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Autore: Arasta    22/10/2016    5 recensioni
Quando si vive una nuova vita, succedono cose inaspettate.
Come ad esempio innamorarsi dell'ultima persona su cui avresti mai posato lo sguardo.
Questa è una raccolta di shot semi slegate sui nostri Aiolia e Shura che, da vittime di un destino avverso, ai lati opposti della barricata, si ritrovano a viaggiare sullo stesso piano.
E nello stesso letto, vedete un pò.
Tra amici impiccioni, fratelli apprensivi, dee da salvare, problemi di dimensioni cosmiche, e un lungo passato doloroso che torna sempre a pretendere il conto, ecco il percorso di due anime diverse ma affini.
Perchè l'amore è una lama che trafigge il petto, e lo fa senza chiedere il permesso, e senza ragione alcuna.
Buona lettura!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Capricorn Shura, Leo Aiolia
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Spada nel cuore (FIVE-CINQUE)
La Spada è nel Cuore
(e ci resterà)

(I never knew daylight could be so violent)

La Quinta Casa non sembrava conoscere il buio.
Che fosse giorno o notte era sempre illuminata: dal sole che carezzava le statue dei leoni, dal fuoco dei bracieri che scacciava l'ombra.
Si sarebbe potuto pensare, trovandosi in quel perpetuo fulgore, che il guardiano della dimora temesse l'oscurità.
Aiolia non aveva paura del buio.
Era la frase che si ripeteva fin da bambino, quando suo fratello, dopo averlo avvolto con cura tra le coperte, chiudeva la porticina della mansarda della Nona dove dormiva; quando l'eco dei suoi passi sulle scale si perdeva nel silenzio delle ore in cui il sole non c'era.
In fondo, aveva sempre saputo che quella frase era una bugia.
Non poter vedere, o vedere solo le ombre, solo i profili trasformati dal nero di cose quotidiane come sedie e brocche di porcellana, una volta bianca, che diventavano improvvisamente facce contorte, ghigni spaventosi, lo atterriva come nient'altro al mondo. Ma stanco dalle lezioni e dagli allenamenti durissimi, Aiolia non ne soffriva troppo, di questa sua debolezza, e si addormentava tra sogni spesso inquieti.
Poi Aioros era morto, e quella bugia era diventata realtà: si era presentata insieme all'infamia, alla vergogna e alla solitudine, senza misericordia.
La vita era diventata buio.
La vita che doveva essere fulgida come l'oro era stata ricoperta dalla pece del tradimento.
In seguito, era successo quello che non si sarebbe mai aspettato: il buio gli aveva rivelato la verità, ed era stato il buio peggiore, quello degli Inferi.
Continuava a farlo, ora che la notte non lo inghiottiva più, ora che nella notte c'era nascosto il suo regalo (premio?) più bello.
Shura riposava, finalmente sereno, i respiri profondi, lunghissimi.
Aiolia li contava tutti, perché tanto non sarebbe riuscito a dormire, sotto quella luna piena che li aveva spiati benevola, sotto la pelle che ancora tremava per il piacere. La notte li aveva celati ai compagni ancora ignari e alle difficoltà della vita ritrovata, inattesa e bella ma piena di dubbi e conti in sospeso.
Aioros non veniva più a rimboccargli le lenzuola, e giustamente; gli augurava la buonanotte e andava per la sua strada, a esplorare i fatti dell'esistenza che gli erano stati negati.  Gli amici (fratelli) avevano le loro matasse da sbrogliare, tra chi trovava e ritrovava la propria metà, chi viveva come aveva sempre fatto, chi passava le ore assorto a pensare, chi carico di nuove responsabilità si dava da fare alacremente.
In quei mesi Aiolia si era ritrovato con stupore a esser parte di quel gruppo di uomini, fatti a pezzi e ricomposti e fatti a pezzi di nuovo, e a prendere quella nuova vita in mano e costruire, mattone dopo mattone, ciò che avrebbe sempre dovuto essere: l'Ordine Dorato, la cerchia più potente dell'universo, i figli prediletti della Glaucopide, ma non solo.
Scacciate le ombre, scacciato l'odio.
I templi si ergevano, luminosi infine, benedetti dalla Dea, e loro, allievi di Achille furioso, erano divenuti maestri di sé stessi; cinti dell'ulivo sacro, avevano festeggiato, nella luce.
Il Leone aveva potuto ruggire come mai in nessuna vita, possente, fiero, ebbro di orgoglio e felicità.
E nell'ebbrezza, del vino, delle risate, e quando mai si erano sentite risate in quel dannato Santuario, nelle voci tonanti, negli spintoni amichevoli, girando come una trottola gelosamente custodita da un bambino senza pensieri, Aiolia si era trovato davanti Shura.
Si erano guardati, totalmente inebetiti.
Oh per gli Dei, aveva pensato.
Oh, per gli Dei, aveva pregato.
Una bestia, perché nient'altro poteva essere, che aveva dormito dentro di lui si era risvegliata e aveva puntato la preda; quella, giustamente, era fuggita.
Così era cominciata, tra loro due. Una caccia, una sfida, un continuo seguirsi e inseguirsi, per mesi, finché il Leone, seguendo la sua natura sicuramente poco paziente, non aveva chiuso il Capricorno in un angolo, un pomeriggio soleggiato come non capitava da tempo, neanche a farlo apposta.
" Cosa vuoi davvero da me? " aveva avuto il coraggio di chiedergli quello, gli occhi scuri in cui i sentimenti spietati che li avevano lasciati senza tregua si perdevano.
Aiolia aveva risposto nell'unica maniera che aveva sempre conosciuto per rispondere ad una domanda.
Coi fatti, e non con le parole.
Quel loro primo bacio era stato un riassunto di contraddizioni: mani che stringevano possessive si erano confuse con altre che carezzavano teneramente; labbra che non sapevano se mordere o assaporare lentamente; un abbraccio, infine, disperato ma anche liberatorio.
Perchè siamo qui, cosa ci è successo, com'è possibile, come siamo arrivati a questo... quesiti che li avevano tormentati e che si erano estinti quando si erano trovati vicini come due amanti. Non più solo compagni, non più solo confratelli.
" Non penso ci sia bisogno di aggiungere altro...vero? "
" No. Ti sei spiegato benissimo. "
Erano seguiti altri mesi.
Una volta catturata la preda la bestia si era chetata, e Aiolia s'era goduto l'avere Shura tutto per sé; tra baci rubati dietro candidi colonnati, sguardi fugaci nell'arena, non tanto casuale sfiorarsi di dita sotto il tavolo a cena, quando Aldebaran faceva a tutti una testa grossa quanto una casa perchè li voleva riuniti alla Seconda almeno una volta a settimana, i due improbabili innamorati avevano trovato un equilibrio.
Un posticino, nel cuore e nella mente, dove gioire della presenza dell'altro anche se nella realtà stavano ancora nascosti, non tanto per paura, quanto per il desiderio di trovare un equilibrio che fosse solo loro.
In quell'equilibrio, Aiolia aveva scoperto un nuovo Shura o, forse, uno Shura che nonostante tutto era sempre stato lì.
Shura che rideva, ad esempio; un suono così inusuale che ogni volta lo riempiva di splendida contemplazione.
Shura che sedeva nell'unica poltrona del salone della Decima, dove tutto era spartano ed essenziale a dispetto dei pavimenti a mosaico intrecciato di marmi scuri pregiatissimi, e leggeva, anche per pomeriggi interi.
Shura che tendeva la mano all'avversario sconfitto negli allenamenti, forte di quella forza mai arrogante.
Shura che lo salutava, la sera, con un ultimo bacio sul collo, in alto, appena sotto la mascella, vicino all'orecchio.
Aiolia aveva scoperto l'attesa, insieme a quel nuovo Shura.
Perchè anche se il loro primo bacio gli aveva lasciato addosso una sensazione simile all'elettricità, il periodo seguente il Leone aveva stupito sé stesso, lasciando da parte la sua solita irruenza; aveva preferito aspettare, come un pigro felino di casa, che l'oggetto del suo interesse si sciogliesse, liberandosi dalla rigidità che lo aveva sempre caratterizzato.
E Shura lo aveva fatto in un modo così docile da addomesticarlo.
Una parte di lui ancora sbuffava contrariata, e gli sembrava di sentire la fiera Leo, dorata e potente, che lo rimproverava per aver lasciato che un altro uomo, un guerriero come lui, lo battesse in quel gioco.
Quell'uomo però lo imbrigliava a sè, promettendogli di più, ogni volta, ad ogni occhiata più lunga del solito, ad ogni bacio che durava un tanto di più del precedente.
Aiolia, a dirla tutta, era arrivato sull'orlo di una crisi di nervi, prima che Shura si decidesse...
Non aveva mai ringraziato tanto gli Dei di avergli dato la forza per non soccombere.
Quella sera, Shura lo aveva invitato alla Decima; non era la prima volta e non sarebbe stata l'ultima, ma il quinto quardiano l'aveva sentito, nell'aria: Eros, bambinello infame, tramava nell'ombra, ridendo della loro inesperienza, del loro indugiare.
Come se fosse facile! aveva pensato Aiolia, che a dispetto del sangue che gli ribolliva nelle vene si era sentito insicuro, con grande vergogna.
E Shura... il Capricorno non gli aveva certo reso la vita facile! Q
uella dannata camicia di lino larga e morbida, con quel colletto profondo inesistente, dato che il primo bottone partiva dallo sterno...e davvero, era stata tutta colpa della camicia. Perchè dopo un bel bicchiere tutta quella pelle bianca come la neve a disposizione aveva cominciato a fargli venir sete di qualcosa di diverso di un pregiato vino iberico.
Shura aveva appoggiato la bottiglia di Calvente, ancora piena per metà, sul tavolino basso del salone e aveva sospirato. Vedendolo così, perso in chissà quali preoccupazioni, Aiolia non aveva resistito più.
" Parlami..." lo aveva supplicato, le mani intrecciate a quelle dell'altro in una stretta così serrata che aveva avuto paura di fargli male. Shura aveva piegato le labbra in una smorfia amara, e l'angoscia del Leone era duplicata.
" Buffo..." gli aveva risposto il Capricorno " Nell'Ade mi imponesti di fare silenzio. Ora vuoi che io parli. "
Prima ancora che Aiolia potesse replicare, e buttare fuori almeno un pò di quella tensione che li stava distanziando troppo, per i suoi gusti, Shura aveva piegato il capo e l'aveva poggiato sulla sua spalla, in un gesto così arrendevole che non gli era mai stato proprio.
Ma quella notte anche l'ultimo pezzo dei muri che esisteva ancora dentro di loro era crollato.
" Non ti posso negare nulla..."
Il soffio della sua voce nell'orecchio lo aveva fatto rabbrividire in un modo di cui Shura non avrebbe mai potuto non accorgersi.
" Resta stanotte. " aveva esalato il decimo guardiano, infine.
Il Leone era tornato a ruggire. Preso dall'euforia, dalla voglia più naturale esistente.
Come fossero arrivati alla camera da letto sarebbe rimasto un mistero. Aiolia sapeva solo che quando aveva riacquisito un minimo (ma proprio UN minimo) di lucidità erano già sdraiati e mezzi nudi.
Finire di spogliarsi a vicenda era stato qualcosa di catartico; non c'erano più gli incubi del passato, la sensazione di mani estranee che dilaniavano e strappavano. Aiolia aveva ricordato, per un istante, tutte le notti in cui l'amarezza era stata la sua unica compagna; tutte le mattine in cui il sole non era riuscita a riscaldare la sua stanza, vuota come il suo cuore.
In quell'istante, quando si era reso conto che non ci sarebbero più state notti insonni e piene di rabbia, aveva quasi avuto voglia di piangere.
Quando aveva potuto passare le piene mani sul corpo di Shura, che aveva sempre immaginato freddo come la lama di Excalibur, e invece si era rivelato bollente quanto il suo: bollente come un ferro appena forgiato.
Non si era risparmiato, lo aveva baciato e leccato e morso in tutti i punti in cui era riuscito ad arrivare, perchè anche Shura non si era tirato indietro, tanto che ad un certo punto si era trovato tutto il suo peso addosso.
Non si era lamentato: quella posizione solitamente ritenuta vulnerabile gli aveva dato la visuale perfetta del suo compagno totalmente preso dalla passione.
Era sembrato un'altra persona: qualcuno che non aveva la benchè minima esitazione nel mostrare all'amante quanto veramente lo desiderasse, e Aiolia si era egoisticamente compiaciuto di sé stesso per essere riuscito a rimuovere tutti i freni dello stoico Capricorn.
Gliel' avrebbe voluta strillare addosso, tutta la sua soddisfazione... ma nessuno dei due era riuscito a proferire una sola parola di senso compiuto. 
Solo gemiti mal (per nulla) trattenuti, solo respiri spezzati o lasciati rumorosamente andare, all'occasione.
Aiolia non conosceva troppo la carnalità dell'essere umano, e Shura sicuramente meno di lui.
Avevano ballato la danza più antica del mondo senza conoscere i passi, accompagnati da una sola candela che pian piano si era spenta.
Ma non avevano avuto bisogno di luce: quella era esplosa dietro le palpebre, serrate contro la forza inesorabile dell'orgasmo.
Quando entrambi si erano ripresi, seppur senza fiato e madidi di sudore, avevano continuato a baciarsi languidamente, fino ad addormentarsi.
Aiolia si era svegliato così, senza un motivo ben preciso, ancora nel cuore della notte, e rimettersi a dormire gli era risultato impossibile. Abbracciato stretto al suo amante, lo guardava e riguardava: i capelli neri scomposti, lucidi al riverbero della luna; la pallidezza della sua pelle che non aveva più quell'aria malaticcia dei loro anni bui, ma ora si tingeva di diamante.
Il Leone passò un dito sul naso lungo e un pò storto, rotto più volte, sulle sopracciglia fini e scurissime, sugli zigomi ancora un pò troppo pronunciati, perchè Shura aveva il bruttissimo vizio di rimanere a digiuno quando credeva che i suoi allenamenti non stessero dando risultati all'altezza.
Gli avrebbe fatto dimenticare quella pericolosa abitudine, anche se doveva ammettere che stringere le mani sui suoi fianchi stretti e saggiare gli addominali non era per nulla spiacevole.
Si ritrovò a rimuginare su quante cose voleva davvero fare con Shura, anche cose banali come prendere un caffé. E magari poi bloccarlo sul divano e baciarlo dappertutto, sì, anche quello...
" Ay, mí león, que tanto piensas? "
" Non so cosa hai detto, ma ora che ti sei svegliato avrei voglia di darti un morso anche dall'altro lato del collo. Sai, per amore della simmetria..."
Shura ridacchiò sommesso nel cuscino troppo basso e piccolo (poco male, stavano più vicini così) e con gli occhi mezzi chiusi se lo strinse ancora di più accanto, fino a farlo capitolare su di sè.
" Ah? Forse non ti è bastato? " mormorò Aiolia accomodandosi per bene, in modo da sentire ogni angolo di quel corpo magnifico che, sperava, gli si sarebbe arreso altre notti e tutte le notti fino alla fine.
" Dato che non mi lasci dormire, tanto vale..." scherzò ancora l'altro, senza nessuna serietà, dato che entrambi avevano esaurito le energie e non avrebbero potuto ricominciare neanche con l'aiuto del sangue della Dea; la dolce signora avrebbe però dovuto assisterli,
ora che tra di loro anche l'ultimo velo era stato rimosso, letteralmente e psicologicamente, nell'ardua impresa di affrontare i confratelli alla luce del sole e rivelare la loro unione.
" Domattina sarà..." cominciò Aiolia, non sapendo come continuare; la prospettiva di parlare a suo fratello gli metteva una certa ansia addosso.
" Un disastro, sì." concluse per lui Shura, anch'egli indeciso su come spiegarsi agli amici.
" Suppongo che sentirò gli strilli soavi di Dite dalla Quinta..." provò a consolarlo il più giovane, accarezzando distrattamente il vistoso succhiotto che gli aveva lasciato sul collo. 
" Li sentiranno tutti." sorrise lo spagnolo, mentre ripassava sul graffio con cui gli aveva marchiato la schiena.
" Già."
" Già."
Stettero in silenzio, ognuno con i propri pensieri. La luna calava sempre di più, ritirandosi per fare posto all'alba.
" Mi sto già preparando alle prese in giro di Milo. Per non parlare di quelle di Kanon. " borbottò di malumore Aiolia.
" Non ci pensare. Abbiamo ancora qualche ora solo per noi due. "
Così accoccolati l'uno sull'altro, in efetti, l'avvenire non sembrava poi così grigio; non con le braccia di Shura che lo stringevano (le braccia che custodivano Excalibur), non con il suo viso affondato tra i capelli, il respiro tranquillo che gli solleticava la nuca.
Non finchè poteva dare un numero, benedetto ed infinito, ad ogni battito dell'altro cuore che sentiva fare eco ai suoi.
Puntellandosi sui gomiti, gli prese il capo fra le mani, infilandogli le dita fra i capelli, più corti ai lati, e lo guardò fisso; sapeva di mettergli un poco di soggezione quando faceva così, quando aveva voglia di osservare ogni singola sfumatura delle sue espressioni... e Capricorn pensava di essere un luminare dell'inespressività, ma Aiolia era uno studente più che dedito alla materia, e stava pian piano imparando a decifrarle.
" Qualunque cosa dicano, non dubitare di niente. " lo pregò con voce sicura.
Un lampo passò negli occhi color ossidiana di Shura; un nuovo bacio, profondo come il cielo, riempì Aiolia di rinnovata fiducia.
" Tu... " cominciò, ma poi scosse la testa leggermente, senza riuscire a trovare le parole. Gli servirono altri baci a fior di labbra, offerti da un Leone in vena di tenerezze, per continuare.
" Non dubiterò mai più se ci sarai tu a farmi da luce nel buio. "
Aiolia non potè fare altro che continuare a baciarlo, e ad abbracciarlo e a perdersi negli anfratti della sua pelle che profumava di vino e terra bagnata, e del caprifoglio che teneva piantato in giardino e sui muri.
Quei muri che non gli sarebbero più chiusi addosso in notti interminabili.
" Dormi, mí león..."
La luce continuò a rimanergli negli occhi, anche nel sonno.

***

" Aiolia! Dannato gatto pulcioso, cosa sarebbe questa storia che ti sei portato a letto la capra!?"

" Shura! Per tutti i cani dell'Olimpo, dimmi che quel coso sul collo non è quello di cui blaterano tutti da stamattina!"



(A revelation in the light of day)




Titoli di coda dell'autrice

Salve!
Se siete arrivati fin qui, ben venga! Altrimenti mi beccherò qualche pomodoro, che volete farci...
Non ho molto da dire su questa prima shot, a parte presentarvi con più calma la raccolta in sé e il perchè e percome è venuta fuori.
Sono una fan sfegatata di Saint Seiya da quando sono bambina, come molti, penso; ho ripreso a vedere la serie qualche anno fa, e non sono più riuscita a staccarmente. Il fandom lo frequento lo stesso da pochi anni, ma ho già trovato autori e storie preferite sia in quello italiano che in quelli internazionali.
Vedendo tante fic così ben fatte (ma anche quelle meno ben fatte a dirla tutta) sia da una parte che dall'altra mi sono finalmente decisa a partecipare anche io a quello che personalmente definisco " il post Hades di noaltri poracci che passiamo il nostro tempo a piangere sui Cavalieri".
Nella mia testolina bacata ho dibattuto molto su cosa potessi scrivere: una serie di shot slegate sul comico? Una drabblata angst? Un ricapitolare la serie classica vista dai miei occhi? Una fic tributo al Lost Canvas? Insomma, di idee me ne sono passate in capoccia parecchie, ma non riuscivo proprio a decidermi.
Finchè un giorno il mio lato romantico (tristemente carente nella realtà...) non ha preso il sopravvento, trasformandomi nella fangirl bimbaminkia e multishipper demmerda che in fondo sono sempre stata.
Ed eccolo qui, il primo tassello della mia fatica letteraria.
La Shura X Aiolia è ahimè poco considerata un pò dappertutto; e dato che io sono masochista assai, ho deciso di farla diventare la mia OTP.
Rimugina che ti rimugina, mi sono fatta una personale idea su questi due, sia in singolo che in coppia, che ho tutta intenzione di mostrarvi appieno in questa raccolta.
Spero di riuscire a compiacervi (e convertirvi...), visto lo scarso seguito di questa ship-che-sail-it-self-anche-se-nessuno-ci-crede.
Due precisazioni, proprio due:
- Il Calvente è un vino di Granada. Rosso. Invecchiato assai. Perchè io c'ho fissa l'immagine di Shura adolescente che affila l'arte della spada nell'Alhambra, e lasciatemi sognare vabbene?!
- Il Caprifoglio è una pianta ornamentale sia da vaso che rampicante, con fiori a grappolo e profumo intenso. Resiste alle basse temperature ed è usata in erboristeria. Ed è chiaramente associata al Capricorno. Che è il mio segno. CHE BELLO.
- Aiolia è un cucciolo di gatto e lo rimarrà sempre, pure a novant'anni.
- L'Aiolia bambino non è stato fatto fuori da quel cattivone di Arles per il semplice motivo che perfino lui capitolava davanti alla sua pucciosità. Amen.
- Shura e Aiolia hanno tanti problemi. Verranno ampiamente analizzati nelle shot seguenti, contateci.
- Anche gli amici di Shura e Aiolia hanno tanti problemi. E me li stanno contagiando, visto che nella stesura originale di questa shot le ultime due frasi non esistevano proprio. Vòggiuro. Non lo so cos'è successo, mi sono girata un attimo e lì stavano! Boh...
- Suddetti amici continueranno a fare incursione senza ritegno nella vita dei nostri amanti improbabili a più riprese, con le loro paturnie e i loro casini e i loro battibecchi più o meno seri. E che ci volete fare, mai i cazzi propri si fanno quegli altri.
- Il titolo di questa raccolta è una chiara citazione dell'omonima canzone di Lucio Battisti e del suo ritornello. Chiaramenete la "spada" e il "cuore" non stanno là tanto per bellezza.
- Le frasi che fanno da apertura e chiusura sono due versi di No light, no light di Florence + the Machine.
Sì, lo so, avevo detto due, ma sono logorroica.
Un'ultima cosa: torno alla scrittura dopo anni di inattività. Siete totalmente autorizzati a darmi consigli, ma anche padellate sulla fronte, se vedete imprecisioni o erroracci che farebbero svenire più di un funzionario dell'Accademia della Crusca.
Purtroppo non posso darvi buone nuove sui tempi di aggiornamento: sono una studentessa universitaria perennemente disperata e in ansia per gli esami, e l'é dura, oh se l'é dura.
Altre delucidazioni verranno formite via mp et similia se lascerete una recensioncina anche piccola piccola *fa la faccia da cane bastonato*
Ci si vede! :3

 



 
 


 

 
  
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