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Autore: caith_rikku    03/04/2005    17 recensioni
una ragazza con dei palloncini legati al polso ed un ragazzo a cui piacciono le macchine. La loro storia, fatta di sogni, di scelte, di sofferenze e di un amore che tarda a mostrarsi.. Rikku x Gippal
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Gippal, Rikku
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sedeva a gambe incrociate appena poco distante dall’Oasi dell’isola di Bikanel, a guardare l’acqua scintillante al sole e appen

Sedeva a gambe incrociate appena poco distante dall’Oasi dell’isola di Bikanel, a guardare l’acqua scintillante al sole e appena increspata. I biondi capelli Albhed, sciolti sulle spalle fino alla vita, ondeggiavano appena per il vento caldo.

Il corpo minuto di una ragazza quattordicenne immobile in quel paesaggio così torbido, così povero, ma che sembrava non sferzarla, con gli occhi verde intenso persi su chissà quale posto lontano.

Rikku era piccola, sognava il mondo, sognava avventure, sognava un gruppo di amici con cui dividere tutto…

-Sembri un passerotto in gabbia…- una voce appena profonda la fece sussultare. Si girò appena nel vedere il ragazzo che aveva davanti, con i capelli biondi tagliati corti e spettinati.

Il comportamento spavaldo, ma negli occhi una luce di tenerezza e di compassione che incuriosì Rikku tanto da farla inclinare appena la testa di lato.

Li distanziavano tre anni di differenza, come tra lei e suo fratello, e Rikku l’aveva sempre visto come un ragazzo arrogante e spavaldo, di quelli che non valevano niente.

Il suo nome era Gippal.

Il ragazzo predisposto, a detta di tutti, a diventare un Leader, una persona importante.

Se solo Sin non esistesse.

Senza proferire parola, lui le si sedette accanto, scompostamente. Lei continuava a guardarlo e quando vide il suo sguardo mutare, diventare quasi insofferente, angosciato, sentì il proprio cuore dolerle.

“un passerotto in gabbia”…si, anche lui era così.

-Dove vorresti andare?- Gli chiese lei, portandosi le ginocchia al petto.

Forse l’aveva giudicato male. Non bisogna mai giudicare le persone senza conoscerle.

-Via…in un posto che sia l’opposto di questa monotonia…- la voce neutra a nascondere l’insofferenza che si notava dai gesti bruschi.

-Luka?-

-Voglio fare qualcosa per questa situazione di stallo. Non si può andare avanti così, tutti non fanno altro che cercare di racchiudere momenti su momenti nei propri cuori, assaporando quel poco che hanno senza chiedere altro- Lo sguardo indurito verso il cielo. Lei sospirò, sentendo un peso dentro.

-Ci dev’essere un modo che non sia sprecare la vita innocente di un invocatore per poi aspettarsi, dieci anni dopo, la stessa storia ripetuta all’infinito…- Gippal continuò reprimendo un moto di rabbia.

Rikku abbassò lo sguardo, mentre un dolore acuto le faceva male al cuore.

Chi era veramente quel ragazzo? Com’era in realtà?

 

“hei…la figlia di Cid…”

 

Sono sempre i momenti strani, particolari, quelli che rimangono più impressi, quelli che non ti escono più dalla mente, che ti fanno dipingere in volto un sorriso amaro.

Perché la gente non riesce ad essere felice?

 

-Gippal!! Guarda!!- Gli indicava il paesaggio davanti ai loro occhi, euforica come sembrava non essere mai stata agli occhi di quel ragazzo che cominciava sempre più ad entrare nella sua vita. E cielo così turchese che in quella città caotica risplendeva in un modo completamente diverso da come risplende nella sua piccola Bikanel.

E tutta quella gente così diversa, così esageratamente felice anche con il pensiero della morte dentro al cuore.

Tutti quegli edifici maestosi, colorati.

Le ristate dei bambini, le voci roche di due uomini che litigano.

La voce potente di un uomo che prende le scommesse.

Il rumore di una palla da Blitz che rimbalza.

Le chiacchiere concitate di due donne.

Il rumore di quel mare così grande.

Il rumore delle navi che sferzano l’acqua, annunciate con una sempre più caotica eccitazione.

E i palloncini!

Tutti quei palloncini che colorano tutto, al polso dei bambini.

E quei palloncini che galleggiano sempre più in alto verso il cielo, quel cielo così turchese.

Le mancava il fiato.

Aveva le lacrime agli occhi.

-Gippal!!- Urlò di nuovo, con una foga commossa, mentre lui le si avvicinava con un sorriso dolcissimo dipinto in volto. –Sei contenta, piccola?- Chiese, accarezzandole i capelli, affettuosamente.

Lei gli sorrise con gli occhi lucidi, felici.

Era stata un’idea di Gippal portarla a Luka, durante il torneo di Blitz.

Lei era così felice che le veniva voglia di urlare, di piangere.

-Gippal…- lei continuava a ripetere il suo nome, grata come non lo era mai stata con nessuno, mentre una forza dentro di lei prometteva di farla esplodere.

Lui rise, rise forte, buttando la testa all’indietro e ridendo a quel cielo così turchese. Quando la riguardò in quegli occhi verde intenso, lui sorrideva ancora.

-Tieni, piccola…-

Le diede due palloncini, uno rosso ed uno giallo, e lei prese i due fili con cura, con la paura di farli scivolare via dalle dita. Proprio come una bimba, aveva la stessa espressione impegnata, felice ed innocente.

Alzò lo sguardo a fissarlo con gli occhi lucenti, -me li puoi legare al polso?- Chiese.

Proprio come i bambini.

Lui rise di nuovo al cielo…

 

“e Fratello come sta?”

“Bene…è sempre in insieme a Compagno…”

 

Chissà perché torna sempre in mente quando una persona ti confida il suo sogno più grande, chissà perché si sovrappone sempre con le immagini di quello che è diventato.

 

Aveva i palloncini legati al polso ed ora, libera come prima e con quelle macchie di colore che volavano sopra la sua testa, dipendenti direttamente dai movimenti del suo braccio, tornava a girare su se stessa, a guardare ogni cosa con occhi sgranati.

Aveva entrambe le mani che afferravano il parapetto di quella terrazza da cui si vedeva tutta Luka, con il peso del corpo tutto bilanciato all’indietro.

Gippal le era vicino, con i gomiti sul parapetto, perso nella folla sotto di loro.

Lei gli andò vicino con il viso. -Gippal, a te cosa piace?- Chiese.

Lui la guardò con una strana luce negli occhi, mentre piano piano sorrideva.

–A me piacciono le macchine…- aveva detto con foga.

Rikku aveva riso. -a tutti gli Albhed piacciono le macchine!- Aveva commentato. Forse era stata un po’ troppo superficiale, ma lui sembrava non averlo badato. Aveva inarcato le sopracciglia con un sorriso divertito che si trasformò in spavaldo.

-vedrai, figlia di Cid, io diventerò qualcuno…- aveva detto.

E dalla luce dei suoi occhi, Rikku ci aveva creduto subito.

 

-Dovete andare da Gippal, il capo degli Autonomisti…-

“…Gippal…?”

 

E aveva fatto bene a crederci…

Anche se c’erano stati momenti in cui aveva dubitato, perché qualcosa premeva a Gippal prima dell’ideale di diventare qualcuno…

C’era una cosa che lui voleva più fortemente di tutto il resto…

 

-…Voglio arruolarmi nella Milizia…-

Quelle parole erano state così improvvise, così inaspettate, che lei l’aveva guardato sbattendo gli occhi, senza capire.

Con la stessa espressione di un Guado che ascolta parlare Albhed.

Ma lo sguardo di lui era troppo serio, anche se in fondo vi aveva scorto un lampo di sofferenza, di incertezza.

-Cosa?- era l’unica cosa che le sue labbra erano riuscite a pronunciare, anche se con voce strozzata.

-…Vado a chiedere di entrare nella Milizia…- la voce profonda, con un tono così diverso da quando rideva…

-Ma…- perché le faceva male il cuore, di nuovo?

-Ma…non ti accetteranno mai!- Le era uscito da non sapeva bene dove.

Perché non voleva che partisse? Perché sentiva che aveva bisogno di lui come mai l’aveva sentito da quando le si era seduto accanto, quel giorno all’Oasi?

Lui sembrò non ascoltarla, non aver sentito le sue parole dette così di fretta. –Sin sta per tornare, lo sai…ci sono più di un paio di Invocatori che tenteranno di nuovo il Pellegrinaggio, ed uno di loro morirà per sconfiggere Sin…lo sai, vero?- L’aveva guardata con durezza, incolpandola silenziosamente di non capirlo, deluso dal fatto di non esser appoggiato.

Lei aveva aggrottato le sopracciglia in un’espressione disperata.

-Sai che una di loro ha la nostra età?- Domandò retoricamente.

Lei sussultò, abbassando lo sguardo, ferita dentro. Certo che lo sapeva…

-Certo che lo sai…perché è tua cugina!- Aveva detto lui, con voce dura, ferma.

Che male che gli aveva fatto quella voce, mentre il cuore sembrava non battere abbastanza da tenerla viva.

Le lacrime, grosse gocce calde, avevano cominciato ad arrossarle il viso.

Un’unica domanda rimbombava nella mente, ormai frastornata: Perché?

Rabbia, una rabbia atroce sembrava invaderla, arrabbiata con il mondo, con Sin. Voleva urlare.

Guardò Gippal negli occhi.

-Gippal…- ripetè ancora quel nome, come tante altre volte aveva fatto durante quell’anno. Come se ripetere quel nome riuscisse a darle forza.

Lo sguardo di lui si era raddolcito, e la luce spavalda nei suo occhi era tornata.

-Non preoccuparti piccola, non è un Addio…ci rivedremo…- la voce sicura.

Ma come avrebbe potuto credergli?

-Quando tornerò, quando starò camminando per la sabbia della mia amata Bikanel in prossimità dell’entrata della base, voglio che tu mi venga in contro correndo…- aveva sorriso lui, poggiandogli una mano sulla guancia.

Quella mano così calda.

L’aveva guardata per un lungo istante, mentre Rikku continuava a piangere silenziosamente, persa negli occhi di lui.

Il viso di Gippal si era avvicinato e, dopo quello che sembrò un momento di incertezza, le aveva baciato la guancia.

Rikku avrebbe voluto baciarlo.

 

Ci si accorge di amare una persona quando questa è lontana, quando questa è in pericolo.

Quando le possibilità di rivederla sono minime…

E si vorrebbe sentire quella voce, avere la sua presenza vicino…cose che fino a prima sembravano così naturali, così scontate.

E si vorrebbe tornare indietro.

E allora si capisce la gente che vive di quei momenti, la gente che li racchiude nel cuore perché sa che potrebbero non durare, che potrebbero svanire lontano come tanti lunioli.

E allora entri a far parte di quelle persone che prima compativi, per le quali pensavi di lottare per un futuro migliore.

E per quanto si voglia lottare per quella persona, accrescere le possibilità di poter rivedere quel sorriso…Vorresti solamente venir salvato da qualcosa di simile ad un miracolo, che ti tiri fuori da quella merda dove stai sprofondando.

È come nelle sabbie mobili.

 

Si comincia ad affondare…

 

Fratello non la guardava nemmeno, mentre parlava. Stava facendo finta di guidare l’Aereonave.

In parte perché si sentiva grande, in parte per non vedere il volto della sorella.

–Non hanno accettato Gippal nella Milizia…- aveva detto.

Rikku trattenne il fiato, sarebbe tornato a casa?

-Però l’hanno preso per un’altra missione…credo si chiami Kermes…-

 

…e si continua ad affondare.

Più si tenta di uscire, più si affonda velocemente…

 

-Sei sicura?- La voce di Auron, fredda, profonda, le risuonò un paio di volte nella mente. Lei rispose subito, mentre dentro la sua testa il volto duro di Gippal le tornava in mente.

“Certo che lo sai…perché è tua cugina!”

Avrebbe cercato di salvare sua cugina, come Gippal stava cercando di salvare il Mondo…

-Al cento per cento!-

 

...anche se si fa finta di niente…si continua a sprofondare…forse senza rendersene conto…

…E ti viene da chiedere perché, raggiunto tutto quello che volevi soltanto un anno prima, tutto ciò non ti basta più…

Perché non si è ancora felici?

Perché tutto quello che volevi ora ti sembra non valere come prima?

Perché tutto ciò che vorresti è quella persona lontana, quel sorriso dolce, quelle mani calde?

Perché non ci si riesce ad accontentare?

Perché non si riesce ad essere felicie?

 

-Non c’è altro modo…- la voce di suo padre risuonava per l’Aereonave, mentre all’interno regnava il caos.

Lei continuava a non capire nulla, vedeva senza guardare.

Le urla, i mostri, i morti…

L’inverso di Luka, quella volta, con il cielo turchese ed i palloncini colorati.

E poi quell’esplosione, forte.

Le era esploso anche il cuore?

Forse…

Tutto stava esplodendo, la base esplodeva.

Era la fine di Bikanel…sarebbe stata anche la fine del Mondo?

“Quando tornerò, quando starò camminando per la sabbia della mia amata Bikanel in prossimità dell’entrata della base, voglio che tu mi venga in contro correndo…”

Come gli sarebbe andato in contro, adesso? Dove gli sarebbe andata in contro?

…Gli sarebbe mai andata in contro?

 

Perché si continua ad affondare?

Si sentiva il sapore della sabbia in bocca…sarebbe morta in quel modo?

 

-Dovete rivolgervi a Gippal, per avere l’autorizzazione…-

Quell’Albhed le prendeva in giro? Gippal?

Eppure era lì, con quella sua posa spavalda, lo sguardo serio, i capelli biondi che si muovevano al sole. Quella voce sicura.

 

…ma si dovrebbe sapere che, in tutte le storie, la salvezza arriva solo all’ultimo momento…

Proprio quando sei convinto di inalare l’ultimo respiro, quando smetti di combattere e la tua mano si protende verso il cielo, quasi istintivamente più che per chiedere l’ultimo aiuto…

Solo allora una mano afferrerà la tua e tenterà di salvarti, di tirarti fuori da quel mucchio di sabbia dove stavi affondando da chissà quanto…

 

-…la figlia di Cid…-

Storse il naso, era sempre lo stesso ma quel comportamento spavaldo, in un momento in cui non voleva far altro che buttargli le braccia al collo e piangere, le diede quasi fastidio.

-Ehi…ho un nome!-

E lui aveva sorriso…ne Yuna ne Paine avevano visto il suo sguardo indugiare su di lei, addolcirsi e perdersi quasi in quei ricordi passati, felici…così rimpianti…

Quei ricordi che ti cullavano la sera, prima di addormentarti, quando ti senti solo…

 

Aveva avverato il suo sogno, anche se magari con qualche anno di ritardo…

E lei quasi si sentiva orgogliosa di lui…

E gli era stato vicino, da quel momento…quasi segretamente…

Aveva combattuto contro Vegnagun insieme a loro, aveva fatto il suo…

Lui che non aveva mai voluto il loro aiuto…

 

Quanto l’aveva amato, in tutti quei momenti…guardandolo impugnare la sua arma, svolgere il lavoro da Leader degli Autonomisti, tentare di salvare Baralai…

Gli aveva rivolto un amore pieno di gelosia quando lui guardava Paine. Cercava in qualsiasi modo di capire da lei cosa c’era tra loro due, facendo finta di niente…

Quanto le bruciava dentro…

Ma Gippal, verso di lei, sembrava riservare ancora un sentimento trattenuto, lo stesso che aveva sentito così vivo quando l’aveva salutata, quando era sembrato incerto prima di baciarle la guancia.

Non sapeva cos’era quella specie di forma di rispetto, ma già sentire questo sentimento così particolare provenire dal cuore di Gippal, dai suoi occhi, dai suoi gesti…la faceva respirare, la faceva sentire bene…

 

E poi era finita…

Quando raggiungi uno scopo, ti sembra di non aver più niente da fare.

Ti sembra di dover ricominciare tutto da capo, partire da zero.

Ti senti vuoto dentro…

 

Vegnagun era distrutto.

Tutti erano vivi.

Lui era vivo.

E adesso?

È come se il tempo si fosse bloccato…

La felicità le inondava il cuore…e guardando Gippal ebbe voglia di tornare a Luka, di farsi legare al polso dei palloncini.

Voleva sedersi accanto a lui e parlare.

E intanto lo guardava da lontano, impaurita che il sogno di spezzasse, finisse…

 

E si riparte da capo…

Come il sole che ogni giorno sorge, insieme ai fiori che fa sbocciare.

Si riuscirà ad essere felici?

Quel sogno ormai riposto così tanto infondo nel proprio cassetto da ritrovarlo impolverato, vale ancora qualcosa?

Può ancora essere avverto? Sbocciare come un fiore quando tu, sole, sorgi di nuovo?

 

Seduta in uno dei letti dell’Aereonave, con i piedi a penzoloni, lo vide avvicinarsi.

Il passo spavaldo che risuonava sul pavimento di legno, il bel sorriso sicuro, lo sguardo da Leader ed i capelli appena scompigliati.

E in mano, due palloncini, uno giallo ed uno rosso.

-Per te, piccola…- le disse dolcemente, con quella voce profonda, accucciandosi sul pavimento di fronte a lei, porgendoglieli.

Lei sorrise, mentre giocava nervosamente con una treccina.

-Me li leghi al polso?- Chiese allora, guardandolo speranzosa negli occhi,

Lui rise appena, sottovoce, prima di prenderle il polso, così esile nella mano di lui, e legarle i fili sottili. Rikku sorrise di nuovo, guardandolo con gioia.

Nel volto di Gippal si aprì un sorriso dolce, -come si dice?- Chiese, appena ironico.

Lei rise, -Grazie!- pigolò.

Il volto di Gippal si fece ancora più dolce e sereno, -e un bacio, non me lo merito?- Chiese.

Si sentì arrossire violentemente, mentre si avvicinava a quelle labbra bramate per così tanto tempo.

 

Si può essere felici?

 

 

 

 

3 Aprile 2005

che tristeeee T-T

ma perché mi escono sempre tristi? ç.ç

inizialmente l’idea non era proprio questa ^^” però sono abbastanza soddisfatta del risultato!!

Mi piacerebbe che qualcuno commentasse pleeeeazeeee ç-ç

 

Grazie anche solo a chi ha letto ^-^

  
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