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Autore: valeria78    19/10/2016    0 recensioni
Regina è una professoressa di letteratura dai modi freddi e distaccati. Emma è una studentessa sognatrice che ama la poesia e vuol diventare giornalista. Dal loro incontro, tra i banchi dell'Università di Boston, nasce una storia d'amore che va oltre ogni barriera, capace di superare ogni ostacolo che la vita porrà loro dinanzi.
Genere: Drammatico, Erotico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ciao!!! Nuovo capitolo :).

 

CAPITOLO SETTE

Nelle settimane successive tutto filò piuttosto tranquillo, si avvicinavano gli esami di fine corso ed Emma stava studiando in maniera disperata.

“Ricorda che verso di te non avrò alcun riguardo” le disse Regina con tono deciso, mentre passeggiavano nei pressi del porto. Era il tramonto e le luci dei grattacieli e dei lampioni si riflettevano nelle acque del mare creando un gioco di colori azzurro, giallo e arancio.

“Lo so Regina e non te lo chiederei mai”.

“Anzi, se possibile sarò più inflessibile con te, mi aspetto che tu faccia un esame impeccabile, Swan” e si girò per guardare la sua compagna.

Emma assunse un’aria offesa: “Come siamo dure, professoressa Mills” e si morse il labbro suscitando il sorriso della mora. Regina le dette una leggera spinta fino a farle toccare la balaustra con il fondoschiena, cingendole i fianchi con le mani e alzando gli occhi al cielo. “Mi farai impazzire” disse.

Emma rispose sorridendo a quel viso che si era illuminato di gioia: “È il mio compito, sì” e cinse a sua volta i fianchi della mora.

Le due si guardarono negli occhi, si avvicinarono e unirono le loro labbra in un bacio prima dolce, poi passionale.

 

**************

Emma uscì dalla stanza della professoressa Mills e corse incontro a Mary Margaret: “Ho preso il massimo” disse abbracciando la moretta che rispose con un sorriso e un urlo di gioia.

Le due ragazze si stinsero le mani attirando l’attenzione degli altri studenti che stavano aspettando il loro turno per dare l’esame di letteratura.

“Ci credo ha preso il massimo, le avrà fatto qualche servizietto” disse un ragazzo incrociando le braccia. Altri risero.

Emma si girò verso di lui.

“Sappiamo tutti che alla professoressa Mills piacciono le tette” continuò.

“Già, la prossima volta mi travesto da ragazza e apro le gambe davanti a lei, sono sicuro che pure io prenderò il massimo” disse un altro sollevando altre risate.

La bionda fulminò i giovani con lo sguardo.

“Emma” sussurrò Mary Margaret afferrandola per un braccio.

“Sì, hai ragione – disse la bionda mentre il fuoco divampava nei suoi occhi – non ne vale la pena”.

“Chissà quante sono passate tra le sue gambe, non crederai mica di essere la sola” continuò un altro. A quel punto Emma non ci vide più dalla rabbia. Si girò liberandosi dalla stretta di Mary e si gettò addosso al ragazzo che aveva parlato per ultimo facendolo cadere a terra.

“Non ti permetto di parlare così!”.

Mary Margaret si portò le mani al viso, spaventata. Tutto intorno accorsero altri alunni. A quel fracasso Regina uscì dalla sua stanza e così fece anche il preside Gold.

“Emma!” urlò la mora, vedendo la giovane distesa sopra al ragazzo e intenta a strattonarlo.

Sopraggiunsero altri due professori che presero la bionda per le spalle tirandola su e allontanandola dal ragazzo. La giovane aveva un graffio sulla guancia, il ragazzo un occhio rosso.

“Ringrazia il cielo che mi hanno fermato, non saresti tornato a casa!” urlò Emma sempre più in collera.

Il ragazzo sorrise, asciugandosi il labbro sanguinante.

La folla si disperse. Emma venne fatta sedere nello studio della professoressa sotto lo sguardo preoccupato di Mary Margaret e Regina.

“Sto bene, sto bene” disse Emma mentre la prof le porgeva del ghiaccio avvolto in un fazzoletto.

Regina le si sedette di fronte cercando di valutare i segni che la bionda aveva sul viso. Emma alzò lo sguardo verso la donna.

“Mi dispiace” disse.

Regina scosse la testa e guardò la nipote poggiata alla scrivania.

Era evidente che Mary Margaret fosse al corrente del legame che univa la zia a Emma, sicuramente Regina l’aveva informata.

“Solo non ci ho visto più, stavano dicendo delle cose orribili su di te” disse la bionda.

“Emma non ha fatto nulla di male” la spalleggiò l’amica.

“Lo so ragazze, lo so” disse Regina sospirando. “Mi aspettavo che prima o poi sarebbe successo. Non desideravano altro che far scoppiare questa bomba”.

La bionda avvicinò il ghiaccio alla guancia: “Non mi farò intimidire da quelle persone”.

Qualcuno bussò alla porta, Gold comparve sulla soglia e fece cenno alla prof di seguirlo. L’uomo lanciò un’occhiata di rimprovero a Emma. Non appena la porta si richiuse, la bionda sprofondò nella sedia.

“Cosa può succedere adesso?” chiese.

“Molto probabilmente ti sospenderanno” rispose Mary.

“Ma a Regina non succederà niente, vero?”.  

Margaret scosse il capo: “No, a lei no”.

Emma sospirò: “Meno male”.

 

****************

“La signorina Swan si è solo difesa!” urlò la prof guardando Gold.

“Regina, il regolamento parla chiaro, non sono ammesse risse all’interno dell’Università. Emma Swan verrà sospesa” disse il preside.

La mora sospirò.

“Lo sapevamo entrambi che sarebbe andata così, te la sei cercata professoressa Mills”.

La donna stinse i pugni.

“Chi è causa del suo mal pianga se stesso”.

“Oh risparmiami la sfilza di proverbi” disse Regina storcendo la bocca.

“Come vuoi – rispose calmo Gold – ma la sospensione è già in atto così come quella dell’altro studente. Ovviamente anche gli altri ragazzi verranno sospesi, dato che hanno offeso apertamente una professoressa”.

La mora si morse il labbro, il suo volto era molto preoccupato.

“Bene, se non c’è altro, è meglio che torni ai tuoi esami” disse Gold e invitò la donna a uscire.

Regina si chiuse la porta alle spalle, attraversò il corridoio a grandi falcate, si fece largo tra gli studenti che attendevano di sostenere l’esame e, con volto torvo, entrò nella sua stanza sbattendo la porta.

“Ora sono cacchi nostri” sussurrò un ragazzo.

 

***********************************

Regina aveva volontariamente evitato di rispondere a sua madre per tutta la mattina. Cora aveva provato a chiamarla al cellulare varie volte. Era il suo giorno libero, il primo dopo due settimane dalla rissa all’Università, e la mora stava passeggiando insieme a Henry per le vie del centro di Boston. Per l’ennesima volta il cellulare squillò, la prof esaminò il nome di sua madre che lampeggiava sul display del telefono, fece un sospiro e accettò la chiamata.

“Madre” disse fingendo di essere felice di sentirla.

“Regina è tutta la mattina che ti chiamo, perché non rispondi”.

“Sono con Henry, mamma, sono piena di borse ed eravamo finora in un posto dove non c’era campo”, guardò suo figlio che divertito sghignazzava per le bugie che raccontava la donna.

“Usi sempre le stesse scuse, Regina, dovresti inventarne di nuove, potresti farti aiutare da quella Emma Swan”.

La mora sospirò: “Quella Swan?”.

“Dobbiamo parlare, stasera sei invitata a casa mia, alle otto. Dai un bacio al bambino da parte mia!”.

“E se avessi da far…” la conversazione si interruppe.

Regina guardò il cellulare furiosa, era sempre così con sua madre: Cora dettava le regole e lei doveva solo ubbidire.

“Mamma, era la nonna?” chiese il bambino.

“Sì, ti manda un bacio” rispose pensierosa. Sapeva cosa le sarebbe aspettato quella sera, una ramanzina con i fiocchi. Cora era bravissima a intromettersi nella vita di sua figlia, criticando ogni sua scelta. Era invadente e molto pericolosa quando ci si metteva.

Regina stava pensando a queste cose quando passò davanti a una vetrina e vide un piccolo ciondolo con l’immagine di un cigno, quello bastò per farle dimenticare all’istante sua madre.

Sorrise compiaciuta ed entrò nel negozio insieme al bambino.

Quando uscì teneva una piccola busta di colore nero in mano.

“Evviva, mamma, abbiamo comprato un regalo a Emma!” disse saltellando Henry.

Un messaggio arrivò sul cellulare della donna che sobbalzò all’idea che potesse essere ancora sua madre, ma quando vide il nome di Emma, si rilassò.

Cosa fa la mia Regina?

La mora sorrise.

Sta aspettando che arrivi la sua principessa azzurra, ma sta tardando, forse dovrebbe cercare altrove ;)

La principessa azzurra è impegnata in una noiosissima lezione di storia, ma vorrebbe tanto prendere il suo cavallo bianco e venire a dare alla Regina il bacio del vero amore.

Regina rise divertita per quello scambio di messaggi. Prima che la donna potesse rispondere Emma le inviò un altro sms.

La principessa azzurra è stata appena ripresa dalla prof di storia perché stava scrivendo un sms alla sua donna :D

Regina scosse la testa.

Non fare altri danni, Swan… due settimane di sospensione sono state più che sufficienti…

Emma leggeva i messaggi tenendo il cellulare tra le gambe e sorrideva divertita. Stava per rispondere quando arrivò un nuovo messaggio

Ti ho comprato una cosa J 

La bionda alzò le sopracciglia meravigliata.

Davvero? Cosa?

Se te lo dico poi dovrò ucciderti J

Morirei volentieri per te!

Esagerata, e poi io ti VOGLIO tutta intera.

Ora sono curiosa.

Tieni a freno la tua curiosità e torna a studiare. Ci sentiamo più tardi. Un bacio

Un bacio J

 

“Mamma ma andiamo?” disse Henry tirandole il lembo del cappotto.

Regina si destò come da un sonno. “Hai ragione, piccolo, scusami”.

“Stavi messaggiando con Emma?”.

“Sì, come lo hai capito?”.

“Perché il tuo volto si illumina sempre quando parli con lei”.

Regina accarezzò il volto del bambino, lo prese per mano e insieme si diressero verso il ristorante in cui avrebbero pranzato.

 

**************

“Tra quanto devi essere da tua madre?” chiese Emma poggiando il gomito accanto a Regina e girandosi verso di lei mentre la mora osservava il soffitto, persa in chissà quali pensieri. La bionda le regalò un bacio sulla guancia riuscendo così a strappare l’attenzione della prof che la guardò, ponendosi un braccio sotto la testa.

“Due ore e mezzo” sospirò, sollevando il lenzuolo fin sotto il mento.

“Stai bene?”.

La donna guardò Emma negli occhi e annuì, quest’ultima poggiò la testa sulla spalla di Regina e le pose il braccio sul ventre.

“So già cosa mi dirà” disse la prof.

“Tua madre ha uno strano potere su di te. Credo sia l’unica a farti questo effetto”.

“Che effetto?” domandò Regina accarezzando i capelli della bionda.

“Paura, terrore eccessivo”.

“Già, è proprio così”, poi la mora si girò per guardare Emma.

“Parlami dei tuoi genitori”.

“Cosa vuoi sapere?”.

Regina scosse la testa: “Quello che vuoi, non mi hai mai detto niente di loro, insomma, mi hai raccontato che ti hanno abbandonata quando eri ancora in fasce e che sei passata da una casa famiglia all’altra, ma non mi hai mai detto se li hai cercati o se sai dove vivono, cosa fanno”.

“A 15 anni, la prima volta che sono scappata dalla casa famiglia che mi ospitava, sono andata a cercare mia madre. Scassinai l’armadietto del direttore e riuscii a trovare la mia cartella, con il nome della mamma e l’indirizzo”.

“Davvero?” chiese meravigliata Regina. “Oh che teppistella” scherzò.

Emma sorrise: “Ho fatto anche di peggio, non sono orgogliosa del mio passato, Regina, comunque quando arrivai alla casa, era abbandonata” e sospirò.

“Non hai più tentato?”.

“No” disse la giovane donna.

“Ecco perché ti dico Regina, che sebbene tua madre cerchi di imporre sempre la sua autorità, tu almeno l’hai al tuo fianco”.

La mora corrugò la fronte notando l’espressione triste della sua compagna.

“Vieni qui” le sussurrò abbracciandola tra le lenzuola del suo letto matrimoniale, mentre fuori cominciava a imbrunire.

“Io ho te adesso” disse la mora.

“Sì. E io ho te” sussurrò Emma. “La più sexy e attraente donna che ogni uomo possa mai desiderare”.

Regina alzò il sopracciglio.

“E visto che abbiamo ancora…” la bionda guardò l’orologio, “due ore… intendo sfruttarle proprio con questa bomba del sesso!”. Cominciò a fare il solletico alla donna che rispose ridendo senza ritegno. Emma baciò Regina sulle labbra e la donna ricambiò, poi i loro corpi si unirono ancora una volta.

 

***********

Regina arrivò da sua madre puntuale alle 20. Suonò il campanello della grande villa circondata da un immenso giardino e un maggiordomo le aprì la porta.

“Buonasera Regina”.

“Salve Archie”.

Il maggiordomo lasciò che la donna entrasse nella grande casa della madre. La mora gli affidò il cappotto e si incamminò in direzione della sala da pranzo. Tutto in quella casa era terribilmente enorme.

“Madre, non sei stufa di vivere da sola in questa casa che sembra un castello?” chiese la figlia facendo il suo ingresso nel soggiorno.

“Regina!”, Cora andò incontro alla figlia con le braccia aperte. Le due si scambiarono due baci sulle guance.

“Salve mamma, come stai?”.

“Bene grazie”, Cora squadrò la donna dall’alto in basso. “Devo ammettere che quella Emma Swan ti fa proprio bene, sei meravigliosa”.

Regina aprì la bocca per replicare, ma la madre si girò dando le spalle alla figlia e chiamò il cameriere: “Possiamo procedere con la cena, August”.

Le due donne si posizionarono a sedere l’una di fronte all’altra, venne servito l’antipasto. August versò del vino bianco nei bicchieri di madre e figlia, fece un inchino e si ritirò.

“Allora madre – disse Regina alzando il bicchiere – facciamo un brindisi?”.

Cora annuì: “Certo tesoro a cosa vuoi brindare?”.

La mora si schiarì la voce: “Brindo a quella Emma Swan!”.

Gli occhi della madre fulminarono la figlia.

“Regina” disse Cora riponendo il bicchiere sul tavolo, mentre la mora bevve. “Mi spieghi cosa ti salta in mente?”.

“Madre…”.

“Prenderti una cotta per una studentessa – abbozzò un sorriso tirato – non so se ridere o se piangere. Mio Dio, vuoi davvero buttare all’aria tutto il duro lavoro che hai fatto finora per una storia che durerà sì e no qualche mese?”.

Regina fu assalita dalla voglia di scaraventare il bicchiere a terra, ma si controllò e lo depose sul tavolo.

“Sappiamo benissimo che si tratta di una semplice infatuazione da parte di questa Swam, Swan o come si chiama, e cosa ti resterà quando ti verrà a dire che ne ha abbastanza di te? Ti stai giocando la carriera”.

August sopraggiunse con il vassoio contenente un fumante riso allo zafferano, lo servì sotto gli occhi attenti di Cora e poi se ne andò.

“Sappiamo bene che tra un anno Gold andrà in pensione e quel posto sarà tuo!”.

Regina ascoltava la madre senza batter ciglio.

“Vuoi che ti buttino fuori dalla scuola per una relazione con una studentessa?”.

“Mamma, capisco che ti stai preoccupando per me, ma non ce n’è motivo, sono abbastanza grande per…”.

“Sei un’incosciente!” urlò la donna.

Regina sobbalzò.

“Non sei abbastanza grande per niente Regina Mills. Devi ascoltare tua madre”.

La mora rise forzatamente: “Devo? Oh madre cara, io non ti devo proprio niente. Ti ringrazierò sempre per avermi allevata, cresciuta e per non avermi fatto mancare niente, ma nell’istante in cui io ho preso la porta, sono uscita di casa, ho ottenuto un lavoro e uno stipendio, tu hai perduto ogni diritto su di me”.

Si fece avanti con il busto e sfidò Cora che sospirò debolmente.

“Come vuoi” sussurrò la madre e riprese a mangiare.

La mora abbassò lo sguardo cercando di trattenere le lacrime che prepotentemente volevano scendere lungo le sue guance.

La cena proseguì nel più completo silenzio. Venne servito il secondo e il dolce, non appena finito di mangiare Regina posò il cucchiaio accanto al piatto.

“È tutto madre?”.

Cora si limitò ad alzare la mano: “Fa come vuoi Regina, ma non venire a piangere da me quando ti renderai conto del grave errore che hai commesso”.

Regina si alzò dal tavolo: “Arrivederci mamma, grazie per la cena” disse. Salutò August e Archie che le restituì il cappotto e poi uscì nel fresco di una sera di metà maggio, si asciugò le lacrime e si diresse verso la macchina. Chiuso lo sportello, pianse amaramente poggiando la testa sul volante. In quel momento desiderò di essere come Emma, un’orfana, senza una madre invadente e pronta a rovinarle la vita.

 

*************

Emma parcheggiò il suo Maggiolino giallo e scese dalla vettura. Quel giorno si preannunciava essere molto caldo, un preludio all’estate che stava arrivando. Si mise la borsa a tracolla e si diresse verso l’Università impaziente di incontrare Regina, le aveva raccontato per telefono del suo colloquio con la madre e l’aveva sentita parecchio giù, voleva constatare di persona come stesse.

“Emma!” la chiamò una voce maschile.

La bionda si voltò: “Killian, ciao” si fermò.

“Ciao, come stai?”.

“Mi dispiace, Killian, avrei dovuto parlarti, sono stata pessima”.

Il ragazzo scosse la testa: “Non ti preoccupare, beh, non nego che speravo potesse nascere qualcosa tra di noi, tu sei una ragazza molto bella, intelligente e maledettamente sexy…”.

Emma sorrise.

“…ma siamo usciti insieme solo una volta, quindi non posso pretendere niente” si sforzò di sorridere.

“Sei arrabbiato?” chiese la giovane donna.

Il ragazzo ci pensò un po’: “Ni - disse infine – ma che posso farci?”.

Emma distolse lo sguardo vedendo arrivare la Mercedes di Regina e il suo cuore sobbalzò nel petto.

Killian seguì lo sguardo della bionda. “In fondo non posso neppure rifarmela con la tua fiamma, non solo è una donna, ma è anche una professoressa ed è uno schianto”.

La bionda sorrise, completamente persa nell’osservare Regina uscire dalla macchina con un paio di occhiali scuri, addosso un tailleur nero composto da pantaloni e giacca.

“Se decideste di volere una compagnia maschile, io ci sono” e sorrise.

Emma rise: “Killian! - lo rimproverò amorevolmente – Grazie”.

Il ragazzo si avvicinò alla bionda e le dette un bacio sulla guancia.

“Ci vediamo in giro, Emma” e si allontanò.

La bionda attraversò la strada: “Regina!” chiamò alzando la mano.

La mora le sorrise: “Miss Swan”.

“Ciao” gli occhi di Emma brillavano.

“Ho visto male o Killian ti ha baciato?”.

La bionda guardò le labbra della sua compagna.

“Non ti sfugge niente, sei gelosa?” disse la giovane.

“Per nulla, tanto chi ti porta a letto sono io” e alzò il sopracciglio.

Emma divenne rossa in volto: “Professoressa Mills - la rimproverò fintamente - che linguaggio utilizza?”.

Regina rise divertita.

“Stai meglio?” si fece seria la bionda.

“Non è la prima volta che mia madre fa così” disse, mentre le due varcavano il cancello dell’Università.

“Emma! Regina!”. Le due donne si voltarono e videro Mary Margaret che le stava salutando. Le raggiunse.

“Ciao” disse la bionda.

“Buongiorno” rispose Mary e porse un foglio alla giovane.

“Che cos’è?” disse Emma prendendo il foglio e corrugando la fronte. Regina alzò gli occhiali e sbirciò.

“Un bando di concorso per una collaborazione giornalistica al The Boston Globe” disse eccitata Mary.

La bionda alzò gli occhi dal foglio e osservò meravigliata prima Mary Margaret e poi Regina.

“Un bando?” sussurrò.

“Cosa dice? Non ne sapevo niente” disse la prof.

La bionda lesse: “I primi tre che avranno raggiunto il punteggio migliore entreranno a far parte del giornale come collaboratori. Il test è tra due settimane”.

“Emma, è la tua occasione devi assolutamente partecipare” disse entusiasta Regina.

“Sì, zia, ma sappiamo benissimo chi è il direttore del The Boston Globe”.

La bionda non capì e guardò Mary Margaret: “Chi è?”.

“È la compagna di Robin, il mio ex marito - rispose la prof – a ogni modo questo non significa niente, se Emma si impegna supererà quel test e poi i rapporti tra me e Marian non sono poi tanto male”.

“A parte quella volta che hai versato un bicchiere di vino rosso sul suo un abito bianco firmato Armani? O quella in cui le hai gettato le chiavi della macchina nel tombino davanti casa tua?”.

Regina fulminò la nipote con lo sguardo, mentre a Emma scappò una risata.

“Non conviene averti come nemica” disse la bionda.

“È acqua passata – rispose la prof - sono eventi accaduti molto tempo fa, quella delle chiavi però è stata un’idea geniale” e rise.

“Sei perfida, Regina” le disse Emma con un misto tra il rimprovero e il divertito.

“Okay, bando alle ciance, da domani full immersion di cultura generale, miss Swan, per superare il test” concluse l’insegnante. 

Emma si portò la mano all’altezza della fronte: “Agli ordini”.

Le tre risero.

 

************

Nelle due settimane che precedettero il test, Emma fu indaffarata tra il lavoro da “Granny’s”, gli esami universitari e le lezioni di Regina.

Conclusa la prima settimana già malediva l’idea di aver accettato di partecipare al bando.

“Nome della prima stilista che ha inventato la minigonna?” chiese Regina.

“Mary Quant” rispose meccanicamente Emma.

“Aida fu commissionata a Rossini in che occasione?” proseguì la mora camminando da una parte all’altra del soggiorno.

“Per celebrare l’apertura del Canale di Suez e non fu commissionata a Rossini ma a Verdi”.

Regina guardò Emma con un pizzico di meraviglia: “Eccellente”.

La bionda si gettò sul divano: “Basta Regina, sei senza cuore”, piagnucolò.

“Quando avrai superato il test mi ringrazierai” rispose la mora.

“Dammi un po’ di fiato”.

“L’inventore della stampa a caratteri mobili?” proseguì senza ascoltare la giovane donna.

Emma alzò gli occhi al cielo: “Gutenberg”.

“Sbarco sulla Luna?”.

“1969”.

Regina chiuse il libro: “Okay, può bastare, per stasera”.

“Davvero?” chiese Emma alzandosi dal divano.

“Usciamo? Ti va? Ti porto a cena fuori”.

La bionda abbracciò la prof: “Certo che mi va”.

Le due si presero per mano e uscirono di casa.

   
 
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