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Autore: Imbranata09    18/10/2016    7 recensioni
Dal capitolo 1^
Ho sempre creduto al colpo di fulmine. Quello che ti fa scoprire innamorata di una persona in pochi istanti. In quel momento in cui gli occhi di due innamorati si incontrano e non esiste più nulla intorno a loro. Non ci sono i problemi di lavoro, i colleghi impiccioni, i figli che strepitano per essere ascoltati, le bollette da pagare, … non esiste niente se non la persona amata.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Cap. 30°
"Fine di un'era"

 

Pov Bella
Giugno 2015

In questi giorni ci sono state numerose novità a casa Masen – Swan.
La prima è stata il rientro a casa di Emmet, da un paio di giorni e con lui è andata via la calma e l’ordine. Con Kate si sta dando da fare. Diciamo che stanno recuperando il mese di astinenza. Sono così chiassosi che anche  Erin si è svegliata nella notte, impaurita dal rumore persistente proveniente dalla loro camera ed è corsa in camera mia … nostra, mia e di Edward!
E questa è la seconda novità. Tre sere fa …. ho fatto sesso con Edward.  Nella sua camera d’albergo, mentre Kate si era gentilmente offerta di badare ad Erin! L’offerta era valida per la cena ma  abbiamo ripreso a parlare di quello che era uscito nella conversazione con Emmet. E, tra un ti amo e un mi manchi e torna a casa nostra, entrambi abbiamo allungato le mani. Le mie fisse sotto la sua tshirt, perché il torace di Edward è qualcosa di magnifico, anche al tatto. Mentre le sue mani sul mio sedere. Dice che gli fa venire continuamente voglia di suonarlo come un mandolino! Ed eravamo così presi dalla situazione da andare via di fretta dal ristorante, ancora prima di mangiare il dolce. Mentre Jack guidava con urgenza verso l’hotel, come richiesto dal suo capo, io chiamavo Kate e la pregavo di distrarre Erin fino al giorno dopo! Lei ha riso molto! E ci ha dato la sua benedizione a patto di raccontarle tutto al nostro rientro! Ed ha voluto veramente sapere tutto nei minimi particolari! Così come Emmet ha voluto sapere i particolari piccanti da Edward!
Anche noi avevamo molto da recuperare. Così da andare avanti tutta la notte… e il giorno dopo! E, quando ci siamo decisi ad uscire dall’albergo, ho preteso che lo lasciasse in maniera definitiva e si trasferisse a casa mia, cioè di Emmet! Erin è stata felice della novità. Le abbiamo spiegato che abbiamo intenzione di tornare a vivere insieme come una famiglia. E per  due giorni ha saltellato felice per tutta la casa. Non ha nulla della bambina che ho conosciuto quasi un anno fa. In questi giorni si è aperta anche al dialogo. Sembra meno timida del solito. O, forse, aveva solo paura di esprimere le sue opinioni. Quasi venisse sopraffatta.
La sua gioia era lo specchio della felicità di Emmet. Per la prima volta ho notato delle somiglianze fra i due. Erin ha ripreso dallo zio il lato giocoso e burlone che, certamente, non è una caratteristica di Edward.
Ho chiamato la mia famiglia. Dapprima James con il quale abbiamo pianto al telefono, chiedendomi perdono per il comportamento assunto per mesi. E subito dopo l’intera famiglia mi ha contattato. Ora passo metà della mia giornata a rispondere alle loro chiamate.  Vic chiama anche un paio di volte al giorno. Mi passa i bambini che sono quelli di cui più sento la nostalgia. Sento con la stessa frequenza Alice e mia madre. È lei che mi aggiorna sulla vita londinese e sulle nostre amicizie. James e Jasper mi chiamano dal lavoro, nelle pause caffè. Solo con mio padre la situazione è ancora tesa. Ci siamo sentiti una sola volta, mi ha chiesto come stessi e basta. Ma abbiamo lo stesso carattere e lo capisco: orgogliosi e testardi! Parleremo veramente solo in un confronto faccia a faccia. So che non mi chiederà mai scusa per il suo comportamento e non lo pretendo neanche. Ho fatto tesoro di quest’esperienza e ho fatto ammenda sui miei errori. Non scapperò mai più da una situazione spinosa ma ne parlerò e affronterò i problemi che di volta in volta si presenteranno.
In tutti noi, però, c’è la voglia di recuperare i mesi trascorsi in  silenzio. Non solo con Edward. Ci stiamo raccontando tutto quello che è avvenuto nelle nostre vite anche se io, finora, non sono stata del tutto sincera: non ho raccontato loro di essere incinta e ho pregato Edward e tutti i miei amici di non dire nulla. Non sono ancora pronta a rendere pubblica anche questa parte della mia vita.
Da un paio d’ore a questa parte, invece, Erin si nasconde da tutti noi.
E sì, perché Edward deve tornare a Boston per almeno 5 giorni ed Erin non ha intenzione di andarsene. Diciamo che non ha preso bene la notizia. Ha pianto, strillato e battuto i piedi a terra. Poi, quando si è resa conto che Edward non cedeva ai suoi ricatti, ha cominciato a nascondersi per casa. Pensando che se il padre non la trova non possono ripartire! Ora, mentre Edward raccoglie le sue cose, ha pensato bene di nascondersi sotto il grande letto di Em. L’abbiamo scovata quasi subito. Ha lasciato i piedini fuori dal nascondiglio! Ma le stiamo facendo credere che ci stiamo disperando per la sua scomparsa!
Mi dispiace per lei … ed un’idea l’avrei. Ma non so che ne pensa Edward e gliene voglio parlare in privato senza che la piccoletta possa sentire.
“Ti posso parlare?” mi guarda e  annuisce. Entro e chiudo la porta.
“Abbiamo detto che fra noi non ci devono essere più segreti e cose non dette. Per cui, devi parlare!” sorrido mentre si siede sul bordo del letto e mi trascina sulle sue gambe. Quanto mi mancherà in questi 5 giorni! Ritorno con la mente al motivo per cui l’ho distratto dalle valige e mi faccio seria.
“Perché non la lasci qui a San Francisco? Si tratta solo di pochi giorni  e pare che con me si trovi bene” sta per rispondermi quando sentiamo un urlo provenire dall’armadio.
“SIIIIIIIIIIIIII” abbiamo sbagliato: Erin non era nella camera di Emmet, ma nel nostro armadio. Non ci siamo proprio accorti che aveva cambiato nascondiglio. Bussa finchè non apriamo l’anta e la facciamo uscire.
“Uff! Che caldo li dentro! Era ora che mi trovaste” poi, corre dal padre e si fa prendere in braccio e congiunge le mani in segno di preghiera “per favore, fammi restare. Ti prometto che sarò buona buona. Mangerò tutto, anche le verdure e farò tutto quello che Bella, zio Em e zia Kate mi diranno. Andrò anche a letto presto la sera, senza fare i capricci” mi fa ridere perché Erin mette su anche il faccino speranzoso a cui Edward non sa assolutamente dire di no! Quello che  mi sorprende è che Edward non sembra avere problemi. Pensavo che fosse restio all’idea, ma è tranquillo. Mi fissa prima di rispondere alla figlia.
“Sei sicura? Tra lavoro e la gravidanza, Erin non sarà di troppo?” scuoto la testa.
“Con il ristorante ho chiuso e per la mostra posso fare le cose con calma. Quando sarò al magazzino la posso portare con me oppure potrà rimanere con Kate o Tanya” ma Erin scuote la testa.
“No, no. Vengo con te e ti aiuto!”ridiamo di Erin finché Edward non ci da il suo benestare. E lei è così felice che corre a dirlo agli zii, lasciandoci soli.
“Sei sicura? Chiamami per il minimo problema e ….”  Si sposta per prendere dei fogli dalla tasca della sua giacca e che mi passa subito dopo.
“Sono tue. Usale per ogni spesa, nessuno ti controllerà!” rido di cuore. Sono una carta di credito, un bancomat e le credenziali di un conto corrente bancario!
“Meno male. Pensavo mi avresti urlato contro! E resterà anche Mike con te. Fatevi accompagnare ovunque dobbiate andare” lo abbraccio e lo bacio.
“E’ ora di lasciarci il passato alle spalle e ricominciare” annuisce mentre le sue mani finiscono sui miei fianchi. Stiamo approfondendo la conoscenza quando Kate entra in stanza.
“Ancora appiccicati! Che palle! Comunque, Bella che vuoi per cena? Vado a fare la spesa”
“No, se Erin rimane qui, posso ripartire anche sul tardi. E ne approfitto per invitarvi tutti a cena fuori. Che ne dite?” l’idea piace a tutti.
E, dopo una cena con la famiglia Denali al completo, fra chiacchiere e risate, Edward è ripartito. Non è stato facile lasciarlo andare. Per un mese, tra alti e bassi, l’ho avuto sempre intorno. E mi faceva piacere sentire i suoi occhi costantemente su di me. Mi mancherà anche se mi ha lasciato una parte molto importante di se,  sua figlia!
Pov Edward
Giugno 2015
Nove mattine che mi sveglio senza la mia moglie accanto e sto boccheggiando! Il lavoro arretrato che ho trovato sulla scrivania mi ha obbligato a rimanere in ufficio anche l’ultimo weekend e, conseguentemente ho dovuto rinunciare all’idea di tornare a San Francisco.
Sento di continuo le mie donne. Erin ha imparato ad usare lo smartphone di Bella e mi chiama spesso. Oppure mi invia i loro selfie su whatsapp dai quali, noto, si stanno divertendo. La stessa notizia mi arriva da Emmet. Mi racconta delle loro serate passate sul molo a mangiare pesce e delle passeggiate pomeridiane, quando fa più caldo, per gustare i gelati di cui entrambe sono ghiotte.
I miei pensieri vengono distratti dallo squillo del telefonino e, come previsto, è il nome di Bella a lampeggiare sul display.
“Buongiorno, Amore mio!” penso sia Bella ma, come al solito, sbaglio.
“Papino sono io! Bella mi sta preparando il te per colazione! Oggi niente latte perché questa notte sono stata male. Ho avuto  taaantooooo mal di pancia” la notizia mi mette in allarme e mi metto seduto sul letto per ascoltare bene.
“Perché? Cosa è successo?” la sento ridere.
“Papi, quei gamberoni erano prooooprio buoni e non potevo lasciarli andare via! “ scuoto la testa e capisco che mia figlia ha avuto solo una indigestione.
“Ok, ma non stai esagerando con i gamberoni? Quando si esagera anche le cose più sane fanno male!”
“No,no papi! Una sera mangio i gamberoni e l’altra la zuppa di granchio!” mia figlia sta diventando una peste e, anche se la cosa mi fa piacere, mi preoccupo.
“Amore, mi passi Bella? Noi ci sentiamo più tardi!” la sento scappare in cucina e sento la loro conversazione.
Ti vuole papi!
Ma hai chiamato tu? Perché non ho sentito il telefono squillare!” sento ridacchiare mia figlia e uno scrocchio di bacio.
Ho sentito che si era svegliato e ho chiamato!” adesso ridono entrambe.
“Ciao Edward!”
“Ciao, Amore. Che è successo ad Erin? Perché il te?” Bella mi ridacchia mentre risponde.
“Perché la signorina, ieri sera ha mangiato due piatti di gamberoni e Mark, capito che ne va pazza, ha abbondato. Dopo cena, Em l’ha portata a prendere il gelato al molo senza sapere che l’aveva già mangiato nel pomeriggio. Diciamo che ha omesso questo particolare. Stanotte è stato un continuo al bagno. Ma stai tranquillo che si è già ripresa. Solo per precauzione non le ho dato il latte” capisco che, malgrado il caos, è tutto tranquillo.
“Va bene. Tu come stai? Il bambino continua ad agitarsi molto?”  la sento sospirare.
“Di continuo ed ho un forte mal di schiena. Prima che me lo chiedi ho già contattato la dottoressa e dice che è normale con l’aumento del peso. Comunque domani ho la visita di controllo”
“Perfetto, potrò esserci anche io. Parto per l’ora di pranzo e stasera ti riempio di massaggi!” ridiamo.
“Che giornata si prospetta oggi?” ho preso l’abitudine di raccontare tutto a Bella e lei fa altrettanto con me. Non le ho nascosto i problemi aziendali dovuti all’ingerenza di Rosalie e mia madre. Ed è consapevole che Irina soggiorna ancora a casa dei miei.
“Ho indetto una riunione del consiglio. Dovrebbe esserci anche Emmet ma, pare, delegherà. Ma non ho idea da chi sarà rappresentato”
“Non mi ha detto niente. Se vuoi chiedo”
“Lascia perdere. Se non si fida ancora di me non posso fare nulla!”
“Non ti arrabbiare. Non ne vale la pena. Prima o poi capiranno che sei un capo esemplare”
“Lo spero o me ne andrò. L’idea di creare qualcosa di mio da poter lasciare ai miei figli mi sta intrigando molto. Comunque oggi chiederò ufficialmente la nomina ad amministratore delegato e vediamo che ne viene fuori”
“Fammi sapere se ci sono novità. In bocca al lupo”
“Crepi! Ciao Amore e non ti stancare troppo”
Un’ora dopo sono nel mio ufficio a controllare gli ultimi dati prima che la riunione abbia inizio. Ci tengo a che tutto vada secondo i piani. Voglio uscire da questo palazzo, oggi, con la nomina ad amministratore delegato. Penso di meritarlo dopo tanti anni passati tra queste pareti, a qualsiasi ora della giornata e senza quasi pensare a me stesso. È anche per Bella e i miei figli che voglio raggiungere il traguardo, perché voglio che siano orgogliosi di me.
Ed ho preso le mie contromisure nel caso in cui le cose non andranno come spero.
“Edward, sono tutti in sala riunioni. Manchi solo tu” dall’interfono Jennifer mi annuncia che devo andare e, dopo un breve sospiro, mi alzo e raggiungo la sala riunioni. Mia madre e Rosalie sono già accomodate. Emmet, come da previsione, non è presente. Oltre noi della famiglia ci sono l’avvocato della società, Jacob Blake e il vice presidente, Brian Elliott. Entrambi sono stimati professionisti che hanno tutta la mia fiducia. La mia assistente sta finendo di distribuire le cartelline con tutte le informazioni necessarie per l’approvazione del bilancio consuntivo.
“Edward, ben arrivato. Ho saputo che bisogna farti le congratulazioni. Stai per diventare nuovamente padre!” Brian è stato sempre un fervente sostenitore di Bella e, pur sapendo dei nostri problemi, mi ha sempre invitato a non demordere e non andare avanti con i progetti di divorzio.
“Sono io che devo ringraziarti, Brian. Sai che il tuo appoggio è stato fondamentale per me” e, dopo una stretta di mano degna di uomini d’onore (!) ci accomodiamo ed è subito mia sorella ad entrare nel vivo della riunione.
“Jacob, mio fratello Emmet non si è presentato. Chi ha delegato?” la sua domanda mi fa capire che neanche loro sono a conoscenza delle intenzioni di mio fratello.
“Si, tuo fratello due giorni fa ha fatto pervenire al mio studio una procura a rappresentarlo per tutte le questioni aziendali, sottoscritta davanti un notaio di San Francisco. È una procura generale che lascia il più ampio potere decisionale al procuratore. Comprese le operazioni straordinarie quali, solo a titolo di esempio, la vendita della società” rifletto sulle parole di Jacob e sul fatto che Emmet ha, in pratica, deciso di non interessarsi più delle questioni di famiglia.
“Inoltre, a margine della procura, ha auspicato che il consiglio di amministrazione nomini, in data odierna, Edward amministratore delegato” spalanco gli occhi mentre Rosalie emette un verso contrario all’idea.
“Lo ringrazierò appena terminato l’incontro. È un grande gesto di fiducia da parte sua” annuiscono tutti.
“Va bene, andiamo avanti. Chi ha nominato Emmet?” a questo punto Jacob mi guarda.
“Ha stabilito che sia Edward a rappresentarlo. Quindi, a conti fatti, da questo momento in poi Edward ha il controllo sulla metà del patrimonio aziendale. E, secondo lo statuto, per le operazioni di ordinaria amministrazione ha il potere di decidere in autonomia. Dovrà convocare il consiglio di amministrazione solo per le operazioni straordinarie” sono sorpreso dalle novità, tutte positive, che stanno venendo fuori da questo incontro. Mi passa la procura di Emmet e la leggo mentre Brian inforca gli occhiali e  prende la parola.
“Stando alla novità per il bilancio non occorre più l’approvazione del cda. Lo approva Edward con una propria delibera. Stessa cosa per il secondo e terzo punto all’ordine del giorno. Rispettivamente la ratifica dell’accordo con i francesi per l’acquisizione dello stabilimento La Roche e l’accordo raggiunto con l’amministrazione comunale per la realizzazione del centro commerciale alle porte della città” annuiamo tutti.
“In pratica io come pure mia madre siamo del tutto inutili qui! Dovrò ringraziare Emmet per questo regalo!” la stizza di Rosalie è evidente.
È questo il momento per avanzare le mie richieste.
“Visto che siamo in argomento, vorrei chiedere al cda la nomina ad amministratore delegato. Lo trovo un atto dovuto perché sono anni che mi occupo da solo dell’azienda con il solo supporto dei professionisti qui presenti, Jacob e Brian, mentre nessun altro membro della famiglia ha mai messo mani nelle carte e negli atti. Inoltre, se posso decidere sulla gestione ordinaria in piena autonomia e visto che conosco quest’azienda meglio di chiunque e nessuno ha intenzione di venderla, sono pochi gli atti su cui non avrei decisione finale” ho finito la mia arringa. Jacob e Brian hanno annuito mentre parlavo. Peccato non abbiamo diritto di voto.
“Edward, non mi sento di darti il mio voto. Avresti il potere su tutto. Non lavorerò nell’azienda ma questa è anche il futuro di mia figlia. Non voglio che parta svantaggiata rispetto ad Erin o a quello che verrà” fisso mia sorella.
“Rosalie, non stiamo parlando dei nostri figli. Ma di me che mi sto spaccando per l’azienda da anni. Voglio il giusto riconoscimento per quello che ho fatto” comincio ad alterarmi e tutti se ne accorgono.
“Stiamo calmi. Rosalie, nominando Edward non cambia nulla nell’assetto proprietario. Avrai sempre il 25% del capitale. Inoltre, la nomina di un amministratore delegato sarebbe di garanzia per i mercati. L’azienda oramai ha raggiunto una dimensione internazionale. Ha oltre 20.000 dipendenti. Cosa inimmaginabile ai tempi di Thomas. Dovremmo riconoscerne il merito ad Edward”
“Jacob, mi spiace, non cambio idea” Rosalie fissa mia madre. E lo faccio anche io. Sa quanto ci tengo a questa nomina. È stata lei a spingermi ad occuparmi degli affari di famiglia e non può non appoggiarmi.
“Signora Masen il suo voto è decisivo. Edward ha due voti e Rosalie uno solo. Se appoggia la mozione di suo figlio la società avrà il suo amministratore delegato. Se appoggia la decisione di Rosalie e, considerato che in caso di parità, il suo voto vale doppio, le decisioni di straordinaria amministrazione rimarranno in capo al cda” adesso ha tutti gli occhi addosso. Sapevo che il voto di mia madre, da statuto, vale più degli altri. È una forma di garanzia che aveva stabilito mio padre nel caso lui venisse a mancare. Ma, finora, non se n’è mai avvalsa.
“Ancora una volta mi trovo ad essere l’ago della bilancia fra i miei figli. E quello che mi preme è difendere l’unità della famiglia. In questo momento sia Edward che Emmet hanno fatto scelte di vita particolari. Uno si è sposato con una donna che neanche conoscevo. L’altro è andato via di casa da mesi e, se non fosse stato per l’incidente, non ne sapremmo niente. Non siete stabili. Mi spiace” fisso mia madre scioccato. Non può voler dire sul serio.
“Mamma, stai scherzando?” scuote la testa.
“No, Edward. Appoggio Rosalie. Hai la procura di Emmet e puoi prendere in autonomia la maggior parte delle decisioni. Ma non mi sento di andare oltre”
“Signora Masen mi permetta di sottolineare che, aldilà del potere decisionale, è il giusto riconoscimento dell’ottimo e irreprensibile lavoro svolto da Edward per anni. Non ha mai preso ferie o mancato un appuntamento. È diventato un uomo d’affari rispettato ovunque” Brian ancora una volta si batte per me. Ma scuoto la testa.
“Brian, basta cosi. È finita.  Ancora una volta sono stato tradito dalla mia famiglia. Mamma, se la pensi così è giusto che io mi faccia da parte. Per cui rassegno le dimissioni da tutte le cariche aziendali e …”
“Edward non puoi parlare sul serio! Prenditi un paio di giorni per riflettere e riconvochiamo il consiglio per lunedì mattina” mi alzo contrario all’idea di Jacob e mi affaccio alla finestra.
“Questo è un ricatto bello e buono, Edward” le parole di mia sorella mi arrivano ovattate. In realtà sto già pensando al mio futuro.
“No, Jacob. Fra un paio d’ore parto per San Francisco” Brian si affretta a venirmi vicino e parlarmi sottovoce. Ma nulla di quello che mi dice potrà mai sconfiggere l’amarezza di questo momento.
“Signore, sapete che con l’allontanamento di Edward le azioni societarie cadranno a picco? È lui l’azienda. Elisabeth, è stato tuo figlio a ridare lustro all’azienda dopo lo scandalo di Thomas. Sei pronta a vivere nuovamente sotto l’occhio del ciclone? Perché questo succederà non appena la notizia sarà resa pubblica. Per cui vi suggerisco di ritornare sui vostri passi” ma nessuno delle due intende fare retromarcia.
“Potrebbe subentrare Emmet?” scoppio a ridere alla proposta di Rosalie. Tutti vanno bene, ma non io!
“Stiamo raggiungendo il ridicolo. Mi spiace per Emmet ma non sarebbero molti i partner disposti a lavorare con lui!” dopo le voci di droga e alcool che per anni lo hanno accompagnato, ancora nessuno si fida di lui.
“Subentro io!” fisso Rosalie per quello che ha detto e un ghigno si forma sul mio viso.
“Perfetto! Puoi chiedere a Jennifer il planning settimanale. Sei attesa a New York lunedì mattina e a Melbourne da martedì in poi! Entro un’ora avrai l’ufficio libero. Oggi sarà l’ultima volta che utilizzo il jet aziendale” e mi rivolgo verso i miei più stretti collaboratori.
“Brian, Jacob. Grazie di tutto. Per tutti questi anni passati insieme, gomito a gomito. Per tutte le volte che mi avete supportato e spronato a fare meglio” li abbraccio e li ringrazio veramente.
“Elisabeth, ho lavorato con suo marito e questo non lo avrebbe mai permesso. Ritorni sui suoi passi” Jacob sta ancora cercando di far ragionare mia madre quando sono ormai fuori della stanza.
Entro nel mio ufficio e mi siedo alla poltrona. Mi guardo intorno e penso a quello che devo fare. In realtà avevo previsto questa possibilità, era remota nella mia testa ma poteva verificarci.
Mando una mail a tutti i dipendenti della sede e a tutte le filiali. Li ringrazio personalmente per il lavoro svolto per me e li invito a fare sempre del loro meglio. Per alcuni di loro ho firmato l’accredito di piccoli bonus. Ed invio anche un comunicato stampa alle principali agenzie di informazioni internazionali. Poi, chiamo Jennifer che si presenta veloce.
“E’ l’ultimo giorno che lavoriamo insieme” spalanca gli occhi. Pensa di essere licenziata e le sorrido.
“Sono io che vado via!” la vedo sgomenta.
“Jen, grazie per tutti questi anni in cui mi hai sopportato! Sei stata un’ottima assistente e non me ne dimenticherò” la abbraccio mentre lei scoppia a piangere. Capisce subito il motivo e non mi dice nient’altro.
“Che intenzione hai per il futuro?” è Jacob a chiedermelo entrando nel mio quasi ex ufficio mentre Jennifer esce.
“Voglio creare qualcosa di mio da lasciare ai miei figli. Non so se qui o altrove”
“Tienimi aggiornato. Voglio continuare a lavorare con te!” e lo abbraccio prima di andare definitivamente via.
La malinconia e la tristezza che provo mentre mi accingo a lasciare quello che per anni è stata la mia seconda casa vengono in parte mitigate dai tanti collaboratori che si affacciano dai propri uffici per salutarmi e comunicarmi che sono sconcertati dalla notizia.
E, come si dice, per ogni porta che si chiude, si apre un portone. 
  
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