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Autore: Helena Kanbara    22/10/2016    1 recensioni
Momoi è la sua migliore amica, la persona più importante della sua vita, l’unica a non avergli mai — ed Aomine spera vivamente che le cose restino tali per sempre — voltato le spalle. Ed è qualcosa di completamente nuovo, inaspettato e maledettamente spaventoso — guardarla e vederci più di questo, più di una sorella — e puntualmente Aomine si ripete di come sia solo un fatto fisico, anche se alle volte non è totalmente sicuro di star fingendo ‘solo’ attrazione perché frenato dalla paura di ciò che potrebbe succedere semmai decidesse di ammettere di provare qualcosa di più per lei — da uno a dieci, quanto schifata sarebbe Momoi? Aomine se lo chiede molto più spesso di quanto gli piacerebbe ammettere, ogni singola volta in cui i suoi occhi si posano sulle labbra piene e rosee di lei e l’unica cosa a cui riesce a pensare è quanto sarebbero morbide e perfette se premute contro le sue.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Daiki Aomine, Satsuki Momoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tutto ciò è liberamente ispirato a questo.



 
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Momoi è una ragazza. Aomine ne è ben consapevole, anche se alle volte potrebbe non sembrare — ma lo è, davvero, forse pure fin troppo, realizza, distogliendo lo sguardo dalla sua figura spaparanzata sul suo letto, una rivista tra le mani e la solita espressione concentratissima in viso.
Da dov’è, Aomine non riesce a vedere con chiarezza cosa esattamente Momoi stia leggendo, ma sa già che non gli piacerà, perché conosce quella sua specie di broncio fin troppo bene e ha anche una mezza idea riguardo ciò che succederà di qui a breve — conosce Momoi meglio di chiunque altro al mondo incluso se stesso e proprio come diceva all’inizio di questo sproloquio senza senso, sa benissimo che Momoi è una ragazza. O, per essere ancor più specifici, il suo corpo lo sa. E la terrificante verità è che questa cosa, al suo corpo, piace. Forse anche un po’ troppo. Perché Momoi è indubbiamente bellissima — no, attraente — ed i suoi ormoni in subbuglio non possono che prendere atto della cosa; questo perlomeno è ciò che si ripete ogni volta che il senso di colpa causato dalle cose mostruose che ultimamente sempre più spesso pensa su di lei diviene troppo da sostenere.
Momoi è la sua migliore amica, la persona più importante della sua vita, l’unica a non avergli mai — ed Aomine spera vivamente che le cose restino tali per sempre — voltato le spalle. Ed è qualcosa di completamente nuovo, inaspettato e maledettamente spaventoso — guardarla e vederci più di questo, più di una sorella — e puntualmente Aomine si ripete di come sia solo un fatto fisico, anche se alle volte non è totalmente sicuro di star fingendo ‘solo’ attrazione perché frenato dalla paura di ciò che potrebbe succedere semmai decidesse di ammettere di provare qualcosa di più per lei — da uno a dieci, quanto schifata sarebbe Momoi? Aomine se lo chiede molto più spesso di quanto gli piacerebbe ammettere, ogni singola volta in cui i suoi occhi si posano sulle labbra piene e rosee di lei e l’unica cosa a cui riesce a pensare è quanto sarebbero morbide e perfette se premute contro le sue.
Ultimamente fantastica riguardo cose del genere forse un po’ troppo spesso e che cazzo, cosa gli sta succedendo? Sa di essere attratto da Momoi: l’ha accettato ormai da moltissimo tempo e non è minimamente sorpreso dalla cosa perché ad essere completamente sinceri chi non si sentirebbe attratto da lei? Momoi è una bellissima persona e tutti, incluso lui, non possono che farci caso. Aomine questo lo sa, proprio come sa benissimo che Momoi non è attratta da lui a sua volta e che il loro rapporto è segnato da dei confini fraterni che mai andrebbero attraversati — anche se alle volte la voglia di baciarle le labbra diventa così forte da spaventarlo; sarebbe davvero capace di mettere ciò che già hanno, che è meraviglioso e preziosissimo, in pericolo per qualcosa di tanto apparentemente stupido? Aomine davvero non lo sa. E onestamente neanche vorrebbe saperlo.
Perciò mette da parte anche quest’ennesima domanda, scuotendo la testa e imponendosi di non pensare a qualcosa del genere mai più, anche se sa benissimo che non sarà in grado di mantenere la sua promessa e si odia per questo. Ma all’improvviso la voce di Momoi gli riempie le orecchie, sovrastando ogni pensiero e distraendolo dalle sue pene — è bravissima anche in questo, sempre.
“Dai–chan”, chiama stavolta, e lui neanche prova a guardarla, terrorizzato com’è dall’idea che lei possa rendersi conto del fatto che c’è effettivamente qualcosa che non va. Ma Momoi neanche si scompone: Aomine è quasi praticamente sempre così distante e la cosa non la infastidisce minimamente. “Ti chiedi mai cosa stia facendo la tua futura moglie tipo adesso? O dov’è esattamente nel mondo? Come si chiama, che aspetto ha? Io sì. Spessissimo. Cioè, non fantastico sulla tua futura moglie. Né tantomeno sulla mia! È solo che mi piace immaginare che aspetto avrà l’uomo che finirò per sposare o pensare a quanto bello sarà il mio abito e dove festeggeremo la cosa…”
Aomine smette di ascoltare prima che Momoi possa aggiungere anche solo mezza parola in più: lo fa perché in realtà tiene ancora tantissimo a quel poco di sanità mentale che gli è rimasta e non sa proprio come reagire all’improvvisa immagine di Momoi — la sua Momoi — avvolta in un abito da sposa, all’altare di fianco a qualcuno che poco ma sicuro non è lui.
Sapeva fin dall’inizio che non gli sarebbe piaciuto tutto ciò, ma non avrebbe mai potuto immaginare che l’avrebbe odiato così tanto.
“Dai–chan?”
È solo quando sente Momoi chiamare il suo nome per quella che è probabilmente la centesima volta in due minuti che Aomine si decide finalmente a ricercare il suo sguardo. Momoi è confusa, forse anche un po’ preoccupata, ma ritorna se stessa nel momento in cui i loro occhi s’incontrano di nuovo e gli sorride come se niente fosse — Aomine sente l’improvviso bisogno di sospirare. Ma: “Ci pensi mai?”, gli chiede lei velocemente, non appena è sicura di avere di nuovo tutta l’attenzione su di sé, e Aomine sa benissimo a cosa si riferisca e soprattutto quanto poco bisogno abbia in realtà di fantasticare su cose come quella.
“Non ne ho bisogno”, le dice infatti, in modo così naturale da farsi paura da solo — e confondere Momoi, che ora sfoggia la sua migliore espressione smarrita. “Sei con me per la maggior parte del tempo, ad ogni modo. So sempre cosa stai facendo”.
E sa anche ovviamente quali siano il suo nome e aspetto fisico, ecco perché non ha affatto bisogno di immaginare. Perché Momoi è praticamente l’unica persona al mondo con la quale trascorrerebbe volentieri il resto della sua vita ed è solo naturale per lui pensarla così, anche se non riesce ancora a credere — né mai ne sarà in grado, immagina — di aver appena ammesso una cosa simile proprio di fronte a lei, la quale sembra ancor più scioccata di lui, che vorrebbe solo morire o sparire per sempre o magari entrambe le opzioni, sì entrambe, entrambe vanno bene, benissimo…
“Aomine Daiki”, Momoi chiama nuovamente il suo nome, e stavolta è quello completo, perché è così tanto arrabbiata e pronta ad ucciderlo che Aomine spera davvero lo faccia e metta fine alle sue sofferenze — perché come diavolo potrebbe lui riuscire a guardarla in viso d’ora in poi senza sentirsi un emerito idiota? Ha appena rovinato tutto proprio come temeva: questo è un cazzo di disastro, un incubo terribile…
“Non osare pensare che sarà così facile, con me, o giuro che ti uccido”, quasi sibila, e adesso è Aomine quello confuso tra i due. “Solo perché mi conosci da sempre e sei ben consapevole del fatto che non andrò mai da nessuna parte, ciò non ti autorizza a darmi così tanto per scontata! Perciò ti prego, la prossima volta che decidi di improvvisare una proposta di matrimonio, fallo da manuale. E mi riferisco ad uno molto romantico, Dai–chan.”
E detto ciò si dilegua, lasciando Aomine solo al centro del letto. Quest’ultimo non può proprio fare a meno di pensare a quanto veramente fantastica Momoi sia e a quanto si reputi fortunato dell’averla ancora accanto a sé. Perché Momoi non è schifata minimamente dall’intera situazione — cazzo, magari è anche interessata a lui di rimando, che cosa incredibile è mai questa? — e Aomine non ha rovinato un bel niente: Momoi non ha intenzione di scappare, gliel’ha praticamente promesso, e lui si fida di lei più di qualunque altra cosa al mondo.
Ecco perché decide di non aver minimamente bisogno di preoccuparsi riguardo niente del genere, anche se sa di doversi spremere le meningi alla ricerca di un modo per dichiararsi a lei che Momoi si meriti davvero — e Momoi si merita ogni cosa bella del mondo, per come la pensa Aomine, e lui non ha alcuna intenzione di farle credere anche solo mezza volta in più che la stia dando ‘per scontata’.

 
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Non pensavo che sarei mai riuscita a scrivere in questo fandom, soprattutto se sugli Aomomo — da brava sfigghy ho questa specie di blocco secondo cui più una coppia mi piace meno riesco a scriverci su lol — o, cosa ancor più scandalosa, dal punto di vista di Aomine (che a conti fatti è il personaggio che tra tutti amo di meno). Eppure eccoci qua. È una cosa semplicissima e comunque la prima che pubblico qui, quindi per favore abbiate pietà di me. ;3;
Mi farebbe piacerissimo se decideste di lasciarmi un commentinoinoino, anche solo per dirmi che è meglio se me ne ritorno ad infastidire i miei fandom abituali lasciando perdere per sempre questo qui. Inoltre sono curiosa di sapere se trovate Aomine troppo OOC, perché ho tipo questa fobia di essere uscita completamente fuori dal personaggio e sigh vi prego in caso ditemelo così perlomeno provvedo ad aggiungere l'avviso tra i tag!
E boh, penso di aver detto tutto. Grazie a chi sprecherà tempo prezioso per leggere questa robaccia e alla prossima (forse). 
   
 
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