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Autore: Ahiryn    21/10/2016    7 recensioni
Dopo lo scontro, Sasuke si sveglia in ospedale, agonizzante, spaesato e oppresso da ogni tipo di sentimento. Accanto a lui dorme il suo rivale, il suo compagno, il suo salvatore.
Breve momento fra Naruto e Sasuke dopo lo scontro, ciò che ritengo sia accaduto, anche se non lo abbiamo visto.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Team 7 | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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Sunrise
 

 
Sasuke percepiva tutta la stanchezza su di sé, le fitte di dolore che si susseguivano per il corpo, laceranti, atroci. Aveva perso talmente tanto sangue, che ancora vedeva delle piccole scintille di fronte agli occhi, e aveva la bocca secca. Gli avevano fatto delle trasfusioni, ma era ancora troppo debole.
Cercò di grattarsi la gamba e con immenso stupore si ricordò del braccio mancante. Guardò la manica del camice vuota, floscia.
Già, il braccio…
Voltò gli occhi in giro, trattenendo il respiro. Era a Konoha, di nuovo in quell’ospedale. Non aveva idea del perché, ma sentiva il cuore gonfio di emozione, come se fosse appena accaduto qualcosa d’incredibile. Un misto di terrore e felicità.
Era di nuovo l’alba, doveva esser passato un altro giorno. La luce irrompeva dalle finestre, nuova, calda, accecante. Vederla gli fece tornare in mente l’aurora del giorno precedente, quando era moribondo, pronto a morire, e inaspettatamente, anche a vivere di nuovo.
Udì un mugugno. Voltò la testa e incontro il viso livido e tumefatto di Naruto. Li avevano messi nella stessa stanza, doveva esser svenuto. Trovò strano che non lo avessero incatenato, forse ritenevano di essere al sicuro se Naruto lo sorvegliava.
Il biondo dormiva beatamente, sbavando. Solo lui era capace di dormire a quel modo dopo la battaglia per la salvezza del mondo. Solo lui.
Vedere il suo viso così rilassato gli fece avere una fitta allo stomaco. Si raggomitolò, trattenendo i conati.
Mio unico e solo…
Stava per ucciderlo. Lo avrebbe ucciso se lui non si fosse ripreso. Poté figurarsi la scena, il suo chidori che lo trapassava da parte a parte senza pietà, il viso sconvolto di Naruto che aveva fallito, che non sarebbe mai diventato Hokage. Si portò la mano alla bocca, poi si girò dall’altra parte e vomitò in una bacinella che avevano lasciato.
Era come se si fosse svegliato da una sorta di incubo, ma non poteva giustificarsi così; era perfettamente lucido mentre agiva, tragicamente lucido.
-Sasuke stai male?
La voce di Naruto gli fece girare il viso. Si era svegliato – sto bene.
-Hai vomitato, chiamo l’infermiera?
Scosse la testa – come sono arrivato qui?
-Sei svenuto, che mammoletta.
S’irritò, ma fu costretto ad ammettere che la resistenza di Naruto era qualcosa di mostruoso – come ti senti? – gli chiese.
Il biondo sorrise – una pacchia, voglio solo un po’ di ramen.
Non sembrava cambiato niente, eppure era cambiato tutto. Ancora quell’usuratonkachi mangia ramen che rideva e lo provocava.
Doveva… doveva in qualche modo chiedergli perdono. Nulla di quello che avrebbe detto sarebbe bastato, nulla. Si sentì assalire dallo sconforto. Non c’era perdono per le sue azioni.
-Non posso crederci che sei qui – sospirò sognante Naruto – non posso credere che tu… sia a Konoha e non per raderla al suolo – mentre lo diceva, la voce gli venne a mancare.
Sasuke si voltò, ma Naruto aveva girato lo sguardo. Non trovava alcuna parola per esprimere le miriadi di emozioni che lo stavano invadendo, felicità, rimorso, paura, espiazione, gratitudine.
Si alzò con uno sforzo immane, prendendo fiato e si trascinò nel letto di Naruto, portandosi dietro la flebo.
-Che diavolo fai? – protestò il biondo, asciugandosi gli occhi.
Era arrossito. Sasuke invece aveva uno sguardo serio – fammi posto.
-Come?
-Volevi riavermi. Eccomi. Fammi posto.
Naruto ubbidì sconvolto e l’Uchiha si accasciò accanto a lui. Il corpo dell’altro era così caldo.
Ad averlo così vicino, il Jinchuuriki poté percepire il suo odore, mischiato a quello del fumo e del sangue.
Gli toccò una guancia, e poi le spalle, come per avere conferma che fosse davvero lì.
-Scusami… - disse poi, smettendo.
Sasuke aveva qualcosa incastrato in gola, non riusciva a respirare per tutto ciò che aveva da dire, da farsi perdonare, da sdebitarsi.
Gli prese il braccio, lasciando che lo avvolgesse – puoi toccarmi.
Naruto tirò su con il naso e gli sfiorò il viso con l’unica mano rimasta. Gli zigomi, gli occhi e le ferite. Averlo così vicino senza che stesse cercando di ucciderlo…
Sentì le lacrime scendergli – shcushami, è che non ci credo – mormorò, asciugandosi gli occhi.
Sasuke si avvicinò con il corpo a lui – non scusarti – commentò cupo – Naruto io… io non so come chiederti perdono.
Sentì le sue dita tappargli la bocca – sei qui, al resto penseremo dopo – e gli sorrise - posso abbracciarti? – chiese titubante.
L’Uchiha temeva che il grumo di lacrime si sarebbe sciolto anche sul suo viso – Naruto, tu puoi fare di me quello che vuoi.
Quell’espressione non sembrò rasserenarlo, e Sasuke si corresse, distogliendo gli occhi. Non c’era più alcun motivo di essere gelido, spietato, distaccato, ma sapeva perfettamente che quell’atteggiamento non si sarebbe volatilizzato. Ormai gli era entrato dentro, e non lo avrebbe estirpato facilmente. In quel momento però volle essere sincero.
-Per favore… - sussurrò, prendendogli il braccio e passandoselo intorno al corpo.
Naruto lo strinse con forza allora, facendogli fare una smorfia di dolore. Affondò il viso nel suo collo, e Sasuke sparì contro di lui, trattenendo il fiato. Lo stringeva così forte, così disperatamente. L’Uchiha ricambiò la stretta, spinto da un bisogno sconosciuto, inestinguibile. Voleva sparire dentro di lui, fondersi con quel concentrato di forza, affetto, entusiasmo, bontà, amore. In quel momento si chiese come avesse fatto a separarsi da lui, gli sembrava così impossibile, così doloroso. Perdere quel braccio non era niente, se confrontato al dolore patito quegli anni lontano da lui, a imporsi di non provare nulla, a imporsi di dimenticare lui, Sakura, Kakashi, l’affetto che provava per loro. Le parole che aveva pronunciato apatico, imponendosi di non provare niente, di lasciare che il nichilismo prendesse il sopravvento.
Non ricordare. Non rimpiangerlo. Non volergli bene. Cancellalo. Cancellali tutti.
 Se lo avesse ucciso… pensarci lo fece tremare di paura, ma il braccio di Naruto lo strinse più forte, interrompendo quei pensieri.
Sono qui. Perdonami. Perdonami, non ti lascerò mai più, rimedierò, dovesse volermici tutta la vita.
Il cuore dell’altro batteva così forte. Gli asciugò le lacrime, poggiando la fronte contro la sua.
-Grazie, usuratonkachi.
Gli si chiudevano gli occhi dalla stanchezza. Li sbatté piano per non crollare.
-Dormiamo – sorrise Naruto, accostandolo contro di sé – non andartene.
-Mai più – replicò Sasuke, scivolando nel sonno.
 
 ***

-Li sveglio? – domandò un’infermiera, preoccupata.
Kakashi infilò le mani in tasca, sopprimendo un sorriso. Sakura accanto a lui aveva il viso bagnato di lacrime, ma rideva.
-Che teste quadre – commentò, asciugandosi gli occhi.
Il maestro avvicinò la ragazza a lui, arruffandole i capelli e carezzandole la testa. Sakura rise.
Sasuke e Naruto stavano dormendo abbracciati nello stesso letto. Sasuke sembrava un bambino aggrappato disperatamente alla sua unica ragione di vita, e Naruto gli aveva passato un braccio intorno, come se volesse proteggerlo.
-Lasciamoli riposare – disse Sakura – ma prima dobbiamo fargli una foto, per ricattarli quando si sveglieranno.
-Ottima idea, Sakura – concordò il maestro.
Si fecero portare una macchina fotografica e immortalarono quel momento.
-Ora Sasuke ci penserà due volte ad andarsene, se non vuole che la sua reputazione venga rovinata da questa foto tenera – commentò Kakashi.
Sakura guardò l'immaginee se la portò al petto – sono vivi – singhiozzò.
Si strofinò il naso – andiamo, devo comprare a Naruto tanti buoni di Ichiraku. Ha mantenuto la sua promessa e devo ringraziarlo – disse sorridendo, con gli occhi rossi.
Kakashi si voltò a guardarli un’ultima volta.
Anche senza quella promessa, sono certo che il risultato sarebbe stato lo stesso.
Si abbassò meglio la benda sull'occhio e sorrise, uscendo dalla stanza.

***

 
 
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Angolo dell'autrice:
Non so perché ho sentito il bisogno di scrivere questa brevissima one-shot sul loro risveglio in ospedale, mi rendo conto che è corta e insoddisfacente, ma potete considerare le altre mie storie come il suo seguito. Il titolo viene da una canzone di una cantante che amo, Sunrise di Norah Jones, una voce capace di calmarmi in ogni occasione. Grazie per aver letto, presto aggiornerò le long :).
L'autrice dell'immagine si chiama Maki, ringrazio Blair per avermelo indicato!

 
   
 
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