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Autore: Imbranata09    23/10/2016    4 recensioni
Dal capitolo 1^
Ho sempre creduto al colpo di fulmine. Quello che ti fa scoprire innamorata di una persona in pochi istanti. In quel momento in cui gli occhi di due innamorati si incontrano e non esiste più nulla intorno a loro. Non ci sono i problemi di lavoro, i colleghi impiccioni, i figli che strepitano per essere ascoltati, le bollette da pagare, … non esiste niente se non la persona amata.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Cap. 31°
Insieme 

 
Buongiorno ragazze! Prima di lasciarvi alla lettura del capitolo volevo ringraziarvi! Mio figlio, andando a curiosare fra i numeri della mia storia, mi ha fatto notare che siete in migliaia che la leggete! Addirittura mi ha fatto notare che a tre ore dalla pubblicazione dell'ultimo capitolo lo avevate letto in circa 400 (ed era orario scolastico / di lavoro)!
Io non so che dirvi. Grazie è poco!  Aldilà di coloro che hanno messo la storia tra le preferite / ricordate / seguite ci sono tantissime lettrici delle mie storie. 
Sono anche in difetto perchè spesso e volentieri non rispondo alle vostre recensioni. Ma lì è una questione di scelte: il tempo da dadicare al sito non è molto e preferisco aggiornare la  storia e non rispondere alle recensioni. Non è una mancanza di rispetto. Tengo a precisare che le leggo e spesso ho tratto ispirazione da quello che avete espresso. 

Ora vi lascio alla lettura del nuovo capitolo e ancora grazie per passare il vostro tempo libero con me!


Pov Edward
Giugno 2015

papaaaaaaaaa sei arrivato!” non faccio in tempo ad entrare in casa che Erin mi salta addosso, annunciando a tutti il mio ingresso in casa. Kate riesce a spostarsi in tempo, altrimenti nella sua corsa, Erin l’avrebbe investita! La stringo forte a me e mi rendo conto che, in effetti, mi è mancata parecchio e lei mi riempie di baci; rifletto che non ho mai avuto un’accoglienza così calorosa da mia figlia al mio rientro da un viaggio di lavoro.
“Ciao Principessa. Mamma quanto pesi! Mi sa che hai mangiato troppi gelati Oppure granchi!” ride mentre le faccio il solletico sul pancino finché non la rimetto in terra e vedo arrivare Bella con il pancione sempre più grande. Mi viene incontro e mi abbraccia. Per mesi ho sognato un gesto del genere: tornare a casa dopo un viaggio di lavoro e trovare le mie donne felice di avermi di nuovo con loro.
“Ciao! Mi hai fatto stare in ansia, neanche una chiamata da questa mattina. Dimmi che è andato tutto bene perché non ho fatto altro che pensarti!” la bacio e la stringo a me. Ho bisogno di lei oggi più che mai.
“Sono partito subito dopo il cda” si allontana e mi fissa. Sorrido ma non sono felice e questo traspare dal mio viso.
“Che è successo?” per questo è l’amore della mia vita. Mi capisce senza neanche bisogno di parlare.
“Ho lasciato l’azienda. Ho rassegnato le dimissioni da tutte le cariche” mi guarda sconvolta. Ma non possiamo dire altro perché Erin ci reclama e, proprio in quel momento, arriva Emmet e va subito all’argomento del giorno. Sicuramente lo avranno già chiamato.
“Che è successo durante la riunione? La mamma mi ha chiamato raccontandomi alcune cose e parole che hai pronunciato. Ma era parecchio  agitata ed ho capito solo che ti sei dimesso. Rosalie sta facendo squillare il mio cellulare ogni 10 minuti ma non le sto rispondendo perché prima voglio sentire la tua versione dei fatti. Allora che è successo? È vero che ti sei dimesso?” lascio andare Bella e mi butto sul divano. Sfilo la cravatta e allento il colletto della camicia. Avevo così tanta voglia di partire che non mi sono neanche cambiato e, in aereo, i miei pensieri erano altri. Inoltre, ho cominciato a rispondere alle decine di mail pervenute non appena la notizia delle mie dimissioni sono circolate negli ambienti finanziari.
“Quello che immaginavo sarebbe successo! Ho chiesto la nomina ad amministratore delegato ma Rosalie e la mamma non sono state d’accordo. Per tua sorella avrei troppo potere e non me lo merito. Metterei a rischio il futuro di sua figlia a vantaggio dei miei! Assurdo! Ti risulta che ho mai posto in essere azioni tendenti a favorire la futura ascesa al potere di Erin rispetto a nostra nipote?” al solo ricordare le parole di Rosalie mi sale il sangue al cervello e mi innervosisco ancora più; Emmet scuote la testa e sospira pesantemente.
“Edward mi spiace. Io stesso stamattina avevo chiamato la mamma affinché fosse lei a proporlo durante il consiglio. Ma non l’ho sentita negativa per quest’idea e nei giorni scorsi mi ero sentito anche con Rosalie. Sappiamo tutti che, per te, l’azienda di famiglia è qualcosa di più di quello che rappresenta per noi. E, soprattutto, Rosalie non sa neanche chi sono i nostri collaboratori più stretti”
“Ti ringrazio, Em, per tutto. Per la delega, per le parole che hai messo nero su bianco e per la fiducia. Erano anni che non mi sentivo così orgoglioso di me stesso e del lavoro svolto fino a quel momento. E sono orgoglioso di aver ritrovato mio fratello, con cui posso parlare e confidarmi. Sei stato proprio tu e le tue parole a farmi capire che posso farcela anche lontano dalle industrie Masen” mi alzo lo abbraccio. Se non ci fosse nessuno in stanza, forse, mi sarebbe uscita anche qualche lacrima. Perché dopo anni sto tornando a fidarmi di mio fratello e mi sembra di aver recuperato un’altra parte importante di me.
“Forse ti farà bene scrollarti di dosso l’ombra di papà. È stato un grande uomo. Ci ha dato tutto nella vita. Ma professionalmente ci ha marchiato; tutti pensano che io sia un truffatore come lui e non è stato facile trovare un lavoro ed anche di te, finché non ti conoscono, la gente non ha una buona opinione. Ma hai dimostrato di essere grande e di valere. Potrai dedicarti a qualsiasi progetto tu decida e stare sicuro che il successo e i riconoscimenti arriveranno” è la realtà. Fra di noi non ce lo siamo mai detto, ma è questo che per anni hanno pensato gli investitori di noi. Nostro padre era un povero illuso che si è fatto da solo e che non ha retto al peso del successo e di noi si credeva che non ce l’avremmo mai fatta a rialzarci. Eppure …
Quando ci allontaniamo osservo Bella. Sembra preoccupata e, in fondo, non posso darle torto. Abbiamo una figlia ed un altro in arrivo e non ho idea di cosa fare nella vita. Mi avvicino e l’abbraccio.
“Possiamo fare quello che vogliamo. Possiamo vivere dove vogliamo. Se vuoi, possiamo stabilirci a Londra. Li abbiamo una casa e ci siamo stati solo pochissimi giorni” e mi fa piacere che si lascia andare fra le mie braccia.
“Edward, non mi interessa stabilire adesso dove andremo a vivere. Non sono queste le certezze di cui ho bisogno. Mi basta sapere che staremo insieme. Voglio solo che tu stia bene. Prenditi del tempo per pensare a cosa vuoi veramente fare. E, poi, ne riparleremo e prenderemo, insieme, tutte le decisioni che verranno” ed è per questo che, ancora una volta, si dimostra una compagna eccezionale. Sempre pronta ad appoggiarmi e sono le sue parole a farmi capire che ce la posso fare.
“Hai ragione. Possiamo prenderci un periodo di pausa da tutto e da tutti. Economicamente stiamo bene. Potrei anche non lavorare più fino alla fine dei miei giorni e faremmo una vita da nababbi e assicurando un futuro roseo ai nostri figli. Per cui non farti venire pensieri negativi. Possiamo dedicarci alla gravidanza e …” la vedo scuotere la testa.
“Non mi interessano i soldi. Mi interessa il benessere di mio marito” sorrido mentre Kate, gentilmente, porta in soggiorno degli stuzzichini che ha preparato con l’aiuto di Erin.
“Edward, provali! Sei l’unico che ancora non ha avuto l’onore di provare gli stuzzichini ideati da tua figlia!” tutti ridacchiano e non ne capisco il motivo finché non porto alla bocca il piccolo tramezzino e scoppio a ridere anche io.
“Erin, non puoi mangiare solo granchi! Tra un po’ anche tu diventerai un crostaceo!” cerco di rimproverarla ma è difficile farlo mentre la vedo impegnata a fare incetta di tartine dal vassoio nelle mani di Kate.
“Edward, tua figlia ci ha fatto mangiare solo pesce in questi giorni. Per cui stasera ci devi una cena a base di bistecche, meglio fiorentine dal peso minino di 700 grammi! Perché ne ho bisogno. Guarda i miei muscoli, stanno perdendo il loro tono!” è Emmet a parlare ma noto che le ragazze sono pienamente d’accordo con lui.
“Si, organizziamoci per andare alla nuova steak house su Telegraph Hill e …” le idee di Kate vengono interrotte da Erin.
“Siiii e li vicino, papi, c’è una gelateria che fa dei coni immensi.. ti fa scegliere ben tre gusti – e con le mani mi indica il numero tre! – e sopra la panna mette anche gli smarties e le praline di cioccolato!” sorrido. Mentre la piccoletta continua a raccontarmi di tutti i gelati mangiati in questi giorni. Dei nuovi gusti che ha provato e della panna che ha un gusto paradisiaco. Mi incanto ad osservare lei e Bella. Sono così solari che, anche in momenti difficili come quelli che sto vivendo in questi giorni, mi fanno apprezzare quello che di bello ho nella vita. Ho l’amore, la famiglia, gli amici. Probabilmente non sono l’unico ad aver notato il cambiamento di mia figlia perché …
“Ed, la dottoressa ha fatto miracoli con Erin. Forse potremmo fissare degli incontri per l’intera famiglia Masen! Parlaci e vedi di spuntare una buona tariffa oraria. In fondo siamo in tanti e avrebbe l’agenda impegnata per mesi!” rido di cuore dopo una giornata altalenante, passata tra la voglia di avere in mano quella che considero la mia azienda e la consapevolezza che non è mai stata e mai sarà mia.
 
 
 
È veramente tardi quando rientriamo a casa. La cena è stata piacevole con le sorelle Denali e i loro amici. Ho notato che Bella conosceva e aveva confidenza con molti dei presenti e quasi mi ha dato fastidio i baci e gli abbracci con i quali si sono salutati.
Siamo tutti nella casa di Emmet. È piccola ma nessuno si lamenta che mancano le comodità.
“Sistemo Erin e ti raggiungo in camera” la prendo in braccio e la sistemo per la notte. Non lo faccio da parecchio e mi manca questo rituale con la mia piccolina. È uno dei pochi momenti in cui riesco a rendermi effettivamente conto di quanto cresca. Oramai, non chiede più di tenere la lucina accesa durante la notte. Né il suo peluche preferito. La porto in bagno e le faccio lavare le manine e i denti. Le faccio fare i suoi bisogno, così non si sveglierà nella notte. E, in camera, la poggio sul letto e si addormenta mentre le faccio indossare il suo pigiamino.
Prima di uscire dalla sua cameretta, la stessa che Bella sta organizzando per il bambino, la sento chiamarmi.
“Papa?” torno dietro per vedere di cosa ha bisogno.
“Dimmi, stellina” mi siedo sul bordo del letto.
“Ti voglio tanto bene. E ne voglio anche a Bella e al fratellino” sorrido alle sue parole. Sorrido mentre le lascio un bacio sulla fronte.
“Anche noi ti amiamo, stellina” e si addormenta quasi subito, la mia piccolina.
Quando entro in camera, Bella sta uscendo dal bagno. Indossa un semplice pantaloncino e una semplice canottiera. Ha tolto anche il reggiseno e vedere i suoi seni liberi è veramente sublime. Mi avvicino e le alzo subito la canottiera per avere libero accesso a quei seni che già hanno portato la mia eccitazione al limite. Le mie mani li massaggiano e pizzicano. Questa sera non potrò avere contatti intimi con mia moglie perché, in previsione del controllo ginecologico, sta eseguendo  una serie di lavande che precludono i rapporti sessuali, però, qualche coccola ce la possiamo concedere.
“Quanto mi sei mancata!” mi abbasso e li bacio. Mi rendo conto subito che sono cresciuti, forse, di una taglia. E sono così pieni al tatto. Non riesco ad immaginare come potranno essere quando dovrà allattare. Mentre mi dedico a loro, le mani di Bella cominciano a sbottonare la camicia che indosso.  Mi discosto da lei solo per togliere del tutto la camicia e i pantaloni, così da rimanere in boxer davanti lei.
“Sei mancato anche tu. Dio, Edward, sei perfetto” la sento sospirare mentre le sue mani vagano sul mio corpo. È una cosa che ha sempre amato fare e che mi fa  sentire desiderato. Ed è una bella sensazione sapere che la tua donna brama il tuo corpo. Torno ad occuparmi di lei sfilandole del tutto la canottiera.
“I tuoi seni, anche così pieni, non sanno cosa sia la forza di gravità! Sei bellissima, hai un fisico perfetto, ma non riesco a distogliere lo sguardo da loro. E mi viene da penare a cosa saranno quando allatterai nostro figlio. E, ti avverto, che voglio provarti anche io! Chissà che sapore avrà il latte materno” scoppia a ridere per mascherare l’imbarazzo del momento e si allontana allungandosi a letto.
“Sempre il solito sdolcinato! Ma non dovrebbe essere una novità, per te, vedere una donna allattare. Hai già una figlia” sorrido mentre mi allungo accanto a lei.
“Se ti riferisci alla madre di Erin, sappi che non solo non ha allattato ma era addirittura schifata dall’idea. Appena partorito ha subito iniziato una dieta drastica per ritornare al suo peso forma. Inoltre, non mi chiedere il perché, ma nel momento in cui ho saputo che era incinta ho smesso di avere rapporti con lei. Per cui non ho idea di come fosse il suo seno durante la gravidanza” si mette seduta e mi guarda curiosa.
“Stai scherzando? Cioè te la sbattevi di continuo ma, saputo che avevi fatto centro, ti è passata la voglia?” scoppio a ridere di cuore. Non solo per la sua espressione perplessa ma per i modi in cui si è espressa.
“Si. Non so che mi è successo. Ai miei occhi aveva perso il suo fascino e mi disgustava l’idea di avere rapporti con una donna incinta. Siamo rimasti amici ma, forse non te l’ho mai raccontato, non abbiamo convissuto neanche dopo la nascita di Erin”  rimaniamo in silenzio. Io mi vergogno un po’ per la confessione appena fatta. Non è bello quello che accadde alla nascita della mi primogenita e spero che non lo venga mai a sapere. Bella, invece, mi fissa.
“Scusami. Non avevo diritto di chiederti del tuo passato. Ma, confesso, che un po’ sono curiosa ed anche gelosa di lei”
“Bella, fermati un attimo e facciamo alcune precisazioni. Innanzitutto Claire non è mai stata oltre che un’amica con la quale mi intrattenevo a letto. Non paragonare mai quello che abbiamo noi con quello che ho vissuto con lei. Inoltre, Erin una madre non ce l’ha. Perché, anche se non gliene ho mai fatto una colpa, una donna che volontariamente abbandona sua figlia, non è una madre. Non la giudico solo perché un giorno sarà Erin a trarre le conclusioni e decidere se considerarla sua madre o solo la donna che biologicamente l’ha messa al mondo”
“Scusa non volevo insinuare niente. So che a volte vi sentite ancora e pensavo che foste in buoni rapporti” continuo a spiegarle i miei rapporti con Claire. Effettivamente non ne abbiamo mai parlato.
“Da quando è andata via non ci siamo più visti. È stata un paio di volte a Boston in questi anni ma non ha chiesto né di vedere me  né di vedere sua figlia. Due volte l’anno le mando una mail per raccontarle della crescita di Erin. Ma non le dico nulla di più. Non mi dilungo in particolari sulla mia vita, né le ho mai chiesto di ripensare alla sua scelta. In genere lo faccio a Natale e a giugno. Ma quest’anno avevo la mente altrove e non l’ho fatto e lei non si è fatta sentire. Per cui non fartene una paranoia. Non esiste e mai esisterà nelle nostre vite. E, se non ci hai fatto caso, Erin tratta te da madre. Questa sera si è rivolta a te per chiedere se poteva mangiare le patatine fritte ed è a te che ha chiesto se domani può andare al mare con Tania. Pur essendoci anche io” finalmente la vedo sorridere. E, prima di infilarci sotto il leggero lenzuolo, decido che è arrivata l’ora di affrontare anche un altro discorso. Non so se è il momento buono. Ma, forse, non esisterà mai il momento perfetto per parlare della sua famiglia. Per cui è meglio andare direttamente al nocciolo del problema.
“Fra 5 giorni ci sarà l’inaugurazione. Perché non inviti la tua famiglia? È la tua prima mostra e hai lavorato tanto affinché vada tutto bene. So che hai voglia di vederli. Così come loro non aspettano altro che un tuo segnale per precipitarsi qui” la vedo sbiancare. Effettivamente non si aspettava che tirassi fuori il discorso.
“Bella non lo devi fare per me. Io non ci guadagno niente se inviti i tuoi in America o preferisci aspettare. Ma li ami. Tu hai un rapporto splendido con tua madre e, a volte, ti ho indiviato. Dalle la possibilità di viziarti adesso che sei incinta. Sia gli intrugli che preparerebbe per te! Sicuramente ti metterebbe all’ingrasso! Non sarà la classica nonna che sferruzza all’uncinetto. Me l’immagino già intenta ad interrogare le stelle per cercare di capire il suo futuro. Oppure a contare le lune per capire quando partorirai. Certo, ci farà uscire di testa. Però sarebbe bello averli qui, anche solo per qualche giorno”  non ha il tempo di rispondere perché delle lacrime rigano il suo viso e mi viene istintivo abbracciarla e stringerla a me. Rimaniamo qualche secondo in silenzio. Il tempo che le occorre per calmarsi e riflettere sul da farsi.
“Da loro è ora di cena ed oggi sono tutti a casa di Alice per festeggiare il compleanno di Jasper” sorrido mentre le passo il telefono, dopo aver composto il numero di suo fratello. Mentre attendiamo che squilla, mette il vivavoce e lo poggia sul letto, tra di noi.
“Bella, tesoro! Proprio adesso ti abbiamo nominato. La mamma stava dicendo che ha uno strano presentimento su di te” sorridiamo entrambi.
“Che vuoi la mamma è sempre avanti!” scoppiano entrambi a ridere i fratelli, mentre sentiamo che comunica al resto della famiglia che è al telefono con Bella. Mette anche lui il vivavoce e salutiamo tutti.
“Scommetto che hai chiamato per Jasper! Aspetta che tolgo il vivavoce e te lo passo” ma Bella lo ferma subito.
“Nooo! Ci siamo già sentiti con Jasper. Volevo chiedervi una cosa e spero che ci siate tutti a cena” adesso si sente il silenzio dall’altra parte del mondo.
“Si, Bella, ci siamo tutti. È successo qualcosa? Vuoi tornare a casa?” ci fissiamo negli occhi e sorridiamo. È stato suo padre ad aver parlato e nella voce si sente l’ansia di un padre che non vede la figlia da troppo tempo. Prendo la mano di Bella e la invito a parlare.
“No, papà! Volevo invitarvi a San Francisco per la settimana prossima. Ci sarà la prima mostra che ho organizzato da sola e mi piacerebbe avere anche la mia famiglia qui con me” dopo un attimo di silenzio sentiamo delle urla. Inconfondibile la voce.
“Oh Bella, non so gli altri, ma io e Lucas ci saremo sicuramente!” è Alice la prima a dare la conferma. Ma uno ad uno tutti si affrettano a confermare. E l’entusiasmo che stanno mostrando mi fa capire che andrà tutto bene.
“Ho già pensato io alle sistemazioni e al volo. Pensate che possa andare bene partire dopodomani?” Bella mi guarda senza capire. Le faccio segno che le spiegherò dopo aver chiuso la telefonata e prendiamo accordi sull’organizzazione. Forse abbiamo dato poco preavviso per i loro lavoro. Ma tutti ci danno la loro massima disponibilità. Quando chiudiamo Bella è palesemente felice e agitata.
“Pensi che si arrabbieranno per non averglielo detto prima?” indica la pancia e sorrido.
“Sei matta!” la attiro a me per baciarla. Quando si allontana mi fissa seria.
“Avevi già organizzato tutto?” scuoto la testa.
“No! Ho mentito. Domattina faremo tutte le prenotazioni. Ma ho sempre immaginato che la prima volta che la tua famiglia sarebbe venuta a trovarci avremmo pensato noi a tutto. Casa a Boston ha così tante stanze che non sarebbe stato un problema ospitarli. E con il jet aziendale non avrebbero speso un centesimo per il volo! Ma le cose sono andate diversamente e vorrei almeno poter organizzare il loro soggiorno” sorride e sono felice che capisce e appoggia il mio punto di vista.
“Si sistemerà tutto, Edward. Abbi fiducia in te stesso” sono le ultime parole che pronuncia prima di addormentarsi.
 
  
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