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Autore: BuongiornoBellAnima    11/05/2009    5 recensioni
(Dall'introduzione) Il destino gioca scherzi inauditi, portandoci lontani dalla felicità. E per Sana e Akito questo sarà l'inizio della fine... Proprio quando gli occhi di lei avevano guardato attraverso gli occhi di lui. FF a più mani, tutti possono partecipare, contattatemi.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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-          Kurata Sana –

Alzo solo la mano senza rispondere, ma il professore mi ha visto. Oggi vorrei cercare di essere notata il meno possibile. Ieri sera non si può dire che abbia passato una serata tranquilla, anzi! Ricordo solo di essere andata ad una festa e dopo di essere uscita con un ragazzo conosciuto lì. Poi buio totale. Stamattina mi sono svegliata nuda e con un enorme succhiotto sulla spalla in uno squallidissimo alberghetto ad ore, dove ho anche dovuto pagare il conto!! E come se non bastasse sono arrivata a casa dieci minuti prima delle 8 in un enorme ritardo tutta spettinata suscitando le grida isteriche di quella pazza di mia madre che non si è mai interessata a me in 17 anni e che proprio stamattina doveva fare la madre preoccupata che è rimasta in pensiero per la figlia tutta la notte!  Accidenti a lei. Per non parlare di quando ha visto quell’enorme segno rosso sul collo:  lì mi avrebbe proprio uccisa se non me ne fossi scappata. Pazza isterica! Dovrei dire al suo terapeuta di farle iniziare una nuova terapia!! Tra le altre cose ieri non ho proprio studiato e sono convintissima che questo grande imbecille del prof. mi chiamerà all’interrogazione e farò una grandissima figuraccia!

-          Kurata? Alla lavagna prego. –

Ecco appunto! Giuro che prima o poi lo uccido!!

 

Ecco fatto. Come previsto la mia performance è stata pessima. Non ho saputo mettere insieme nemmeno due numeri. Ora arriverà sicuramente qualcosa a casa perché i miei possano sapere del mio andamento scolastico che in quest’ultimo periodo non è più come quello di prima e bla bla bla… ma perché invece di dire sempre cose del tipo “che c’è Kurata? Perché sta andando così male? È successo qualcosa? Noi ti aiuteremo. Tu con noi puoi parlare” si certo come no… come se fosse possibile. Come se poi riuscirebbero a capire quello che sto passando e quale schifo è la mia vita.

Basta. Sono stanca e voglio uscire da quest’aula che sta diventando veramente troppo opprimente. Questo rettangolo di muri in cemento armato pieno di banchi e sedie è troppo piccolo per contenere tutti i miei pensieri!  Fingo di sentirmi male e Aya, la mia compagna di banco, si accorge che ho subito bisogno di distrarmi , così chiede al signor “LaMatematicaÈFacileSoloQuellaStupidaDiKurataNonLaCapisce” di potermi accompagnare in infermeria. E lui accetta. Ovvio: è Aya a chiederlo! Che gran pezzo di idiota.

Appena fuori dall’aula tiro un sospiro di sollievo e la ringrazio con il più sincero sorriso che sono capace di fare, e che solo a lei riesco a dare. Aya è semplicemente… Aya! Credo che non ci sia niente al mondo migliore di lei. Ci conosciamo da poco più di sei mesi e sa di me più lei che io stessa, per questo con lei non ci esco quasi mai: mi fa paura. Mi fa paura perché riesce a leggermi dentro e a capire ogni volta che ho qualcosa che non va. Quando sono depressa e la sera bevo qualcosa in più se c’è lei con uno sguardo riesce a farmi smettere e a farmi capire che, per quanto io possa essere triste di certo non sarà l’alcool a tirarmi su. Avrà anche ragione, ma quando quel liquido amaro mi scende giù in gola e mi arriva da ogni parte del corpo mi sento finalmente libera di poter fare quello che voglio, non che normalmente non possa si intende, senza dopo poi dovermi giustificare. Lei è la parte ragionevole di me, la mia coscienza.

Mentre camminiamo per i corridoi le racconto quello che mi è successo nelle ultime 12 ore. Il suo viso muta espressione mano a mano che vado avanti con il racconto e, quando arrivo alla parte in cui mi sveglio senza ricordare niente, il suo viso assume una faccia molto più che indignata, che però liquido con un sorriso abbastanza divertito. Lei mi ammonisce e io torno seria.

Mi accorgo che ci siamo spinte un po’ troppo in là quando vedo l’aula dell’ottava sezione del quarto anno: siamo arrivate nell’ala opposta della scuola.

-          Sana, torniamo indietro se ci beccano siamo fritte… -

Avevo detto che è la mia coscienza? Ecco questo intendevo: lei è razionale e non vuole mai cacciarsi nei guai, fa di tutto per evitarli, ma sono soprattutto i guai ad evitare lei.

-          Oh andiamo stai tranquilla, non ci vedrà nessuno. –

Io invece i guai me li vado proprio a cercare, e se non sono io ad andare da loro, questi mi vengono a cercare anche sulla luna. Aya mi implora con lo sguardo, ma non le do per niente retta e vado avanti.  Dicono che questa parte della scuola da due anni a questa parte a famosa per aver creato in più di un’occasione non pochi disagi. Qui invece sembra tutto fin troppo tranquillo.

All’improvviso si sente un boato esagerato, reso più forte dal silenzio che regna nei corridoi, come se qualcosa di pesante fosse caduto per terra, seguito dal rumore di una porta che si spalanca dalla quale esce un professore nero di rabbia che ci passa accanto senza degnarci di uno sguardo che borbotta qualcosa del tipo “questa volta lo faccio sospendere sul serio!”. Io e Aya ci avviciniamo all’aula lasciata aperta e notiamo alcuni banchi per terra e chi ride, chi è sconvolto. Ok. Altro che disagi, qui ci si diverte prorpio.

Appunto mentale: l’anno prossimo si cambia sezione! U_U

-          Cos’è, hanno liberato le galline? Però… che galline carine…-

È una voce che mi risulta subito un po’ odiosa: troppo sicura, troppo strafottente, troppo profonda, troppo…bella.

-          Ah-ah che ridere. Sei simpatico come uno yogurt andato a male…-

E nel mentre mi giro resto affascinata da cotanta bellezza contenuta in un solo individuo: il nodo della cravatta è leggermente allentato per permettere ai primi due bottoni della camicia di essere sbottonati, la camicia fuori dal pantalone, i capelli ordinati e perfetti nel loro disordine e due occhi ambrati che mi guardano per un momento incuriositi e quasi affascinati. La gallina ti piace però, vero?

-          Peperina la rossa, complimenti. A proposito sei fidanzata?- gli faccio cenno di no e lui continua, cominciando ad accarezzarmi il collo, scendendo ad allargare di un po’ il colletto della camicia per scoprirmi la base del collo. Guarda incuriosito e capisco subito perché – e questo segno rosso allora? Cos’è, una botta e via? Posso fare un giro anche io, rossa?- e ora la sua mano scende dalla schiena fino al sedere dove posa una lieve carezza che purtroppo per me non è per niente fastidiosa come dovrebbe essere, ma non mi piace essere trattata come una bambola.

Mi incazzo come una bestia e lo spingo via. Evidentemente non se lo aspettava per niente perché cade seduto su un banco. Mi avvicino e gli tiro uno schiaffo. Ed è in quel momento che si incazza lui e mi spinge addosso al muro. Mi accorgo che posso essere un uomo, una donna o un bambino, a lui non interessa, è tanto arrabbiato che sta per tirarmi un cazzotto, ma, per mia fortuna, viene a salvarmi la voce del professore.

-          Hayama! Ma insomma ora te la prendi anche con le ragazze? Forza fila via dal preside. E anche tu, Kurata, dovevi essere in infermeria, ma vedo che stai benone. Accompagnerai Hayama dal preside! Forza forza. E voi ristabilite l’ordine!-

Mi passa davanti e non mi degna di uno sguardo, incamminandosi verso l’ufficio del preside. Lo seguo quasi subito dopo aver detto ad Aya di tornare in classe e dire al prof. tutto quello che le avrebbe chiesto senza problemi.  Entro nell’ufficio e lo trovo già lì, seduto su una delle due poltrone davanti la scrivania sedendo in modo poco composto. Evidentemente mi stavano aspettando.

Mi siedo e subito il preside comincia a parlare a vanvera come ogni individuo di questa scuola con un minimo di autorità tra le mani. Con la coda dell’occhio vedo quello che ho appena scoperto chiamarsi Akito Hayama con una faccia indifferente che mi lascia perplessa: gli interessa meno di quando interessa a me, il che è tutto dire. Riesce ad attirare la nostra attenzione solo quando pronuncia quelle parole che diventeranno per noi un vero e proprio inferno.

-          Bene ragazzi, vi annuncio che a partire da oggi per una settimana nel doposcuola aiuterete i bidelli a sistemare le aule e i corridoi. Sarete i collaboratori dei collaboratori scolastici. Se il risultato sarà discreto la punizione finirà, altrimenti a questa seguirà un’altra settimana.-

Cerco di protestare ma mi zittisce con uno sguardo e io mi alzo stizzita più che mai e me ne esco da questo inferno. Dopo un paio di minuti vedo Hayama uscire. Mi guarda con odio e credo che se gli sguardi potessero uccidere sarei sicuramente morta.

 

  
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