le 20 e sono stanca.

-Ehi! Aspetta! - un ragazzo mi chiama. Mi giro e vedo il cercatore di Tassorosso con in mano la mia giacca. -Ti è caduta questa! - dice, porgendomela.

Sono imbarazzatissima. Prendo la giacca, rossa in viso come un peperone.

-Piacere, io sono Cedric- mi tende la mano

-Soraya-. È davvero un bel ragazzo.

-Non ti ho mai vista qui. Di che casata sei? -

-Oh, non sono di nessuna casata. Sono una…. Ehm… babbana.-

-Davvero? Come mai qui? - sembra incuriosito.

-È una lunga storia. - gli sorrido

-Beh, che ne dici di raccontarmela? Facciamo una passeggiata, ti va? -

-Certo! - “Oddio, seriamente mi sta chiedendo di rimanere a chiacchierare con lui?!” Non riesco a trattenere un sorriso da ebete.

Gli racconto come sono arrivata qui. Intanto camminiamo, raggiungiamo il giardino della scuola. Cedric mette per terra la sua giacca, visto che il prato è bagnato a causa della pioggia, che adesso si è placata, rimanendo con indosso la maglietta che aveva durante la partita. Ci sediamo sulla giacca.

-Ascolta, ma cos’è successo a quel ragazzo? Ho visto qualcosa nel cielo. -

-Si beh... È difficile da spiegare. Erano dissennatori. Succhiano via tutti i ricordi belli e la felicità che hai. Sono terribili. Purtroppo Harry, il ragazzo che è caduto, è molto soggetto a loro e per questo ha perso i sensi-

Continuiamo a parlare dei dissennatori, di quanto siano mostruosi e spaventosi, spazzando tutto ciò che le persone hanno di bello. Poi parliamo del Quidditch e della sua casata. Mi ci rivedo molto in ciò che mi racconta riguardo ai Tassorosso. Penso che se fossi una strega sarei smistata lì. “Quanto vorrei esserlo!”

Continuiamo a parlare fino alle 23. Con Cedric si sta molto bene. Mi sento a casa.

Il giovane mi accompagna dalla professoressa McGranitt. Silente mi ha detto di andare da lei non appena avessi voluto andare alle mie stanze.

Guardandomi torvo, la professoressa mi accompagna a quelle che saranno le mie stanze, anche se per troppo poco tempo rispetto a quanto vorrei,

Mi lascia da sola ed entro. La stanza che mi si presenta davanti è molto accogliente. Vi è un grande caminetto acceso con di fronte una poltrona di pelle marrone. Vi è un quadro, in cui due cavalli stanno ruminando su un prato. Guardandoli mi rendo conto che non ho mangiato nulla per cena e che ho un po’ di fame. Mi accomodo sulla poltrona che si trova vicino al caminetto e mi rendo conto che lì accanto c’è un tavolino con su un piatto di polpettone e patate, da cui proviene un ottimo profumo.

Mangio e ripenso a tutto ciò che mi ha raccontato silente. “Wow non pensavo che tutto questo esistesse REALMENTE”.

È l’una del mattino, ma non sono per nulla stanca. Continuo a ripensare a ciò che mi ha detto Silente.

“Dovrò avvertire il Ministero domani” … “le modificherà la memoria”. Queste frasi continuano a risuonare nella mia mente. Così decido di scrivere una lettera per la me stessa che avrà dimenticato questo sogno.

 

 

 

Finisco di scrivere la lettera. È stato più difficile di quanto pensassi. Sono le 4 del mattino e sono esausta. Metto la lettera in una tasca dei miei jeans e rimango a guardare il fuoco del caminetto ancora acceso.

 

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Mi sveglio di soprassalto a causa dello squillo del mio cellulare. Qualcuno mi sta chiamando. È mia madre, mi alzo dal letto e rispondo assonnata.

-Ciao Mamma-

-Ciao Vita mia. Come va? Ieri ti ho lasciato un sacco di chiamate. Perché non mi hai risposto? Mi sono molto preoccupata! - Sta strillando. I miei neuroni non riescono neanche a connettere essendomi svegliata da pochissimo.

-Ehm... mamma io non ricordo di aver ricevuto tue chiamate. Magari non ho sentito il cellulare-

-Se lo fai di nuovo vengo lì e ti uccido! - dice, con fare ironico… più o meno.

-Tranquilla mami, non succederà più. - Sto iniziando a svegliarmi. Prendo i vestiti da mettere dopo la doccia.

-Che hai fatto ieri? - Vado in bagno. Mi guardo allo specchio e mi rendo conto che ho ancora addosso i vestiti di ieri.

“Non capisco… sono confusa”.

-Alle 9 sono andata a lezione dal professor Mason… e poi…. Ehm…- non riesco a ricordare nulla di tutto ciò che ho fatto durante il resto della giornata. Non ricordo neanche di essere uscita da casa del professore.

Intanto mi sfilo i pantaloni per metterli in lavatrice. Controllo le tasche nel caso ci sia qualcosa. Trovo un foglio. Lo apro e leggo “Cara Soraya, …”

Mia madre continua a parlare ma non la ascolto più. Sono davvero confusa.

-Ascolta mamma scusami ma devo andare. Ti richiamo più tardi. Un bacio. - Le attacco il telefono praticamente in faccia e inizio a leggere.

 

Cara Soraya,

So che sicuramente non crederai a ciò che ti sto dicendo. Cioè… a ciò che TU ti stai dicendo, visto che io sono te.

In ogni caso, sono sicura che non ricordi nulla di ieri. Beh, sto scrivendo questa lettera per questo. È stata una giornata assurda!

Devi credere a tutto ciò che adesso ti dirò… non dubitarne,

La magia esiste, Soraya. L’ho vista con i miei occhi.

Ho passato tutta la giornata a parlare con un grande mago. Mi ha raccontato molto oggi. Noi babbani (vengono chiamate così dai maghi le persone che non hanno poteri magici) conosciamo solo una piccola parte del nostro mondo. Esistono specie di cui noi non abbiamo mai sentito nominare o di cui parliamo nei libri di fiabe per bambini: giganti, gnomi, elfi, fate, sirene… Ho anche conosciuto un mezzo-gigante oggi!

I maghi riescono a fare incantesimi grazie alla loro bacchetta. Ci sono incantesimi per fare qualsiasi cosa. Esistono delle scuole di magia in cui i ragazzi vanno per imparare ad usare i propri poteri.

Ci sono maghi che sanno trasformarsi in animali. Volano su delle scope. Si smaterializzano da un luogo all’altro. Usano i gufi per comunicare. Riescono a leggere il futuro nelle stelle e nella sfera di cristallo. Possono tramutare un oggetto in animale, leggere la mente, trasformarsi in qualcun altro grazie l’uso di specifiche pozioni. È strabiliante, Soraya!

Inoltre, ho conosciuto un ragazzo fantastico, e ho assistito ad una cosa orribile. Esistono degli esseri che portano via tutti i ricordi positivi delle persone. Diffondono infelicità e…freddo.

Purtroppo tu adesso non ricordi più nulla. Silente, il grande mago di cui ti ho parlato prima, mi ha detto che in passato alcuni babbani sono venuti a sapere della magia ed è scoppiato il caos. Per questo hanno dovuto modificarti la memoria. Ma io non voglio dimenticare che giornata magnifica è stata questa!

Semplicemente non dirlo a nessuno, anche perché altrimenti ti crederebbero pazza!!!

 

Soraya

 

ANGOLO DELL’AUTRICE:

Salve! Questo è il mio primo scritto, quindi per favore non siate troppo cattivi nei commenti. XD Ovviamente accetto con piacere le critiche, purché siano fatte educatamente ^^

Ho scritto questa FF per un gioco a tema Harry Potter, e mi sono detta “perché no? Pubblichiamolo e vediamo che succede!”

Spero che vi piaccia. Penso che scriverò ancora di questo personaggio che riflette la mia personalità, anche se non per forza inserendolo nel contesto Potteriano.

Un abbraccio,

Soraya <3

 

   
 
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