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Autore: Persefone3    19/10/2016    6 recensioni
Killian Jones è un giovane e promettente artista di Boston, ma la sua vita non è stata sempre facile. Proprio nel momento in cui decide di iniziare a riprendere in mano la sua vita, una giovane donna fa capolino nella sua vita. Dal canto suo, Emma Swan non ha la minima idea che dopo il suo incontro con Killian tutto quello che l'ha spinta a chiudersi in se stessa sta per subire un forte scossone. Riusciranno a trovare un loro equilibrio? E cosa succede quando uno dei due si troverà nella delicata situazione di dover proteggere l'altro dai residui del proprio passato?
Genere: Angst, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Emma Swan, Killian Jones/Capitan Uncino
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"I wish I was a sailor with someone awaits for me
I wish I was the verb to Trust and neve let you down"
(Wishlist, Pearl Jam)

 
 
XXVI. Hearts Full of True Love
 
La polizia aveva ormai terminato quasi tutti i rilievi nell’appartamento. Emma era stata interrogata non solo da Graham, ma anche da altri due agenti. Per tutto il tempo, Killian era rimasto al suo fianco. Non l’aveva lasciata neanche per un momento. Voleva che lei sentisse la sua vicinanza, il suo supporto.
 
- Qui abbiamo quasi finito – disse Graham
- È stato Percival, cercava il quadro. Credevo che ormai lo avreste preso in poco tempo.
- Purtroppo non è così. E credo proprio che questo sia un avvertimento. Fortunatamente non eri in casa, ma non puoi rimanere qui.
- E dove vuoi che vada?
- Da me – intervenne deciso Killian
 
Emma e Graham lo guardarono stupiti.
 
- Emma non può rimanere qui – proseguì Killian guardando il detective – e poi Percival ha visto quanto ero arrabbiato con lei. Non verrebbe mai a cercarla da me.
- Potrebbe funzionare – rispose Graham.
- No, un momento …
 
Ma Emma non riuscì a proseguire perché Graham la interruppe subito.
 
- Nessuno deve sapere dove la porti però. Uscite e girate un po’ a vuoto in macchina. Lasceremo il maggiolino qui così da confondere le acque.
- D’accordo.
 
Killian prese Emma per mano e la portò via.


Era ormai notte fonda quando Killian fece entrare Emma nel suo appartamento. Ed Emma provò un’intensa emozione a rimettervi piede. Aveva portato con sé una borsa preparata su due piedi e poi erano usciti di soppiatto cercando di attirare meno attenzione possibile. Killian aveva fatto come Graham aveva detto: aveva girato a vuoto per una quarantina di minuti prima di parcheggiare sotto il suo palazzo. Con un gesto familiare, lui accese la luce della cucina.
 
- Vuoi qualcosa di caldo? – le chiese
- No e grazie ancora
- Smettila di ripeterlo. Non ti avrei mai lasciata in quella situazione. Sicura di non volere nulla?
- Sì. Sono piuttosto stanca, ti spiace se mi sdraio un po’?
- Assolutamente no. Vado a prepararti la stanza.
- Non scomodarti, conosco la strada e dove si trova l’armadio della biancheria. Buonanotte.
 
Rimasto solo, Killian fissò il divano e il suo cuscino che lì era posato. Decisamente non poteva dormire lì quella notte. Troppe spiegazioni da dare ad Emma sul fatto che non riusciva proprio a dormire senza di le in quel letto, se lo avesse sorpreso. Prese il cuscino e andò a stendersi nella sua stanza.

Iniziò a piovere. Pioveva e c’erano forti tuoni. Non era mai riuscita a dormire col temporale. Quando aveva disfatto la borsa, Emma si era resa conto di non aver portato nulla per la notte. Titubante, era andata a bussare alla porta di Killian per farsi prestare qualcosa, nonostante avesse trovato una sua maglietta in uno dei cassetti dell’armadio. Aveva troppa voglia di vederlo ancora un momento. Killian le aveva dato una sua maglietta a mezzemaniche. A lei sarebbe arrivata poco sotto la vita. Nell’istante in cui Emma l’aveva indossata, dopo essere tornata nella sua stanza, aveva sentito l’inconfondibile profumo della sua pelle. Inebriante e sensuale come sempre. Si era stesa ma non era riuscita a prendere sonno subito. Era stato a seguito di un forte tuono che si era svegliata e non era più riuscita a riaddormentarsi. Aveva già dormito nella stanza degli ospiti, ma ora quella stanza le sembrava così fredda soprattutto se paragonata a quella così calda dall’altra parte del corridoio, quella in cui aveva dormito e amato Killian.
Killian.
Quanto avrebbe voluto essere con lui in quel momento.


Iniziò a piovere. Pioveva e c’erano forti tuoni. Killian sapeva quanto i temporali rendessero Emma inquieta nel sonno. Spesso, proprio in quel letto, si era stretta a lui per cercare di calmarsi. Una notte gli aveva addirittura raccontato che la sua paura del temporale risaliva ai tempi dell’orfanotrofio. E di come un ragazzino più grande di lei aveva provato, una volta, anche ad approfittare di quella paura. Da allora, ogni volta il boato dei tuoni la riportava indietro a quell’asettica stanza dell’orfanotrofio, mentre tentava di sfuggire a quelle mani che avevano cercato di afferrarla senza permesso.
 
- Ci sei riuscita a sfuggirgli? – le aveva chiesto piuttosto imbarazzato
- Per fortuna sì. Cleo, l’unica assistente sociale di cui mi fidavo, non aveva ancora staccato. Mi sono nascosta dietro di lei, quando quel ragazzo mi aveva raggiunta nel corridoio. Mi ha fatto raccontare tutto e per fortuna mi ha creduto. È rimasta con me tutta la notte e quel ragazzo è stato poi allontanato. Ma quella sensazione di repulsione non l’ho mai superata del tutto. Per questo mi sento a disagio con il contatto fisico a volte, soprattutto se irruento o improvviso.
 
Killian l’aveva stretta ancora di più. Quando si era trattato di fare l’amore non ci erano mai andati piano, o meglio non sempre. Emma, però, lo aveva sempre seguito nelle tempeste amorose senza esitazioni, ma ora capiva bene perché le piaceva anche essere accarezzata con lentezza.
 
- Emma, se me lo avessi detto io …
- Tu cosa?
- Sarei stato più attento
- Non sei quel ragazzo. E poi tu sei l’unico con cui non mi sono mai sentita a disagio in nessuna circostanza.Anzi.
 
Cercò di allontanare quel ricordo girandosi su un fianco. Si rimproverò di essere uno sciocco sentimentale, anche se questo non lo avrebbe mai ammesso davanti a lei. Fissò il libro rosso di fiabe che era sul comodino. Lo stava per afferrare, quando sentì dei leggeri passi nel corridoio. Riconobbe subito il lieve passo di Emma. Stava valutando l’idea di alzarsi anche lui, quando sentì che i passi si erano fermati alla sua porta, che si aprì poco dopo. Killian alzò lo sguardo e se la ritrovò davanti: bella, sensuale con solo la sua maglietta addosso, le gambe nude e i capelli sciolti sulle spalle. Una leggera tensione sul viso, forse a causa proprio di quel temporale.
 
- Che succede? – le chiese cauto
 
Senza rispondere, Emma si avvicinò al letto e tirò le lenzuola di quello che era stato, un tempo, il suo lato. Si rannicchiò in un angolo. Killian la lasciò fare, incredulo e un po’ stordito da quel comportamento così esplicito. Sentì dentro la voglia irrefrenabile di toccarla. Capendo lo stupore dell’uomo, Emma sorrise.
 
- Non riesco a dormire, il temporale sai. E stare sola in quella stanza non mi aiuta. Qui sono sempre riuscita a dormire. Ascolta – proseguì sfiorandogli il braccio – so che hai ancora tanti buoni motivi per avercela con me, nonostante le mie spiegazioni. Però ti prego, non mandarmi via.
 
Killian non seppe cosa risponderle. Era felice di averla lì, questo non poteva negarlo. Anche lui avrebbe voluto raggiungerla di là, ma lei era stata più veloce o forse più consapevole di quello che voleva e meno timorosa di ammetterlo apertamente. Era il ricordo del sapore della passione tra loro a tormentarlo, a non farlo dormire, ad aver provato a spingerlo verso di lei. Nel corso della serata, mentre Emma si spiegava, aveva iniziato a vergognarsi della sua reazione nei suoi confronti. Ovviamente quello che gli bruciava non era il furto in sé, ma il fatto che Emma non si fosse confidata con lui. E data l’impulsività che aveva mostrato, forse aveva fatto anche bene. Non sarebbe stato all'altezza di aiutarla.
 
- Ti ricordi – proseguì lei dolcemente – cosa ti ho scritto sul bigliettino che ti ho lasciato prima di andarmene?
- Vorrei averlo dimenticato, ma non posso. è stata l’ultima cosa che mi è rimasta di te.
- Non era del tutto una bugia, sai?
 
Killian si irrigidì e, di tutta risposta, Emma si avvicinò ancora di più prima di riprendere a parlare.
 
- In questo anno, ho capito dove davvero mi sentivo a casa: né alla galleria, né da Granny e nemmeno in questa appartamento. Ma qui – disse lei accarezzandogli il petto.
 
Emma si strinse tra le sue braccia, affondando il viso rigato di silenziose lacrime nel suo petto. Intrecciò le gambe nude e ancora fredde a quelle calde di Killian. E in quel momento tutto quello che lui riuscì a fare fu assecondare e lasciarsi andare a quell’emozione.
 
- Non importa dove siamo – continuò lei alzando il viso – purché insieme. Non riesco più a stare sola come prima. Mi sei mancato in un modo che non credevo possibile.
- Anche tu mi sei mancata da morire – rispose lui stringendola ancora di più e lasciando cadere una lacrima a sua volta.
 
Emma si avvicinò di più al suo viso e lo accarezzò ancora.
 
- Il fatto è che ho indossato la mia armatura per così tanti anni, che a volte mi dimentico di non averne bisogno quando sono con te. 
 
A quelle parole Killian si lasciò andare completamente a quell’innato istinto di amarla al di là di tutto. Unì le labbra alle sue con impeto. Rispondendo al sentimento che lo stava animando, Emma lo spinse sulla schiena perché potesse essere lei a guidare il desiderio.
 
- Emma … - esitò per un momento Killian
- Shhhhh capitano, non c’è niente da dire. Per stanotte sarò io il timoniere della tua nave. Lasciati amare.
 
Emma indugiò ancora un momento nel mare dei suoi occhi e poi si sfilò la maglietta. Era nuda sotto di essa. Era così bella, così appassionata che Killian capì di non poterle resistere, perché non voleva resisterle. Si protese in avanti e si rituffò sulle sue labbra. Un sensuale sorriso di assenso si dipinse sul viso di Emma, quando lo sentì reagire come sperava. Perché il fuoco del loro amore poteva essersi affievolito per un momento, ma lei era più che determinata a farlo divampare di nuovo, come era giusto che fosse. Lo aiutò a sfilarsi a sua volta la maglietta, a fare in modo che i loro corpi riscoprissero quel muto linguaggio che avevano imparato l’uno dall’altro e che li aveva uniti indissolubilmente. Quando Killian fece scorrere la mano sulla sua schiena, Emma rovesciò la testa all’indietro per il piacere. E in quel preciso momento, l’incertezza, le paure, i dubbi si dissolsero per un momento. Quella magia tra loro si liberò intensa come sempre. Fu in nome di quella passione repressa per così tanto tempo che si amarono freneticamente. Era difficile arginare quell’ondata di emozioni che avevano cercato di contenere sin dalla prima volta che si erano rivisti. Perché nell’esatto momento in cui i loro sguardi si erano incrociati di nuovo, in entrambi era fiorita la consapevolezza  che nulla tra loro poteva cambiare.
Killian affondò la mano nei suoi morbidi capelli biondi e la baciò mordendole dolcemente un labbro quando alla fine si smarrì definitivamente dentro di lei. Ed Emma, dal canto suo, si strinse ancora più forte a lui quando lo seguì con lo stesso impeto. Lasciarono che il sonno li sorprendesse così, vulnerabili e stretti ancora nel loro abbraccio.

Quando Killian riaprì gli occhi non aveva la minima idea di che ore potessero essere. Si girò piano verso il comodino per non svegliare Emma. Era lì che dormiva accanto a lui proprio come la prima volta che era stata sua. Eppure, acquietata la passione, il tarlo della sua inadeguatezza aveva ripreso a tormentarlo. E quell’atto d’amore puro che aveva appena consumato con lei, non aveva fatto in modo di spazzarlo via, come era nelle intenzioni di Emma, ma lo aveva nutrito a dismisura. Ora che il suo cuore aveva ruggito era la testa che non voleva smettere di lavorare: Emma aveva rischiato tutto per lui e lui come l’aveva ripagata? Con parole al vetriolo che avrebbe voluto cancellare. E nonostante questo, lei si era donata a lui ancora con la stessa immutata fiducia di sempre. Si vergognò come mai nella sua vita, ennesima riprova che Emma non era mai stata una qualsiasi da portarsi a letto senza badare alle conseguenze. E non era stato proprio dolce fino a quel momento, sapeva quanto lei amasse la dolcezza in quei frangenti. Aveva assecondato se stesso invece di condividere.
Fece per alzarsi, ma Emma lo abbracciò da dietro per fermarlo.
 
- Dove vai? – gli chiese posando le labbra sulla sua schiena.
- Non preoccuparti torna a dormire.
- Anche se è tanto che non dormiamo insieme, so ancora riconoscere quando sei inquieto.
 
Killian si girò verso di lei con gli occhi bassi. Emma si protese per cercare di rassicurarlo con un bacio. Bacio che Killian evitò di ricambiare.
 
- Che ti succede?
- Ne abbiamo passate tante
- E qual è il problema?
- Io sono il problema – rispose lui sciogliendosi dal suo abbraccio – tu hai attraversato l’inferno per me e io non ho fatto altro che ricoprirti di parole che, ora, darei tutto per poter cancellare.
- Abbiamo fatto entrambi degli errori.
- Ma sono stato io quello debole. Avrei dovuto capire e invece mi sono fatto risucchiare dalla rabbia. Sono tornato ad essere quello di un tempo. Non hai idea di quanto sia facile ricadere nella propria oscurità. E stanotte ho capito che non sono forte quanto te, Emma. Sono debole.
- Non alla fine, perché alla fine hai mostrato la tua forza. è grazie a quel coraggio se sono qui.
- Tu non capisci. Ho fatto tante cose nella mia vita, ho ceduto alla mia oscurità molte volte e mi ci è voluto molto tempo per respingerla. Mi è bastata una parola per farmi risucchiare ancora da essa in maniera così virulenta. La verità è che ti aspetti molto da me e io non mi sento all’altezza.
- Lascia che questo sia io a giudicarlo. Se davvero fosse così, non sarei qui per te ora.
- È questo il punto. Non so se me lo merito.
- Non lo pensi davvero.
 
Centrato il problema. Killian si alzò dal letto ed iniziò a vestirsi sotto gli increduli occhi di Emma.
 
- Se è la mia presenza a non farti dormire, torno di là.
- Emma questo non ha niente a che fare con te.
- Ti sei pentito di quello che c’è stato tra noi stanotte?
- Assolutamente no, ho paura che tu possa pentirtene una volta che avrai capito che razza d’uomo sono.
- No, non posso pentirmene, perché io ti ho perdonato tutto. Fai altrettanto con te stesso.
 
Emma lo vide uscire dalla stanza e dirigersi alla porta. Ma solo quando sentì la pesante porta d’ingresso chiudersi, si lasciò ricadere nel letto con gli occhi pieni di lacrime.

Era ancora buio quando Killian si ritrovò a camminare per le strade silenziose. Fortunatamente aveva smesso di piovere. Prima di uscire aveva preso la sua giacca di pelle nera. Aveva affondato le mani nelle tasche e vi aveva trovato la sua fiaschetta. Era ancora piena di rhum. Non aveva voglia di entrare in un bar, così decise di proseguire fino al parco che era a pochi passi dal suo appartamento. Una panchina e il freddo della notte sarebbero andati più che bene per cercare di fare ordine nei suoi pensieri.
Non avrebbe saputo dire dopo quanto tempo quel barbone si mise accanto a lui, ma sicuramente aveva adocchiato la sua fiaschetta e quella era stato il pretesto per sedersi. Era un uomo di mezza età con un enorme cappotto addosso.
 
- Nottata fredda eh? – disse l’uomo
- Abbastanza.
- Be’ alla tua età avrei preferito farmi scaldare il sangue da una donna e non di certo da una fiaschetta.
- Temo che stasera dovrò accontentarmi. E anche tu, se hai un bicchiere.
 
L’uomo tirò fuori da una delle tasche del cappotto un ammaccato bicchiere di plastica. Lo porse a Killian che lo riempì di rhum.
 
- Peccato. Non per il rhum eh, ma per le donne. Ormai non mi guardano più, ma quanto mi piaceva stringerle a me per tutta la notte. Desideravo quasi che il sole non sorgesse più. Mi chiamo Archie e grazie.
- Figurati amico. Io sono Killian.
- Non credo che la fiaschetta possa darti una mano sai.
- Che vorresti dire?
- Che si può nascondere un tesoro sepolto o una mano vincente a poker, ma non uno sguardo tormentato dall’amore, neanche una fiaschetta di buon rhum.
- Fantastico, non credo di aver chiesto consigli.
- Scusa deformazione professionale. Nella mia precedente vita, quella prima della strada intendo, ero un terapeuta. Dare consigli faceva parte del mio lavoro. Ed ero anche piuttosto bravo
- E poi allora cosa è successo?
- Insicurezza. Ho conosciuto una donna.
- Appunto.
- Anche tu stai così per una donna in particolare?
- Diciamo di sì.
- Non l’ho solo conosciuta, l’ho corteggiata e me ne sono innamorato perdutamente.
- Fammi indovinare – chiese Killian sorseggiando altro rhum – ti ha dato il due picche?
- Tutt’altro! Mi ha ricambiato, ricoperto di un amore travolgente, mi ha anche sposato.
- E allora l’insicurezza?
- Per una volta nella mia vita avevo tutto quello che avevo sempre desiderato oltre al lavoro. Ma invece di ascoltare i consigli che io stesso davo ai miei pazienti, mi sono lasciato risucchiare dall’insicurezza. Vivevo nel terrore che mia moglie scoprisse che poi non ero così in gamba come credeva, che prima o poi l’avrei irrimediabilmente delusa, che non sarei mai stato abbastanza per lei e che probabilmente avrebbe rimpianto qualche suo vecchio amore, anche se sbagliato.
 
Quelle parole colpirono Killian come un pugno allo stomaco. Quello sconosciuto aveva descritto in maniera quasi chirurgica quello che era il suo stato d’animo.
 
- Poi cos’è successo?
- L’ho delusa. O meglio ho fatto in modo che fosse delusa da me. L’ho allontanata per paura nonostante mi avesse disperatamente chiesto di restarmi vicino, che lei avrebbe sempre visto il meglio di me. Ma io niente. Ricorderò sempre il suo viso il girno in cui firmammo le carte del divorzio. Un paio di anni dopo l’ho rivista per strada. Era bella come sempre, sorridente. In quel momento ho capito che l’aveva persa perché la paura aveva avuto la meglio, non perché io non fossi abbastanza. Mi avvicinai, dovevo dirglielo che avevo fatto il più grosso errore della mia vita. L’avevo quasi raggiunta, quando ho visto un uomo avvicinarsi, prenderla per mano e baciarla su una guancia. In quel momento ho capito che per me non c’era più spazio nella sua vita. Credevo che sarebbe rimasta ad aspettarmi e così avevo trascurato i suoi sentimenti. In questo l’avevo delusa. Da quel giorno niente ha avuto più senso per me.
- Perché mi stai dicendo questo?
- Perché in te ho rivisto l’uomo che ero. Ma tu sei ancora in tempo.
- Come fai a saperlo? Non sai niente di me.
- Se avessi passato il punto di non ritorno, probabilmente saresti mio compagno di bevute fisso e non uno occasionale. Basta che tu risponda ad una semplice domanda: che tipo di uomo vuoi essere?
- Vorrei fosse così facile. Comunque vorrei che mi vedesse come un uomo di onore. Ci amiamo molto, ma lei si merita un futuro che io ho paura di non poterle offrire. E se questa felicità fosse solo un'illusione?
- Corri da lei e non preoccuparti delle aspettative. L’amore vero non vi bada. E poi hai mai pensato che l'importante non è il modo in cui le cose finiscono, ma come le viviamo? Insomma il fatto di poter finire sotto un bus non ti impedisce di uscire di casa tutti i giorni, giusto? E ora scusami, è davvero ora di tornare tra i miei cartoni.
 
L’uomo prese un ultimo sorso di rhum e poi lasciò Killian solo, che guardò in direzione del suo appartamento. Quell'uomo aveva ragione, dannatamente ragione.Si alzò e corse immediatamente a casa.  Sperava solo che non fosse troppo tardi.   

Emma era rimasta nel letto di Killian ancora qualche minuto. Se neanche l’amore poteva superare la diffidenza di Killian, c’era davvero poco altro da fare. Aveva distrutto tutto. Si alzò dal letto e si rinfilò la maglietta che era finita ai piedi nel letto. Si asciugò le lacrime dal viso e poi risistemò le lenzuola. Era ora di ritornare nella sua stanza. A piedi nudi camminò lungo il corridoio. Stava per tornare da lei, quando si accorse che la porta che conduceva all’altro appartamento era aperta. Per tutto il tempo che era stata in quella casa, non aveva mai visto l’altro appartamento, quello che una volta era stato di Liam. Si avvicinò alla porta e la oltrepassò. Nel nuovo ambiente era tutto coperto da teli. Emma si guardò intorno e poi notò un’altra porta semi-aperta. Seguendo un istinto inspiegabile in lei, si avvicinò anche a questa seconda porta. L’aprì. Quando accese la luce, la sorpresa fu enorme. Era piena di disegni. Killian doveva aver adibito quella stanza a studio. Quello che colpì Emma soprattutto, fu la constatazione che appesi alle pareti c’erano molti suoi ritratti. L’ultimo recava la data del giorno prima.

Killian rientrò in casa senza fare rumore. Si precipitò immediatamente nella sua stanza ma la trovò vuota. Emma forse era tornata nell’altra camera. Si diresse immediatamente lì. Non poteva indugiare ancora. Ma anche quella stanza la trovò vuota. Per un secondo ebbe la paura che Emma, a causa del suo rifiuto, avesse deciso di andarsene. E poi si accorse anche lui della porta comunicante aperta. Si affacciò nell’altro appartamento e notò una luce che filtrava da una delle porte socchiuse. Quando fu giunto sulla soglia, vide Emma dentro, intenta a d osservare i suoi quadri. Per fortuna non era andata via e lui non poteva più aspettare. Entrò.
Emma sentì la porta aprirsi e si girò immediatamente. Killian la raggiunse e senza ulteriori indugi la baciò appassionatamente.
 
- Mi dispiace Emma per tutto. In questi giorni hai visto un uomo che speravo non conoscessi mai. Quello che mi ha condotto sul ciglio del burrone pochi anni fa.
- Oh Killian, io ti ho perdonato, fallo anche tu.
- È esattamente quello che voglio fare. Ma ho bisogno anche del tuo aiuto. Avrei voluto essere un uomo migliore per te, più forte.
- Sarò sempre qui per te, amore mio. E lo sei già. Sei qui, ora. Eccola la tua forza.
 
Emma prese la mano di Killian e se la portò sul viso.
 
- Se ti stai ancora preoccupando per prima, non sei stato irruento. Nessuno mi ha mai toccata delicatamente come hai fatto tu. Mi mancava il tuo tocco.
- Io un tocco delicato? Sai benissimo che fino a pochi anni fa sarei potuto essere uno degli avventori di quei bar in cui hai lavorato.
- Non mi importa chi eri, ma chi sei stato con me, chi sei con me. E il modo in cui mi tocchi mi fa sentire sempre speciale.
 
Killian la abbracciò ancora più forte.
 
- Ti amo principessa ribelle e sempre ti amerò.
- Ti amo anche io capitano. E sempre ti amerò.
 
Rimasero così per qualche momento, assaporando la rinnovata promessa del loro amore che non sarebbe stato scalfito da niente.
 
- Mi aiuti a venire fuori da questa situazione? – chiese Emma
- D’ora in poi sarò sempre al tuo fianco.
 
La baciò ancora e la adagiò sul divano che era proprio dietro di loro. Aveva voglia di unirsi a lei con una nuova consapevolezza.
 
- Prima sei stata tu ad amare me, ora lascia che sia io a farlo come piace a te.


ANGOLO DELL'AUTRICE:

Scusate il ritardo questa settimana, ma eccoci ancora qui.
Mi sono fatta perdonare? Li ho rimessi insieme come promesso! :D
Finalmente questi due zucconi si sono lasciati andare definitivamente. Non era semplice appianare tutto quello che c'è stato tra loro ma diciamo che la risalita è ormai piena. Ho voluto che anche Killian fosse un po' preso dai sensi di colpa perchè alla fine ha capito di aver reagito male (da maschio direi io XD) e il fatto che Emma avesse ancora fiducia in lui lo ha destabilizzato non poco. Spero vi sia piaciuta anche questa comparsata di Archie sotto mentite spoglie ( non riesco a uscire dal loop della 6x03 ... e pare che anche la prossima sia da sballo ... e angst ... ':D)
A occhio e croce mancano solo tre capitoli alla fine, quindi sto per smettere di torturarvi!! XD
Grazie come sempre di tutto e per tutto!!
Un bacione grandissimo e alla prossima settimana
Persefone 
 
  
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