Serie TV > Once Upon a Time
Segui la storia  |       
Autore: Sam__    24/10/2016    11 recensioni
[Swan Queen/ Long AU / OOC]
Innamorarsi e ritrovarsi con il cuore spezzato, imparare ad amare ancora, voler restare sul fondo ma contemporaneamente voler essere disperatamente salvati, scoprire la propria sessualità, stringere amicizie con persone che non ti aspettavi, sognare in grande, fare progetti, litigare, urlare, piangere …
Storia su come l’adolescenza può essere un gran casino!
I dolci sedici anni, vissuti da Emma e Regina.
Genere: Fluff, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Neal Cassidy, Regina Mills, Robin Hood
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 12.
Chi vuoi baciare a mezzanotte?

 
 
Quando si è trattato di concordare con la mia beta per mandarmi a quel paese, vi siete sbizzarriti con le recensioni, eh! Bravi, bravi!
Ma avete reso il capitolo 11  quello con più recensioni fin’ora, quindi grazie infinite a tutti!

Detto questo, so che vi faccio penare con i capitoli che finiscono sul più bello e con i colpi di scena e queste due che sono un tira e molla … e quindi grazie a chi non si è ancora stancato di seguirmi!
Purtroppo sono così, mi piace trovare i momenti belli in mezzo a qualche casino, invece di far andare tutto troppo bene!
E voglio sempre e comunque ricordarvi che: il mio cuore appartiene alla Swan Queen.
QUESTA è una storia Swan Queen.
Non c'è niente da temere, godetevi il viaggio (o quello che ne resta!)
Sam. 




Regina si sentiva male.
Aveva la nausea, era fermamente convinta che avrebbe rimesso da lì a poco.
Oppure sarebbe svenuta.
Aria.
Aveva bisogno di aria.
Mentre Robin, Malefica, Ursula e Crudelia stavano abbracciando Daniel tra lacrime e sorrisi, lei uscì fuori.
Non sapeva nemmeno perché il suo primo istinto non fosse stato quello di correre ad abbracciarlo come fecero i suoi amici.
A Daniel non passò inosservata quell’uscita di scena, e non era l’unico ad averla notata.
Emma la seguì subito, uscendo dal locale.
“Che è successo?” chiese quindi Daniel.
“Credo tu l’abbia un po’ sconvolta.” Rispose Robin.
“Devo andare a parlarle.”
Malefica lo fermò ancor prima che potesse muoversi “ci pensa Emma.”
“La bionda che è uscita?”
Annuì.
“Non sa nemmeno chi sono io, come può pensarci lei?”
“Oh, ti assicuro che lo sa. E se c’è una persona a cui Regina da ascolto, quella è Emma.”
 
“Ehi.” Disse piano Emma, avvicinandosi a Regina che stava camminando avanti e indietro.
La mora non rispose. Scosse il capo, per poi portarsi le mani sulla testa. Troppi i pensieri e troppe le emozioni per poter anche solo riconoscere la presenza di Emma.
Quest’ultima si sentì in enorme disagio. Che cosa avrebbe dovuto fare, dire?
Beh di certo non sarebbe stata ferma a guardare Regina torturarsi.
“Così quello è Daniel.” E non avrebbe potuto pronunciare parole più sbagliate.
L’altra si voltò –finalmente- a guardarla.
Uno sguardo che diceva: come hai osato pronunciare il suo nome?
Ma a Emma andava proprio di far sfogare Regina, a qualsiasi costo.
“Chi è, Voldemort? Lo chiamo colui che non può essere nominato se preferisci.” Ironizzò.
“Smettila.”
Aveva finalmente parlato! La bionda voleva quasi applaudire.
“Di fare cosa?” chiese allora.
“Non voglio parlarne, quindi smettila.” Rispose in un tono che non ammetteva repliche.
“Perciò cosa vorresti fare? Stare qui a farti torturare da quello che pensi? Possiamo farlo. Staremo qui fino a quando non sarà notte, ed anche oltre se vuoi. Hai tutto il tempo.”
“Non ti voglio qui con me.”
“Okay, francamente chissenefrega! Mi preoccupi quando non vuoi sfogarti e se devi arrivare al punto di scoppiare preferisco essere nei paraggi, lo sai.”
“Io … non so nemmeno quello che provo! Come vuoi che mi sfoghi?”
“E’ già un inizio ammettere che non sai ciò che provi.”
Avevano appena cominciato e la campanella di Granny’s suonò, annunciando qualcuno che usciva questa volta.
“Regina, possiamo parlare?” era Daniel.
Emma alzò gli occhi al cielo.
Già odiava quel ragazzo solo per averle interrotte.
E forse anche perché Regina non era tranquilla se c’era lui di mezzo.
“Voglio l’opportunità di spiegarti.”
“Emma.” Pronunciò semplicemente Regina, come fosse una supplica.
Alla bionda bastò, non ebbe bisognò di altre parole per capire.
Le s’avvicinò e avvolgendole un braccio intorno alle spalle le sussurrò “andiamo via di qua.”
Per poi incamminarsi insieme.
 
Emma non sapeva dove stava andando, ma se continuare a camminare significava mantenere il suo braccio intorno alle spalle di Regina, l’avrebbe continuato a fare per tutto il giorno.
Che poi, perché mai l’aveva fatto? Poteva prenderla per mano, stringerle il braccio, spingerla lontano da lì.
No, le aveva messo un braccio intorno alle spalle. Come a delineare che fosse sua e avesse tutti i diritti di circondarla in quel gesto di protezione.
Istinto.
Si era data come spiegazione, per l’ennesima volta.
Perché ormai era arrivata all’accettazione che tra loro le cose succedevano per istinto, poiché se si fermavano a pensare a quello che stavano facendo venivano assalite da mille paure.
Infatti Emma ci pensò troppo lungo, tanto da levare il braccio dalle spalle di Regina.
“Perché?” chiese subito Regina, perdendo la sensazione di conforto che la vicinanza e il tocco di Emma le avevano dato.
“Pensavo fosse fuori luogo.”
“Era esattamente il luogo giusto. C’era profumo di Emma.” Le abbozzò un sorriso la mora.
“So che era una cosa da coppia senza tradimento ma se qualcuno ci vede …”
“Penserà che stai consolando un’amica? Emma, ti sembra di vedere equivoci in tutto perché tu sai come stanno realmente le cose. Ma ti assicuro che non è così.”
“Si si lo so, sai cosa? Il problema non è di certo questo adesso” disse, mentre si sfilava la giacca rossa “se vuoi il mio profumo addosso …” e l’appoggiò sulle spalle di Regina.
Quest’ultima fu subito assalita da un formicolio all’impatto con quella giacca che tratteneva il calore di Emma.
“Ora, parliamo di Daniel?” le chiese.
Regina annuì, prendendo i colletti di quella giacca per stringersela di più addosso.
“Credi di sapere perché hai preferito correre via invece di andare ad abbracciarlo?”
“Aria. Avevo bisogno di aria.”
Emma annuì, era una plausibile spiegazione.
“Quindi non ti ha fatto piacere rivederlo …” suppose. E lo disse con una certa speranza.
“Non è questo, è che … è stato come rivedere un fantasma. Non me l’aspettavo. E ho visto tutto il dolore che ero stata convinta di aver superato e aver lasciato indietro, assalirmi come una furia.”
La bionda restò in silenzio, aspettando che Regina continuasse a parlare, senza volerla spronare ancora una volta.
“Mi sono sentita così debole e vulnerabile, come se tutto quello che avessi fatto fosse stato spazzato via, come non contasse nulla.” Continuò.
“Mi sono sentita anch’io così, sai?”
Regina la guardò incuriosita.
“Parecchie volte.” Abbozzò un sorriso Emma “tipo ogni volta che una famiglia adottiva mi portava indietro. Mi ritrovavo sempre al punto di partenza. Ed ero convinta di averci fatto l’abitudine, che quello stesso dolore non potesse più venire a cercarmi. Invece faceva male fino a desiderare di morire.”
Regina fu dispiaciuta da quelle parole. Si, era carino che Emma l’avesse cercata di consolare dicendole che aveva provato quello che stava provando lei, ma l’unica cosa a cui riusciva a pensare era che Emma, la sua Emma, la persona più gentile, solare, intelligente, disponibile e amabile, insomma, la persona più bella delle persone belle, era arrivata a desiderare una cosa così disperata.
E’ per questo che si arrestò dalla sua camminata per voltarsi ed abbracciarla.
“Non dovevi nemmeno pensarlo.” Le disse.
Emma sorrise e strinse più forte l’abbraccio che aveva ricambiato “neanche tu dovresti.”
Regina interruppe l’abbraccio per guardare Emma interrogativa.
“Ti comportavi in quel modo perché non t’importava di nulla. Non c’era niente da temere, non c’erano conseguenze se l’unica cosa che stavi facendo era attendere di morire. Anzi, cercavi di velocizzare il processo con tutte le cose imprudenti che facevi.”
“Mi hai studiato?”
“Lo sto facendo ancora … basta pensare alla storia delle sigarette. Una parte di te pensa ancora a voler morire a volte, per questo prende e fumi. Specie nei momenti in cui preferiresti stare sottoterra che vivere quella situazione.”
Regina restò colpita da quella deduzione.
“E’ per questo che ti ho voluto aiutare.” Continuò Emma “ho visto che persona eri realmente, dovevo solo riuscire a fartelo capire. E sto ancora cercando di fartelo capire!”
Regina sorrise “e invece mi hai fatto capire tutt’altro!”
“Dici?” ricambiò il sorriso.
“Mi hai fatto capire che valeva la pena comportarsi bene se significava continuare ad averti accanto.”
“Tu devi comportarti bene per te stessa, lo sai. Perché essere una brava persona ti porta un senso di pace interiore. Vorresti smentire?”
La mora alzò le mani in segno di resa “dico solo che odio darti ragione quindi non mettermi in condizione di doverlo fare.”
Emma sorrise.
Dopo un attimo di silenzio, chiese “che cosa vuoi fare?”
Regina sapeva esattamente a cosa si riferisse, ma preferì fingere “voglio fumarmi una sigaretta.”
“Regina.” La riprese.
Quest’ultima abbozzò un sorriso “hai ragione, preferirei essere sottoterra che affrontare la situazione.”
“Invece devi farlo. Devi parlargli.”
“Lo so …”
“Hai paura?”
Annuì “un po’. Di sapere che è successo e non farci nemmeno caso perché si tratta di lui. E’ questo l’effetto che ha su di me. Può dirmi quello che vuole ed io ci tornerei ancora una volta.”
Emma si sentì un po’ male a quelle parole.
Sapeva di non avere alcun diritto a sentirsi così, a farlo presente, ma aveva una gran voglia di fare una scenata.
Perché il modo in cui Regina dipendeva da lui era nauseante.
E la spingeva a provare un sentimento di odio, rancore e invidia anche se non lo conosceva. Facilmente riassunto in una parola: gelosia.
“Magari le cose sono cambiate adesso.” buttò lì, senza fare troppo presente quanto le cose fossero davvero cambiate.
Regina la guardò divertita “stai cercando di dirmi qualcosa?”
“Sto solo dicendo che è passato del tempo, e il tempo cambia le cose. Non essere così sicura se prima non vedi che succede.”
“Non vuoi anche dirmi di ricordarmi che abbiamo un esperimento in corso?”
Emma scosse il capo “sentiti libera di fare quello che vuoi, non stiamo insieme.”
“Non rispondermi così.”
“Così come?” chiese ormai scocciata.
“Con rabbia! Se hai qualcosa da dire, dillo e basta. Non cambiare semplicemente tono di voce.”
“E’ una fortuna che sia arrivato in questo momento.” Rispose “perché se avesse tardato un altro po’, ci sarebbe stata l’opportunità che tu fossi la mia ragazza.”
“E?”
“E allora avrebbe dovuto lottare molto di più, altro che ‘può dirti quello che vuole’.”
Regina si limitò a sorridere a quelle parole, per quella reazione.
Si tolse la giacca rossa “grazie.” Affermò porgendola alla sua proprietaria.
“Non c’è di che.”
“No dico, per tutto …” ammise un po’ imbarazzata “per aver subito capito ed avermi portato via, per avermi fatto sfogare, per avermi consolata, per avermi fatto riflettere su cosa è giusto fare. Te l’ho detto: per tutto.”
Emma le sorrise “non c’è bisogno di ringraziarmi. Per me non c’è cosa più gratificante di vedere che ti lasci aiutare da me.”
“Non abituarmi troppo a questa cosa, potrei approfittarne.” Prese il pacchetto di Swisher Black Stones dalla tasca dei jeans.
“Approfittane e lasciati aiutare a smetterla con questa roba.”
Regina scosse il capo “magari un’altra volta.”
“Posso almeno chiederti di non distruggerti, stasera?”
“E’ capodanno, Emma!” enfatizzò. Come se quella fosse una spiegazione sufficiente.
“Non sei te stessa quando non hai la mente lucida …” osservò la bionda.
“Perché dovrei essere me stessa? Per guardare te e Neal che starete tutto il tempo appiccicati? Preferisco annebbiarmi il cervello, grazie.”
Emma alzò le mani in segno di resa “volevo almeno provare a chiedertelo.”
 
 
Tornate da Granny’s, Emma si voltò a guardare Regina prima di entrare nel locale.
“Sei pronta?”
La mora annuì.
“Vuoi che resti qui?”
Scosse il capo.
“Okay, sarò dentro. Se hai bisogno ti basta urlare e ti raggiungo in un secondo.”
“Emma, va tutto bene. E’ Daniel, non mi farà mica del male.”
“Lo so. Parlo di come reagirai a quello che ti dirà, se non saprai sostenerlo, se avrai bisogno di più aria, di andare via … senti, sono a dieci passi da te, d’accordo? Tienilo a mente.”
“Sarà fatto.”
Emma annuì vivacemente per poi entrare, lasciando Regina ad aspettare fuori.
Dopo quelli che saranno stati pochi secondi, Daniel la raggiunse.
“Come stai?” le chiese appena le fu di fronte.
Regina rise amaramente “prossima domanda.”
“Ti sarai chiesta come mai sono qui.”
“Già. Suppongo che mia madre avrà tipo attuato un piano di massima sicurezza per tenerti lontano dalla città. Come hai fatto ad entrare?”
Daniel la guardò confuso “perché tua madre avrebbe dovuto fare una cosa del genere?”
“Perché è stata lei a mandarvi via. Tu non le piacevi ed ha fatto in modo di farti andare via.”
“Te l’ha detto lei?”
“L’ho capito da sola.”
“No, non hai capito. Sono andato via perché i miei genitori volevano trasferirsi, tua madre non c’entra niente.”
E Regina sentì un peso enorme piombarle addosso.
Come se qualcosa la stesse letteralmente schiacciando.
E poi sentì la terra tremare sotto i suoi piedi. Come se il mondo si fosse appena sgretolato.
Tutto ciò che aveva sempre creduto, che si era raccontata per dare una spiegazione logica, era una menzogna.
“Tu … cosa? … I-io l’ho odiata! Perché sapevo che non avresti mai rinunciato a noi senza lottare, doveva essere per forza una sua minaccia per farti sparire così!”
“Sono sparito così perché ci siamo trasferiti troppo lontani! Che senso aveva continuare qualcosa che avrebbe fatto male ad entrambi?” allungò una mano verso il suo viso.
“NON MI TOCCARE!” urlò Regina balzando indietro.
“Okay. Scusami. Calmati, ti prego.”
Regina uscì il pacchetto di sigarette, accendendosene una frettolosamente.
“Fumi adesso?”
“Si, fumo adesso. E ho fatto un sacco di cose per annientarmi prima, sai?”
“Prima di cosa?”
“Prima di Emma.” Rispose, per poi fare un lungo tiro “perché non immagini lo schifo che era stare qui senza di te. Tutti abbiamo ceduto al pensiero di fare le cose più estreme per sentirci vivi. Nella speranza che tu tornassi e ci fermassi. E non sei mai tornato, e nessuno di noi era così forte da fermarsi e farsi dare ascolto dagli altri. Tu eri l’unico a saperlo fare. Eravamo persi senza di te.”
“Mi dispiace. Non sai neanche quanto mi dispiace. Non credevo che il mio trasferimento avrebbe avuto queste ripercussioni su di voi.” Affermò, e a Regina sembrò davvero dispiaciuto.
“Pendevamo dalle tue labbra, cristo! Eri la persona migliore tra tutti noi, ci ispiravamo a te. Avessi anche solo lasciato un numero di telefono, un e-mail, un indirizzo … le cose sarebbero andate diversamente, magari. Ci avresti aiutato nei momenti peggiori.”
“Pensavo fosse più facile per voi non sapere più nulla di me.”
“Più facile per te, vorrai dire! Perché per noi è stato un inferno. Per me, è stato l’inferno.”
“Ora sono qui.”
Regina guardò la sigaretta tra le sue dita, e pensò a quanto Emma si sarebbe arrabbiata a vederla fumare un’altra sigaretta nel giro di trenta minuti.
“Ora le cose sono diverse.” Buttò la sigaretta a terra, pestandola con forza.
“Si, ho visto che vi siete uniti a gli amici di tua sorella.”
“Non c’è solo quello! Crudelia ed Ursula stanno insieme, adesso. Io e Robin stiamo insieme, adesso. E poi c’è Emma, e stiamo tutti bene! Il tuo ritorno ci è inutile adesso perché noi stiamo bene.” Si spiegò.
“Emma è diventata la nuova me?” ironizzò Daniel.
Regina si congelò a sentire quelle parole.
Perché, adesso che ci rifletteva, Emma le aveva davvero ricordato Daniel.
E la paura che i sentimenti nei suoi confronti esistevano solo a causa di un ricordo l’assalì di colpo.
“Lo prendo come un si?” chiese lui cominciando ad avvicinarsi “perché ora che sono tornato non hai bisogno di un rimpiazzo.”
Regina indietreggiò “perché sei tornato?”
“Per te.”
“Non ci crederò mai. Saresti tornato prima se t’importava qualcosa di me.”
“Stai scherzando? Ti ho amato con tutto me stesso! Certo, ho avuto altre storie … un po’ come te con Robin, ma niente era paragonabile a quello che avevamo. E lo sai anche tu.”
“Non ne sono più così sicura.”
“Per via di Emma? Mi togli una curiosità? Perché stai con Robin se hai una cotta per Emma?”
“Non chiamarla così. Cotta è il nome che diamo per sminuire l’amore.”
“Amore? E’ di questo che parliamo? Perché non stai con lei, allora?”
“Perché anche lei sta con qualcuno, ed è complicato …”
Daniel sorrise “complicato è il nome che diamo quando non vogliamo fare qualcosa.” La prese in giro.
“Non devi dirlo a nessuno!” si raccomandò la ragazza.
“Non aprirò bocca ad una condizione: perdonami.”
“Posso perdonarti, ma le cose non torneranno come prima.”
“E’ un inizio.”
 
 
Finalmente, arrivò la tanto attesa sera.
Daniel era stato invitato alla festa da Granny’s, ovviamente, e si era anche unito alla squadra di vigilanza dal momento che non gli piaceva bere.
Robin lo abbracciò alle spalle mentre era seduto su uno degli sgabelli del bancone.
“Aaah, fratello! E’ così bello averti qui.”
“Sei già sbronzo?” chiese Daniel sorridendo.
“Più sobrio che mai.”
“Ancora per poco.”
Si guardò intorno, per assicurarsi che Regina non fosse nei paraggi “Ehi, senti, nessun rancore, vero?” chiese imbarazzato.
“Per cosa?”
“La storia di me e Regina …”
Daniel ammetteva che non era molto contento che il suo migliore amico e il suo primo amore si stessero frequentando.
Insomma, giusto loro?
Ma sapeva di non avere voce in capitolo.
Lui era quello che se n’era andato, che era sparito.
Robin era rimasto (a consolare Regina!).
“Nessun rancore.” Rispose sorridendo.
“Grande!” gli diede una pacca sulla spalla.
Furono raggiunti da Regina che prese Robin per mano “venite a ballare?”
Daniel alzò la mano “passo!”
“Io ci sto!” esclamò Robin, seguendo Regina tra la folla di persone per raggiungere la parte di locale che avevano sistemato come pista da ballo.
Emma passò accanto a Daniel e il ragazzo non perse l’occasione “Emma?” la chiamò.
La ragazza si voltò a vedere chi la cercava.
Inarcò un sopraciglio a quella vista “Si?”
“Sono Daniel, tu non sai chi sono ma io …”
“Oh, non sai quanto io so chi sei.” Rispose.
Il ragazzo sorrise “Regina mi ha detto di voi. E mi ha detto anche di non dirlo a nessuno ma tu sei coinvolta nella situazione quindi non credo tu sia nessuno ed ecco perché ti sto dicendo che lo so.”
Emma impallidì davanti a quell’ammissione “perché te l’ha detto?”
“Beh non me l’ha proprio detto” scrollò le spalle il ragazzo “ti ho paragonato ad una cotta e lei mi ha detto di non sminuire l’amore, quindi …”
La ragazza sorrise.
Regina aveva ribadito ancora una volta che era nient’altro che amore quello che provava per lei.
Si risvegliò dai suoi pensieri “okay che vuoi?” gli chiese “ricattarmi?”
Daniel la guardò stranito “no.”
“Perché me l’hai detto allora?”
“Perché Regina mi ha detto che non state insieme perché è complicato. Ma hai sorriso come un ebete quando ti ho detto che ha parlato di amore, non ci trovo niente di complicato se anche tu provi gli stessi sentimenti.”
“Ma chi sei? Cupido?”
“Hai detto che sai chi sono” strizzò l'occhio il ragazzo “ed è bellissimo se vi amate e se mi rendi Regina felice. Ma non dovreste ferire altre persone, specie se una di quelle persone è il mio migliore amico.”
“Non stiamo ferendo nessuno, perché non stiamo facendo un bel niente. Stiamo con altre persone, è per questo che è complicato.” Spiegò.
“E quello che ho visto oggi? Quando l’hai portata via?”
“Siamo amiche al di là di quello che si è sviluppato, d’accordo? Puoi anche seguirci per l’intera città quando siamo sole, non ci beccherai mai a fare qualcosa.”
“D’accordo, lo prendo come un suggerimento.”
“Prego? Potrei denunciarti per stalking.”
“Non ho detto che lo farò.” Le sorrise.
Quella mattina Emma aveva creduto di odiare quel ragazzo?
Emma aveva decisamente sbagliato!
Perché adesso odiava quel ragazzo.
Capiva voler bene e proteggere un amico –lei avrebbe fatto lo stesso- ma i suoi dannati fattaci propri?
Come se non avesse già abbastanza problemi, adesso doveva pure preoccuparsi di Daniel.
 
 
A dieci minuti dalla mezzanotte, Ruby salì sul bancone “Chi vuole fare un gioco?” urlò, attirando l’attenzione di tutti.
I ragazzi si fecero prendere la mano con applausi ed urla di approvazione.
“D’accordo fate silenzio!” stridi la voce brilla di Ruby.
Appena ci fu più quiete, Ruby cominciò a spiegare “giocheremo a chi vuoi baciare a mezzanotte?” cominciò a camminare avanti e indietro sul bancone “a 10 secondi dalla mezzanotte, si spengono tutte le luci e ognuno corre dalla persona che vuole baciare, che ha visto ferma in quel punto quando le luci erano ancora accese!”
A quelle parole, Emma e Regina, in lati opposti della sala, si guardarono.
Poi Emma distolse lo sguardo non appena Neal si girò a guardarla.
Daniel guardò Regina.
Robin si voltò per guardare Regina, ottenendo un sorriso forzato da quest’ultima.
“Se la persona che vorrete baciare, vorrà baciarvi, allora vi incontrerete a metà strada!” continuò Ruby “credo sia tutto abbastanza chiaro, no?”
Tutti risposero un grande siiii in coro.
Emma porse una mano alla sua amica “scendi di lì adesso.”
“Non ho avuto un’idea fantastica?” sorrise afferrandole la mano.
“Oh si” rispose con sarcasmo “fantastica, davvero fantastica.”
Beh, poteva sempre valutare di darsela a gambe nel buio dei meno dieci secondi alla mezzanotte …
 
Mancavano dieci secondi alla mezzanotte e dopo aver ordinato a tutti di stare immobili prima che le luci fossero spente, ecco Granny’s sprofondare nell’oscurità.
Ovviamente, iniziò anche il coro …
Dieci!
Regina si fece spazio tra la folla, con la speranza di non venire spinta tanto da cambiare direzione.
Nove!
Daniel aveva deciso di non muoversi.
Otto!
Robin sorrideva ingenuamente, restandosene fermo.
Sette!
Daniel ci aveva ripensato, iniziando così a spingere le persone per riuscire a passare.
Sei!
Neal era già girato verso Emma, sicuro fosse ancora accanto a lui.
Cinque!
Daniel si augurava con tutto il cuore di non sbagliare persona.
Quattro!
Regina sperava che quella persona stesse andando verso di lei.
Tre!
Perché davvero non sarebbe arrivata in tempo se non le fosse andata incontro.
Due!
Emma rimase immobile.
Uno!
Tutti furono così presi dal baciarsi che nessuno urlò auguri o felice anno nuovo.
Regina capì che non c’era nessuno di fronte a lei e realizzò di dover tornare indietro prima che le luci si fossero riaccese.
Che diamine le era passato per la testa?
Robin doveva essere sconvolto.
Cercò di ripercorrere indietro la strada che aveva fatto ma non c’era solo il passare in mezzo alle persone adesso, c’era il passare in mezzo a persone che si baciavano.
Era troppo complicato, non ce l’avrebbe mai fatta …
Idea!
Finse di affannarsi a respirare, in modo da farsi sentire, per poi distendersi per terra.
“C’è qualcosa sui miei piedi!” “Accendete la luce!” “Qualcuno si è sentito male!” furono alcune affermazioni dalla folla.
Perfetto. C’era riuscita.
Quando la luce fu finalmente accesa, i ragazzi attorno a Regina attirarono l’attenzione con gemiti di paura.
“Regina è svenuta!” esclamò Hook, che si trovava proprio lì accanto, chinandosi a sollevare da terra la sua amica.
Il primo istinto di Emma, a sentire quelle parole, fu di correre da lei. Ma si ritrasse in tempo dal farlo.
Poi ci pensò un attimo … poteva farlo!
Era una sua amica e si era sentita male e, cavolo se poteva correre da lei!
Si precipitò dove la folla di persone avevano formato un cerchio per dare spazio a Regina.
Robin era già arrivato da lei e l’aveva presa tra le braccia “chiamate un ambulanza!” esclamò, notando che la ragazza non accennava a svegliarsi.
“Vacci piano!” arrivò accanto a loro Emma, che prese a picchierellare dolcemente sul viso di Regina.
E quest’ultima aveva una gran voglia di sorridere per quel gesto.
Ma si trattenne dal farlo e, al suo posto, aprì lentamente gli occhi.
“Wooh! Stai bene?” chiese subito Robin.
Regina annuì lentamente.
“Vuoi dell’acqua?” le chiese Emma.
“Si, vorrei anche uscire fuori.”
Robin non perse tempo e subito si mosse per uscire.
“Arrivo con dell’acqua.” Affermò Emma, guardando Regina che usciva portata in braccio da Robin, seguiti a ruota da Malefica, Ursula e Crudelia.
“Tutto bene?” chiese Neal appena vide Emma tornare vicino al bancone.
“Si, era solo svenuta. Le porto un po’ d’acqua …” affermò riempiendo un bicchiere “vieni con me?”
Neal annuì e insieme raggiunsero gli altri.
Regina si trovava seduta su una sedia adesso. Robin seduto accanto a lei.
Le sue amiche stavano di fronte, in piedi.
“Questo per bere come se non ci fosse un domani.” La rimproverò Ursula.
“Naah! Io ho bevuto il triplo e sto una favola.” Rispose Malefica.
“E’ stata la troppa folla, il buio, non trovare Robin …” spiegò Regina.
“A proposito, perché ti sei allontanata?” chiese il ragazzo.
“Ero fermamente convinta che fossi alla mia sinistra.”
“No, stavo alla tua destra!”.
“Mi sono confusa.”
“Ma mi hai sorriso un attimo prima che si spegnessero le luci.”
“Caro” intervenne Crudelia “nel buio con quel gran casino poteva capitare di confondersi.”
Nel mentre Emma porse il bicchiere d’acqua a Regina “grazie” sorrise quest’ultima.
“Dovresti andare all’ospedale, per sicurezza.” Suggerì Neal.
“Sono solo svenuta.” Per finta avrebbe voluto aggiungere.
Arrivò anche Daniel “Stai bene?” chiese avvicinandosi subito alla ragazza.
Annuì “ragazzi va tutto bene, davvero. Voglio solo stare un po’ qui fuori a respirare. Tornate pure alla festa.”
“Resto qui con te.” le disse Robin.
Regina gli sorrise “sei stato fin troppo carino! Non voglio rovinarti la serata, d’accordo? Vai, ti raggiungo tra poco.” Lo rassicurò.
“Io effettivamente sto congelando …” osservò Crudelia.
Ursula le diede una gomitata, poi si rivolse a Regina “sei sicura?”
“Resto io con lei.” Si propose Emma “in fondo sono sobria e devo continuare ad esserlo … la mia serata è già rovinata.”
“Resto anch’io visto che lo è anche la mia.” Le fece eco Daniel.
Ruby si affacciò dalla porta “ragazzi! Stiamo per brindare! Sbrigatevi!” li chiamò, per poi rientrare.
“Ci vediamo dopo, sua maestà.” Ammiccò Malefica mentre si avviava per rientrare, seguita da Ursula e Crudelia.
Robin si alzò dal suo posto “torno tra un attimo, d’accordo?” le baciò velocemente le labbra.
“Ti lascio in buone mani.” Aggiunse, mentre passava accanto a Daniel, dando una stretta alla spalla di quest’ultimo.
Neal baciò Emma sulla fronte “ti porto lo champagne.”
Rientrati anche loro, Regina guardò Daniel “mi lasci un attimo da sola con Emma?”
Il ragazzo rise sarcasticamente “ovviamente.” Si accinse a rientrare ma prima desiderò aggiungere “ho provato a venire da te, comunque  … alla mezzanotte, intendo. Magari ne riparliamo …”
 
Rimaste finalmente sole, Emma decise di ammettere ciò che aveva capito “non è vero che sei svenuta.”
“Scusami?”
Si mise a braccia conserte “non è vero.”
“E perché?”
“Ho un superpotere.” Rispose guardandosi intorno con orgoglio.
“Ma non mi dire.” La schernì  Regina.
“Tu potrai non crederci, ma so capire quando una persona dice una bugia.”
“Ah-ah! Come la volta in cui mi hai chiamato mentre stavamo entrando nella piscina dell’hotel e avevi perfettamente capito che ti avevo mentito.”
Seguì un attimo di silenzio.
“D’accordo, fai pena come attrice.” Confessò Emma.
“Grazie!” sorrise “l’importante è non darla mai vinta a te!”
Emma fece la linguaccia.
“Allora, perché hai finto di svenire?”
“Perché ero troppo lontana da Robin e non sapevo come spiegargli perché, dal momento che ero vicino a lui.”
“Non potevi dirgli quello che gli avevi detto prima? Che ti sei confusa?”
“Sarebbe stato difficile crederci vedendo che ero troppo vicino a te.”
“Oh.”
“Già. Avrebbero dovuto chiamarlo chi devi baciare a mezzanotte.”
“Pensavi che sarei venuta a baciare te? C’era mezza Storybrooke, Regina …”
La mora alzò gli occhi al cielo “lo so, lo so … avrei avuto più fortuna se fossi andata da Daniel.”
“Oh, ti prego!” si lamentò la bionda.
“Senti, mi sono fatta trasportare dal chi vuoi, d’accordo? Ed io volevo baciare te!”
“Sapevi che non ti sarei venuta incontro.”
“Mi piaceva sperarci!”
Emma sospirò “Se ti può consolare, anch’io volevo baciare te.”
“Non mi consola affatto! Robin pende dalle mie labbra, Daniel è tornato qui per me ed io vado dietro a te, stando alle tue assurde condizioni solo per non ammettere a tutti quello che provi in questo periodo!”
“Quello che provo ferirà Neal.”
“Qualcuno ne uscirà ferito, d’accordo? Alla fine di questa storia, quando deciderai quello che devi fare, qualcuno si farà del male! E’ una cosa che non puoi evitare! Ciò che puoi evitare è non far passare altro tempo e diminuire l’agonia.”
La bionda scosse il capo “non posso farlo.”
“Okay, sai cosa? Lo faccio io. Metto fine a questa storia nemmeno iniziata. Volevo la nostra opportunità con tutto il cuore, ma le tue condizioni sono opprimenti. Quindi mi rassegno.”
 
  
Leggi le 11 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Once Upon a Time / Vai alla pagina dell'autore: Sam__