Era un soleggiato sabato pomeriggio. Tadashi aveva festeggiato il suo nono compleanno quattro mesi prima e quel giorno lui e i suoi genitori avrebbero festeggiato il compleanno di sua madre. Erano andati in gita, quel sabato, e adesso stavano andando al suo ristorante preferito. Tadashi e suo padre avevano preparato ogni singolo dettaglio di quella giornata, uno dei quali consisteva in Tadashi che dava a sua madre il suo regalo di compleanno.
Lo avevano scelto lui e suo padre qualcosa come due settimane prima. Ed era tutto perfetto: Hiro era con la Zia Cass, il ristorante prenotato e il regalo al sicuro nella tasca di Tadashi.
Stavano attraversando una strada vicino al porto di San Fransokyo, ridendo per qualcosa di stupido che suo padre aveva detto.
Nessuno vide la macchina tranne la madre di Tadashi. Lei fece appena in tempo a spingere via suo figlio e poi l’auto li colpì violentemente e qualcosa, forse una ruota, esplose e il fuoco cominciò a bruciare.
Tadashi non riusciva a smettere di fissare sconvolto l’incidente, non capendo cosa era appena successo.
Grida tutto attorno a lui, persone che si muovevano velocemente e < Bambino, stai bene? > e < Lei è ancora viva, chiamate un’ambulanza! > e < Bambino, che è successo? >
E Tadashi era ancora lì, lacrime che gli correvano lungo le guance, dolore dappertutto. Ancora a fissare l’incendio.
 
Non sapeva cosa era successo dopo, sapeva solo di essere seduto su una sedia in un ospedale quando la Zia Cass e Hiro lo avevano abbracciato.
< Tadashi, stai bene? Cosa è successo? >
< Si, sto bene. > aveva risposto stranamente tranquillo < E c’è stato un incidente e Mamma e papà sono stati c-colpiti da un’auto e Mamma mi ha spinto via e poi c’è stato un incendio e tutto era rosso e Mamma e papà... Mamma e papa non si muovevano e sono così preoccupato e... > Tadashi non riuscì a continuare e nuove lacrime gli spuntarono agli angoli degli occhi.
< Va bene, ometto. Sei stato molto coraggioso. Per favore, dai un’occhiata a Hiro mentre io vado a parlare con il dottore, poi andiamo a casa. Va bene? >
Tadashi annuì e prese il fratellino per mano < Va bene Zia Cass. >
< Bravo ragazzo. > Zia Cass gli posò una carezza sui capelli per poi andare alla hall dell’ospedale.
Erano passati circa cinque minuti da che Zia Cass se ne era andata e Tadashi ancora teneva Hiro per mano tentando di non pensare ai suoi genitori.
< Dashi? >
Tadashi si voltò a guardare Hiro < Si, bro? >
Hiro tirò su col naso < Mami e Papi sanno bene? >
Tadashi lo fissò triste senza rispondere alla sua domanda < Stanno bene? Papi dice di essere uno stuper-eroe segreto. Non può perdere, vero? >
Fortunatamente Tadashi venne salvato da Zia Cass che disse < Okay, ragazzi, andiamo a casa. Per adesso non c’è nulla che possiamo fare tranne aspettare. Okay? > Zia Cass prese in braccio Hiro e si diresse alla sua auto.
In macchina stettero tutti tranquilli e Hiro stava dormendo quando Zia Cass ruppe il silenzio < Lo sai Tadashi, la vecchia signora che stava guidando quell’auto ha avuto un infarto. Non è stata colpa sua. >
Tadashi annuì silenziosamente e Zia Cass continuò < Tadashi hai detto nulla di tutto questo a Hiro? >
< No. >
< Okay, gli parlo io domani. >
< Zia Cass, Mamma e papà vivranno? >
Cass guardò il suo nipote più grande attraverso lo specchietto retrovisore < Sinceramente? Non lo so tesoro, ma sono sicura che combatteranno ogni momento per tornare da voi due. >
< Okay. > Zia Cass non aveva mai sentito una parola colma di rassegnazione come quella pronunciata da Tadashi.
 
Tre giorni dopo ci furono i funerali. Hiro non riusciva a smettere di piangere perché < Mami e Papi non si sveglieranno mai! Ci hanno abbandonato! > mentre Tadashi era tranquillo e silenzioso. Era come se fosse vuoto.
Si era ritrovato vestito con un complete nero in mezzo a un sacco di persone che non conosceva e alcune che conosceva. Successe tutto quando Zia Cass disse il suo discorso: Tadashi semplicemente collassò e cominciò a urlare.
Da qualche parte nelle sue urla si riuscirono a capire alcune parole < Era perfetto! Mamma era così felice! Papà e io le avevamo comprato un regalo bellissimo! Perché? Perchéperchéperchéper... >
Gli adulti tentarono di zittirlo, ma solo Zia Cass ci riuscì: la donna abbracciò Tadashi dolcemente mentre il bambino cominciava a piangere < Era tutto perfetto… >
Si, era tutto perfetto, ma la vita raramente lo è.
 
 
 
ANGOLO DEL GATTO:
 
Ebbene no, non sono morta.
ANNUNCIO VELOCE PER QUELLI CHE STANNO SEGUENDO LOOKING THE PAST: scusate, scusate tanto se non pubblico da tempo, ma ci sono dei capitoli che non vogliono assolutamente farsi scrivere…  Vi assicuro però che il 24/12 (o comunque attorno a quella data) troverete un regalo di Natale!
Ok, TORNANDO A NOI, mi sento male. Sono una cattiva persona, continuo a far morire la gente. E il povero, piccolo Tadashi… Sono una pessima persona…
Ah, questa storia originariamente era stata scritta in inglese e pubblicata su fan fiction.net dalla sottoscritta. Esatto, sono una deficiente: chi è che scrive storie direttamente in inglese per poi tradurle nella propria lingua madre? Risposta: io!
Comun que eccovi qua il link https://www.fanfiction.net/s/12200551/1/Perfect
Probabilmente nella storia noterete degli errori. Me ne sono accorta anch’io, ma non ho ancora capito come si modificano le storie già pubblicate su fan fiction.net… Inoltre prima di postarla qua la traduzione l’ho modificata un pochino per rendere un po’ meglio.
Soooo… Hope you glad it! ^^
 
Blacky