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Autore: luis    21/10/2016    4 recensioni
Edward e Bella umani. Lei dolce sensibile e desiderosa di essere amata per ciò che è. Lui il più popolare della scuola che si nasconde dietro una maschera di apparente superficialità. Riuscirà la nostra Bella ad abbattere le barriere per arrivare nel profondo della sua anima?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Edward Cullen, Isabella Swan | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
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Capitolo 29
Luis

Amare oltre le Apparenze

Capitolo VENTINOVESIMO

  POV BELLA

Sicura di star bene?” si accerta Jake per l’ennesima volta. Alzo gli occhi al cielo e gli sorrido rassicurante.

“Certo, tranquillo va pure” continua a fissarmi incerto

Gli sorrido divertita per la sua premura e mentre osservo con tenerezza le sue iridi scure una domanda si fa largo nella confusione della mia mente.

“Jake” lo chiamo guardinga “TU non avevi un appuntamento?” socchiudo gli occhi. Lui si irrigidisce e rivolge lo sguardo altrove, come se la risposta fosse nel colore delle pareti della mia camera.

“Ehm…. Vedi…” si umetta le labbra, sembra combattuto. Passa nervoso le mani tra i capelli scompigliandoli “ oh al diavolo” dice esasperato “ era una scusa” rivolge di nuovo lo sguardo nella mia direzione.

“Eravate d’accordo?” chiedo sorpresa “ Come, perché?” non capisco.

“Me lo ha chiesto lui” sospira “ e’ stato piuttosto insistente al riguardo. Mi ha chiesto di lasciarvi soli, oggi, durante il nostro incontro studio. Voleva parlare con te senza interruzioni, ha detto” si umetta le labbra e continua a fissarmi.

Non proferisco parola, cerco di incamerare quanto mi ha appena detto. Ripenso al suo atteggiamento di prima, alle sue parole. Ha cercato di parlarmi della situazione, poi ha sviato il discorso sulla festa. Perché tanto interesse per la mia partecipazione? Corrugo la fronte.

“Wow” esordisce il mio interlocutore. Lo guardo interrogativa. Sorride “Pensavo ti saresti infuriata, invece vorrei sapere cosa diamine stai pensando” chiede perplesso.

“Dovrei. Essere infuriata. Sono stanca, però Jake, di arrabbiarmi per i motivi sbagliati. Se hai acconsentito avrai avuto le tue ragioni” annuisce alla mia condiscendenza “Stavo pensando alle sue domande prima di essere interrotti, al suo interesse perché partecipassi o meno alla festa di Halloween” do voce ai miei pensieri.

Jake sorride dolce. “Rifletti, Bella. Cosa ha organizzato di particolare il diabolico folletto?” mi spinge in quella direzione. Mi si accende la lampadina

“Vuoi dire che parteciperà al concorso?” Jake annuisce.

Alice ha avuto un’idea originale e geniale per la festa. Non sarà la solita noiosa festa di adolescenti, ha suddiviso la serata in due momenti distinti. La prima parte della serata sarà dedicata ad un concorso di abilità. Chiunque può iscriversi e partecipare con qualche numero particolare: cantare, ballare, le due cose insieme, recitare. Una sorta di talent amatoriale. Ci sarà anche una commissione di giudici, dei quali non so nulla. Ha detto che sarà una sorpresa per tutti. Edward si è iscritto? Non riesco a crederci.

“Perché?” Jake alza gli occhi al cielo. “Avete decisamente bisogno di parlare Bella. Non devi farle a me queste domande. Ora devo andare è davvero tardi. Vorrei passare da Leah prima di tornare a casa. Ho un invito da fare” Sorride sornione. Sorrido di rimando. Da quando Leah ha rotto con il suo ragazzo Sam, Jake sembra un po’ più ottimista e non perde neanche un’occasione per mostrarle il suo interesse.

“Ciao Jake” lo saluto con un bacio sulla guancia,   attendo che metta in moto e si allontani dalla mia visuale per richiudere la porta di casa. Poggio le spalle contro di essa e espiro un alito rumoroso di fiato. Cosa devo fare, ora? Come posso riavvicinare Edward? Come posso fargli comprendere quanto si cela nel mio cuore? L’ho ferito ancora una volta. Sono proprio un disastro. Forse dovrei cercare io di parlargli. Sì devo vincere la mia timidezza. Domani cercherò un attimo del suo tempo per chiarire questa assurda situazione.

Domani arriva, il nervosismo brulica sotto pelle. Non riesco ad avvicinarlo, dannazione! L’ho intravisto prima di andare in mensa, ma  non c’è. Dove può essersi cacciato? Mordo le unghie delle dita in modo spasmodico.

“Che male ti hanno fatto le tue povere dita?” chiede Alice

“Dove sono i ragazzi?” glisso di proposito la sua domanda. Alza uno dei suoi perfetti sopraccigli. “Avevano qualcosa da fare” risponde evasiva con una luce  birichina negli occhi. La sua risposta sibillina, conferma i miei sospetti. Edward e i ragazzi stanno preparando qualcosa per la festa?!

“Ciao Bella” lo stridore di una voce niente affatto amica mi ridesta dalle mie elucubrazioni.

“Cosa vuoi?” digrigno tra i denti e volto lo sguardo nella sua direzione. Devo ammettere che Kate è davvero molto bella: fisico da Barbie, bionda occhi chiari come il cielo di primavera, i lineamenti perfetti le gote rosee, labbra piene e di un rosso naturale, sembrano delle ciliegie mature, succose  e pronte da assaporare. L’incarnazione delle bambole di porcellana. Come una bambola, però, il suo sguardo è vuoto, privo di qualsiasi luce; dal suo atteggiamento traspare solo una sconfinata boria.

“Stai alla larga da Edward, Bella. Prendilo come un avvertimento, per il momento” assottiglia gli occhi. È la prima volta che le sento dire parole tanto dirette dal  tono altrettanto brusco.

“Nonostante il tuo tentativo di farci litigare, ieri sera siamo riusciti a chiarirci” confessa melliflua, carica di sottintesi. Possibile che Edward dopo quella telefonata e dopo averla smascherata sia andato da lei? Assottiglio lo sguardo. Perché venirmelo a dire? Perché ora che non c’è Edward? Per un attimo volgo lo sguardo verso Alice per cercare di capire se lei sa qualcosa. La sorpresa e il disgusto che traspare da lei non mi dice niente di buono. Attenta Bella. Errare è umano, perseverare è diabolico. Sei caduta già troppe volte nelle sue trappole. Di nuovo l’immagine della festa di Phoenix si fa largo nella mia testa. Di nuovo quello sguardo maligno rivolto a Cheryl, di nuovo quell’atteggiamento da cagna verso Brian. Perché stavamo guardando loro? Un terribile mal di testa mi assale, massaggio una tempia con le dita. Perché proprio ora questo ricordo?

“Stasera Brian è strepitoso non trovate anche voi? Harvard fa bene a quel ragazzo” provocatrice e stronza.

“Siamo stati tutti vittime…” la frase di Cheryl. Stringo le mascelle per non soccombere al dolore della mia mente. Maledizione fa male da morire! Mi salgono le lacrime agli occhi.

Kate si allontana soddisfatta, deve aver male interpretato le mie reazioni.

“Bella” chiede allarmata Alice. Mi sfiora un braccio. “Ti prego Bella non crederai alle sue parole?”

“No” digrigno i denti. Cerco di respirare. “No Alice, non credo alle sue insinuazioni, non più” mi guarda con consapevolezza.

“Edward ti ha raccontato ?” Chiedo a fatica. Lei annuisce. “Ho bisogno di parlare con lui. Per favore sai dove posso trovarlo?”

“Non credo sia il momento giusto, Bella” mi dice dispiaciuta. Cosa? Non è da Alice, neanche quello sguardo contrito.

“Edward” inghiotte a vuoto “ha bisogno di sbollire la frustrazione al momento. Credimi non è un buon momento per i chiarimenti. Fidati di me” mi carezza di nuovo il braccio. Mi guarda con una supplica negli occhi. Annuisco. Comprendo, era molto arrabbiato ieri. D’altronde anche io quando ho bisogno di riflettere preferisco estraniarmi.

“Va un po’ meglio?” un’altra fitta. “Bella, forse è il caso di andare in infermeria” annuisco, ho bisogno di calmare il dolore. “L’accompagno io” proferisce una voce maschile calda e rassicurate.

“Sei sicuro, Steven?” chiede Alice. Deve essere seguito un qualche scambio di gesti o sguardi, ma non riesco più a seguirli.

Arrendevole come un agnello, mi lascio trasportare per i corridoi. Entriamo in infermeria e mi adagia su uno dei lettini.

“Vado a chiamare l’infermiera” annuisco e chiudo gli occhi.

“Cosa succede?” chiede quest’ultima dopo qualche minuto.

“Ho un terribile mal di testa” cerco di spiegare tra un ansito e l’altro. Mi fissa scettica, ma qualcosa nel mio sguardo deve convincerla che sto davvero male. Armeggia con qualcosa che prende dall’armadietto dei medicinali. Mi porge una pillola e un bicchiere colmo d’acqua.

“Riesci a mandarla giù?”

“Ci provo” lascio scivolare la compressa nella gola, subito l’annaffio con una lunga sorsata d’acqua. Mi lascio ricadere sui cuscini.

“Resta ancora qui. Tra qualche minuto dovrebbe fare effetto. Ti ho dato solo un analgesico, ma se dovesse perdurare l’emicrania, ti consiglio di fare un check up” annuisco. L’infermiera lascia soli me e Steven

“E’ stata per colpa di Kate? Ho visto che ti stava parlando”. Scuoto il capo.

“No lei ha già fatto abbastanza danni” sospiro affranta.

“Avevi ragione tu” continuo “Mi ha mentito su lei e Edward” lo sguardo eloquente di Steven mi spinge a raccontargli quanto accaduto il giorno prima. Le lacrime mi sopraffanno di nuovo accentuando il dolore alla testa.

  "Ora basta Bella" fissa il suo sguardo nel mio e sussulto.
" Devi reagire. Devi vivere, diavolo. Quando lo capirai che lui è perso quanto te! Reagisci. Dov'è finita la mia amica, quella che non si arrendeva mai! Combatti Bella. Vuoi che sia tuo e allora affila gli artigli e combatti"
Ha ragione. Ha maledettamente ragione. Lui è mio, io gli appartengo e non permetterò mai a nessuna oca di portarmelo via.
Lui mi sorride. Il suo sguardo si accende.

" Bene è così che ti voglio. Ora sì che ti riconosco, Bella"

Gli sorrido anch’io.

“Sai oggi ero decisa a parlargli, ma Alice mi ha sconsigliato di farlo” annuisce.

“Se ho imparato a conoscere un po’ Edward, in questo momento è una bomba a orologeria. Dagli un po’ di tempo. Glielo devi. Questo mese non è stato facile per lui”

“Sai qualcosa che non so?” sorride “A tempo debito, Bella. Dovete essere voi a parlare non a farvi dire le cose dagli altri. Fiducia”

Di nuovo quella parola. Fiducia.

“Steven” lo chiamo, “a proposito di fiducia” mi schiarisco la voce “ho avuto un flash. Un ricordo” lo fisso seria. Lui sembra irrigidirsi.

“Ah, sì?” annuisco.

“Continuo a vedere Kate che fa la gatta morta con Brian e cerca di provocare Cheryl. Mi spieghi perché?” assottiglio lo sguardo quando vedo il suo volto impallidire

“Tu sai! Tu sai cose che noi non sappiamo, non è vero?”

“Bella” mi supplica contrito “Ho fatto un giuramento”

“Un giuramento?” sbotto infuriata “un giuramento? E noi? Io e Cheryl non abbiamo il diritto di sapere?”

“E saprete tutto, te lo giuro” mi prega, mentre stringe le mie mani nella sue “a tempo debito, Bella tutta questa storia sarà chiarita” cerca di convincermi. Cerco di trovare un motivo, uno solo, perché Steven si stia comportando in questo modo subdolo.

“Stai cercando di proteggere Brian, anche tu!” affermo sicura.

Non  risponde, non ce n’è bisogno leggo la verità nel suo mutismo. Avrei dovuto immaginarlo. Per quanto Steven si discosti molto e non approvi molte imposizioni della sua famiglia, è comunque fedele. Soprattutto nei confronti di suo cugino, Brian. Gli Hartford sono una famiglia potente, ricca, stramaledettamente ricca e potente. E come ogni famiglia di tale lignaggio hanno un loro codice morale e Steven di certo non ne è immune. È un Hartford anche lui seppur da parte di madre.

“Perché?”

“Anche se non ci crederai, Brian non ha colpe per quello che ha fatto a Cheryl. L’apparenza spesso inganna” Serra le labbra e distoglie lo sguardo.

Lo fisso esterrefatta. Non c’entra niente? La mia indignazione sale alle stelle e anche il mal di testa risale. L’immagine del corpo di lui che sovrasta il fragile corpo della mia amica. Mi manca il fiato. Lui la stava accarezzando. I suoi occhi chiusi e il sorriso estatico di qualcuno che sta realizzando un sogno. Il suono della voce di Paul che sogghigna e gli sussurra: prendila, Brian, lei ti sta aspettando è pronta per te. Non senti come ti chiama con il suo corpo?

“Bella” chiama allarmato Steven, mentre mi scuote dal mio trance.

“Cosa mi sta succedendo? Mi sembra di impazzire” mordo tra i denti e mi stringo forte la testa.

Una calda carezza tra i capelli cerca di rilassarmi.

“Credo che i tuoi ricordi stiano tornando a galla. Il puzzle si sta ricomponendo” sussurra piano. Lo guardo e lo esorto a continuare.

“La droga che vi hanno somministrato quella sera ha annientato la vostra memoria, ma con il tempo e probabilmente sollecitata dai vari avvenimenti sta lentamente tornando” mi spiega bonario. Mi stende lentamente sul letto dell’infermeria, chiudo gli occhi stremata.

“Come sta?” sento la voce nell’incoscienza, quella voce che riconoscerei ovunque.

“Ha avuto una crisi leggera” spiega Steven.

Un lungo sospiro.

“Dovete assolutamente chiarire Edward” lo rimprovera il mio amico.

“Non è il momento” dice mal celando una rabbia repressa nel  tono.

“Non è mai il momento con voi” sbotta esasperato il biondo. “Questo forse è il momento più delicato delle vostre vite e lo state sprecando a evitarvi. Cazzo! Siete esasperanti”

“Non c’è nulla che desideri che rimettere le cose al giusto posto, non ora. Non oggi. Non capisci che sono ancora su di giri? Potrei rovinare tutto e non voglio”

Questo è un sogno? Edward è davvero venuto ad accertarsi delle mie condizioni? Come ha saputo? Devo svegliarmi, devo parlargli. Apro lentamente gli occhi, ma quando metto a fuoco l’unico volto che mi sorride è quello di Alice. Quanto ho dormito? Possibile che fosse tutto un sogno? Uno scherzo del mio subconscio?

“Come ti senti?” chiede la mia amica con un sorriso dolce e preoccupato.

“Credo, credo meglio” rispondo con una voce roca. Mi metto seduta e passo una mano prima sulla fronte, poi tra i miei capelli. Ripenso alle voci e alle parole che ronzano nelle orecchie. Possibile fosse solo un sogno?

“Quanto tempo?” chiedo “da quanto tempo sono qui?”

“Sono almeno due ore Bella” risponde mesta Alice “tra poco termineranno anche gli allenamenti” continua in un sussurro.

Sgrano gli occhi. Due ore? Ho dormito due ore? Alzo lo sguardo inorridito e fisso quello cristallino di Alice. Le stringo forte la mano, sono mortificata con la mia amica che è rimasta a vegliare il mio sonno tralasciando i suoi impegni.

“No” scuote il capo “non scusarti” risponde come se avesse letto i miei pensieri “sono o no la tua amica? Il resto può aspettare. E poi ho delegato Angela a controllare le prove” sghignazza. Un sorriso sorge sulle mie labbra.

“Perdonami, Alice” mormoro afflitta “ sai cosa facciamo ora? Andiamo in palestra e controlliamo che sia tutto a posto”. In occasione dei festeggiamenti di Halloween il preside ha concesso l’utilizzo della palestra, l’unico luogo abbastanza ampio per poter accogliere tutti i partecipanti e allestire un palco per le esibizioni. I ragazzi e le cheers hanno dovuto dividersi il campo sportivo con gli altri gruppi sportivi. La piccola demone della mia amica ha voluto lanciare una piccolissima provocazione alle sgambettate: allenarsi al freddo e sotto la pioggia di questo periodo non è molto salutare. Le scompiglio i capelli e sorrido divertita.

“Non facciamoci attendere allora” mi afferra per un polso e mi trascina via dall’infermeria, mentre urliamo all’infermiera che ora sto meglio.

Arrivate alle porte della palestra udiamo forte e chiaro la musica e le voci cantare. Distinguo chiaramente chi siano e quando la visuale si apre le cheers stanno provando il loro numero. Devo dire che sono brave: hanno messo su un pezzo molto seducente e ben coordinato. L’unica nota stonata è che tra Tanya e Kate non si capisce chi sia la leader, si sovrappongono nel cantare il pezzo da solista cercando di emergere l’una sull’altra. Mi acciglio. Come un flash l’immagine dei riflettori il loro numero e i loro sguardi languidi che cercano di circuire l’unico ragazzo che vorrebbero tutte, Edward. Un sospiro si fa strada nella mia bocca. Un sapore amaro serpeggia sulle mie papille. E poi l’immagine cambia e mi blocca il respiro. Forse ho capito. Stringo forte la mano di Alice.

“Mi serve il tuo aiuto” sussurro. Lei si volta nella mia direzione, annuisce. “Dopo mi spieghi cosa hai in mente” mi assicura come se avesse compreso le mie intenzioni. Rivolgo di nuovo lo sguardo verso lo spettacolo. Kate si volta nella mia direzione e sorride maligna. Le rivolgo un sorriso sarcastico e sicuro. Il suo le muore sulle labbra. Mia cara, è giunto il momento di tornare alle vecchie abitudini. Non mi farò più sottomettere dalla tua cattiveria, hai scatenato il mio lato guerriero e ora ne pagherai le conseguenze. Mi avvicino al palco e raggiungo Angela e le sussurro “Ho bisogno di chiederti un grandissimo favore” lei si volta a fissarmi e mi sorride, forse illuminata dalla luce che sono sicura traspare dal mio sguardo determinato. Le cheers terminano e scendono dal palco, prima che escano io e Kate abbiamo l’ultimo scambio di sguardi, alla fine è lei a distogliere il suo.

“Fammi capire bene” chiede un’incredula Angela “vuoi partecipare al concorso e stai chiedendo a me e Rosalie di aiutarti?” annuisco. Io, Rosalie, Angela e Alice siamo riunite nel salotto di casa mia. Ho convocato le mie amiche quella sera e ho esposto loro le mie intenzioni.

“Esatto. Ho intenzione di partecipare al concorso e vorrei presentare un numero che stavamo preparando nella mia vecchia scuola. Si tratta di realizzare una coreografia e di cantare, anche” Angela mi fissa a bocca aperta, Rosalie con uno sguardo luccicante.

“Sono con te, Bella. Spiegaci in cosa consiste” risponde entusiasta quest’ultima. Angela annuisce, Alice mi fissa mortificata.

“Mi dispiace Bella io non posso partecipare, sono l’organizzatrice non è etico” si morde il labbro.

“Non preoccuparti” la consolo con una mano sulla spalla “avevo messo in preventivo questa eventualità, tu potresti aiutarci comunque come osservatrice” annuisce entusiasta.

“Allora Bella mostraci la coreografia”

Provo ad aprire bocca per i chiarimenti, ma vengo interrotta dal suono del campanello.

“Non sarà necessario, sono arrivati i rinforzi” sghignazzo mentre mi avvio ad aprire.

“Prima o poi mi renderai questo favore con gli interessi, mia cara” proferisce un irritato Steven nel varcare la soglia della mia casa e dirigersi verso il salone. Prima di rientrare a casa ho chiesto a Steven se poteva darci una mano, dato che a Phoenix era il nostro supporter per questo numero.

“Lo sai che pago sempre i miei debiti” gli rispondo alzando gli occhi al cielo.

Le ragazze salutano sgomente il biondo, e sono sicura che stiano cercando di capire cosa ci faccia lui qui.

“Ho chiesto  a Steven di darci una mano per lo spettacolo. A Phoenix è stato il nostro supporter” spiego sorridente. Il ricordo di quel periodo prende possesso della mia mente. Stavamo preparando uno spettacolo di beneficienza promosso dal gruppo Hartford, ovviamente, i proventi sarebbero andati ad una delle associazioni benefiche supportate dal gruppo. Noi quattro ci eravamo separate dal resto delle cheers e stavamo mettendo su questo pezzo completamente ideato da Cheryl. Lei è bravissima e ha sempre avuta una grandissima creatività. Ha studiato danza da bambina e sognava di entrare alla Juliard, purtroppo l’incidente stradale che all’età di 12 anni le ha portato via il padre, le ha portato via anche il suo sogno. Non si è lasciata scoraggiare e incoraggiata anche dalla capitano Vanessa Gilmore, che ha fin da subito fiutato il suo talento, ha messo a frutto la sua esperienza e la sua creatività allestendo le coreografie della squadra delle cheers. Questo affronto alla neo capitano Kate all’inizio del terzo anno non è andato giù. Ricordo anche che in quel breve periodo lo stesso Brian Hartford è rientrato da Harvard per supportarci. Scuoto il capo ritornando con la mente al presente.

“Ho fatto di meglio mia cara” sogghigna il mio amico “Tadan” canticchia mentre sventola nella mano destra un cd “Ho trovato le vecchie registrazioni”

“Oh” rispondo a bocca aperta.

“Riprendevo sempre le prove” spiega alle ragazze presenti “ peccato che questo numero non abbia mai visto i riflettori” digrigna i denti sul finale. Già avremmo dovuto eseguirlo dopo la maledetta festa, ma eravamo impossibilitate. Prendo il cd dalle mani del ragazzo e lo infilo nel lettore. Prendo posto insieme a tutti sul divano. La musica di Love me like you do si diffonde nella sala e le immagini cominciano a scorrere dinanzi i nostri occhi.

Al termine del video, asciugo una lacrima solitaria dal viso. Rivedere quelle immagini mi ha catapultata indietro nel tempo e alle sensazioni di spensieratezza di quel periodo, prima di tutto. I miei occhi sono stati rapiti dalle movenze delicate e leggiadre di Cheryl e dalla sua voce d’angelo. Era così diversa in quel periodo, così viva e solare, come non la ricordavo. Irradiava gioia, serenità e voglia di vivere in tutte noi.

Il suono rauco di un raschiare di gola arriva alle mie orecchie e sposto lo sguardo in direzione di Steven seduto al mio fianco. Sono sicura che anche lui ha volato con la mente in quel periodo felice. Gli stringo forte la mano e lui ricambia. Inchioda i suoi occhi arrossati nei miei. Non abbiamo bisogno di parole le nostre anime comunicano da sole.

“E’ meraviglioso, Bella” esordisce Rosalie, eccitata

“Sì veramente molto bello “ ribadisce una sognante Angela.

Mi volto verso l’unica persona che non ha detto nulla. Lo sguardo di Alice fissa ancora il monitor ma i suoi occhi sono assenti, come se la sua mente fosse proiettata in un’altra dimensione. Non ho mai visto Alice così profondamente assorta nei suoi pensieri. Un barlume di consapevolezza mi illumina.

Le circondo la spalle in un abbraccio “Non devi essere gelosa” le sussurro.  Sobbalza alle mie parole e mi fissa seria, poi mi sorride mesta e annuisce.

“Bella” mi chiama Rosalie “chi era il ragazzo del video quello che vi applaudiva alla fine?”

“Oh” la domanda mi trova sorpresa, decisamente.

“Quel ragazzo è mio cugino, Brian” le spiega Steven “Bel fustaccio vero?” e le fa l’occhiolino. Rosalie diviene paonazza per la schiettezza del mio amico.

“Buon sangue non mente” e scoppia in una sonora risata, seguito a ruota dalle ragazze. Tutte tranne una. Alice fissa Steven in modo criptico. Quando si rende conto che la sto osservando cerca di dissimulare in una risatina davvero poco sincera. Cosa frulla nella testa di Alice Cullen?

“Bella” richiama la mia attenzione Angela “E’ davvero un numero molto bello, però noi siamo in tre, non credo che avrebbe lo stesso effetto con un numero inferiore rispetto il vostro. Ci servirebbe un quarto componente” annuisco. Angela ha ragione. Ricordo che non volevo partecipare, ma alla fine ho dovuto perché il numero rendeva meglio in quattro e per amore di Cheryl ho dovuto vincere contro me stessa e la mia dannata timidezza. Il sospiro frustrato di Alice mi stringe il cuore.

“Cerchiamo di pensare a chi potrebbe darci una mano” ci sediamo concentrate a riflettere quando di nuovo il suono del campanello ci distrae. Volo ad aprire allo scocciatore di turno, del quale non ho proprio idea di chi sia.

“Ce l’ho fatta, Bells” esclama euforico Jacob che irrompe in casa e mi solleva come fossi una piuma, mentre mi trascina in salone. “Leah mi ha detto sìììììììììììì” mi investe con la sua gioia e il suo sorriso luminoso. Lo stringo forte felice.

“Scusa piccola, non sapevo avessi visite” dice imbarazzato

“Tranquillo Jake. Ho riunito tutti, e sono felice che anche tu stia qui. Stiamo organizzando lo spettacolo per la festa di Halloween” mi guarda come se fossi un mostro a tre teste.

“Stai bene Bells?” chiede preoccupato e mi rimette giù per vedermi bene in faccia. Annuisco sorridente. Poi l’illuminazione.

“Jake, hai detto che Leah ti ha detto sì’” chiedo di nuovo.

“Sì. Beh” si gratta la nuca imbarazzato “ha accettato il mio invito alla festa a dire il vero”

“E’ già un inizio” lo rassicuro e cerco con lo sguardo una risposta affermativa da parte dei presenti.

“Già, Black, quando una donna acconsente ad uscire con un ragazzo ci sono buone possibilità che il lui in questione non le sia indifferente” conferma Steven.

“E tu ne hai da vendere di queste esperienze” gli risponde infastidito. Alzo gli occhi al cielo. Perché questi due devono sempre litigare?

“Puoi dirlo forte, Black” ribadisce il biondo e incrocia le braccia al petto “mi risulta che anche tu abbia collezionato un bel numero, o sbaglio?” cazzo, Jake te la sei voluta. Il chiamato in causa incassa il colpo.

“Dateci un taglio voi due” sbotto.

“Penso che per stasera possiamo anche chiudere qui” continuo “credo di aver trovato il quarto componente” sorrido in direzione della mie amiche perplesse.

“Che ne dite di cominciare domani?” chiedi speranzosa.

“Domani, Bella? C’è la partita di campionato, mi dispiace” risponde mortificata Rosalie.

“Non importa faremo un altro giorno” la rassicuro.

“Bella, io scappo ho appuntamento con Emmet, dobbiamo tornare a Seattle. Rosie vuoi un passaggio?” chiede sbrigativo Steven dopo aver dopo un’occhiata all’ora

“Grazie Steve” gli sorride la bionda “Così posso salutare il mio scimmione prima che andiate via. Ciao Bella ci vediamo presto” mi saluta con un bacio sulla guancia.

“Vado anche io, Bella. Accompagno prima Angie a casa. Devo ancora terminare i compiti” mi saluta un po’ giù di corda Alice. La stringo in un forte abbraccio e accompagno tutti alla porta.

“Verrai domani?” chiede Jake alle mie spalle. L’unico che ancora non è andato via.

Scuoto il capo in senso di diniego.

“Ho intenzione di parlare con Leah, domani. Vorrei chiederle se è disponibile per darci una mano per lo spettacolo” continuo senza guardarlo negli occhi.

“Bella” mi rimprovera “Ricordi la promessa?”“Puoi venire  anche dopo” continua.

Fisso gli occhi speranzosi di Jake. Da quando è arrivato non sono andata a nessuna partita per incoraggiarlo. Non che lo abbiano fatto giocare. La squadra è già equilibrata come è composta ora e Jake è in esubero. Mi ha spiegato che per il momento è una riserva, però lo hanno fatto allenare, nell’ultimo periodo, anche con la squadra titolare e se ho inteso bene è stato proprio Edward a caldeggiare il suo inserimento con il mister Clapp. Domani potrebbe essere il suo esordio, o quanto meno potrebbero farlo giocare qualche minuto. Annuisco

“D’accordo, cercherò di essere presente” gli sorrido. Non posso voltargli le spalle, quando lui per me c’è sempre stato. E poi ho voglia di vedere Edward. È strano, ma non l’ho mai visto giocare.

“Non so davvero, Bella” risponde una riluttante Leah alla proposta che le ho posto qualche minuto fa. Fisso le mie mani intrecciate in una muta preghiera. Sono arrivata a casa della mia quasi sorella con il cuore colmo di speranza, mi ha  accolto con il solito calore. A causa della distanza tra la mia abitazione e la riserva non ci vediamo spesso. Appena posso, però ho sempre piacere di farle visita. In questo ultimo mese ci siamo incontrate più spesso. Leah non ha molte amiche qui alla riserva e dopo la rottura con il suo ragazzo la evitano in molti, probabilmente per il fatto che è divenuta più chiusa e scontrosa del solito. Come biasimarla! Trovare il tuo lui in atteggiamenti inequivocabilmente intimi con la tua migliore amica, nonché cugina sarebbe uno shock che manderebbe in tilt il cervello a chiunque, figuriamoci una persona tanto riservata come Leah.

“Magari puoi pensarci” le chiedo speranzosa e alzo lo sguardo per fissarla in volto. Le rivolgo un sorriso mesto. Mi stringe la mani.

“Non fraintendermi, non è che non voglia aiutarti” si umetta le labbra e le sue gote si tingono di un leggero rossore.

“Non sono molto brava in queste cose, non vorrei alla fine che rovinassi la prova. Dal tuo sguardo comprendo che per te è importante e non vorrei deluderti” mi sorride imbarazzata.

“Non potresti mai deludermi” le sorrido incoraggiante.

“Hai davvero così tanta fiducia in me? Domanda perplessa.

Annuisco “Certo che sì. Non devi sminuirti. Anche io non sono brava ma con l’aiuto giusto sono riuscita a cavarmela” le stringo ancora le mani.

“D’accordo, Bella. Ti aiuterò, magari riuscirò anche a distrarmi dai miei pensieri cupi” il tono monocorde la dice lunga sul suo stato d’animo.

“Sembri stare meglio. Rispetto l’inizio, intendo. Sbaglio?” chiedo cercando il suo sguardo sfuggente.

“Non ti sfugge niente” mugugna. Non comprendo se il tono sia perplesso o infastidito.

“No mia cara, non mi sfugge niente” la rimbecca testarda.

Risponde con un cenno del capo e un sospiro rassegnato. Non chiedo particolari. So perfettamente che la sua medicina alla malinconia ha un nome e cognome. Per lei è troppo presto legarsi a qualcun altro dopo la sua intensa relazione con Sam, ma sono sicura che a tempo debito ritroverà la felicità.

Involontariamente la sguardo si posa sull’orologio al mio polso.

“E’ tardi” quasi urlo e mi alzo di scatto dalla sedia.

“Scusa Leah, devo scappare ho promesso a Jake di andare a fare il tifo. Oggi giocano una importante partita di campionato a Port Angeles” annuisce.

“Lo so. Jacob ha chiesto anche a me di partecipare”

“Vieni con me?” chiedo speranzosa. Jacob sarebbe al settimo cielo. Diniega con il capo. “Mi spiace, Seth sarà di ritorno a breve e devo occuparmi di lui”

“Sarà per la prossima volta” la rassicuro. La saluto con un frettoloso bacio sulla guancia e corro verso il pick up.

La partita inizierà a minuti e il tragitto per Port Angeles è lungo. Schiaccio l’acceleratore. “Non abbandonarmi proprio ora” prego il mio pick up di riuscire a resistere fino al traguardo.

Avrei dovuto accordarmi con Alice e invece no sempre di testa mia. Sbuffo mentalmente mentre corro a perdifiato lungo il parcheggio della scuola superiore di Port Angeles, almeno ho avuto il buonsenso, una volta giunta in città, di chiamare Alice e farmi spiegare la strada per arrivare in quella scuola.

Davanti le porte della palestra trovo una contrariata Alice a attendermi.

“Avresti potuto dirmelo che avevi intenzione di venire ti avrei aspettata” mi rimprovera.

“Perdonami Alice possiamo rimandare a dopo i chiarimenti?” le chiedo supplichevole. Non ho intenzione di impelagarmi in una discussione con la mia amica, sarebbe fiato e soprattutto tempo perso.

“D’accordo solo perché sei decisamente in ritardo” mi afferra per un polso e mi fa strada lungo le gradinate, si muove con maestria in quell’intrico di corpi. Giunti a destinazione mi fa accomodare in uno dei posti accanto al suo. Mi guardo intorno spaesata. “Come fa ad essere libero questo posto?”, mi chiedo.

“Ringrazia il mio sesto senso, mia cara. Non chiedermelo, sapevo che avrei dovuto tenere un posto libero” risponde alla muta domanda dipinta sul mio viso. Alice e le sue premonizioni, fa davvero paura la ragazza.

“Ciao Bella” mi saluta Angela dalla sua postazione subito dopo Alice. Allungo lo sguardo mi guardo intorno.

“Ehi, bella addormentata se cercavi l’uomo più affascinante dell’universo sono qui” ghigna Emmet nella mia direzione dal posto davanti il mio. Sorrido e scuoto il capo, Emmet e le sue battute.

“Ciao Bella” saluta Steven seduto accanto al mio amico nerobuto.

“Ciao ragazzi, ci siete tutti” sorrido felice di essere circondata da tutti loro.

Un boato proveniente dagli spalti ci distoglie dai saluti e dalla formalità di rito. Rivolgiamo l’attenzione al campo.

“Corri Ben, vola” sento gridare Emmet in direzione del giocatore della nostra squadra in possesso di palla. Ben corre e palleggia in modo impeccabile ha un ottimo controllo . È braccato da tre giocatori della squadra avversaria. Non riesce a scrollarseli di dosso. Sento il mio corpo invaso dalla sensazione vibrante dell’adrenalina che entra in circolo. Sgrano gli occhi e le mie labbra si socchiudono. Lancio uno sguardo agli altri componenti la squadra. Dove diamine sono finiti? Non termino neanche questo pensiero che Una figura bionda e che riconosco come Jasper si libera dei suoi marcatori e cerca di attirare l’attenzione di Ben. È un attimo: la palla vola in direzione di Jasper che prontamente l’afferra e un’altra figura rapida, decisa e fluida sguscia verso la zona canestro. Dopo un paio di postazioni conquistate Jasper è di nuovo bloccato, ma prima di farsi serrare in una gabbia riesce a passare la palla alla figura di poco prima, questa vola letteralmente lungo il percorso dribbla con armonia e grande maestria i suoi avversari, ancora fuori zona, come avesse intuito gli avversari pronto ad accerchiarlo lancia con uno spettacolare colpo di gomito e braccio la palla verso il canestro. È un tiro difficilissimo, anche i giocatori professionisti hanno difficoltà a realizzare canestro da quella distanza. La palla vola e disegna la traiettoria parabolica che termina proprio sul bordo del canestro  rimbalza sui due lati opposti e poi ruota per due volte introno la circonferenza, due giri interminabili che interrompono la loro corsa fuori del canestro.

“Maledizione” il coro dei miei due amici mi fa tornare alla realtà solo in quel momento mi rendo conto di essermi alzata in piedi e di aver trattenuto il fiato per tutto il tempo di quell’azione incredibile. Torno a fissare i giocatori e finalmente lo riconosco: Edward l’esecutore del tiro sorprendente è stato lui, il mio Edward. Il cuore comincia a pompare furioso nel petto: meraviglioso! È l’unica parola, aggettivo che invade la mia mente. Meraviglioso nella sua divisa che ne mette in risalto la muscolatura discreta e allungata, meraviglioso il suo viso imperlato di goccioline di sudore che gli solcano i tratti marcati del viso mascolino e fiero. Meravigliosi i suoi capelli completamente informi e impazziti più del solito a cosa delle sue stupende e lunghe dita che li tirano con forza. Da questa distanza posso ammirare davvero tutti questi dettagli o sono frutto della mia fantasia? La presenza di Jasper al suo fianco che gli stringe una spalla in gesto di conforto, incoraggiamento?

“E' l’ennesima che non va a segno sempre che quelle macchine da guerra facciano qualche passo falso e ti permettano di prendere palla” sbotta Emmet. A quell’affermazione oso lanciare uno sguardo al tabellone dei punteggi.

“Siamo davvero così indietro?!” do voce alla domanda che nasce spontanea. Siamo indietro di parecchi punti e il time scorre inesorabile. Ci sarebbe ancora tempo per poter recuperare, però. Stringo forte i pugni. Mi siedo accanto le mie amiche e cerco di prestare attenzione alla partita. Non ho mai assistito alle partite della squadra della mia scuola e non conosco la loro disposizione e i loro ruoli. Prima che inizi una nuova azione studio interessata  la disposizione dei nostri. Mike Newton e Tyler Crowley sono in difesa, Ben Jasper E Edward in attacco, altri ragazzi che non conosco al centro campo. Osservo i loro movimenti e riesco a decifrare il loro schema di gioco: Jasper e Ben sono le ali tornanti e Edward l’attaccante. In genere tutti una volta recuperato palla cercano di passarla a Edward che è il più marcato di tutti al momento. Jasper  e Ben sono soliti effettuare finte: se uno finta a destra l’altro finta a sinistra con movimento particolare del braccio. Gli avversari riescono a prendere palla, proprio dopo aver intercettato una della suddetta finte, e corrono imperturbabili e liberi verso la zona canestro dove la difesa fa cilecca da tutti i punti di vista, inevitabilmente vanno di nuovo a segno. La nostra squadra è sgomenta, il mister passa entrambe le mani a voler cacciare via qualcosa di fastidioso dal viso, Jake batte un pugno contro la panchina dove è seduto. E’ come se gli avversari sapessero esattamente dove trovare falle e attaccare.

“Se continuiamo di questo passo perderemo sicuramente e non possiamo permettercelo” illustra Emmet “abbiamo già perso una partita qualche settimana fa e un’altra sconfitta ci farebbe slittare troppo in basso nella classifica per poter passare al girone nazionale”. Resto basita non sapevo avessimo già perso una partita. Ricordo, lo scorso anno che Alice e suo fratello maggiore erano entusiasti di non aver mai perso.

“Edward ha la testa da tutt’altra parte ultimamente è completamente disorientato, non riesce ad essere lucido e conosco bene il problema” digrigna tra i denti. Mi sento estremamente colpevole per questo, alzo il capo con uno sguardo di scuse rivolto a  Emmet conscia che la frecciatina sia diretta alla sottoscritta, ma con profonda sorpresa noto il suo sguardo furioso in una zona del campo, lo seguo e mi rendo conto stia osservando l’angolo dedicato alle cheers. Il volto di Kate si alza e per caso incrocia il mio. Il suo bel viso diviene una maschera di sorpresa, poi duro e torna a fissare altrove.

“Non ci voleva proprio il ritorno di quella vipera nella vita di mio fratello” mormora tra sé e sé ma lo sento comunque. Quindi i turbamenti di Edward sono dovuti alla presenza di Kate? Un altro boato e ritorno alla partita. I nostri sono di nuovo riusciti a prendere palla e ora stanno cercando di chiudere l’azione, ma ancora una volta il gioco viene intercettato e bloccato, ancora una volta presi in contro piede la squadra resta inerme e gli avversari corrono alla zona canestro, un gioco veloce e preciso atto a confondere. La palla è lanciata: non voglio guardare non voglio guardare! Mi ripeto eppure non posso fare a meno di tenere gli occhi aperti. Una figura e una mano interrompono la traiettoria della sfera. Edward con un balzo è riuscito intercettare e bloccare il lancio. In un attimo di distrazione deve essere riuscito a eludere i suoi marcatori e tornare indietro. Gli avversari sono disorientati, il nostro capitano non perde lucidità prende a lanciare direttive agli altri e inizia una corsa verso la meta, gli avversari presi in contro piede reagiscono in ritardo. Contro ogni previsione Edward invece di passare palla alle sue ali passa palla ai compagni smarcati del centro campo, è come se i ruoli si fossero invertiti, la retroguardia avversaria è in difficoltà non sanno su chi concentrarsi e uno dei ragazzi di cui non conosco il nome tira al canestro. Il tiro però va a vuoto. Il mister Clapp chiama il time out. Ho già visto questo tipo di gioco. Mi alzo e senza dire una parola e incurante delle voci che mi chiamano comincio una lunga discesa dagli spalti. Devo assolutamente parlare con Edward.

Arrivata a bordo campo le guardie del servizio d’ordine mi impediscono di passare.

“Edward” chiamo forsennata sperando mi senta, ma niente tutti i giocatori sono a capo chino a sentire la strigliata del mister.

“Edward” chiamo di nuovo più forte.

“Mi dispiace signorina non può passare,  non può stare qui” continua una della guardie

“E’ tutto apposto è con la squadra” una voce profonda e calda.

“Edward” sussurro mentre, finalmente, mi viene concesso l’ingresso in campo.

“Cosa ci fai qui?” mi chiede duro

Inarco un sopracciglio. Non avevo di certo previsto baci e abbracci ma un minimo di gentilezza.

“Non ha importanza. Si può sapere cosa diamine state combinando?” gli ribatto infuriata.

“Non sono affari tuoi e ora vattene prima che il mister mi richiami per l’ennesima volta per colpa tua” quelle parole sono come uno schiaffo in pieno viso. Uno schiaffo parte, non sul mio viso. La mia mano destra mossa da volontà propria schiaffeggia Edward che ora mi fissa furente, mentre tiene una mano sul punto leso.

“Smettila di fare il bambino” gli restituisco le stesse parole con cui ha ferito me giorni fa “Metti da parte le tue rimostranze e ascoltami bene, capitano” rimarco con le mani ai fianchi e continuo senza dargli modo di replicare, perché sono sicura non me ne darebbe modo “vuoi vincere o no la partita? Vuoi concentrarti una buona volta sul gioco e sui tuoi avversari? Non ti azzardare a dirmi che lo stai facendo perché non è così” blocco anticipatamente la replica che stava per propinarmi “Se fossi stato realmente attento ti saresti accorto di quello che sta accadendo in campo. Diamine, me ne sono resa conto io dagli spalti in poche azioni, come puoi tu con la tua intelligenza non essertene accorto. Quelli” e faccio platealmente segno agli avversari “vi hanno studiati alla grande. Il vostro gioco ormai è una carta geografica studiata, memorizzata e annientata. Ho già visto questo sistema di gioco in una partita a Phoenix e ti posso assicurare che la squadra avversaria ci ha rimandato a casa con la coda tra le gambe” il suo sguardo si apre e la sua bocca meravigliosa si schiude, segno evidente che sta ponderando quanto gli ho appena detto “manda in campo Jake” gli lancio “Jake non ha mai giocato finora, è un’incognita, cambia disposizione della squadra. La difesa è il vostro tallone d’Achille rinforzatela, insomma parola d’ordine sorprendere” lo guardo eloquente in attesa che dia segno di aver compreso. Il suo sguardo vaga in varie direzioni, non credo stia evitando il mio sembra più stia vagliando, pensando. Infine inchioda il suo sguardo verde nel mio e lo stomaco si chiude. I suoi occhi sono caldi e luminosi, potrei annegare in quel mare.

“Torna a posto” faccio per replicare, ma mi zittisce alzando una mano “vai al tuo posto prima che le guardie si spazientiscano ulteriormente” lancio uno sguardo verso le transenne ed effettivamente le povere guardie stanno cercando di tenere a bada un gruppo di ragazzine stizzite che lanciano segnali di fumo nella mia direzione.

“Vado anche io prima che anche il mister venga a tirarmi per le orecchie. Abbiamo una partita da vincere” sfiora il mio naso con l’indice e mi sorride gentile. Annuisco “Vai  e fagli il culo capitano” segna nessun preavviso mi alzo sulle punte e sfioro la guancia che prima ho colpito con un leggero bacio, sorprendendo lui e anche me per questo gesto istintivo. Volto le spalle e corro via, non oso guardarlo dopo quest’azione avventata. Con un cenno del capo chiedo scusa alle guardie e mi arrampico di nuovo sugli spalti dai miei amici.

“Qualunque cosa tu gli abbia detto, Bellina, prega che abbia ridato il senno a mio fratello” bofonchia Emmet quando prendo posto. Steven mi rivolge un sorriso amichevole e mi rivolge soddisfatto un pollice alzato. Alzo gli occhi al cielo.

Il fischio dell’arbitro richiama le squadre in campo. Un lampo di orgoglio si accende nei miei occhi. La squadra è stata completamente stravolta: Edward e Ben sono stati collocati in difesa, Jake Jasper in attacco Mike e Tyler in panchina e altri ragazzi hanno preso il posto dei titolari: una squadra nuova, insomma. Per qualche secondo lo sguardo di Edward vaga lungo gli spalti, si ferma sulla mia figura, alza leggermente il labbro nel suo sorriso sghembo che mi fa impazzire e mi strizza l’occhio. Un battito di ciglia rapido, ma che ho colto perfettamente.

“Cazzo stanno combinando? Hanno messo in campo mezza squadra delle riserve” osserva sgomento Emmet

“Ottima mossa, amico. Con questi avversari l’effetto sorpresa è l’arma vincente, d’altro canto le azioni migliori siamo riuscite a ottenerle uscendo fuori dagli schemi” espone il suo punto di vista Steven, lancia uno sguardo sottecchi alla sottoscritta, gli sorrido serafica. “Sei un piccolo demonio” mima  con le labbra.

Un secondo fischio dell’arbitro da inizio ad un nuova partita che vede decisamente i nostri annientare gli avversari. Ad ogni punto segnato un tuffo al cuore e l’adrenalina invadere i miei sensi. Questa sensazione l’avevo del tutto dimenticata, avevo dimenticato quanto potesse essere eccitante incoraggiare e prendere parte a tutta quella competizione. Siamo alle fasi conclusive della partita e abbiamo bisogno di almeno un altro canestro per vincere. Gli avversari si sono stretti in una tattica difensiva di successo, dato che dopo il clamoroso recupero non siamo riusciti a portarci in vantaggio. Con uno scatto degno di un puma Edward scatta dalla sua posizione, ormai completamente ignorato è uno dei pochi completamente smarcato. Jake in possesso palla e ormai accerchiato da diversi avversari risponde all’ordine del suo capitano passando palla. Quest’ultimo tenta il tutto per tutto e con la classe che lo contraddistingue corre e dribbla gli avversari, si porta in zone canestro, assesta un colpo da maestro un colpo da ben 4 punti. Quando la palla entra un boato esplode tra gli spalti, il tabellone segna i nostri 4 punti. I punti della vittoria dopo che l’arbitro fischia il termine della competizione. Edward e i suoi compagni festeggiano in un abbraccio di squadra. Noi siamo in piedi sugli spalti ad applaudire. Alice e Angela sono al settimo cielo e saltellano sul posto. Io resto inchiodata allo sguardo di Edward rivolto nella mia direzione e al bacio volante che ha lanciato con le due dita del simbolo della vittoria. Ricambio lo stesso gesto che per noi ormai ha il sapore di una vittoria ben più profonda. La vittoria sui nostri errori, la vittoria di aver finalmente preso consapevolezza di quello che vogliamo. Siamo ancora lontani e abbiamo ancora bisogno di chiarire tante cose, ma una certezza ormai è assodata: Io e Edward abbiamo abbattuto i nostri muri e vinto contro le barriere che impedivano il percorso l’uno verso l’altra. Almeno io finalmente riesco a vedere la luce in fondo questo cammino e non vedo l’ora di percorrerlo.

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Note Autore:

Un ringraziamento di cuore a tutti voi lettori vecchi e nuovi e tutti voi che avete inserito la storia nei preferiti, rcìicordate, seguite. Grazie per il vs sostegno!!!

P.S.: le frasi sottolineate ed evidenziate in blu segnalano il collegamento al video che dovrebbe rappresentare il numero che presenteranno al concorso. se siete curiosi basta un semplice click!!!


   
 
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