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Autore: iaia_86    24/10/2016    1 recensioni
Incespicammo uno nei passi dell’altro ed inevitabilmente ci ritrovammo a terra con il fondoschiena dolorante.
- Stai più attento a dove metti i piedi. –
La voce rauca, una nota stridula nel timbro, come se fosse ancora infantile.
Riaprii gli occhi e fissai spaesato il volto di fronte a me.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Yuri | Personaggi: Altri, Kimimaro Kaguya, Sakura Haruno
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
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Immaginare Liberamente - Heavy Cross.

Nick: iaia.
Titolo: Immaginare Liberamente – Heavy Cross.
Personaggi: Kimimaro Kaguya, Sakura Haruno; secondari: Orochimaru, Tsunade, Quartetto del suono, Juugo, Kabuto, Ino, Karin, Sasuke, Naruto.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Slice of Life, Triste.
Rating: Arancione.
Avvertimenti: Alternative Universe, Non per stomaci delicati, Shonen ai, Shoujo ai, Trans Gender.

Introduzione:

Incespicammo uno nei passi dell’altro ed inevitabilmente ci ritrovammo a terra con il fondoschiena dolorante.

- Stai più attento a dove metti i piedi. –

La voce rauca, una nota stridula nel timbro, come se fosse ancora infantile.

Riaprii gli occhi e fissai spaesato il volto di fronte a me.

Note dell’autore: E’ stato difficile scrivere questa storia, ho dovuto documentarmi ed immedesimarmi nella situazione che stavo raccontando. Il problema maggiore era come strutturarla. Alla fine, partendo da un’idea venuta mentre cercavo informazioni, sono riuscita a terminarla.

Mi reputo soddisfatta in ogni caso. Probabilmente i personaggi potrebbero risultare lievemente OOC, ma il contesto in cui sono stati inseriti è così delicato che in ogni modo sarebbe stato impossibile mantenere rigidamente le loro parti.

 

 

 

 

 

Immaginare Liberamente – Heavy Cross.

 

 

Estratti dall’autobiografia di Kimiko Kaguya, famosa autrice di libri a tematiche omosessuali, resa nota al pubblico grazie alla prima grande biografia di un transessuale, Sakumo Haruno.

Questa può essere considerata la sua opera magna, quella che maggiormente rappresenta l’identità in cui si rispecchiano le soggettività trans gender e transessuali. Poiché il problema non si limita alla sfera del genere, ma è perfettamente individuabile all’interno del simbolo che le contraddistingue.

 

 

 

Trans gender symbol

 

 

 

 

Capitolo I.

 

 

It's a cruel cruel world, to face on your own. / È un mondo crudele, crudele da affrontare da solo.

 

Solo nel momento in cui mi trovai di fronte il grande edificio bianco, iniziai a temere di aver fatto un errore.

L’uomo che mi era stato accanto finora avanzava spedito verso l’interno, ignorando il fatto di non essere più seguito.

Non era la prima volta che varcavo la soglia della clinica psichiatrica della mia città. Erano ormai quattro mesi che ogni giovedì mi presentavo nello studio della dottoressa Tsunade per parlare della mia sessualità.

Quando Orochimaru si voltò verso di me con uno sguardo scocciato ed irritato al tempo stesso, sentii tutto il peso della mia decisione gravarmi sulle spalle.

 

Prima Digressione:

Sono orfano di una famiglia molto facoltosa, che sicuramente non aveva nulla a che spartire con l’uomo che mi ha poi allevato.

Quando i miei genitori sono morti per un attentato, avevo quattro anni. Già allora ricordo che mi piaceva indossare le gonne della tata.

La mia vita con Orochimaru può essere riassunta con poche, terribili parole: sesso, alienazione, impotenza.

Fu chiaro da subito quello che l’uomo voleva da me, quando di ritorno dalla casa famiglia in cui mi avevano mandato ad abitare mi chiese di dargli un bacio come simbolo dell’inizio di una nuova vita.

Da ingenuo bambino qual’ero, mi fidai. Diedi a quell’essere più di quanto ora mi rendo conto di possedere.

Non penso si possano catalogare come reali violenze, dato che ero convinto che ciò che facevamo fosse giusto.

La mia è sempre stata consenziente venerazione, anche nel momento in cui la visione ideologica che avevo si è scontrata con la vita reale.

Il trauma maggiore fu rendermi conto che ero l’unico bambino di dieci anni ad aver già provato la maggior parte dei piaceri sessuali, senza al contempo poterli assaporare veramente.

Non so se era frustrazione, oppure semplice ribellione giovanile.

Quando compii dodici anni, chiesi ad Orochimaru di lasciare la scuola. Al suo rifiuto netto, apportai una quantità indefinita di motivazioni più che valide perché non dovessi  frequentarla, perdendomi in un’arringa estenuante.

Dovetti attendere ancora un anno, affinché si decidesse a prendermi un insegnante privato.

Quando conobbi per la prima volta Kabuto, ero così ebbro della mia vittoria da non rendermi conto dell’ennesima falla.

Fu in quel periodo che iniziai ad affacciarmi all’universo femminile, sebbene la mia prospettiva fosse tutto fuorché razionale.

Con l’ingresso nella pubertà, iniziò a fiorire in me la consapevolezza del mio corpo, come di quello altrui.

Non avendo attorno una presenza muliebre, per me era difficile comprendere da cosa dipendesse il malessere che sentivo, come era complesso nasconderlo al mio tutore.

Questi, infatti, mi propose di fare alcune sedute da una sua amica dottoressa.

Tsunade entrò nella mia vita in questo modo. Doveva curare una semplice depressione, invece riuscì a leggere più a fondo di chiunque altro avessi mai conosciuto.

Era la prima donna con cui riuscivo a relazionarmi, dopo così tanti anni. E la stimavo. Perché era forte e rispettata, persino da Orochimaru.

Vedendola in azione giorno dopo giorno, mi convinsi che volevo essere come lei.

Le chiesi di poterla aiutare nel suo lavoro al centro sociale, e lì conobbi quelli che a tutt’oggi considero miei amici.

Insieme a loro iniziai un percorso di vita, che mi fece comprendere l’assurdità del mio atteggiamento nei confronti dell’uomo che mi aveva cresciuto.

Avevo quindici anni, quando per una festa in maschera mi vestii da donna.

Fissandomi allo specchio, mi resi conto di piacermi, probabilmente più di quando ero maschio.

Ero libera.

Di poter essere chi volevo, di comportarmi come più mi aggradava senza dover rendere conto a qualcuno per questo.

Da quel giorno accadde sempre più spesso.

Entravo nei grandi magazzini insieme a Tayuya, comprando abiti femminili e chiedendole consiglio su come sarebbero stati sulla mia pelle pallida.

Tayuya è una ragazza sincera; forse troppo. Spesso mi sentivo dire da lei che come donna ero decisamente più intrigante che da uomo.

Quello che era iniziato come un gioco divenne presto una realtà.

Mi sentivo, mi sento, donna. Percepisco il mondo in maniera affine a quella dell’universo femminile.

Ne parlai con Tsunade, quando la situazione mi sfuggì di mano.

Erano sempre più le volte in cui uscivo di casa con camicette dal taglio armonioso, gonne-pantalone o fermagli che rendevano partecipe il mondo intero della mia sessualità.

Spesso venivo chiamato ‘checca’ per strada ed erano più le volte in cui, parlando con gli altri, mi davano del lei, piuttosto che del lui.

Quello che mi disse la dottoressa fu al contempo liberatorio, come terribile.

Ero una donna, rinchiusa nel corpo di un uomo, che premeva per liberarsi.

Mi disse di parlarne con Orochimaru, che lui avrebbe capito la situazione in cui mi trovavo.

Ma un po’ per paura, e soprattutto per la grande venerazione che provavo nei suoi confronti, decisi di tacere e provare a cambiare me stesso.

Era l’estate dei miei sedici anni, quella che vide un grande falò ardere nel giardino della casa in cui vivevo. Dentro, vi era tutto quello che era stata la mia parte femminile fino ad allora. Gli abiti, i trucchi, le scarpe dal tacco alto e qualsiasi altra cosa avesse potuto ricordarmi ciò che ero stato e che mi ero ripromesso di non essere più.

Insieme a me, a celebrare la fine di quel pezzo della mia vita, gli amici di sempre.

Tayuya fissava il fuoco come in trance, gli occhi illuminati dal riverbero delle fiamme sembravano rossi. Mi osservava come se fossi qualcun altro, sicura che quello che c’era stato fino ad allora non sarebbe mai più potuto essere.

Kidomaro la stringeva tra le braccia, come per consolarla.

Jirobo faceva strani versi animaleschi girando intorno al fuoco e suscitando le risa dei gemelli.

Ukon il più quieto, osservava il mio volto, rigato dalle lacrime.

Perché per quanto fossi serio nella mia decisione di cancellare quello che era sbagliato, allo stesso tempo mi sentivo come se qualcosa mi divorasse l’anima ad ogni immagine, stoffa o monile che veniva avvolto dalle fiamme.

Quando tutto finì, rimasi solo ad osservare il mucchio di cenere che era stata la mia vita.

Da quel giorno, divenni un Kimimaro differente. Ancor più dedito al mio mentore, proprio perché era l’ultima cosa rimasta a cui aggrapparmi per non precipitare nel vuoto che mi ero creato intorno.

 

It's a funny way, to make ends meet. / E’ un modo divertente per far incontrare le fini.

   
 
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