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Autore: papayasorridente    23/10/2016    5 recensioni
“Il cielo è bianco, oggi.”
“Cosa?”
Virgilio alza le spalle e rivolse un fuggevole sorriso, quasi triste, a Dante.
“No, niente, non è importante.”
Niente è importante quando sei a Parigi, sul Pont Neuf, e respiri a grandi boccate l’aria frizzante che sapeva prima di mare, poi di smog cittadino.
E soprattutto niente importa quando, al viaggio di maturità con la tua classe, devi rassegnarti a vedere il tuo migliore amico di cui sei segretamente innamorato, tubare giocosamente con la bella Beatrice, a formare la coppia più bella della scuola.
Genere: Comico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Beatrice, Dante Alighieri, Virgilio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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“Il cielo è bianco, oggi.”
“Cosa?”
Virgilio alza le spalle e rivolse un fuggevole sorriso, quasi triste, a Dante.
“No, niente, non è importante.”
Niente è importante quando sei a Parigi, sul Pont Neuf, e respiri a grandi boccate l’aria frizzante che sapeva prima di mare, poi di smog cittadino.
E soprattutto niente importa quando, al viaggio  di maturità con la tua classe, devi rassegnarti a vedere il tuo migliore amico di cui sei segretamente innamorato, tubare giocosamente con la bella Beatrice, a formare la coppia più bella della scuola.
Catullo aveva passato la mattina scattando foto vorticosamente ad ogni dannato lampione, con grande ilarità della sorella Saffo, che aveva invece già deciso in quali sale da té valeva la pena di fare merenda, mentre Ovidio si era già procurato un appuntamento galante con la cameriera del loro ostello, cosa assolutamente prevedibile.
Clodia e Orazio stavano recuperando i primi gossip estivi dell’Arcadia Lyceum, e Dante e Beatrice chiudevano il gruppo. E Virgilio non voleva davvero sapere cosa stessero facendo.
Nel loro primo giorno a Parigi, l’Ile de la Cité era d’obbligo e Virgilio si ritrovava a fissare gli innumerevoli lucchetti, simboli di amori infiniti solo su quel ponte, ma forse finiti sulla carta, e tentando di non considerare Beatrice che rubava un bacio scherzoso a Dante.
Forse era anche colpa sua, che per l’essere un po’ fissato con la Francia e i film d’essai, si era guardato ‘Les amants du Pont Neuf’, la sera prima di partire, e aveva maturato chissà quali innominabili speranze.
Cosa c’è di più cliché che un viaggio spensierato a Parigi, una colazione a base di Mille Crepes e un amore non corrisposto?
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“Monsieur, voi ne sapete davvero  a pacchi.” Commentò una turista italiana, che era parte del suo  entourage di visitatori del D’Orsay  che lo credevano una guida turistica. Non lo faceva apposta, iniziava a spiegare  particolari su questa o quell’opera ai suoi amici, creando intorno a sé un gruppo di gente ammirata che pendeva dalle sue labbra. E quando si accorgeva che i cosiddetti amici si erano già dileguati (tranne il fedele Orazio, lui sì che apprezzava l’arte), passava a raccontare in francese per la migliore comprensione di tutti, al che alla fine del terzo piano si sentiva spossato e aveva iniziato a congedare i turisti.
“Signorina, non sono francese, sono italiano come lei e, per tutte le relegatio imperiali,  ho 19 anni, non mi dia del Monsieur.” Rispose, forse scortesemente, alla ragazza che gli aveva fatto i complimenti.
Lei non se la prese e passò non solo all’italiano, ma anche al tu: “Sono colpita, hai una grande cultura per essere neodiplomato. Pensa che io studio alla facoltà di letteratura francese e non sapevo neanche che Frida Kahlo fosse una poetessa.”
Questa volta lui  ebbe la decenza di arrossire: “Tutto ciò è dovuto al fatto che mio padre è critico d’arte e mia madre traduttrice, quindi non è farina del mio sacco. Di  dove sei?”
“Bologna. Per ora sono in Erasmus, ma se avessero un sugo di pomodoro decente potrei restare qui tutta la vita.” Disse lei con uno sbuffo e Virgilio si unì alla risata.
“Virgiiiii, non possiamo stare qui  tutto il giorno, voglio andare a Montmartre!” Gli gridò Dante, beccandosi un’occhiataccia dalla guida che stava passando con il suo gruppo.
Virgi sorrise alla ragazza: “Scusami, ma devo proprio andare, altrimenti non li trovo più.”
“È un peccato… Aspetta, ti do il mio numero, così magari ti mostro io i segreti di Parigi, sai per ricambiare la tua bravura come guida. “Propose lei, ammiccando leggermente. Virgilio assentì e con un pezzo di carta in mano, raggiunse gli amici.
Ovidio gli piazzò una indelicata manata sulla spalla: “Direi che con la tua parlantina hai fatto colpo … Dovrei aggiungere questa strategia nella mia Ars Amatoria.”
"Non disturbarti, Ov, le tue strategie sono già abbastanza varie e dubito che tu ne sappia abbastanza di arte romantica e novecentesca da fare da guida" Gli rispose lui beffardo.
D'altro canto, Dante era stranamente silenzioso e non appena si rimisero tutti in cammino, si accostò all'amico:
"Virgi, ma vuoi davvero uscire con quella ragazza? Insomma, non sai neanche chi sia e non è di certo il tuo tipo ..."
L’altro si sentì ferito: "E che ne sapresti tu di qual è il mio tipo? In realtà, penso che lei sia davvero carina e mi piace molto il suo modo di fare, penso proprio che le scriverò!"
In un gesto di stizza prese fuori il telefono e velocemente si presentò e chiese al numero sul foglio di carta se quel pomeriggio verso le 16 fosse stata libera. Tutto ciò sotto lo sguardo quasi allibito di Dante, al che quando Virgilio ripose il cellulare e lo guardò, si sentí per qualche motivo in colpa.
"Scusami per il mio tono di prima, è che è un po' deprimente girare sempre con voi coppiette, e dato che oggi pomeriggio volete andare al cinema, preferirei fare una panoramica di Parigi. Se ovviamente non vi dispiace, non volevo rimpiazzarvi."
L’espressione corrucciata di Dante si distese in un sorriso comprensivo, che gli strinse un attimo il cuore, e il fiorentino annuì benevolo:
"Non ti costringerò ad annoiarti in un cinema, mi dispiace soltanto perchè è il nostro viaggio di maturità, ma divertiti pure con questa bella ... Come si chiama?"
"Lisa."
"Ecco, passa un buon pomeriggio con lei, se ti diverti mi fa più che piacere."
Dante sentí un sussurrio che sembrava un'affermazione su un cielo che era bianco, poi sentí un abbraccio stringerlo.
"Grazie Dantino, sei il migliore amico che si possa avere."
Si regalarono un sorriso segreto, tutto loro, e si incamminarono raggiungendo gli altri, i passi coordinati.
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E così Lisa rispose con un assenso allegro, e gli comunicò che si sarebbero trovati al Café de Flora, dove sarebbe iniziato il loro tour e dove prometteva un vero espresso italiano. Virgilio si ritrovò a ridacchiare lieve per la proposta del caffè (si sentiva già in astinenza, e quel beverone americano che servivano all’albergo non avrebbe svegliato neanche un iperattivo), senza notare lo sguardo prima confuso poi consapevole di Dante.
Si erano fermati al Jardin des Tuileries, con le loro baguette e pain au chocolat in via di consumazione, sotto lo sguardo disgustato di Saffo, che da brava salutista, sorbiva il suo frullato donando un’occhiataccia di orrore al panino del fratello Catullo.
“Alla fine che fate oggi pomeriggio?” Chiese Virgi.
Cat inghiottì l’ennesimo boccone e bofonchiando gli rispose:
“Mentre tu ti godi il tuo appuntamento parigino, noi poveri mortali senza la tua conoscenza artistica, siamo costretti da Mademoiselle Mia Sorella Irritante ad un altro noioso film dei suoi, francese, forse con i sottotitoli, tutto lacrime e grandi sentimenti. Quindi ritieniti fortunato del tuo rendez-vous. Ma divertiti, mi raccomando, e non farla scappare.”
Saffo si intromise con un colpo di tosse, senza badare alle frecciatine del fratello:
“Io pensavo che in realtà tu fossi, insomma, interessato all’altra sponda. Sai, la tua storia, non tanto occultata, con Mecenate.”
Virgilio arrossì leggermente, dandosi mentalmente dello stupido per aver creduto che nessuno avesse intuito niente.
“Ehm, diciamo che il sesso della persona non è davvero un problema … Credo di essere come quelle persona che si definiscono pansessuali, non mi pongo tanti limiti, ecco.”
Un silenzio imbarazzato cadde sulla conversazione, finché Dante non lo ruppe veementemente:
“Aspettate, cos’è questa storia? Io non ne sapevo niente!”
“Dante, tu non capisci mai niente. E pretendi di essere il suo migliore amico.” Gli rispose freddamente Beatrice, con un’espressione di rassegnazione e malcelato fastidio.
Poi Ovidio cambiò saggiamente discorso e nell’accanita discussione su se fosse meglio’ Notre Dame de Paris’ o ‘Les Miserables’, accese il gruppo facendo momentaneamente dimenticare l’argomento precedente. Solo Dante ricercava lo sguardo di Virgilio, in cerca di un conforto o una spiegazione, mentre l’altro evitava di guardare nella sua direzione.
Arrivò l’ora del cinema per gli amici, e Virgilio si incamminò verso le Café de Flora, tentando di scacciare quel senso di colpa che gli gravava sul cuore.
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‘Ma che razza di film è?’ Si chiedeva perplesso Dante, seduto tra Orazio e Clodia, nel cinéma all’angolo con il loro albergo. ‘Insomma, chi mai guarderebbe con piacere due senzatetto che litigano per un posto per dormire su un ponte in costruzione, i francesi non sanno proprio più che invertar-‘.
Il flusso antifranco dei suoi pensieri si bloccò all’improvviso.
Il barbone calvo con problemi di insonnia aveva lasciato un cartello di fianco alla tipa mezza cieca; e le parole che erano gravate lo colpirono con la violenza di uno schiaffo.
"Quelqu’un vous aime. Si vous aimez quelqu’un vous lui dit demain ‘le ciel est blanc’, si c’est moi je répond ‘mais les nuages sont noirs’. On saura comme ça qu’on s’aime." Che, da quanto ricordava dalle lezioni di francese, significava circa che se qualcuno vi ama e che se amate qualcuno, il giorno dopo, gli direte ‘Il cielo è bianco’ e se è quel qualcuno vi risponderà che ‘Le nuvole sono nere’ e che sapranno così che si amano.
La qual cosa potrebbe essere la più insulsa dichiarazione d’amore mai creata, ma quel ‘Il cielo è bianco’ portò  un’immediata chiarezza nella sua mente.
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Fu il primo giorno del loro ultimo anno di liceo, che sentì questa frase. Lui e Virgilio, da bravi BFF, erano arrivati in aula per primi apposta per fare il selfie da “ultimo primo giorno di scuola”, e mentre aspettavano i compagni, Virgilio gli aveva detto, senza incontrare il suo sguardo, ‘Il cielo è bianco, oggi’. Al che lui perplesso aveva guardato fuori.
“No Virgi, diluvia, al massimo è nero.”
E l’amico aveva sorriso, sollevando le spalle.
Si ricordava, poi, della festa del diciottesimo compleanno di Virgilio, un geniale toga party, organizzato dal suo modesto genio, a sorpresa. Era andato a prendere l’amico in macchina, per il loro falso aperitivo di compleanno e non si sarebbe mai scordato l’espressione euforica di Virgilio al momento della sorpresa, ma non quella dedicata agli amici, quella riservata solo a lui, dal tono più ingenuo e meravigliato.
“Dimmi ‘Il cielo è bianco’. Per favore.” Gli aveva detto. E lui, stupidamente, aveva riso per una così strana richiesta e gli aveva detto: “Dopo, se proprio vuoi. Ma ora goditi la festa.”Ignorando il sospiro tremulo dell’amico.
E quel picnic improvvisato al parco con i rispettivi cani, quella volta che glielo aveva scribacchiato sull’angolo del libro di scienze, per poi cancellarlo con veemenza, e altre infinite volte che forse aveva tralasciato, sordo alla richiesta e mai abbastanza attento da notarla.
Una scarica di adrenalina gli percorse il corpo, e prendendo la borsa, sussurrò a Orazio:
“Io esco un attimo, poi vi chiamo io.”
E sotto lo sguardo perplesso degli amici e del ragazzo alla biglietteria, corse fuori dal cinema, cercando di ricordare l’itinerario di Virgilio e la tipa del museo.
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Dopotutto si stava divertendo; avevano passeggiato nell’Esplanade des Invalides , assaggiato le migliori madeleine parigine, a detta di Lisa, ed erano appena usciti dalla cattedrale di Notre Dame, intenti in una dissertazione sul genio di Victor Hugo e su quando fossero prolisse le sue descrizioni di Parigi nelle varie epoche.
Lisa era intelligente, dall’ingegno brillante e la risata sempre pronta, genuina mai finalizzata al flirt. E non dover vedere in continuazione l’accoppiata Dante e Beatrice, lo aveva aiutato a svagarsi e ora apprezzava quasi del tutto quella città vecchia e affascinante.
La voce di Lisa lo riscosse dai suoi pensieri.
“Non so come fai tu di solito, ma io dopo un piacevole appuntamento o quasi, ne tento un secondo. Ma questa volta tocca a te proporre.”
Virgilio sondò il suo sorriso speranzoso: “Ehm, scusami, non ti offendere, tu sei una persona eccezionale e chiunque con un po’ di buon senso di porterebbe a mille appuntamenti, ma io non posso. Ho una cotta impossibile e piuttosto imbarazzante, ma che non ha intenzione di passare. Ma mentre siamo qui a Parigi possiamo, non so, vederci in un pub?! Ci presenti i tuoi amici.”
Si sentiva estremamente imbarazzato e dispiaciuto, ma non se la sentiva proprio di illudere sé stesso.
Lisa, da brava italiana, alzò le spalle con filosofia: “Sia per il pub. E anche se secondo me non ti merita, buona fortuna con la tua cotta.”
E con gli ultimi convenevoli, la promessa di scriversi, Virgilio la salutò con la mano, mentre  lei si incamminava verso l’entrata della metro.
Tirò un sospiro sollevato, e si godette quel momento di solitudine sul pavé della cattedrale.
Che durò poco perché c’erano un po’ troppi italiani a Parigi, con l’accento fiorentino che lo facevano deconcentrare, e dalla voce così simile a quella di Dante …
Oh. Dante che era come un fanale nella sua imperdibile sciarpa rossa e che lo stava chiamando mentre correva trafelato verso di lui. Dante che doveva essere al cinema; e che aveva distrutto il suo momento da video musicale DepressoMaFeliceàParis.
“Che ci fai qui? Ti ha mandato Ovidio a controllarmi?” Gli chiese, tentando inutilmente di fingere irritazione.
Lui lo guardò leggermente stralunato: “Il cielo è bianco!” Strillò.
“Si chiamano nuvole, di solito.”
“No, non quelle. Senti, qualcuno ti ama?! E se ami qualcuno il giorno dopo gli dirai ‘il cielo è bianco’, e se è quel qualcuno ti risponderà-“
“Ma le nuvole sono nere.” Si guardarono per un lungo istante, Virgilio esterrefatto e Dante ancora euforico.
“Temo di essere confuso.” Enunciò Virgi.
E sul viso di Dante vide dipingersi la più decisa delle espressioni, e sembrò quasi serio per una volta nella sua vita: “Ascolta. Beatrice non significa niente. Tu sei il mio unico punto fermo e sei senza dubbio l’unica persona di cui non potrei mai e poi mai fare a meno; e per questo ho sempre evitato di perdere la tua amicizia per cose futili come sentimenti che non sapevo quanto fossero veritieri. Ma, ti prego, dammi del cretino, perché solo un cretino come me poteva non capire quanto la nostra taciuta e mai nata relazione fosse ovvia.  Quindi la grande domanda è: vuoi continuare ad essere il mio migliore amico con cui occasionalmente, o spesso, io propenderei per spesso, fai cose da coppietta come appuntamenti e grandi promesse?”
Il vecchietto che passava con la nipotina li guardò e sentenziò: “Tu devrais lui dire oui.”
E Virgilio disse uno “oui” piuttosto convinto, con tanto di bacio spassionato da film americano ambientato a Parigi.
“Questo vuol dire che possiamo mettere un nostro lucchetto sul Pont Neuf?” Chiese Dante, speranzoso.
“Non pensarci nemmeno.” Fu la risposta.
E per citare un film non della Disney, ma uno dei capolavori d’animazionei più riusciti, ‘Parigi ha la chiave del cuor’, e aveva un’altra volta compiuto la sua solita e stereotipata magia.
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--Bonus perché Saffo ha sempre ragione--
Quando Virgilio e Dante tornarono, ad un orario sospetto, all’albergo, le mani intrecciate, Ovidio si profuse in un applauso, Orazio aggrottò le sopracciglia e il resto del gruppo si distese in un sorriso sincero.
Saffo no. Perche lei lo sapeva. Non per niente aveva hackerato il computer di Virgilio e nella cartella “Open when sad” aveva trovato la versione trilingue di ‘Les amants du Pont Neuf’, ed essendo, modestamente, un genio, aveva fatto due più due.
Da lì a schiavizzare il fratello per trovare un cinéma parigino abbastanza nostalgico da proiettare ancora i film degli anni ’90, era stato facile; le dispiaceva solo per Beatrice, ma in realtà neanche troppo, non le era mai stata simpatica.
Così imparava a convincere la sua ragazza del biennio che non era possibile essere bisessuali e che ‘era solo una fase’. ‘Guarda con i tuoi occhi se è solo una fase, il tuo ragazzo che pomicia con l’amore della sua vita. Buona vita da single, amica di tutti.’
   
 
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