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Autore: HarlowRose    19/10/2016    0 recensioni
Il solito: storia d'amore in tempi di guerra. Ambientata nella Ergastulum di 'GANGSTA:CURSED.: EP Marco Adriano'. Crimine, dramma, fantascienza. Howell x OC
Genere: Drammatico, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Contenuti forti, Spoiler!, Tematiche delicate
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Salve cari lettori e grazie per aver scelto di leggere la mia seconda Gangsta fanfiction, in questo caso si tratta precisamente di "Gangsta: Cursed.: EP Mario Adriano", lo spin-off di Gangsta. Il manga tratta degli avvenimenti riguardanti la venuta dei Second Destroyers ad Ergastulum, avvenuta 15 anni prima di Gangsta. Ritroviamo così dei giovani Mario Adriano, Nicolas, Worick ed altri nuovi personaggi che non sono presenti in Gangsta. I Second Destroyers sono un gruppo di giovani superhuman normal, il cui compito è quello di dare la caccia e uccidere il più alto numero di Twilight possibile, creando una vera e propria carneficina. Gli umani non sono esclusi se si opporranno a loro o cercheranno di difendere i Twilights.

La mia storia si svolge 2 anni prima degli avvenimenti in Gansta: Cursed.

BUONA LETTURA


Che noia. Un susseguirsi interminabile di case ed edifici tutti uguali e tutti con lo stesso stile, niente di lontanamente interessante o piacevole alla vista. E' così da quando abbiamo attraversato le porte di Ergastulum, lasciandoci alle spalle le dolci colline della regione di Albain.

Quanto mi sarebbe piaciuto restare a St. Albain e passare il weekend in tranquillità con Helena e le altre, ma mio padre purtroppo non era dello stesso avviso. Insiste con questa storia di voler passare almeno un weekend al mese insieme; per spendere "preziosi momenti padre-figlia, perché la famiglia prima di tutto" dice lui. Ridicolo. Assolutamente ridicolo.

La mia concezione di famiglia non corrisponde esattamente alla sua, ed è totalmente diversa da quella che è la nostra triste condizione famigliare attuale.

Mr. Davenport è sempre preso dal lavoro e da altri impegni, non ha mai avuto tempo per me e mia sorella, per fare tutte quelle cose che un padre normale fa con i suoi figli: portarci fuori a giocare, oppure venire a vedere le nostre recite scolastiche ei mie saggi di danza classica e pianoforte, andare ai colloqui insegnate-genitore, portarci al cinema a vedere il classico Disney dell'anno…Non ho nessuno di questi ricordi, perchè Mr. Davenport era troppo impegnato a costruire ed ad espandere il suo glorioso impero.

Certo, perseguire i propri sogni e allevare due bambine allo stesso tempo sarebbe stato più facile con una donna forte vicino. Ciò che mia madre era e che fece magistralmente per anni, fin quando non morì a causa di un tragico incidente in barca. Avevo solo due anni e lei ne aveva solo 32. D'allora tutto cambiò; almeno così mi è stato raccontato da mia sorella che all'epoca ne aveva dieci di anni, e da altri che la conoscevano bene la mia mamma, visto che io non alcun ricordo di lei...

Quindi da una parte cerco d'immedesimarmi e mettermi nei panni di quest'uomo così orgoglioso, razionale e super ipercritico verso gli altri, ma soprattutto critico verso se stesso: perdere l'amore della tua vita in un modo così tragico, quasi per un gioco del destino dev'essere stato terribile.

Cerco di non arrabbiarmi troppo con lui, di non prendermela se non mi chiama tutti i giorni per sapere come sto, se non parliamo molto, infondo poteva andarmi peggio di così. Crescere e passare l'infanzia circondata da tate premurose, attente e pronte ad assecondare ogni mio più piccolo capriccio non è stato poi chissà quale incubo. E il colleggio…! Beh passare la mia adolescenza (dai 12 ai 18 anni) in un rinnomato colleggio femminile ha avuto i suoi lati positivi: un eccellente educazione, ma soprattutto le amicizie che mi porterò per sempre nel cuore, prima fra tutte quella con la mia migliore amica Helena. Ci sono poi Rose, Lianne e Marie. Siamo un bel gruppo, ci vogliamo molto bene e siamo lì l'una per l'altra, sempre pronte ad aiutarci avvicenda. Ad ascoltarci, ridere, studiare e passare le giornate insieme. Siamo una famiglia.

Questo sabato è il compleanno di Lianne ed eravamo tutte così eccittate all'idea, ma lei non voleva fare niente di straordinario per i suoi 18 anni, desiderava qualcosa di piccolo e informale, perciò rispettando i suoi desideri, ci eravamo messe d'accordo così: saremmo rimaste tutte a St. Albain e avremmo festeggiato solo tra di noi.

Tutto era stato preparato nei minimi dettagli: la stanza più grande e lussuosa del St. Albain Palace Hotel era già stata prenotata, avremmo passato il pomeriggio rilassandoci nella spa dell'hotel, avremmo poi cenato al Khalifa, il ristorante accanto, il migliore in città a detta di molti, con musica jazz dal vivo; e infine avremmo passato la nottata guardando uno o due film e chiaccherando del più e del meno. Il giorno dopo avremmo raggiunto la famiglia di Lianne, nella loro villa fuori città, per un pranzo domenicale. La famiglia di Lianne è una famiglia veramente squisita, Lianne infatti è una ragazza adorabile, molto dolce e a modo, lei è sicuramente la più tranquilla del gruppo. Mentre Helena, e io subito dopo di lei, beh…siamo un pò più esuberanti diciamo! So che ci saremmo divertite un mondo sta sera.

Purtroppo per me, sto usando il condizionale perché l'uomo che siede d'avanti a me ha rovinato tutti i miei piani per il weekend, le rgazze festeggeranno e si divertiranno senza di me. Mentre io sarò qui, ad annoiarmi a morte, con mio padre che mi esibirà ingiro ai suoi amici e compagni d'affari, portando avanti questa sceneggiata della famiglia felice e della figlia perfetta. Che noia. Non a caso mi ha ricordato più e più volte di vestirmi ed atteggiarmi "come si addice ad una giovane donna della mia estrazione sociale". Dio mio quanto vorrei essere con le altre, questa visita ad Ergastulum si preannuncia disastrosa…

"Anaïs. Siamo quasi arrivati a destinazione."

I miei pensieri vengono interrotti da queste parole, stacco il mento dalla mano su cui era appoggiato, e porto il mio sguardo avanti, nella direzione dell'uomo che mi sta parlando.

"Siamo quasi arrivati alla dimora di Daniel Monroe, mio amico di vecchia data. Ti basti sapere che è il leader della Monroe Family, organizzazione che dirige il commercio all'interno di questa città, inoltre forniscono da supporto e protezione per i Twilights non affiliati ala Gilda di Paulklee."

Alla parola 'Twilights' mi giro completamente, porto corpo e sguardo (incredulo) verso mio padre. Io personalmente, a differenza di mio padre e mia sorella, non ho mai provato alcun tipo d'odio o disprezzo nei confronti dei Twilights, saranno pure dotati d'incredibili capacità psico-motorie, ma son pur sempre persone. Sono esseri umani come me e mio padre, abbiamo minime differenze a livello genetico, scientificamente è stato provato e ribadito più e più volte che facciamo tutti parti della stessa razza, la razza umana. Ciò spiegherebbe l'esistenza degli Hagure, ossia gli individui metà Twlight e metà normal, un mix raro per ovvie ragioni, ma esistono. Trovo l'odio e la paura per il diverso terribilmente fastidiosi ed inquietanti, poichè sono figli dell'ignoranza. E l'ignoranza mi da fastidio, scegliere diliberatamente di non informarsi o cercare di conoscere qualcosa o qualcuno, senza porsi domande non è da me. Preferisco giudicare la persona davanti a me per le sue azioni, per come si pone nei confronti degli altri e del mondo, non per sciocche ragioni, come ciò che ci differenzia a livello genetico, etnico, culturale ecc. Ho avuto molti discorsi di questo tipo con mio padre e mia sorella invano, perchè non sono mai riuscita a convincerli sull'infondatezza di tali sentimenti d'odio. Dopo tutto che motivo avevamo noi tra tutti per disprezzarli? Questi Twilights violenti e sanguinari non scorrazzavano mica per le tranquille strade di St. Albain. Sono tutti qui, rinchiusi ad Ergastulum.

"Non farti spaventare dal livello di sicurezza che sarà attorno a noi. Daniel è solito attornarsi da guardie del corpo, rappresentativi…e…coffh-coffh… Twilights…. che lavorano alle sue dipendenze, ma è esclusivamente per precauzione. Non temere, niente di brutto ci succederà. Ripartiremo non appena avremo finito le nostre trattazzioni."

…..

Eh no, io mi sto preoccupando eccome invece! Non è da Mr. Davenport tutta questa "parlantina" e rassicurazzioni (a meno che non si tratti di fare affari) … Non so se sta cercando di convincere me o se stesso… Forse sto solo esagerando…? Vedremo. Non faccio parola delle mie perplessità, e mi limito ad annuire.

La macchina si ferma. Guardo dal finestrino: siamo fermi davanti ai grandi cancelli di una villa enorme. Le guardie parlano con l'autista e ci lasciano passare. Il giardino è a dir poco meraviglioso, cespugli qua e là che dividono il giardino verticalmente e orizzontalmente in quattro, abbelliti da rose bianche e rosse scarlatto, da margherite bianche e rosa. Il prato è all'inglese, ci sono panchine e ci sono quattro enormi fontane chef anno giochi d'acqua, due a destra e le altre due a sinistra. In mezzo, la piccola strada di ciottoli che da fino all'entrata della villa, taglia il giardino a metà verticalmente. Ecco ci qua, siamo arrivati. L'autista scende. Sistemo velocemente i capelli. Apre la portiera e scende prima mio padre. Si gira per aiutarmi a scendere offrendomi la mano "Grazie padre." Raddrizzo il vestito e finalmente quando alzo il volto lo vedo. Un uomo sulla quarantina con addosso un elegante completo color panna, ha un sorriso benevolo, ma non saprei dire… i due orecchini d'oro e la schiera di uomini in nero dietro a lui, con arma da fuoco alla vita grida: capo di organizazione criminale, in altre parole Leader Mafioso. BENE.

"Salve Richard. Ben arrivato, spero il viaggio non sia stato troppo stenuante" dice l'uomo porgendo la mano a mio padre.

"Oh no, assolutissimamente Daniel, appena due ore di viaggio passate con la mia bambina. Abbiamo avuto modo di parlare e mi ha potuto aggiornare sulle sue ottime performance accademiche ed extra-curriculari" Risponde mio padre stringendo la mano a Monroe. Tzè, non perde tempo!

Monroe si gira e mi porge la mano dicendo: "Oh quindi tu devi essere Anaïs, molto piacere di conoscerti mi cara Anaïs, tuo padre mi ha parlato molto di te. Il suo gioiello più prezzioso, la sua più grande gioia e vanto. Posso constatare con grande felicità che non esagerava quando affermò che eri la copia di Barbara, e tua madre era una donna a dir poco stupenda, bellissima."

Rimango un attimo imbarazzata dalle sue parole, diamine mio padre! "Ehm grazie Mr. Monroe. La vostra casa è meravigliosa, solo il giardino, sono rimasta sbalordita." Cerco di ricambiare il complimento in modo genitle ed educato.

"Graize. E sono lieto del fatto che potrò godere della compagnia tua e di tuo padre. Per favore dammi del tu, sarò pure un amico di tuo padre ma non sono mica così vecchio sai!" mi dice facendomi l'occhiolino.

"Daniel sei più giovane di me di quanto? Quattro, cinque anni? Non sei più un ragazzino caro amico mio! Siamo della stessa vecchia generazione io e te." rilancia mio padre con un ghigno.

"Ahahaha… Hai ragione tu Richard, facciamo parte della stessa vecchia generazione io e te." L'aria con cui lo dice non mi piace per niente, qualcosa mi dice che tra questi due c'è una lunga storia, di cui non sono curiosa di sapere i dettagli.

"Ma muoviamoci da qui, permettetevi di offrirvi qualcosa da bere e rilassarci un attimo, seguitemi." La casa è magnifica, con uno stile neoclassico, molto elegante e luminosa grazie alle enormi vetrate, le pareti bianche e agli enormi lampadari di critsallo. Ci sono quadri appesi, alcuni famosi, anche se non giurerei siano originali, saranno probabilmente riproduzioni molto simili agli originali molto costosi, questo Daniel Monroe, di cui non avevo mai sentito parlare prima, non può certo usufruire di tali risorse…

"Eccoci qua, accomodatevi." Il salotto non è da meno rispetto al resto della casa: divani bianchi, con cuscini bianchi e cusini più grandi beige, il tavolino centrale è in vetro, con l'illusione di gocce d'acqua sparse e petali di rose, ci sono riviste di economia, geografia e storia al piano di sotto, sopra c'è un enorme vaso di rose rosse fresche, le stesse del giardino. C'è un camino e sopra di esso un televisiore a schermo piatto enorme, due poltrone nello stesso stile e colore dei divani, con un tavolino di legno, con le punte delle gambe in oro massiccio. Vicino alle finestre c'è un enorme pianoforte in legno scuro Steinway & Sons con accanto un piccolo piano bar. Dall'altro lato c'è e una piccola libreria con lo stesso stile del tavolino vicino alle poltrone, e accanto il busto dorato di Atena. Quadri, ma niente foto.

Mi siedo adagio sul divano accanto a mio padre, ammirando l'ambiente e gli oggetti in torno a me.

"Cosa desiderate bere? Ho dell'ottima crema di whisky Richard." Deve conoscerlo veramente bene, per sapere che l'acolico preferito di mio padre è la crema di whisky. "Crema di whisky andrà benissimo, grazie Daniel."

"E per la signorina?" Posso sentire lo sguardo di mio padre addosso. "No grazie, non bevo alcool fuori dai pasti." Falso, la verità è che non lo reggo affatto, mi ubriaco facilmente e inizio a blaterare cose senza senso. Meglio non perdere il controllo e il decoro in un momento così delicato.

"Capisco allora faccio preparare una tazza di the, come lo prendi con latte? The nero? The verde?" mi chiede sorridendo.

"Ehm no, the nero con un pò di limone andrà più che bene, grazie." Sembra essere una persona estremamente pacata e gentile, la sua non è recitata cortesia, ama veramente far sentire i suoi ospiti a proprio agio.

Ci vengono servite le nostre bevande e chiaccheriamo amichevolemente per almeno per una buona mezz'oretta. "Suoni il piano? Ma è magnifico, se è così spero di sentirti suonare qualcosa per noi al più presto. Magari dopo cena! A dir la verità l'ho acquistato solo per fare d'arredamento, non so suonare e nessuno in questa casa penso l'abbia mai toccato, se non per pulirlo." I due ridono.

"Spero vivamente che lo facciate accordare di tanto in tanto Mr. Monroe." Offro con un tono un pò troppo alto quasi a sembrare un rimprovero, ma la mia è semplice preoccupazione. Sarebbe uno spreco, se uno strumento così bello si rovinasse.

Mr. Monroe mi guarda stupito per poi rispondermi: "Certo mia cara non preoccuparti, ne faccio ben cura, e riceve le mie più totali attenzioni, come tutte le cose che mi appartengono. Per favore…dammi del tu."

Sono solo io, o il modo in cui quest uomo si rivolge a me da quando ho messo piede nella sua villa, è un pò, oserei dire fuoriluogo? Molto genitle, ma sembra quasi che stia... flirtando con me! A quanto pare sembro essere essere la sola a pensarlo, perchè mio padre invece non batte ciglio. Forse è solo il suo modo di fare mi convinco, e allontano l'inquietante pensiero.

"Bene. Io e tuo padre abbiamo un pò di cose di cui discutere prima di cena. Perchè non ti fai mostrare il resto della casa?... Ah Howell per favore! Vieni qui un attimo."

Giro il capo per vedere a chi è che si sta rivolgendo. Un uomo alto, nel solito completo nero che va tanto di moda da queste parti. Capelli biondo fragola, fini e lisci pettinati all'indietro. Occhi verde acqua, carnagione chiara e sguardo serio. Lo fisso attentamente durante il breve tragitto dalla porta a noi, breve ma molto intenso. Portamento deciso, spalle larghe. Non posso far ammeno di ammirarlo ed ispezionarlo con lo sguardo da cima a piedi, nella maniera più discreta possibile ovviamente.

Non appena si posiziona davanti a Mr. Monroe, quest'ultimo dice: "Se non ti dispiacerebbe, puoi accompagnare Miss Davenport in giro a vedere la casa ei giardini. La cena sarà servita intorno alle sette, riportala qui per quell'ora."

Howell si gira, offre un veloce inchino a me e mio padre e dice: "Siate così gentile da seguirmi signorina Davenport." Alzando il braccio in direzione della porta, per darmi la precedenza.

Ha una voce calda e sensuale, scandisce le parole piano e in maniera solenne. Chissà come uscirebbe il tuo nome dalla sua bocca durante…- Che cosa stai dicendo? TACI! Proprio adesso TU, la parte depravata del mio cervello, dovevi metterti in moto?!- Suvvia, con tutto questo ben di Dio davanti agli occhi che cosa potevi pretendere? Guarda che belle labbra carnose che si ritrova il belloccio, immagina le tue labbra sulle sue mmmh… - Ma ti senti? Già t'immagini come sarebbe limonare un tipo che hai incontrato da neanche un minuto? VERGOGNA! – Ma dai sù, che ci vuoi fare,sai come si dice no? Colpo di fulmine, la carne è debole e se per caso dovreste ritrovarvi soli, in una delle camere della casa, dove nessuno può vedervi e sentirvi…Avete un oretta prima di cena...! - Oh Signore, siamo passati subito alle sconcerie!...

Terra chiama Anaïs, ripetiamo terra chiama Anaïs. "Ehm sì certamente, grazie." Mi alzo di scatto sistemando il vestito e lasciando la stanza con lui dietro di me.

Non potevi scegliere un giorno migliore per indossare questo vestito nero aderente, sono sicura che in questo momento sta ammirando la bella vista che li stai offrendo! – Oh mio Dio, ma sei seria? – Mi raccomando sculetta, non in modo volgare eh! Ma provocatorio, schiena dritta, un bel movimento di fianchi in totale coordinazione con le gambe, come una panterona meow! – Se vabbè, ciao! Io passo e chiudo.

"Da dove volete iniziare, i giardini o l'interno della casa?" mi chiede in maniera semplice e diretta.

"I giardini della casa, un pò di aria fresca mi farà bene dopo due ore di macchina." Vero, mi serve aria.

"Da questa parte allora." Uomo di poche parole questo Howell eh, ma non fa niente, io parlo per due, o anche quattro una volta ache mi sciolgo.

E' veramente bello qui fuori, per un attimo scordo totalmente dove siamo, qua è diverso, non si accumuna al resto decadente della città: il cinguettio degli uccelli, farfalle, il cielo sembra quasi più azzurro sopra questo quartiere.

Camminiamo fianco a fianco ora, nel più totale silenzio. Quando dopo un pò, trovo finalmente il coraggio di girarmi e guardarlo un attimo sul volto, mi accorgo che ha un espressione così seria, si starà annoiando per caso?

Probabilmente ha notato il tuo sguardo arrapato di poco fa. Te lo stavi mangiando con gli occhi il poverino, grazie mille pervetita! – Uffh ma basta pure tu! Ti pare che si sia arrabbiato per così poco? Che poi scusa, cosa c'è di male? E' come se gli avessi fatto un complimento rivolgendogli lo sguardo da letto! Si nutre in maniera differente l'ego di un uomo. – Ma cosa dici? Questo si chiama usare doppie misure bella, lo sai che se i ruoli fossero stati invertiti, avresti urlato alla molestia sessuale! – Ahahah… Solo se si fosse trattato di Monroe intelligentona, non fare tanto la moralista che se Howell ti avesse squadrato da capo a piedi ora lo avresti spinto qui, proprio in questo capanno qui, e lo avresti castigato per la sua inpudenza… - OH! Ma io non lo so! Mi vuoi lasciare in pace? Ogni volta che parli così non ci capisco più niente! E inizio a comportarmi in maniera bizzarra! Basta! VADE RETRO ORA!

"Questo corridoio ci porta nel giardino dietro la villa. C'è un altro corridoio uguale al lato opposto della casa." Attraversiamo sotto un corridoio fatto di rami intricati, pieno di foglie, vegetazione rigogliosa con le solite rose. Che bello, molto romantico.

Ed eccoci qui, nell'altro giardino: c'è un enorme piscina, tavolini, sedie a sdraglio con ombrelloni a bordo piscina, seduti ad uno dei tavolini ci sono due membri della Monroe Family, un biondino e un ragazzo con i capelli corvini. Sembrano essere più giovani rispetto agli altri, sembra siano della mie stessa età, 17 anni o giù di lì. Il ragazzo parla facendo segni in direzione del compagno seduto davanti a lui con una sigaretta fra le dita.

All'inizio mi sembra strano ma poi ci arrivo: lingua dei segni! Il ragazzo con i capelli corvini dev'essere sordo, ma non capisco cosa ci facia un giovane ragazzo con il suo handicap a lavorare in un posto come questo…

Il ragazzo deve aver fatto segno al biondino che ci stiamo avvicinando, visto che all'improvviso smette il suo gesticolare e si gira verso di noi, il suo volto cambia in un espressione buffissima, ai danni di Howell scommetto.

   
 
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