Anime & Manga > HunterxHunter
Segui la storia  |       
Autore: Hao Sakura    16/10/2016    2 recensioni
Killua e l'autrice tornano con questa fic demenziale ambientata a casa Zaodyeck!
Tra denunce del WWF, sradicamenti delle foreste e cose malinconiche a non finire, la vostra sanità mentale scenderà a zero.
Buona Lettura!
Genere: Avventura, Demenziale, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Illumi Zaoldyeck, Killua Zaoldyeck
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
ATTENZIONE!:Come magari alcuni di voi avranno notato, c'è stato un cambiamento improvviso di rating. Una recensora mi ha fatto, gentilmente, notare di doverlo cambiare. Vi spiego il perché, questo sarà il capitolo più cruento e triste di tutti. 
Se alcuni di voi non sopportano le scene violente vi consiglio di non leggere le parti scritte in corsivo. Se siete facilmente impressionabili, allora vi sconsiglio vivamente la lettura di queste ultime. Per chi mi vuole bene, bé si prepari un anti stress di quelli potenti.
Invece chi è solo sadico, bé può incominciare a leggere ^_^






Continua...






L'autrice si fermò un momento, interrompendo la narrazione. Mise una mano al petto, udendo i battiti accelerati del suo cuore; raccontare quei ricordi le faceva male, molto. Eppure, cercava di non darlo a vedere a Killua, il quale ascoltava in religioso silenzio.
Cominciò a soffiare un vento gelido, ma la ragazza non si mosse, anzi, continuava a guardare per terra con assoluta inespressività.
L'albino si portò le mani sulle braccia, sfregandole tra loro;
non che soffrisse il freddo, più che altro la folata improvvisa l'aveva colto impreparato.
- Non hai freddo? - Chiese gentilmente lui, abbozzandole un sorriso intenerito; l'altra lo guardò con la coda dell'occhio per poi sospirare. Sulla faccia dell'altro il sorriso si era man mano spento, lasciando posto ad una bocca serrata e uno sguardo serio. 
- E' diverso Killua. Io non posso sentire freddo... - Rispose atona. Sobbalzò a quelle parole.
Davvero lei non riusciva a sentire freddo?Come era possibile?Si stava chiedendo.
Milioni di domande affollavano la testa del giovane Zaoldyeck, anche se consapevole che tutti avevano una sola risposta. Passato...
Tranquillo, ora tutto ti verrà rivelato – Disse schiarendosi la gola; prese un bel respiro e poco dopo ricominciò a raccontare.
Era pronto, l'orecchio attento ad ogni minima parola. Ancora non sapeva, però, cosa la sua amica avesse in serbo per lui...










Ỽ ỽ Ỿ ỿ




Freddo... gelo... è questo che circondava il paesaggio.
Candidi fiocchi si adagiavano, con assoluto silenzio e grazia, sulla superficie bianca. L'area era deserta e non si vedeva anima viva.

L'unica forma di vita lì, sembrava essere una ragazzina. Quest'ultima ansimava convulsamente, mentre del fiato caldo, sotto forma di vapore, usciva dalla sua bocca. Lo sguardo basso ed il corpo completamente abbandonato nella neve. Aveva provato a scappare, aveva provato a fuggire da quella vita orribile. Eppure, aveva fallito. Erano riusciti a ritrovarla, lei continuava a correre e correre, sperando che la fortuna fosse dalla sua parte. Sperando che un giorno potesse tornare libera.
Ma era solo una mera illusione.
Sentiva terribilmente freddo, mentre il suo corpo, ormai sprofondato nel bianco, incominciava a congelarsi a poco a poco.
Quanto avrebbe voluto morire in quel momento, farla finita e non essere più tormentata da quei pazzi. Però, nonostante tutto, aveva ancora speranza, credeva che per lei ci fosse ancora una possibilità ed era questo a spingerla ad andare avanti, a non disperarsi, a non darla vinta a quei sadici, che ogni volta giocavano con lei e godevano nel vederla soffrire. Affondò la faccia per terra e un brivido improvviso le attraversò il corpo, facendola sussultare, per colpa della ferita sul fianco che si era guadagnata per la sua fuga.

Le catene a cui era legata, erano sprofondate nella neve, rendendole invisibili. 
Cominciò a singhiozzare, non ne poteva più di quella vita.
- Huhu. Guarda chi c' è!La piccola fuggiasca! - Sentenziò ridacchiando una figura femminile, ormai troppo conosciuta.
La ragazzina alzò la faccia da terra, ormai bagnata ed infreddolita. Cercò di alzarsi, ma l'unico risultato che ottenne fu di cadere sulle ginocchia .I capelli appiccicati alla faccia e un'espressione carica d'odio rivolta verso l'altra.
Ecco che una folata di vento invernale l'attraversò, facendole provare una fitta alla ferita sanguinante. Il sangue aveva macchiato di rosso i suoi vestiti e la neve.
- Ti fa male, non è vero? - Domandò con un sorrisetto. Squadrò il terreno sporco, per poi spostare lo sguardo su di lei, la quale aveva abbassato la testa, annuendo piano con il capo.
- Pensa, quello non è niente!Aspetta di sapere cosa il capo abbia in serbo per te! -
Sgranò gli occhi a quell'affermazione, ora spaventata e tremante.
- Dopo potrò divertirmi con te quanto voglio!Finché non morirai, ovviamente. - Sghignazzò, prendendo il suo mento tra l'indice ed il pollice ed osservandola in modo famelico.
Non si ritrasse a quel contatto, anzi, indurì lo sguardo e ridusse gli occhi a due fessure sottilissime, come a volerla sfidare.
- Sei adorabile con quello sguardo, piccolo e tenero giocattolo – Si leccò le labbra con fare perverso e strinse la presa sul volto della giovane, affondando le unghie nella pelle con forza.
L'altra si lasciò sfuggire un leggero gemito di dolore, mentre Moge-ko sorrise soddisfatta.
- Bé, ci vediamo Aly-Kun! - Salutò la ragazzina, per poi fare dietrofront ed andarsene, ma prima che potesse fare un passo, aggiunse
- Ah, un'ultima cosa. Goditi il paesaggio, perché non credo rivedrai la luce del sole molto presto dopo la tua fuga... -
Dopo aver detto ciò, se ne andò trotterellando allegramente, mentre le sue scarpe affondavano con violenza nella neve, lasciando delle impronte profonde. Dopo essersi assicurata che se ne fosse andata veramente, si lasciò cadere nella superficie bianca, provocando il tintinnio delle catene, e scoppiò a piangere. Il suo petto si alzava e si abbassava velocemente, mentre la disperazione prendeva possesso di lei e l'angoscia la divorava. Però, ancora non sapeva che, presto, la sua sanità sarebbe andata via via perduta e un segno indelebile l'avrebbe tormentata per sempre... 




Ỽ ỽ Ỿ ỿ

- Ora capisco perché non puoi soffrire il freddo. Quella volta ne hai assaporato talmente tanto sulla tua pelle, che ora non riesci più a percepirlo – Annunciò Killua, interrompendo il racconto. Sulla sua faccia si potevano leggere chiaramente espressioni sconvolte ed allo stesso tempo, disgustate. L'autrice lo guardava con sguardo triste. L'albino le mise una mano sulla spalla e le sorrise calorosamente, come lui solo sapeva fare. Doveva ammetterlo, il suo amico aveva l'allegria contagiosa, per questo poteva contare sempre su di lui.
- Proprio grazie a quell'esperienza, ho capito come sviluppare il mio NEN – Ammise la ragazza. Voltò lo sguardo sulla sua mano, dalla quale spuntò, a velocità supersonica, una piccola stalattite di ghiaccio. L'altro rimase sorpreso, non pensava che anche lei conoscesse il NEN.
- Chi ti ha insegnato? - Domandò curioso, inclinando leggermente la testa di lato. La stalattite sparì e lei mise nuovamente la mano attorno alle gambe, portando le ginocchia verso il petto.
- Tutto questo me l'ha insegnato il mio padrino – Rispose.
Killua corrugò le sopracciglia in un'espressione stramba, non gli aveva mai accennato di un padrino.
- Il tuo padrino? - Chiese di punto in bianco. Voleva sapere di più su di lei e sul suo passato.
- Oh, emh, si chiama Kuroro – Disse tra un balbettio e l'altro. Era stata presa alla sprovvista.
“ Kuroro?Perché questo nome mi sembra familiare?” si domandò nella sua testa. Cercò di collegare immagini e ricordi, come i pezzi di un puzzle, ma apparentemente non riusciva a trovare risposta. Dopo pochi minuti a rimuginare sugli eventi passati, gli ritornò in mente la volta in cui lui e Gon avevano affrontato la Brigata Fantasma.
- ASPETTA, ASPETTA, ASPETTA!TU PARLI DI QUEL KURORO?!IL CAPO DELLA BRIGATA FANTASMA?!QUINDI TU FAI PARTE DEL RAGNO?! - Urlò a raffica l'albino, completamente sconvolto.
- Pensi davvero che io faccia ne faccia parte? - Cercò di resistere, i denti le tremavano per il gran ridere. Purtroppo non ce la fece e scoppiò in una fragorosa risata, accompagnata dallo sguardo perplesso dell'amico.
Dalle cose tragiche alle grasse risate, meglio di così si muore.
L'altra si asciugò una lacrima e poi aggiunse.
- E' vero che mi hanno insegnato alcune tecniche del NEN, ma non necessariamente io devo far parte di un gruppo di ladri ed assassini.
- Il ragazzo la squadrò da capo a piedi e poi annuì convinto. Quella ragazza con il sorriso così allegro e luminoso non poteva far parte di un gruppo così, ne era certo.
- Mi puoi spiegare come ti sei fatta quel segno? - Chiese ritornando serio. Smise di ridere ed annuì convinta. Killua sospirò e si preparò al successivo salto nel passato.
- Vedi... questo me lo sono procurato pochi minuti dopo quell'avvenimento – Subito il suo sguardo felice venne sostituito da una testa bassa ed affranta. L'altro era pronto e nel caso fosse stato troppo invadente, avrebbe smesso con le domande, anche se il suo desiderio era sapere tutta la sua storia e starle vicina per consolarla...
- Ecco cosa successe, ecco come ottenei il frammento di passato, che non mi ha mai abbandonato... - Disse, prima di raccontare il fatto che rovinò la sua infanzia...



Ỽ ỽ Ỿ ỿ


Delle guardie stavano trasportando una ragazzina verso una stanza precisa. Purtroppo intuiva cosa volessero farle e cercava di non farsi trascinare, mentre i suoi piedi strusciavano sul pavimento, provocando un fastidioso rumore. Solo che i due individui erano molto più forti.
Le unghie affondate nelle sue braccia e che la facevano gemere di dolore, mentre veniva trasportata verso l'Inferno.
Cercava di opporsi a quella forza schiacciante, ma non ci riusciva, non poteva. Mentre l'angoscia si dipingeva sul suo volto pallido, le due guardie la portarono in una stanza. Una di loro aprì la porta, mentre l'altra strattonò con violenza la giovane sul braccio, facendole perdere l'equilibrio e rovinando a terra. I capelli spettinati ed in disordine sulla faccia, coprendo la sua visuale, tanto sapeva che i suoi incubi peggiori erano tutti lì e che ghignavano crudelmente nel vederla in quelle condizioni. Non osò alzare lo sguardo, per non correre il rischio d'incrociare quello del loro capo, così gelido e maligno.
Quello sguardo che invadeva il suo sonno tutte le notti, quella voce piena di cattiveria che le rimbombava nelle orecchie, dal quale non poteva fuggire.
- Ben arrivata, tesoro! - Annunciò il loro capo, battendo le mani. L'altra lo guardò con disgusto.
- Io non sono il tuo tesoro e smettila di chiamarmi così – Rispose la ragazzina spietata per la prima volta.
Da quando era arrivata in quel posto non aveva mai aperto bocca, ma ora si era stufata. Era il momento di ribellarsi di fronte a quei soprusi.
- Porta rispetto al tuo signore – Scandì l'altro, riducendo gli occhi a due fessure sottilissime. Per tutta risposta lei sputò per terra e non si pentì di quello che aveva fatto.
- Vedo che la tua punizione non è bastata a rimetterti in riga – Aggiunse, osservando la ferita fresca sul suo fianco.
I due si guardarono con sfida per pochi secondi, finché il loro capo non si girò verso uno dei suoi sottoposti. Seguì con gli occhi i loro movimenti, ancora per terra.
- Bé, stavolta ho in mente qualcosa di più divertente... - detto ciò schiocco le dita come per impartire un ordine, mentre le guardie di prima tenevano la giovane schiacciata violentemente per terra. La guancia che strusciava sul tappeto rosso, mentre le braccia erano tenute ferme dai due. La figura bassa e maligna, nonché il capo di quegli esseri disgustosi, camminava lentamente intorno alla ragazzina tenuta per terra, con le mani dietro la schiena ed un sorriso beffardo in volto, come un animale feroce che ha appena catturato la sua preda.
La piccola, anche se difficilmente, riuscì a seguire i suoi passi con lo sguardo e voltando, di tanto in tanto, leggermente la testa.
Poco dopo, la figura allungò la mano, come aspettando che qualcosa gli venisse poggiato sul palmo. In effetti, fu quello che successe, perché lo scienziato, uno dei suoi più fedeli seguaci, gli porse una lunga asta di ferro, con sopra una S cerchiata ardente e fumante, probabilmente un marchio... solo vedendolo lei capì le loro intenzioni e fece per alzarsi, ma venne sbattuta nuovamente per terra, con la guancia in pressione sul pavimento. Subito un sottoposto le alzò delicatamente la maglietta, lasciando la schiena nuda e priva di protezione. Respirava velocemente ed era terrorizzata. Tentò di ribellasi, ma senza successo.
- Tranquilla, non sentirai nulla. Solo un leggero bruciore. - Assicurò il capo, rigirandosi il marchio tra le mani, squadrando il suo piccolo oggetto con emozione. Non ebbe nemmeno tempo di emettere un fiato, che la giovane venne marchiata a fuoco sulla schiena.
Al solo tocco aveva sobbalzò, la testa si era alzata di scatto, contratta in una smorfia di dolore. Sentiva la sua pelle bruciare ed il sudore scese copioso dalla sua fronte. Tentò di non urlare, stringendo i denti e trattenendo e lacrime, mentre il resto del corpo le tremava e lei soffriva come un animale.
- Forse dovrei premere di più – Ammise, aumentando la pressione sulla schiena, che nel mentre fumava.
Non ce la fece più e sopraffatta dal dolore pianse ed urlò a squarciagola come non aveva mai fatto e tutti sghignazzarono soddisfatti a quella reazione. Rimase a fissare un punto indefinito, guardandolo con sguardo sconvolto ed assente, mentre le lacrime continuarono a scendere convulsamente dai suoi occhi, macchiati dalla sofferenza.
- Ora saremo legati per l'eternità e nulla potrà separarti da me, perché tu mi appartieni, piccolo giocattolo ribelle –
Queste furono le ultime parole che riuscì ad udire, prima di essere sopraffatta dalla stanchezza e dalla disperazione e svenire, ancora con gli occhi bagnati dal pianto... 





Ỽ ỽ Ỿ ỿ

Killua non riusciva a capacitarsi delle cose che l'autrice gli aveva raccontato, era rimasto in silenzio ascoltando tutta la narrazione, ma non resistette, non poteva sopportare tutto il dolore che l'amica aveva provato. Così l'avvolse in un caldo e tenero abbraccio, fatto di sentimenti e lacrime, le quali avevano bagnato la faccia dell'albino, che ora singhiozzava abbracciato alla ragazza. Lei gli accarezzò la testa dolcemente, dicendogli che ora non le faceva più male e che grazie a lui, il passato non la tormentava più, anche ella si lasciò sfuggire una lacrima e ricambiò l'abbraccio, avvolgendo le sue braccia intorno all'altro.
- Nessuno ti toccherà più, ora ci sono io con te – La rassicurò lui, stringendola ancora di più a sé. Aly rimase basita dalla sua generosità e purezza, era davvero un vero amico. Sorrise grata a quell'affermazione, sicura di poter contare sempre su di lui.
- Cosa successe dopo quel fatto? - Domandò poi, staccandosi e tornando a sederle vicino.
- Bé, come aveva intuito intuito Moge-ko, non rividi tanto presto la luce del giorno , giorno dopo giorno la voglia di morire aumentava sempre di più e mettere fine alle sofferenze che subivo ogni giorno. Eppure, qualcosa accadde.
Quel qualcosa che mi diede una nuova speranza. - Spiegò, mentre Killua ascoltava, attento ed interessato.



Ỽ ỽ Ỿ ỿ

Tutti erano rintanati nella sala riunioni, stavano discutendo su una questione piuttosto importante.
- Non puoi farla rimanere lì per sempre, prima o poi crollerà. Devi farla uscire. E' un miracolo che la sua sanità regga a tutto questo...devi farlo, altrimenti potrebbe pure morire – aveva raccontato lo scienziato, anche un dottore, che stava esponendo le problematiche al suo capo. Il quale lo ascoltava guardando completamente altrove.
- Ora voglio che tu risponda alla domanda. Di chi è il giocattolo? - Domandò esasperato l'altro, interrompendolo.
- Di tua proprietà, ma... - Continuò il dottore, cercando d'aprir bocca.
- Ma un corno!Lei è mia e non può uscire. Fine della questione. - Rispose, annoiato. Ma lui non si arrese e disse
- Preferisci che muoia? - Quella domanda colpì tutti i presenti, che rimasero basiti.
- No, io voglio che viva – Borbottò ora serio. Lo scienziato fece uno sguardo soddisfatto.
- Bene, allora falla uscire. Almeno per oggi. -
- Sì, così scappa di nuovo! - Intervenne Moge-ko furente. L'altro alzò un sopracciglio.
- E' solo una ragazzina... - Ribadì.
Lei dovette tacere e abbassò lo sguardo, sconfitta.
- Bé, posso accompagnarla io – Disse un ragazzo, interrompendoli. Tutti si voltarono verso di lui, per poi squadrare il loro capo, aspettando una risposta.
- Va bene, permesso accordato. - Annuì, permettendoglielo. Dopo aver udito quelle parole, il ragazzo fece un sorriso contento ed andò a prendere la diretta interessata della questione, saltellando dalla gioia.






Ỽ ỽ Ỿ ỿ


Basta...non ne poteva più di quella vita.
Si lasciò scivolare lungo il freddo muro in pietra di quella cella, mise la testa sulle ginocchia e cercò di consolarsi, ripetendosi che quello era solo un brutto sogno, un incubo... voleva morire, voleva raggiungere i suoi cari e non essere più tormentata, non essere più avvolta dall'oscurità. Continuava a scuotere la testa lentamente, disperandosi e capendo che non avrebbe mai più visto la luce del sole. Gli occhi affranti e le occhiaie che solcavano il suo viso pallido. Un rumore di serratura che si apriva le fece scattare in alto il capo. I sensi all'erta e la mente lucida. Dalla porta ne uscì un ragazzo, che ormai conosceva fin troppo bene. Cominciò a tremare leggermente.
Cosa volevano farle, ora?
- Ehi, ciao. - Salutò lui, avvicinandosi. Si accovacciò ed ora i loro volti si trovavano a pochi centimetri l'uno dall'altro.
La giovane stette immobile, aspettando qualche sua reazione.
- Non preoccuparti. Oggi usciamo un po'. Ti va? - Interrogò gentilmente, sfiorandole la guancia delicatamente. Annuì con un debole cenno del capo, ma non fece in tempo ad emettere un verso che Jeff, così si chiamava, la prese per mano e la trascinò all'aperto. Subito un tiepido sole le invase il volto e lei si coprì la fronte con una mano, osservando l'ambiente circostante.
Ancora non ci credeva... era veramente uscita fuori.
Un amaro sorriso le si dipinse in volto, dopotutto era contenta. 

- Che ne dici se andiamo a mangiare qualcosa? - Chiese con un sorriso lui.
La ragazzina imbarazzata accettò e pronunciò un leggero “Va bene”. 




Ỽ ỽ Ỿ ỿ

La giornata sembrava andare per il meglio. Lo strano duo correva e giocherellava allegramente per i prati, oppure passeggiavano in città.
Il sole stava tramontando, colorando il cielo di un bell'arancione. Le nuvole rosate gli facevano compagnia, mentre gli uccelli volavano alti verso la grande palla di fuoco, per poi cambiare direzione. La piccola era seduta su una panchina ed osservava il tramonto. All'improvviso venne colpita da un'enorme tristezza, il pensiero di tornare alla vita di tutti i giorni le dette la nausea. Solo allora notò, che il punto dove stava osservando quello spettacolo meraviglioso sorgeva su un'altura. Un'altura piuttosto alta. 

Se qualcuno si buttasse da lì, non sopravviverebbe di certo”pensò lei, osservando il punto in cui la terra s'interrompeva.
Qualcosa scattò dentro la sua testa, Jeff non c'era e le aveva detto di aspettarlo lì, non ci teneva ad avere un'altra punizione. Visto che lui non era presente, poteva fare quello che voleva... ed allora capì.
L'occasione che aspettava da tanto tempo, poteva mettere fine alla sua miserabile vita, alla sua sofferenza.
Non ci pensò due volte e a grandi passi, raggiunse la cima dell'altura, per poi avvicinarsi al limite. Appena i suoi piedi toccarono quest'ultimo, alcune piccole pietre rotolarono giù, schiantandosi a terra con rumore ovattato.
Si sporse per vedere in che condizione si trovassero i corpi appena caduti.
Completamente sfracellati al suolo... 

Un brivido le percorse la schiena, l'idea di finire spiaccicata non l'allettava affatto. Ma non poteva fare la schizzinosa in quel momento, era in gioco la sua libertà. Sospirò e guardò per l'ultima volta quel tramonto magnifico, che si rifletteva nei suoi occhi con semplicità. Prese un respiro profondo, chiuse gli occhi, lasciando che la leggera brezza l'attraversasse.
Era il momento... abbandonò il suo corpo alla gravità, che la fece sbilanciare facendola inclinare verso il lontano suolo. Continuò a tenere gli occhi chiusi, aspettando di schiantarsi con un tonfo. Ma ciò non avvenne. Infatti, quando li riaprì, si ritrovò cinta da due braccia che le avevano impedito di cadere. Per un primo momento, rimase con la bocca leggermente spalancata.
Le braccia di prima la trasportarono lontano dalla cima, per poi adagiarla sulla panchina.
Abbassò lo sguardo, affranta. Una ciocca di capelli le scivolò sopra l'occhio, ma subito venne messa dietro l'orecchio con delicatezza, da una figura conosciuta, Jeff. Sulla sua faccia non c'erano segni di rimprovero, rabbia o malignità, anzi, si vedevano tracce di compassione e un sorriso intenerito. Ora capiva quella povera bambina cosa dovesse sopportare, solo guardandola riuscì a comprendere tutto il rancore e la sofferenza che si portava dietro. La giovane si lasciò sfuggire un singhiozzo, per poi scoppiare in un pianto disperato. La faccia affondata nel petto di lui, che la accarezzava e l'abbracciava amorevolmente, stringendola a sé e sussurrandole parole dolci.
- Shhh, andrà tutto bene. Andrà tutto bene. Te lo prometto – Promise il ragazzo, baciandole la testa con fare affettuoso. L'altra alzò il capo, il volto ancora bagnato. Tirò su con il naso.
- Me lo fai un sorriso?Un sorriso dolce e tenero, di quelli che solo tu sai fare. - Chiese.
- Non credo di esserne più capace... - Mugugnò lei. Per tutta risposta, Jeff le mise una mano sulla spalla e poi aggiunse
- Tutti sanno sorridere. Guarda, è facile – Rispose, regalandole il sorriso più sincero e vero che riuscì a fare. La ragazzina a quella vista, si ricordò come fare e per ringraziarlo di tutto ciò che aveva fatto per lei, gli sorrise come richiesto.
- Ecco, brava. Non smettere mai di sorridere, piccola. - Le raccomandò. Annuì convinta, per poi rimanere a fissarlo.
- Dobbiamo tornare, vero? - L'altro si girò e poi sorrise beffardo.
- Già... ma non prima di aver preso un bel gelato! - Urlò a squarciagola euforico, trascinandola verso la gelateria della città.
Yon can smile again... 




Ỽ ỽ Ỿ ỿ

- Se non mi avesse trattenuta quella volta, probabilmente ora non sarei qui... - Ammise l'autrice, senza espressone in volto.
Lo Zaoldyeck fece un sì con la testa, era semplicemente sconvolto ed allucinato da quello che gli stava raccontando. Un pochino la ragazza lo comprese, chiunque avrebbe reagito così.
- Vuoi che smetta? - Quella domanda uscì da sola dalla sua bocca. L'albino sgranò gli occhi, per poi ricomporsi e scuotere energicamente il capo, voleva sapere tutto.
- No, voglio sapere di più su di te. Continua, per favore. Sempre se non sono troppo invadente – Lo sguardo fermo dipinto nei suoi occhi azzurri, occhi così gelidi, ma che sapevano versare lacrime e consolare. Quegli occhi che adorava.
- Tranquillo, non lo sei. Bene, proseguiamo... dopo quell'avvenimento, tutto ritornò come sempre. Torture continue e sofferenze a non finire. Finché Lui, un giorno, non mi salvò da quella vita tremenda. Ricordo ancora il primo sorriso che mi regalò quel giorno, di come mi stette vicino nelle notti in cui il passato mi tormentava. - Continuò l'altra. Le venne un nodo alla gola nel parlare di Lui. Dio solo poteva capire quanto le mancasse.



Ỽ ỽ Ỿ ỿ

Un ragazzino stava seduto su una sedia, il braccio , con lo sguardo rivolto verso la sua nuova piccola coinquilina, la quale era seduta su un comodo divano e guardava per terra con insistenza, come a voler trapassare il pavimento.
- Da quant'è che non mangi? - Domandò lui, rompendo il silenzio e l'equilibrio che si era formato nell'ambiente. L'altra incominciò a tremare, temeva che potesse farle qualcosa.
- Una settimana... - Rispose con tono piatto, incrociando gli occhi del suo salvatore. In quel momento scattò come una scintilla dentro di lei ed abbassò la testa, imbarazzata. Il suo volto da pallido era diventato color porpora, mentre il suo eroe sorrideva divertito.
- Allora è meglio che mi metta a cucinare. - Borbottò alzandosi dalla sedia, per poi dirigersi in cucina, per preparare una qualsiasi diavoleria. Pochi minuti, anche se interminabili, aveva aspettato seduta sul divano, osservando la casa ed i suoi mobili. Davanti al divano c'era un caminetto in mattoni rossi, molto rustico. La cucina si trovava a destra di quest'ultimo, vicino alle scale che davano per il piano superiore. Un tavolo in legno con quattro sedie, era posto vicino alla porta e non troppo lontano dal camino. 

Mi piace questa casa “ pensò, facendo un'espressione contenta. 
- Dolce fanciulla, vogliate perdonare la mia mancanza a corte. Ma ero impegnato in un'ardua lotta contro un potente nemico, il campo di battaglia quest'oggi, mi ha portato fortuna. E' con grande onore, che ora le porgo i miei omaggi con questo regale banchetto! - Entrò in salotto teatralmente, esibendo due piatti belli fumanti e continuando a recitare parole ottocentesche. 
La ragazzina ridacchiò leggermente, estasiata.
- Vuole concedermi, ora, l'onore di questo pranzo? - Chiese inchinandosi e porgendo la mano come un gentiluomo ed aspettando una reazione, che non tardò tanto ad arrivare, perché lei gliela aveva prontamente afferrata, e tra sorrisi e piroette erano riusciti finalmente a sedersi a tavola.

- Madame, il pranzo è servito – Disse, ottenendo, come risposta, un altro sorriso. Era felice di vederla star meglio, voleva impegnarsi al massimo per aiutarla. 
Una volta osservato il piatto, la giovane si lasciò sfuggire uno sguardo stupito, accompagnato da una bocca leggermente spalancata per la sorpresa. Il piatto era invitante e non vedeva l'ora di poterlo mangiare, solo che non sapeva cosa ci fosse dentro. 
- Cosa sono? - Domandò, indicando il cibo con l'indice della mano. L'altro sorrise con tranquillità, per poi rispondere
- Si chiamano pancakes, assaggiali, sopra c'è la Nutella – Esordì, invitandola ad assaggiarli. La sua espressione, la sua bocca curvata in un piccolo sorriso, così rassicurante...
“Cavolo, quanto è bello! “ pensò tra sé e sé la piccola.
Ovviamente, fu costretta a ritrarre lo sguardo, divenendo rossa come un peperone.

Dopo un tempo interminabile, i due misero mano alle forchette e cominciarono a mangiare. Nessuno proferiva parola o alzava gli occhi dal piatto, quando, com'era solito fare il ragazzino, interrompé il silenzio. 
- Posso sapere il tuo nome? - La fissò con uno sguardo premuroso. Lei sussultò un momento, da tempo qualcuno non le chiedeva come si chiamasse... ed era una strana sensazione dirlo dopo tanto tempo. 
- Ecco... io... io mi chiamo A-Aly – Rispose tra un balbettio e l'altro.
- Aly?Che bel nome! - Ammise allegro. Ora, però, era lei a dover sapere il suo nome.
- E tu?Come ti chiami? - 

Colto alla sprovvista, fece un'espressione imbarazzata, grattandosi nervosamente la nuca.
- Io?Bé, mi chiamo Hao. Al tuo servizio – Ecco che le sue manie di protagonismo e di galateo prendevano il sopravvento. Tutto questo accompagnato da una risatina nervosa. I due, alla fine, si strinsero amichevolmente la mano, per poi riprendere a mangiare.
- Sai, ho pensato ad un soprannome perfetto per te! - La ragazzina inarcò un sopracciglio, curiosa di scoprire quale fosse.
- D'ora in poi, sarai Sakura! - Esclamò contento, facendo un'espressione saccente ed incominciando a gesticolare convulsamente.
- S- Sakura? - Ripeté lei con una faccia stranita, ma sempre con il sorriso.
- Sì, in giapponese significa “Fiore di ciliegio”. Sai, mi fa pensare un po' a te ed al tuo sorriso. - Disse dando la sua spiegazione, per poi abbassare lo sguardo ed aggiungere
- Perché tu, come il fiore di ciliegio, sei così pura e delicata ed il tuo sorriso è limpido e pulito, senza tracce di malignità. -
L'altra rimase sorpresa, lo trovava assolutamente bellissimo, sia per la spiegazione, ma soprattutto per come lo interpretava lui. Quel ragazzo era davvero dolce, grazie a lui stava recuperando la voglia di vivere e la fiducia in se stessa. Si alzò lentamente dalla sedia, per poi avvicinarsi al posto di Hao, il quale non ebbe nemmeno il tempo di emettere un fiato, che un piccolo bacio gli si era posato sulla guancia, facendolo arrossire. La bocca spalancata e il volto 
lievemente rosato. 
- Grazie, Hao... - Disse con voce flebile, dopo essersi staccata dalla sua guancia ed avergli sorriso calorosamente. 




Ỽ ỽ Ỿ ỿ

La notte era scesa, mentre i due nuovi coinquilini riposavano. Una luna argentata splendeva in cielo, illuminando la casa dall'oscurità della notte. La ragazzina aveva il sonno agitato, mentre si rigirava sul suo letto. Un'espressione spaventata dipinta in volto.
- Ora non c'è più nessuno a proteggerti, piccolo tesoro – Sghignazzò nel sogno, una figura maligna a tutti troppo conosciuta. Mentre la giovane era nella stessa posizione di quella volta... lui con il marchio fumante in mano. Spaventata cercava di ritrarsi, ma una forza opprimente la teneva a terra e poi lo stesso dolore scottante, già provato in passato, l'avvolse.
- Non puoi scappare da me. Non puoi. - Disse spietato. L'altra ancora con le lacrime agli occhi. Poi l'oscurità s'impossessò di lei, intrappolandola in una dimensione senza luce. Al centro di questa dimensione, c'era la piccola completamente tremante, avvolta su se stessa. Le apparvero, successivamente, tutti i suoi incubi peggiori... Moge-ko, il dottore, il loro capo e persino Jeff.
Loro ridevano malvagi e sadici nel vederla così sofferente e sottomessa.

- Aly-Kuun!Gioca con noi! - Esclamarono in coro, con dei ghigni inquietanti in volto.
- NO! - Urlò la sopraccitata, completamente disperata. 

Finalmente quell'incubo finì. Lei si svegliò di soprassalto, madida di sudore, con gli occhi rossi dal pianto. Il respiro in affanno. Si portò la coperta fin sotto il mento, cercando di dimenticare le loro voci...lo sguardo come andato in trans e la bocca tremante.
- ALY! - Urlò Hao, appena entrato in camera sua. L'aria preoccupata e il volto contratto in un'espressione allucinata.
- CHE TI SUCCEDE?! - Gridò lui preoccupato, cominciando a scuoterla violentemente. Ma la giovane aveva lo sguardo perso ed il sudore che le scendeva copioso dalla fronte, accompagnato dalle lacrime.
- Loro... S... C'erano tutti... e volevano... volevano giocare con me. - Sussurrò con voce flebile e balbettando parole senza tono o espressione. Subito il ragazzino capì e la avvolse in un abbraccio rassicurante. L'altra ritornò in sé e cominciò a singhiozzare, divorata dalla paura e dagli incubi.
- Loro non ci sono più, capito? Non ti faranno più del male. - Le giurò, stringendola possessivamente nelle sue braccia.
Di fronte al suo sguardo fiero ed a quel calore ricco di sicurezza che emanava, lei annuì convinta delle sue parole. Hao sorrise, mettendo la sua testa nell'incavo della spalla. Rimasero in quella posizione per un po', fino a quando...

- Non ti dispiace se, per questa notte, dormi con me?... - Chiese ancora un poco tremante. Era sicura che con lui sarebbe riuscita a non avere incubi. La sua più che una richiesta, era una supplica.
Di fronte a quel volto candido e spaventato ed a quegli occhi innocui, lui non poté resistere. I due si sdraiarono sul letto, la piccola rannicchiata su sé stessa e l'altro che l'abbracciava, dandole sicurezza. 

- Certo, che non mi dispiace – Rispose, accoccolandosi di più a lei, affondando la faccia nei suoi capelli.
Sentiva il suo respiro caldo sfiorarle il collo, solleticandola. 

- Del buio non devi aver paura mai. Se ci credi, la tua luce far risplendere, potrai. Anche se cadrai, sempre rialzarti dovrai.
Ci sono io con te, lo sai. Se insieme sarem, i cattivi sconfiggerem. Ora dormiamo, dai. L'oscurità non ti avvolge più, ormaii... - Iniziò a canticchiare, dandole sollievo. La sua voce melodiosa le rimbombava nelle orecchie, facendola rilassare.
Dopo che quella ninna nanna finì, Hao le schioccò un delicato bacio sulla fronte. 

- Buonanotte, Aly. - Augurò, prima di chiudere gli occhi.
- Buonanotte, Hao... - Disse mugugnando, prima di cadere insieme tra le braccia di Morfeo.



Ỽ ỽ Ỿ ỿ

Killua ora ascoltava la sua amica recitare quella melodia, provando un infinita serenità nel sentire quelle bellissime parole. In un certo senso, però, l'albino si sentiva inutile. L'autrice aveva passato tutto ciò e lui non le era stato accanto.
Diventò triste di botto, dandosi del patetico.
- Va tutto bene? - Sobbalzò a quella domanda, alzando lo sguardo e facendo un falso sorriso.
  - Sì, sì. Sta tranquilla – Solita risposta vaga di Killua quando era triste. Ormai lo conosceva meglio delle sue tasche, stessa cosa per lui, quando era triste lo poteva intuire subito. Sospirò, dando una pacca sulla spalla all'altro.
- Non va tutto bene, lo riconosco dal tuo sguardo. - Borbottò, mettendo il muso lungo. Lo Zaoldyeck cominciò a ridere nervosamente, per poi mettere un'espressione accigliata.
- Insomma... sono un po' geloso. Ha fatto tutto per te, mentre io sono stato inutile – Ammise, deluso di sé stesso, cominciando a grattarsi la testa.
- Non sarai geloso di Hao, spero. - Sospirò, purtroppo temeva di sapere la risposta.
- Sì, esatto. Proprio di lui. - Disse furioso, stringendo i pugni fino a farsi sbiancare le nocche. Si mise a ridacchiare, mettendosi una mano sulla bocca, divertita dalla cosa.
- Killua!C'è un motivo per cui sei il mio migliore amico. Tu riesci sempre a farmi sorridere, mi sostieni e mi stai accanto. Non potrebbe esistere amico migliore di te. - Esordì fiera, doveva essere orgogliosa e fortunata ad avere un amico così.
- Sul serio? - Domandò speranzoso, inarcando di poco il sopracciglio albino.
- Potrei mai mentirti? - Quel suo sguardo serio e sincero bastò a convincerlo. Non passò nemmeno un minuto, che lui cambiò subito umore.
- Bé, cambiando argomento... raccontami un po' di questo Hao – Disse, mettendo in mostra tutta la sua malizia in quel singolo momento. Lo sguardo perverso ed un sorrisetto beffardo in volto. Faceva davvero ridere.
- KILLUA!MA CHE RICHIESTE FAI?! - Urlò lei arrossendo di botto. Beccata... il ragazzo si mise a ridacchiare malevolo, avvicinandosi a lei ed incominciando a punzecchiarla sul ventre con degli allegri ed amichevoli pizzicotti.
- AH AH!TI HO BECCATA! A TE PIACE HAO! - Gridò vittorioso.
Mai lasciarsi sfuggire l'argomento “ragazzi” specialmente in presenza di un maschio.
- COSA VAI BLATERANDO?! A ME NON PIACE! - Sbraitò di rimando.
L'albino continuò a punzecchiarla, certo che a volte era proprio malizioso!
- AD ALY PIACE HAO!AD ALY PIACE HAO! - Ripeteva, esibendosi in scleri malvagi. Mentre puntava il dito contro di lei. Purtroppo l'autrice non resisté e gli saltò addosso, imprecandogli, in cento lingue diverse, contro. Per concludere gli tappò la bocca con strati di scotch e colla.
Non molto lontano da lì, c'erano quattro individui, ormai ripetuti e rivisti più volte, che guardavano la scena basiti. Il gruppetto era appostato su un albero ed osservavano i due amici giocherellare tra loro.
- Ah, il nostro piccolo giocattolo è cresciuto! - Disse euforica Moge-ko, accovacciandosi sul ramo di un abete
per vedere meglio la situazione.
- Puoi evitare di urlare a squarciagola o preferisci che ci scoprano? - Domandò irritato, Jeff. La sopraccitata lo guardò con la coda dell'occhio, per poi tornare a squadrare i due con aria sognante.
- Come sei noioso, cerca di divertirti anche tu! - esclamò esasperata. Esclamazione che venne completamente ignorata.
- Mi sorprende sia ancora viva, anzi, ora le occhiaie ed il volto pallido solcato dalla sofferenza è solo un lontano ricordo.
Strabiliante... - Esordì estasiato il dottore, sistemandosi gli occhiali. L'unico ancora che non aveva commentato sulla situazione era il loro capo, che se ne rimaneva in silenzio con sguardo pensieroso.
- Capo, che ne pensi se le facessimo una sorpresa?Anzi, perché non riprendercela! - Propose estasiata a quell'idea. Il povero Jeff roteò gli occhi, annoiato.
- Scema, dove hai la testa?Non è più una ragazzina ed ora è molto più forte! - Spiegò il killer, con faccia saccente.
Certo che a volte la sua compagna, era una demente completa.
- Scusa, Mr. So tutto io! Giuro, che un giorno ti taglio la testa e me l'appendo in camera! - Rispose con aria di sfida. L'altro perse la pazienza e brandì la sua amata arma, pronto a farla fuori
- Provaci, brutta mocciosa malriuscita! - Cominciò a gridare. Moge-ko cercò di resistere alla provocazione, stringendo i denti e cercando di non farsi venire manie omicide.
- Posso sconfiggerti come e quando voglio, brutto bastardo! - Il ragazzo non ce la fece più e partì all'attacco, solo che venne interrotto dal capo, che per tutta la conversazione non aveva aperto bocca.
- Ora, smettetela voi due!Datevi una calmata! - Li rimproverò con sguardo autoritario e tono glaciale. Due elementi che fecero ammutolire i due immediatamente, facendo abbassare loro il capo, sconfitti.
- Bene, che si fa? - Domandò il dottore curioso.
Tutti si voltarono verso quest'ultimo, Moge-ko già pronta con le sue manie perverse, e Jeff con lo sguardo serio.
- Direi di aspettare ancora un po', almeno fin quando non avrà raggiunto il suo massimo potenziale, dopo ce la riprenderemo e nulla potrà più separarmi da lei. - Spiegò.
Tutti non fecero un fiato, annuendo silenziosamente. La figura maligna camminò lungo il ramo dell'abete, per poi fermarsi ad osservare l'autrice. Si lasciò sfuggire un ghigno malefico, per poi aggiungere
- Ci rivedremo, mio piccolo tesoro, un giorno tu sarai di nuovo accanto a me e nulla potrà separarci. Sappi che quel giorno, non è lontano – Dopo aver detto questo, i quattro sparirono velocemente, così come erano apparsi...








Ỽ ỽ Ỿ ỿ






Angolo dell'Autrice
Ma ciao, amati lettori!^_^
Lettori:ECCOTI!*Cominciano ad inseguirla armata di motosega *
Lo so, non ho scusanti. Però, oggi festeggiamo lo speciale del 10° capitolo!Contenti?
Kuroro:il capitolo è leggermente più lungo.
Sono dieci pagine di Word, caro. Ma ci ho messo sangue, anima, corpo e tanti sacrifici per scriverlo. Spero ne siate soddisfatti!
Killua:e leggermente più malinconico e triste, ma leggermente eh
Pitou:io stavo per sentirmi male
Dovete sempre rinfacciarmi tutto, voi tre?
I sopraccitati:eh, sì V_V
No comment... -_-”
Comunque, grazie a tutte le ragazze che mi sostengono e recensiscono, senza i loro preziosi consigli e le belle parole,
assolutamente non meritate, che spendono per questa fic
Codeste(?) balde donzelle (? X 2) sono:
Zereffina/ tanto lo sapete che l'adoro, che ha messo la fic nelle preferite, ricordate e seguite!
Tessie e Marty, due dolci ragazze, che hanno messo la fic nelle preferite e seguite!
Ayumi Usagi, gentilissima cara, che l'ha messa nelle preferite e nelle seguite!
Altro ringraziamento a Chris e Delya che hanno messo la storia nelle preferite!
Per ultima, ma non meno importante, Chichi!Quest'ultima mi aiuta a migliorare e mi dà consigli preziosi, come Tessie e Chris :D
Grazie di tutto, davvero!
Spero che questo capitolo non sia stato troppo triste, ma tranquilli, la mia demenzialità è inesauribile. Quindi non disperate!
Alla prossima!
One kiss
Hao, Kuroro, Killua e Pitou
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > HunterxHunter / Vai alla pagina dell'autore: Hao Sakura