Dedicata a Lee,
che, nonostante
tutto,
è ancora una
giovincella.
(You want to) Make a memory
– Em e Rose –
Like an angel
Un bambino di circa sei anni sbuffò infastidito, osservando
indispettito il piccolo grappolo di ciliegie sopra la sua testa.
Si flettè sulle ginocchia ossute, storcendo il viso in un’evidente
espressione di sforzo; con un balzo si lanciò nuovamente verso l’alto –
sollevandosi sì e no due centimentri da terra – tentando di afferrare i frutti
con le piccole mani.
Ricadde malamente a terra e, quasi come se una mano l’avesse
spintonato, perse l’equilibrio sbilanciandosi all’indietro. Probabilmente sarebbe
caduto malamente a terra se due mani delicate ma decise non l’avessero
sostenuto.
Sollevò leggermente il capo rivolgendo un sorriso di
gratitudine al suo salvatore.
Lo spettacolo che gli si parò di fronte lo lasciò senza
fiato:un volto femminile più simile a quello di una dea che a quello di un
essere umano contornato dalla luce solare lo fissava con un sorriso di
divertimento, i capelli lunghi e biondi ricadevano in avanti andando a
solleticargli la fronte.
«Tutto bene?» domandò con voce gentile l’angelo – perché sì, per lui quello era un angelo – sollevandolo e
rimettendolo in posizione eretta.
Senza aspettare alcuna risposta la giovane si avvicinò al
ciliegio osservando il ramo incriminato.
«Ne vuoi?» chiese sorridendo allusiva.
Il bambino annuì ebete, completamente rapito da quella
bellezza folgorante.
Rosalie sorrise mefistofelica allungando una mano verso il
ramo e abbassandolo verso di sé. Afferrò un grappolo, porgendolo poi al
piccolo.
«Grazie.» sussurrò riconoscente, prendendo tra le mani le ciliegie
e mettendosene subito in bocca una.
«Tu non ne mangi?» chiese rivolto alla bionda.
Questa scosse il capo in segno di diniego, allontanandosi da
lui con passo elegante.
Con la bocca sporca di succo e una mano rivolta verso l’alto
il bambino la salutò.
«Grazie, bella signora!» urlò a squarciagola «Io sono Emmett,
ricordatelo!»
Cold
Era corsa via come il vento
quando l’odore rugginoso e salato del sangue le sfiorò le narici, saltando agilmente
i vari ostacoli incontrati sul suo cammino ed ignorando gli insistenti richiami
di Carlisle dietro di sé.
Aveva dimenticato ogni cosa:
gli sguardi indifferenti di Edward, la caccia, Esme; nulla sembrava più avere
importanza, c’era solo l’odore piacevole del sangue nella sua mente.
Si bloccò di colpo, i
capelli per la prima volta spettinati, un’ammucchiata di fili d’oro che le
donavano una bellezza quasi selvaggia, quasi fosse un’amazzone e non la
perfetta ed elegante Rosalie Hale.
La prima cosa che pensò,
quando lo vide, fu quello che possedesse i riccioli neri più belli del mondo –
oltre all’odore così invitante – e
che non doveva rimanere molto tempo per lui, visto il sangue – odore meraviglioso – che colava a terra
e sporcava il manto erboso.
Si morse le labbra rosse,
chiudendo gli occhi, l’immagine di un bambino sorridente che giocava con i suoi
boccoli nella mente.
«Però…sono felice…di
morire…con te di fronte», sussurrò quello, ignaro di aver di fronte il più
pericoloso dei predatori.
Rosalie si mosse lenta,
cauta e, cercando di non guardare la ferita profonda – di non ispirare il suo
profumo – lo caricò sulle sue esili spalle, iniziando a corre e urlare il nome
di Carlisle, sentendo sotto le sue dita una pelle fredda quasi quanto la sua.
Temptation
Gli occhi d’ambra di Emmett carezzarono con affetto la figura
elegante di Rose, seduta di fronte a lui, sui polverosi gradini di entrata.
Il fruscio del vento le muoveva i capelli biondi,
spettinandola e facendola innervosire, quasi fosse orribile per lei non essere
perfetta.
Eppure, mentre la guardava, gli sembrava sempre meravigliosa.
Probabilmente era un pensiero sbagliato voler sentire il
sapore di Rose nella sua bocca, o il voler accarezzare quel corpo tentatore che
sembrava chiamarlo ad ogni singolo movimento.
Avrebbe pagato oro per poter sentire il suo nome invocato
dalle labbra di rosa della vampira.
«Vuoi baciarmi, Em?», domandò a quel punto la bionda a
bruciapelo, gli occhi che lo fissavano con insistenza.
Se avesse avuto ancora un cuore capace di battere, pensò l’uomo,
probabilmente in quel momento sarebbe esploso.
Le sorrise con colpevolezza, allungando una mano grande e
pallida fino ad accarezzare il suo viso.
«Solo se lo vuoi anche tu», mormorò in un soffio di voce, che
lei udì perfettamente.
Gli sorrise dolcemente come lui non le aveva mai visto fare
con nessuno, mentre gli occhi di Rose erano sempre più vicini.
«Lo prendo come un sì»
Melin le*
Puzzava di sangue, su questo non c’erano dubbi.
Sulle sue mani sentiva ancora la pelle di quella ragazza che
si sgretolava, quasi fosse fatta di cera.
Le urla terrorizzate rimbombavano ancora nella sua mente come
un eco sordo, come una punizione divina per ciò che aveva fatto.
Come avrebbe fatto a guardare ancora negli occhi Rose?
Cosa avrebbe potuto dirle?
Quando se la trovò di fronte, ancora non aveva trovato una
soluzione.
«Rose…» mormorò con un filo di voce, una voglia matta di
piangere nel cuore inesistente.
Lei se ne stava lì in piedi, la bocca semi aperta, gli occhi
sbarrati che fissavano inorriditi le macchie di sangue sulla sua maglietta
bianca, tremante per la prima volta
nella sua vita da vampira.
«L’ho uccisa.» mormorò Emmett osservandosi inorridito le
mani.
Avrebbe voluto strapparsi gli arti a morsi, prostrarsi a
terra e chiederle perdono anche mille volte se fosse stato necessario.
Quando le braccia fredde [calde] di Rose gli circondarono il
collo si zittì all’istante.
«Ti amo.» la voce velluttata della bionda sembrò una melodia
irresistibile alle sue orecchie, una luce nel buio.
Strinse forte a sé l’esile figura della sua compagna,
affondando il volto fra i suoi boccoli biondi ed amandola a sua volta.
Black Cat
Rosalie inarcò un
sopracciglio e storse il naso patrizio captando, allo sbattere violento della
porta d’ingresso, un forte odore di erba gatta. Sbuffò infastidita chiudendo la
rivista di moda con un gesto secco e gettandola sul divano accanto a sé.
«Rose, c’è un regalino per
te» la voce allegra e forte di Emmett invase il salotto, subito seguita da un
miagolio strozzato.
«Un gatto?» chiese scettica,
spostando lo sguardo sull’imponente figura del marito.
Schioccò la lingua sul
palato non appena notò la piccola palla di pelo che Emmett teneva tra le mani,
così piccola a differenza di lui.
«Nero, tra l’altro.»
«Perché?» chiese il vampiro
spalancando gli occhi dorati e fissando il gatto come se avesse qualche
malattia «non è carino?»
La bionda si alzò lentamente
dal comodo divano, avvicinandosi a lui e analizzando con occhio critico l’animale.
«È spelacchiato.» mormorò
storcendo la bocca in una smorfia.
Emmett ridacchiò,
avvicinando il musetto del gatto al viso di Rose, che ebbe la tentazione di
tirarsi indietro quando il suo odore provocò dispettoso i suoi sensi di
cacciatrice.
Rimase per qualche minuto a
contemplare gli occhi dorati del felino e, dopo attimi di smarrimento, Rosalie
sentì la ruvida lingua del gatto leccarle affettuosamente le labbra.
«Visto? Gli piaci!» commentò entusiasta Emmett.
La vampira si leccò lievemente la bocca, lasciandosi poi
andare in un sorrisetto divertito.
«Ha un buon sapore.»
So damn sexy
La stava aspettando da più
di mezz’ora, appoggiato allo stipite della porta, la cravatta e la giacca ormai
solamente ricordi di quell’abito che si era comprato appositamente per quella
sera.
Non avrebbe mai capito le
donne. Se poi si trattava di donne vampiro la cosa diventava ancora più
impossibile.
Emmett non sarebbe mai
riuscito a comprendere perché Rosalie
ci tenesse così tanto all’aspetto esteriore: era bella. Non aveva bisogno di
acconciature particolari, trucchi o vestiti particolarmente alla moda.
Lui, probabilmente,
l’avrebbe trovata meravigliosa anche con un sacco dello sporco, a detta di
Edward.
«Sono pronta», sussurrò una voce dall’intonazione angelica ad
un soffio da lui, facendolo voltare di scatto.
In quel preciso istante Emmett smise di pensare alle
assurdità delle donne, incantandosi a fissare il vestito rosso che fasciava
alla perfezione le curve di Rosalie, in piedi con un sorriso compiaciuto e
malizioso di fronte a lui.
«Em, i tuoi pensieri sono un tutt’uno con la tua espressione»,
disse l’avvenente vampira prendendolo sottobraccio e trascinandolo con sé verso
la propria macchina.
Emmett rise divertito, chinandosi per baciarla con passione.
«Colpa tua che sei così dannatamente
sexy, amore»
«Ma sentitelo, questo scimmione!», rise di cuore,
sollevandosi sulle punte per poter gustare appieno ancora una volta quel sapore
inesistente sulle labbra di Emmett.
Jealous
Rosalie lo sguardò in cagnesco dall’alto della sua posizione,
le sopracciglia inarcate e gli occhi ambrati che lanciavano saette.
Si sentiva un vero e proprio idiota. O come un bambino scoperto a rubare le caramelle, faceva lo
stesso.
Fatto stava che nemmeno quando aveva rotto il tavolo
preferito di Esme Rosalie l’aveva odiato tanto. E nemmeno quella volta…sì,
forse era decisamente venuto in momento di chiederle scusa.
«Rose, tu sai vero di essere bellissima?», domandò cauto,
avvicinandosi d’un passo alla vampira. Di conseguenza, lei si allontanò con due
falcate, arrivando ad un centimetro dal muro.
«Ti conviene stare immobile se non vuoi che ti trituri quel
poco cervello che hai, Cullen», sibilò muovendo appena le labbra, tanto che
Emmett la trovo allo stesso tempo meravigliosa e terribile.
«Andiamo era solo
una serata per far svagare Ed!»
Con le braccia aperte, quasi volesse accoglierla in un
abbraccio, avanzò ancora verso di lei.
«Rose, non…»
Non aveva visto il piatto arrivargli dritto, dritto in
fronte: Rosalie era stata troppo rapida nei movimenti ed aveva calcolato
ampiamente il colpo in una manciata di decimi.
«Non è che sei gelosa, eh?», domandò massaggiandosi la parte dolente – a dire il vero, era più un
senso di fastidioso solletico – e sorridendo sornione, tanto che li lo detestò
maggiormente.
«So per certo di essere mille – anzi! – milioni di volte più
bella di quelle squallide vampire di
Denali, maledetto idiota!», strillò e Emmett rise di cuore, correndo verso di
lei e prendendola fra le braccia.
Rosalie l’avrebbe preso a pugni se non avesse avuto le
braccia magre bloccate dietro la schiena: cercare di combattere Emmett era un’impresa
persa sin dal principio.
«Se ti può interessare,» sussurrò al suo orecchio, sensuale,
baciandole una ciocca di capelli biondi, «hai decisamente più fascino e sex
appeal di loro»
E prima che Rosalie potesse ribattere, se la caricò in spalla
come un sacco di patate, ignorando le proteste e i pugni, diretto all’ultima
casa che Esme aveva costruito appositamente per loro.
Seduction game
L’aveva fatto apposta, Emmett ci avrebbe messo la mano sul
fuoco – non che avrebbe rischiato molto, a dirla tutta.
Sbuffò, non propriamente infastidito, osservando per quella
che doveva essere la milionesima volta le avvenenti gambe della sua compagna.
Aumentò la velocità della corsa superandola senza guardarla e
avvicinandosi di più alla preda, un giovane cervo maschio dall’aria molto invitante – mai quanto Rosalie.
Dietro di sé la voce maliziosa della bionda gli giunse chiara
[provocante] e forte [canzonatoria] alle orecchie.
«Qualcosa non va, Emmett?»
Qualcosa non va, Emmett?, la scimmiottò il vampiro in
falsetto nella propria mente.
Sbuffò per l’ennesima volta quando sentì la risata divertita
di Rosalie alle sue spalle.
L’aveva fatto apposta, Emmett ne era certo. Impossibile che
fosse solo una coincidenza quella maledetta gonna inguinale proprio quando
Carlisle e Esme non potevano prendere parte alla caccia.
Noise
La notte, da quelle parti, si sentivano sempre strani rumori.
C’era chi non ci faceva più caso, ormai abituato, chi si era
trasferito altrove e chi, ignaro di tutto, associava quei rumori ad un qualche
atto di vandalismo di un teppista.
Per questo, la nuova coppia di sposini, arrivata a Forks
decise di chiedere l’aiuto della polizia e, in particolar modo, dell’ispettore
Charlie Swan di turno quella notte.
«La casa è circondata.» esclamò il capo all’altoparlante
osservando la casa buia di fronte a sé ed interrompendo la quiete della notte «Uscite
con le mani alzate.»
Dopo qualche minuto l’imponente figura di Emmett Cullen –
rigorosamente in mutande - fece capolino
sulla soglia di casa, prendendo in contropiede i poliziotti.
«Che succede?» domandò confuso il moro, fissando Charlie.
Quest’ultimo inarcò un sopracciglio interdetto.
«Cullen? Tu vivi qui?»
«Certo, non ha notato il citofono?»
Il capitano della polizia spostò lo sguardo dal campanello al
proprietario della casa, riponendo la pistola nella fodera.
«Scusa, Cullen.» borbottò imbarazzato, grattandosi la nuca «I
vicini hanno segnalato strani rumori da queste parti.»
Emmett sorrise divertito, incrociando le braccia mentre al
suo fianco appariva Rosalie più scarmigliata che mai.
«Oh, parla dei lavori di ristrutturazione della camera da
letto?»
Bed
Esme accarezzò con estrema delicatezza le cosmee appena
sbocciate del suo giardino, appoggiandovi un leggero bacio sui petali turchesi.
Lasciò che la rugiada baciasse le sue labbra di pietra,
sorridendo con calore quando le braccia di Carlisle le circondarono la vita
sottile.
«Buongiorno», le
sussurrò all’orecchio, inspirando a pieni polmoni il profumo meraviglioso che i
capelli della donna emanavano.
Si lasciò sfuggire un mugugno di piacere quando Esme lo baciò
leggera sulle labbra, come aveva appena fatto per le sue cosmee. Piacere interrotto
dal silenzioso – almeno ad un orecchio umano – arrivo di Alice, seguita dall’ombra
affascinante di Jasper.
«Buongiorno Esme, buongiorno Carlisle. Dormito bene?»,
domandò con una punta di ironia, sedendosi sul tavolo di vetro ed accavallando
le gambe. Dietro di lei, Jasper cacciò una risatina divertita, gli occhi
ambrati che la guardavano con adorazione.
«Ho visto una cosa», trillò la ragazza con voce flautata, l’ombra
di un sorriso intriso di malizia sul viso da folletto.
Esme arcuò un sopracciglio castano, osservandola con
curiosità.
«Em e Rose stanno per arrivare, e hanno di nuovo quel problema», annunciò facendo ridere
Jasper di cuore, seguito in lontananza dalla risata melodiosa di Edward.
Carlisle alzò gli occhi al cielo, mentre Esme invocò tutti
gli Dei conosciuti per chiedere venia.
«Io non so più cosa fare con quei due», disse la donna
esasperata, guardando il marito neglio occhi.
Questi sbuffò, prima di scrollare le spalle.
«Non molto, cara. Penso che nemmeno un letto d’acciaio
durerebbe con loro»
*melin
le = ti amo, in elfico.
Delucidazioni [Mimi]:
Essenzialmente, bisogna spiegare in che vari spazi temporali
sono collocate alcune Flash Fic.
Like an angel: prequel di Twilight e della
trasformazione di Emmett.
Melin le: post assassinio della ragazza con l’odore
irresistibile per Emmett.
So damn sexy: prima del ballo, alla fine di
Twilight.
Parlando da parte mia non avrei mai creduto di poter scrivere
su questa coppia, che a dire la verità non mi appassiona poi così tanto.
Però mi piacciono e per una cara amica si fa questo ed altro.
Il titolo l’ho scelto io, è preso da una canzone di Bon Jovi
che amo da morire.
Io ho scritto le Flash cold,
so damn sexy, temptation, jelous e bed.
Mi sono divertita. Loro sono maliziosi al punto giusto.
Buon compleanno, Twin. Il secondo regalo arriva presto, te lo
giuro.
M.
Spazio Autrice [Hilly]:
C’è da dire che ero completamente bloccata.
Non riuscivo a scrivere niente, quindi gran parte del merito
va a Mimi che mi ha aiutata a fare la mia parte con like an angel, melin le, black cat, noise e seduction game.
Sono carine, sebbene quelle che scrivo io ancora non mi
convincono.
Spero che a te piacciano, Lee! Buon compleanno!
Hilly