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Autore: FlameWolf    20/10/2016    13 recensioni
Mi volto verso mio nipote, che ormai sta piangendo a squarciagola. Ripenso alla prima volta che l'ho visto, al suono della sua risata, a quella gioia sempre presente nei suoi occhi. Immagino i miei vicini, la gente del villaggio venire qui per strapparmelo via, per ucciderlo.
Sospetto, rabbia, ira.
Dopo questa edizione non avremo veramente nient'altro.
Genere: Angst, Azione, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Presidente Snow, Tributi di Fanfiction Interattive
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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Giorno 2, pomeriggio

 

Angelie Asimar, tributo del distretto 2, arena

Mi guardo intorno in cerca di indizi, finché non noto una delle telecamere. Sorrido spavalda per catturare l'appoggio del pubblico, ma anche per salutare implicitamente i miei genitori. Un po' mi mancano, non siamo mai stati separati così tanto a lungo, ma sono sicura che mi stia guardando adesso, fieri come sempre. Spero che non siano preoccupati più del necessario dato che ho promesso che sarei tornata a casa. Lo sanno che mantengo sempre la parola data.
Siamo a caccia dalle prime luci dell'alba, ma non abbiamo ancora trovato alcuna traccia; sto incominciando a spazientirmi. Odio quando nei giochi le cose procedono a rilento, fanno sembrare il tutto incredibilmente noioso. Non voglio che i capitolini cambino canale, voglio rimanere impressa nella loro memorie come una delle migliori vincitrici, del calibro di Lars Seven, Cassandra Stone o della nostra Sylvie. Mi chiedo se anche i miei alleati abbiano lo stesso desiderio. Adrian sì, ne sono certa, dubito di più degli altri tre. Siamo tutti molto diversi, e ciò rende la nostra alleanza alquanto fragile. Mi chiedo quanto rimarremo ancora insieme. Chi sarà il primo a tradirci? Non Judith ed Adrian di sicuro, sono ragazzi troppo leali. Jasmine dipende da noi, non lo farebbe, è troppo pericoloso per lei. Punto su Libero piuttosto, non ha mai nascosto la sua insofferenza verso quest'alleanza. Cerca sempre di starsene da solo per i fatti suoi a fare solo il cielo sa cosa. No, non ho dubbi, sarà lui a rovinare il tutto.


Mi volto verso i miei due alleati, sembrano abbastanza stanchi. Forse una pausa ce la siamo meritata.
“Ci fermiamo un po'? Che ne dite?” propongo con il sorriso. Judith annuisce all'istante, sedendosi subito per terra, mentre Adrian è un po' più incerto, credo voglia proseguire ancora. Ha preso molto sul serio questa storia della caccia, per tutto il tempo è stato perfettamente in silenzio, osservando in maniera analitica l'ambiente circostante. Devo dire che sarà un avversario temibile in futuro: è forte e muscoloso, ma nonostante questo è capace di muoversi leggero come una piuma.
“Quanto sarà grande l'arena?” domanda Adrian mentre beve un sorso d'acqua.
“Sicuramente un po'. Nelle precedenti edizioni nessun tributo ne ha visitata una per intero. Gli unici che le conoscono a tutto tondo sono i capitolini” Osservo. Le arene dopo le edizioni vengono sempre trasformate in musei. Chissà se questo punto, quello in cui ci troviamo esattamente adesso, diventerà un posto di attrazione un giorno.
“Spero che la troveremo” borbotta sempre Adrian “Non sopporterei l'idea di aver girato invano tutto il giorno”
“Ma sì che la faremo!” esclama Judith decisamente più ottimista “Abbiamo ancora un sacco di tempo” aggiunge accennando alla prima richiesta di un morto al giorno. Le sorrido grata, sono contenta che stia cercando di venirmi incontro dopo quella spiacevole conversazione che abbiamo avuto ieri. Judith non è una piantagrane, sa che uccidere è inevitabile, ma troppo buona per questo posto. Per carità, penso che sia un'abile combattente, ma ieri ho visto la sua esitazione e la cosa mi ha in parte preoccupato e in parte tranquillizzata. Dopo tutto se ha il cuore tenero sarà più facile sconfiggerla quando arriverà l'ora. Dubito che sarà piacevole come uccidere Nick o David, ma come si dice “meglio a te che a me”.
“Mi piace il tuo essere positiva, ma abbiamo bisogno di una traccia, di una pista, di qualsiasi cosa, invece non abbiamo niente!” sbotta lui sempre più nervoso.
“Ehi, calmati” replico guardandolo storto.
Adrian sospira stressato, asciugandosi con la manica la fronte sudata “Scusate, ma odio fallire” Annuisco, lo capisco più che bene.
Judith nel frattempo si è alzata e sta iniziando ad arrampicarsi su un albero.
“Dove vai?” le chiedo.
“Forse da quassù si vede qualcosa!” mi spiega mentre sale sempre più in alto.
Io ed Adrian l'aspettiamo seduti per una decina di minuti abbandonanti, finché non la vediamo scendere nuovamente “Bingo” annuncia seria.
La seguiamo per una decina di metri, fino a una sorta di piazzale poco lontano da dove eravamo. Inizialmente non vedo nulla, ma poi mi accorgo di una strana struttura fatta a pezzi, costituita da rami e foglie intrecciati fra di loro. Qualunque cosa fosse è stata distrutta a mano.
“Forse era una sorta di coperta” azzarda Judith. Sono d'accordo. Stanotte non è stata particolarmente fredda, ma è ovvio che stando fermi tutta la notte qualche brivido venga lo stesso.
“Quindi questo è il rifugio di qualche tributo” ipotizza Adrian.
“Peccato che non ritornerà qui di sicuro, o non avrebbe distrutto questa cosa” concludo scontenta. Chiunque l'abbia fatta ha una certa manualità senza dubbio. Deve essere anche una persona in gamba, abituata ai boschi. Mi chiedo se il tributo in questione non sia la nostra Esther.
“Guarda!” esclama Judith indicando un punto preciso della coperta improvvisata. Osservo meglio, e noto un capello castano corto, ma non abbastanza per essere quello di un ragazzo.

“Quanti tributi hanno i capelli castani?” chiedo. Ricordo solo un sacco di biondi in questo momento.
“Esther” risponde Adrian soddisfatto.
“Non necessariamente” nota Judith “Anche la ragazza del sei ce li ha così”.
“Abbiamo un cinquanta e cinquanta che sia la nostra preda dunque. Chiunque sia non può essere troppo lontana. Mettiamoci in marcia” affermo trionfante. Non ci sfuggi, sei nostra.

 

Ivar “Il Senzaossa” Ludwig, tributo del distretto 6, arena

Accosto le mie mani una affianco all'altra. Menomale che secondo Chester non si vede alcuna differenza! La mano destra è sicuramente più grossa di quella sinistra, senza contare che si vede ancora benissimo l'impronta dentale di Jennifer. Devo dire che ha dei bei denti, anche se non quanto i miei, ovviamente. Cavolo quanto sono bello! Mi manca guardarmi allo specchio, non mi sarebbe dispiaciuto trovarne uno dentro ai nostri zaini. Non che mi lamenti dei nostri contenuti comunque: abbiamo una torcia elettrica, una coperta di lana, dei guanti pesanti, un paio di calzini di riserva (tutta roba che si è rivelata utile stanotte), una tintura di iodio (che abbiamo in parte già utilizzato su dell'acqua stagnante), degli occhiali da sole, del repellente per insetti, una crema abbronzante (!), una paletta per scavare, un punteruolo (un'arma ridicola, ma pur sempre un'arma!), del mais in scatola, dei semi di girasole (che abbiamo già mangiato in parte) ed infine dei cerotti. Ci è andata parecchio bene, peccato non avere una borraccia però. Prima ci siamo dovuti arrangiare usando la paletta come bicchiere, ma è stato uno schifo. Abbiamo impiegato ore per bere a sufficienza. Ora che ci penso anche del cibo non sarebbe male, ma sono dettagli. Con un po' di fortuna incontreremo una delle poche piante che conosciamo, oppure ci metteremo a cacciare un po', anche se l'ideale sarebbe trovare qualcosa da sgraffignare ad altri tributi. Un modo comunque lo troveremo. Una buona idea sarebbe quella di creare un diversivo che allontani i favoriti dalla cornucopia, per poi prendere tutto quello che ci serve ed andare via. Oltre al cibo vorrei prendere anche una crema per guarire la mia mano. Spero davvero che non si formi una cicatrice. La osservo di nuovo, cavoli com'era bella, una vera e propria mano di velluto.

“Sei ancora lì?!” esclama Chester esasperato “Giuro che non ho mai conosciuto nessuno più vanitoso di te!”
“Sei solo invidioso” mi difendo. Chester reagisce tramite uno sbuffo esagerato. Allo solo scopo di irritarlo maggiormente mi avvicino a lui e gli appoggio il gomito sulla spalla. Il mio alleato mi guarda leggermente infastidito “Dunque, cosa si prova ad essere un mio sottoposto?” gli chiedo con un sorriso da ebete.

Chester rimane in silenzio, in una concentrazione preoccupante. Sto per chiedergli cosa c'è che non va, quando mi tira uno schiaffo dritto dritto sulla guancia.
“Cazzo!” mi lamento mentre mi allontano da lui. Mi massaggio la zona, che male! “Perché cavolo l'hai fatto?” gli chiedo scocciato.
“Zanzara” risponde lui pacato.
“È la scusa più vecchia del mondo!” Per tutta risposta mi mostra la mano, sulla quale è spiaccicata una zanzara “Ok, va bene, hai vinto tu” affermo continuando a massaggiarmi. C'era bisogno di colpire così forte però? Secondo me l'ha fatto apposta. Il bastardo sta anche ridendo sotto i baffi in fondo.
Sto per farglielo notare quando riprende a parlare: “Sbaglio o le zanzare stanno aumentando?”.
Mi guardo intorno, effettivamente ne stiamo incontrando parecchie in questa zona. Ci hanno pizzicati entrambi un paio di volte. Ora che ci penso le zanzare trovano il loro habitat naturale nei posti con acqua stagnante, forse c'è uno stagno nei pareggi. Dubito che l'acqua sarà sana, ma abbiamo la tintura di iodio apposta, no? Osservo Chester, deve avere i miei stessi pensieri.
“Il repellente è nel mio zaino o nel tuo?” mi chiede.
“Mi sembra nel mio” replico prendendolo immediatamente. Non ci eravamo troppo preoccupati prima, le zanzare appartengono alle estati di tutti in fondo, ma qui siamo in un'arena, qualunque cosa potrebbe essere pericolosa. Spero solo che non sia troppo tardi. Prendo il repellente e ce lo applichiamo all'istante.
Decidiamo di andare oltre attraverso il fango, e ci accorgiamo con piacere che il repellente è potente, nessuno dei due ricevi pizzichi nella mezz'ora successiva. Tuttavia continuiamo a rimanere in allerta, aspettandoci un pericolo da un momento all'altro. Non voglio tornare indietro però, sono troppo curioso di vedere cosa c'è in fondo al sentiero.
Dopo un'altra decina di minuti riusciamo a capire finalmente da dove provengono tutte queste zanzare. Di fronte a noi c'è una vasta distesa d'acqua stagnante, ricca di canneti, ranuncoli, orchidee, e tante altre piante. Quelli che mi colpiscono però sono gli animali: oltre alle zanzare e ai milioni di moscerini, ci sono un sacco di uccelli e di rane. Riesco perfino ad intravedere un toporagno a caccia di qualche insetto. L'ambiente è calmo, sembra distante mille miglia dal caos del bagno di sangue. Per un momento riavverto la tranquillità del mio distretto, e per la prima volta mi rendo finalmente conto di quanto sono lontano da casa.
“È bellissimo” mormoro cercando di far entrare dentro di me i colori e la luce del paesaggio.
“Bello e pericoloso” commenta cinico Chester “Non farti ingannare”. Nel profondo so che ha ragione, ma difficilmente assocerei questo posto all'inferno. “Le paludi sono da sempre fonte di malattia, per questo vengono solitamente bonificate. Il fatto che poi sia qua dentro non è un buon segno” cerca di spiegarmi.
“Lo so, però...” cerco di giustificarmi, ma lui mi interrompe.
“Però niente. Verremo qui solo per prendere dell'acqua, sperando che ci invino una borraccia, e poi ce ne andiamo subito. Primo perché il repellente che abbiamo non durerà per sempre, secondo non sappiamo che bestie attira questo posto” Annuisco sconfitto. Peccato però, questo posto mi piaceva.
“Sarebbe utile rimediare anche del materiale per pescare, ci sarà sicuramente qualcosa di commestibile là dentro” commento. Qualcosa mi dice che potrebbero esserci delle sanguisughe in quella palude, pescare con le mani non sarebbe affatto una buona idea.
“Torneremo quando avremo qualcosa allora” sentenzia Chester.

Stiamo per andarcene, quando ci raggiunge un paracadute argentato, di dimensioni più grandi rispetto al solito. Ci inchiniamo e lo apriamo. Dentro c'è una scatola nera di plastica e un telecomando con un solo bottone rosso al centro. Sto per toccarlo quando Chester mi blocca.
“Che fai? Non lo vedi?” mi chiede allarmato.

“Che cosa?” domando ingenuo.
“È un esplosivo”
Sorrido di gusto: abbiamo appena trovato il nostro diversivo.

 

Caitria “Cat” Dalekein, tributo del distretto 6, arena

Mi sforzo a fare un altro passo in avanti, ma finisco per inciampare e cadere per terra a causa dell'irregolarità del terreno. Sento un po' di male alle mani, ma è un dolore che avverto lontano, quasi come se non fosse mio. Ogni cosa passa in secondo piano nella mia mente: dal canto degli uccelli, al ronzio fastidioso delle zanzare. Solo una cosa avverto in maniera prepotente: la sete. La mia bocca è secca come un deserto, la mia testa pesa come un macigno, e sono talmente stanca che non riesco a rialzarmi. Non bevo da più di ventiquattro ore, ma mi sembrano mille. Se fossi ben nutrita come i ragazzi dei distretti ricchi, forse a quest'ora non sarei già al tappetto, chissà. Anche se non lo fossero hanno comunque tutte le risorse della cornucopia a loro disposizione. Sarà sempre stato così? Ho sempre amato studiare storia, la vera storia, ma ho sempre guardato in maniera superficiale le pagine dedicate alle edizioni degli Hunger Games. Che senso aveva studiare approfonditamente un argomento così tanto scabroso? So che non dovevo scappare da quell'argomento, la storia serve per ricordare all'umanità quanto in basso può andare, ma non ce l'ho fatta. In fondo ogni anno me lo ricordano.

Mi giro pigramente dall'altra parte, non ho le forze neppure per piangere. Sarei dovuta scappare quella mattina. Vivere nei boschi, lontano da questo schifo. In fondo non ho nessuno nel distretto a parte Yvon. Zach sarebbe stato anche contento di una mia scomparsa. Sono sempre stata un peso per lui, mi ha preso con sé solamente per senso di colpa. Voleva dimostrare a se stesso di avere un cuore, ecco perché mi ha sfamata negli ultimi dodici anni, ma mai e poi mai avrei voluto avere a che fare con lui. Quel mostro ha ucciso i miei nonni, ha messo incinta mia madre, e l'ha lasciata morire di fame. Mi ha lasciata nel silenzio, circondata da un vuoto emotivo pressoché infinito. È riuscito a rovinare la vita a tutti, me compresa. Avrei preferito piuttosto morire di stenti insieme alla mamma, e guarda un po', mi stanno accontentando. Forse è meglio così: anche se uscissi da qui sarei per sempre una schiava di Capitol, una loro marionetta per il resto dei miei giorni, destinata ad accompagnare decine e decine di ragazzi alla morte per sempre.

Sì, ma sarebbe una volta all'anno” mi suggerisce una voce delicata dentro la mia testa. “Qualche settimana all'anno, e poi avrei tutto il tempo del mondo da dedicare ai tuoi passatempi preferiti. Solo qualche settimana” aggiunge insistente e soave. Tutto il tempo che voglio? I miei treni abbandonati, le serate passate ad inventare storie con Yvon, libri veri che potrei ottenere con tutti quei soldi. Una vita tranquilla, lontana da Zach, in cambio della mia libertà. Ma quella non l'ho già persa il giorno della mietitura? Forse non è un compromesso così malvagio, non ho alternative migliori. Sembra tutto così lontano, così irraggiungibile. Mi sento debole e tanto stanca, sarebbe decisamente più facile chiudere gli occhi ed addormentarsi per sempre. Esistono modi molto peggiori per morire in fondo. Meglio morire disidratata che divorata da qualche ibrido o sgozzata da qualche sadico bastardo, sotto gli occhi eccitati dei capitolini. Una morte di questo tipo sarebbe una bella delusione per tutti loro, una forma di ribellione, l'ultima libertà che mi è concessa. Inizia a piacermi questa strada.
Non farlo, ti prego” mi supplica nuovamente la stessa voce di prima “Pensa a tua madre” Mia madre? È morta, mi ha lasciata sola. Avevo bisogno di lei e mi ha lasciata sola!

È morta per salvarti” afferma con tono comprensivo, molto dolce, quasi materno. Ricordo a malapena il volto della mamma, ero così piccola quando se n'è andata. Era molto bella, questo me lo ricordo, sorrideva sempre, anche quando soffriva. Era dolce, buona e tanto forte. Doveva esserlo per non essere crollata di fronte a tutto quel dolore. Mi ha dato tutto quello che poteva, e anche di più. È morta perché io vivessi, che razza di stronza sarei se sputassi sul suo sacrificio? Lei non lo vorrebbe, non ho scelta.
Osservo la mano destra, riesco ad intravedere la cicatrice che mi sono fatta quella volta che ho cercato di resuscitare quel treno. Volevo fuggire lontano, mentre invece non ne sono quasi morta. Volevo vivere, farlo davvero, non solo nelle mie fantasie.

Raccolgo le poche forze che posseggo e mi alzo in piedi. Devo continuare a camminare, devo cercare una fonte d'acqua. Per la mamma, per me.
Continuo a muovermi sperando in un miracolo. Oggi è più caldo di ieri, e ciò non farà che aumentare la mia agonia. Non c'è un filo di vento nell'aria, e non sembra che pioverà a breve. Alcune antiche culture celebravano la danza della pioggia in questi casi, e sono talmente disperata da volerne sapere i passi.
D'un tratto incontro una piccola pozza, sto per festeggiare, quando mi accorgo di uno scoiattolino morto poco più in là. Sto per gettarmi a terra per l'esasperazione, come si può essere così crudeli? Sono sicura che gli strateghi sapessero della mia urgenza e hanno messa quella pozza apposta per tentarmi, e cavolo come si stanno riuscendo bene. Non posso berla però, morirei di sicuro. Devo resistere, non posso farmi distrarre, devo andare avanti.
Riprendo il mio cammino, ma ad ogni passo diventa sempre più difficile. Non so quanto resisterò. Mi guardo intorno finché non intravedo una cavità a ridosso di una parete rocciosa. Una caverna? Si formano attraverso l'acqua, forse....
Intensifico i miei sforzi, forse ci siamo. Spero di trovare davvero qualcosa, non reggerei un'altra delusione. Procedo dritta attraverso l'oscurità, non mi importa a questo punto di trovare animali feroci. Voglio l'acqua, nient'altro. I miei occhi iniziano ad abituarsi al buio, ed intravedo qualcosa di oscuro sul soffitto, ma non voglio pensarci. Spero siano solamente degli innocui pipistrelli. Finalmente odo qualcosa, qualcosa che gorgoglia, in maniera debole, ma lo fa. Mi aggrappo alla speranza e raggiungo la fonte del suono.
Acqua, un piccolo rivolo, ma pur sempre esistente. Non mi importa della depurazione, non posso aspettare, posso solo sperare che non sia tossica. Tanto quegli essere sul soffitto berranno questa, no? Se loro non sono ancora morti... inoltre non è neanche stagnante.
Ne bevo a grandi sorsi, quasi immergendo la testa in quei pochi centimetri, disinteressandomi se è fredda o meno. Penso solo che sa di vita.

 

Liam “Felino” Evans, tributo del distretto 9, arena

Continuo a sentire prurito ovunque, cosa diavolo mi sarà successo stanotte? Pensavo che fosse una buona idea sistemarmi su un albero, ma stamattina mi sono svegliato con tanti piccoli pizzichi rossastri sulle gambe e sulla pancia. Ricordano un po' i morsi delle cimici da letto, ma non credo che siano state loro. In ogni caso spero non sia nulla di grave, e che questo nuovo albero non sia pieno di quegli esseri, qualunque essi siano. Ho scelto una strategia azzardata, ma non me la sentivo di girare a vuoto per l'arena. Quando si vuole essere trovati, bisogna stare fermi in un punto, lo sanno tutti. Spero che Dalissa mi trovi in fretta, e che abbia qualcosa da mangiare e da bere con sé. La gola mi fa male da quanto è secca, non mi sono mai sentito così in tutta la mia vita. Continuo a pensare alla limonata che la mamma mi preparava tutte le estati, o quella bevanda a base di cioccolato che ho assaggiato a Capitol. Forse se mi muovevo potevo trovare qualcosa, ma se così non fosse stato? Avrei faticato ed aumentato ulteriormente la mia sete. Ho scelto di fidarmi, voglio credere in lei. Sono sicuro che mi stia cercando anche adesso.

Cerco di salire sul ramo più in alto, nella speranza di intravedere qualcosa. Esattamente come ieri non vedo nulla di utile però: solo alberi, pareti rocciose in lontananza, e la cornucopia illuminata dai raggi solari. Ci sarà qualcuno lì oppure i favoriti si trovano tutti a caccia? Spero che non mi notino, non potrei mai sopravvivere. Scendo nuovamente di qualche ramo, cercando il punto maggiormente coperto dal fogliame. Grazie al cielo sono piuttosto minuto per la mia età, riesco a nascondermi facilmente.
Rimango fermo per non so quanto tempo, ad osservare le coccinelle e le nuvole artificiali. Cosa staranno facendo a casa? Mamma e papà staranno litigando come al solito? Bob e Tom sentiranno la mia mancanza? Mi mancano le loro code scodinzolanti, tutte quelle feste che mi facevano la mattina appena sveglio, e gli occhioni da cucciolo che mi mostravano quando volevano qualcosa da mangiare. Mi asciugo in fretta le lacrime, mentre avverto un macigno all'altezza del cuore. Che sciocco, mi sono dimenticato che non devo pensare a casa. Devo concentrarmi su altro, devo far finta che non ci sia niente fuori da qui. Devo solo pensare a sopravvivere.

Mi metto in posizione fetale, grattandomi i pizzichi di tanto in tanto. Dalissa arriverà, devo aver fede. Non sarò solo molto a lungo. Arriverà prima che me ne accorga, devo essere forte.
Chiudo gli occhi a causa della stanchezza, stanotte non ho dormito molto fra il terrore e il prurito. Non dormirò, mi riposerò solamente un po', la sentirò arrivare, io la sentirò, io... ho tanta sete...

Avverto delle forti vibrazioni che mi destano dal mio sonno. Mi aggrappo istintivamente al ramo, guardando di sotto preoccupato. Il terreno si fa sempre più vicino, che diavolo sta succedendo? L'intero albero sta sprofondando nel terreno, e se non mi muovo anch'io verrò inghiottito. Sono sempre più vicino, devo muovermi! Al mio tre: uno, due e...
Salto di sotto giusto in tempo, sbattendo violentemente l'avambraccio e le ginocchia contro il terreno secco. Provo delle fitte pazzesche, e quando esamino le suddette parti mi accorgo che sto anche sanguinando. Sono più che altro dei graffi, ma sono pur sempre delle ferite. Mi avrà sentito qualcuno? Spero davvero di no, ma è comunque meglio cercarsi un nuovo nascondiglio. Se gli alberi sono pericolosi però che cosa mi rimane?


Mi guardo intorno in cerca di alternative, finché non sento un rantolio feroce. Mi volto indietro ed intravedo un cane lupo malandato, sporco di fango, pieno di ferite sanguinanti, e di bolle roseo e gonfie. Ha lo sguardo minaccioso, lontano mille miglia da quello giocoso dei miei cuccioli.
Resto immobile, completamente rigido, so che se scappassi mi inseguirebbe, è il suo istinto. Grazie al cielo i cani li conoscono abbastanza bene. Devo rimanere tranquillo, loro sentono la paura. Evito di guardarlo negli occhi, sperando che perda facilmente interesse nei miei confronti.
Mi guardo intorno a disagio, cercando una strada in cui fuggire in caso la mia strategia non funzionasse. Sono sempre stato fra i più veloci a scuola, ma dubito che riuscirei a seminarlo. Ma se non avessi altra scelta mi toccherà provarci. Mi accorgo che alla mia sinistra ci sono due figure femminili che non riesco subito a mettere a fuoco. Stringo gli occhi e mi accorgo che una è Dalissa, mentre l'altra non la conosco, devo per forza averla vista, ma adesso non mi viene in mente chi sia. Sembrano entrambe preoccupate, e ho paura che vogliano mettersi in mezzo. Alzo lentamente la mano e faccio loro cenno di stare ferme.
Al mio gesto il cane si allarma, ed inizia a ringhiare con maggiore forza. Inizio a tremare spaventato, adesso che faccio? Insisto o scappo? Sento il mio respiro accorciarsi.
“Indietro!” gli urla la ragazza con i capelli rossi mentre si avvicina lentamente a me.
“Indietro!” fa eco Dalissa.
Il cane tira indietro le orecchie, mostrandoci i denti a tutti e tre. Piega le gambe pronto per lo scatto, e penso di farmela addosso dalla paura, quando un sasso lo colpisce dritto dritto sul muso. L'animale inizia a guaire e si ritira, lasciandomi finalmente in pace.
“Scusami piccolo, non mi hai lasciato altra scelta” si giustifica Dalissa un po' triste.
“Però! Che bella mira che hai!” si congratula la rossa.
Crollo a terra esausto, incominciando a piangere a causa della tensione accumulata.
“Stai bene?” mi domanda Dalissa avvicinandosi a me. Le stringo le gambe, piangendo fra le sue ginocchia terrorizzato.
“Ho avuto tanta paura” confesso singhiozzando, mentre Dalissa si piega e mi stringe forte.
“Sei stato coraggiosissimo Liam, non tutti avrebbero avuto il tuo fegato” mi consola.
“Va tutto bene adesso” mi consola la ragazza con i capelli rossi e il naso livido “A proposito io, sono Jenny, del distretto 8. Sono la vostra nuova alleata” mi spiega notando sicuramente la mia confusione. Non faccio domande, se va bene a Dalissa, va bene anche a me.
“Ho sete” accenno mentre il mio cuore inizia a rallentare.
“Non ho acqua, mi dispiace, ma abbiamo trovato delle mele stamattina, possono aiutare” Accenno un sì con la testa, mentre Dalissa tira fuori una mela rossa dallo zaino.
Addento il frutto, e la bocca scatena una festa a contatto con il succo ricco e gustoso. So che dovrei tranquillizzarmi per aver trovato le mie alleate e qualcosa da mangiare, eppure non posso che pensare a quel cane e a tutte quelle ferite che aveva: chi o cosa gliele ha procurate?

 

Giorno due, notte fonda

 

Esther Suzanne Grestan, tributo del distretto 7, arena

Appoggio l'ascia al petto, stringendola forte con tutta me stessa in cerca di protezione e rassicurazione. Che strana la vita, non avevo mai cercato prima d'ora qualche forma di contenimento tramite un oggetto, neppure da bambina. Me la sono sempre cavata da sola, con le mie forze, senza chiedere l'aiuto di nessuno. Che scelta avevo in fondo? I miei sono stati uccisi quando ero ancora una neonata, sono cresciuta in una cassetta spartana quasi al confine del distretto, costretta a lavorare ancor prima di iniziare la scuola. Svolgevo lavoretti semplici e ripetitivi all'inizio, poi con il tempo sono diventati sempre più complicati e pesanti. Mi sono formata da sola nel vero senso della parola, gli adulti sono stati talmente poco presenti da sviluppare l'illusione di non aver bisogno di loro. Ho compensato con i miei coetanei, fidandomi ciecamente di loro finché non sono stata nuovamente tradita ed abbandonata.
Mi chiedo se sono semplicemente sfortunata all'inverosimile, oppure se me le sono andata a cercare tutte quelle situazioni. Come Autumn, ad esempio. Se mi fossi alleata con lei forse a quest'ora non mi troverei in guai così grossi. In fondo per aver preso un voto così alto deve essere una combattente formidabile, ma le cose sono andate diversamente. Ho avuto paura e l'ho rifiutata, e ora la rimpiango profondamente. Una parte di me continua a sperare, continua a credere che potrei incontrarla durante la mia fuga, ma la verità è che la cosa è altamente improbabile. Ci vorrebbe un miracolo, ma io non sono mai stata fortunata, e mai lo diventerò, perché ho la certezza che la mia vita terminerà prima dell'alba.

Da quante ore alterno la fuga al nascondersi? Troppe. Sono stanca, ho sete e fame. Faccio fatica a tenermi in piedi, le mie gambe stanno tremando anche adesso. A questo punto avrei dovuto gettarmi nella mischia, sarei morta ugualmente, ma almeno avrei avuto la possibilità di trascinare uno di quei tre con me. Invece ho deciso di cercare di seminarli, ma senza successo, sono instancabili e testardi. Un'altra decisione sbagliata, l'ennesima. Sorrido amara, spero che Caroline e la signora Smith stiano dormendo adesso, non voglio che guardino quello che accadrà da qui a breve.
Mi scosto leggermente dal mio albero, cercando di vedere con i visori notturni se quei tre mi hanno già trovato. Se non avessi trovato quei cosi dentro lo zaino, questa partita sarebbe già chiusa da un bel pezzo. Intravedo Angelie alla mia destra, Judith alla mia sinistra. Sono sempre più vicine, se uscissi da qui mi noterebbero subito. Anche loro hanno i visori, alla fine il mio non è poi un così gran vantaggio.

Cosa dovrei fare? Fuggire di nuovo? Lottare? Sono così stanca. Sono sempre più vicine, il mio tempo sta scadendo. Ho tanta paura, ci sarà qualcosa oltre? Morire farà così male? Caroline, non ho mai sentito la tua mancanza come adesso. Vorrei tanto non essere sola.

 

Cammino per il bosco, mi piace tantissimo farlo in questa stagione. Ritornano gli uccellini, e gli alberi si riempiono nuovamente di verde. Non devo essere l'unica a pensarlo. Quella bambina è così presa dallo spettacolo da non accorgersi neppure della mia presenza.
Mi siedo rumorosamente al suo fianco, sorprendendola. La tipa sgrana i suoi occhi neri, ma non sembra spaventata, solo un po' a disagio. Sorrido a trentadue denti, tentando di tranquillizzarla.

Vuoi essere mia amica?” le chiedo direttamente, senza neppure chiedere prima il suo nome.
La bambina rimane completamente parallelizzata, per poi scoppiare a ridere senza ritegno. Non faccio in tempo a capire se la sua reazione mi renda felice o triste, che mi abbraccia forte.
Sicuro. Sono Caroline” squittisce lei con uno dei sorrisi più belli che abbia mai visto.
Esther”

 

Scuoto la testa, non è il momento di lasciarsi andare. Anche se è finita, non voglio andarmene senza combattere. Esco fuori dal mio nascondiglio, prendendo di sorpresa Angelie. Riesce ad evitare la mia ascia per un pelo, ed intravedo nei suoi occhi un'ira feroce. Indietreggio all'istante, per prepararmi a parare un suo colpo di spada, quando sento un sibilo minaccioso dietro di me.
Mi getto alla mia destra, evitando un colpo di alabarda di Judith. Rotolo via in fretta e furia, mentre le due ragazza rimangono calme, sicure ormai della loro vittoria. Come potrebbero non esserlo d'altronde? Ho le braccia talmente indolenzite che non so neppure come sto riuscendo a tenere l'ascia in mano!

La alzo in posizione di difesa, guardando i loro occhi azzurri, i primi profondi come l'oceano, i secondi freddi come il ghiaccio. Continuo ad indietreggiare, finché non avverto un dolore allucinante. Mi piego dal dolore, finendo inginocchiata per terra. Mi volto rapidamente, ho un coltello da lancio conficcato addosso, deve essere di Adrian, per un momento mi sono dimenticata di lui. Angelie si avvicina arrogante, con un fastidioso sorriso sulle labbra. Crede che sia divertente? È la mia vita, cazzo!
Cerco di colpirla con l'ascia, ma la ferita e la stanchezza mi permettono a malapena di alzarla di qualche centimetro. Angelie sbuffa un “Patetica”, mentre blocca l'arma appoggiandoci il piedi sopra. Provo a smuoverla, ma per tutta risposta ricevo un calcio in faccia.
“Ehi, ehi! Stai esagerando!” urla la ragazza del primo distretto, mentre avverto il mondo girare intorno a me per via del dolore.
“Vai a fare in culo, Judith!” le risponde con rabbia l'altra.
Cerco di approfittare del loro bisticcio per provare a rialzarmi, ma le vertigini mi impediscono di farlo. Improvvisamente mi sento tirare, ad avverto una lama fredda sulla gola. Commetto l'errore di girarmi, ed intravedere lo sguardo glaciale del mio assassino.
“Questo è per Krinsda” mormora lui.
Chiudo gli occhi, avrei preferito morire guardando un altro volto.

 

 

 

 

 

Ciao... mi volete linciare per caso? No? E se vi dicessi che nel prossimo capitolo avremo due morti? No? ^^ Bravi ragazzi. Il distretto 7 è ufficialmente fuori dai giochi, scommesse sulle prossime morti?

Ci vediamo giovedì prossimo.

 

Morti:

19° Ester Suzanne Grenstan, uccisa da Adrian, 3 pov

Feriti:

Quasi tutti (più o meno fame e sete)

Liam (qualche graffio, prurito)

Ivar (leggera ferita alla mano)

Jennifer (ferita al naso, in guarigione)

  
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