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Autore: SANKY    24/10/2016    5 recensioni
Il calcio è la loro passione.
Uniti dal pallone fin da piccoli.
MA ora stanno crescendo... cosa accadrà ai ragazzi della nazionale alle prese con una nuova fase della vita?
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi | Personaggi: Alan Croker/Yuzo Morisaki, Hajime Taki/Ted Carter, Mamoru Izawa/Paul Diamond, Teppei Kisugi/Johnny Mason
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Scritta da Guiky80


Sono nel cortile della scuola e sento tre oche giulive esclamare il mio nome:

“Izawa!!!”

Appena mi volto loro hanno gli occhi a cuoricino e fanno un verso tipo "ooohhhh."

Sfodero un sorriso da conquistatore e dico: "Buongiorno ragazze."

La loro reazione è la seguente: "aaahhhh"

Ho la giacca della divisa completamente aperta e sotto la maglietta bianca è abbastanza attillata da far risaltare i muscoli.

A un tratto sento ancora il mio nome, ma con un tono ben diverso “Izawa, Izawa!”

Guardo davanti a me e vedo avanzare, con la divisa chiusa e precisa, l'oggetto dei miei sogni proibiti degli ultimi sei mesi: il portiere della Nankatsu, il mio migliore amico: Yuzo Morisaki.

Si ferma davanti a me scuotendo la testa, poi guarda anche lui le tre oche che si sono zittite di botto! Le osservo e hanno gli occhi con un sacco di cuoricini mentre esclamano "Izawa e Morisaki aaahhh"

Io sfodero l'ennesimo sorriso 'abbatti-oche-giulive', mentre lui solleva un sopracciglio, dopo sorride in maniera più dolce e meno sbruffona della mia.

“Buongiorno ragazze, tutto bene?”

Non ottiene risposta, perché le tre hanno praticamente smesso di respirare.

Gli batto una mano sulla spalla spingendolo in avanti verso gli altri.

Davanti alla porta della scuola noto Hajime e Teppei, in piedi, il primo con la divisa indossata come la mia, il secondo leggermente più composto, ma non ai livelli di Yuzo.

Le solite battute, i soliti saluti, e poi tutti in classe.

Per fortuna che quest'anno dovevamo essere tutti insieme! Che palle!

L'anno scorso era tutto perfetto! Il banco nell'ultima fila contro la finestra era di Hajime, accanto a lui Teppei, subito davanti io e accanto a me verso l'altra finestra, Yuzo. Un quadrato perfetto.

Invece quest'anno sono in classe solo con Morisaki, che ha sempre il posto verso la finestra e io quello accanto.

Il mio modo di sedermi è tutto fuorché adeguato, a detta del mio perfettino compagno di banco. Sono letteralmente svaccato contro lo schienale della sedia, le gambe allungate in avanti e divaricate. Le mani nelle tasche dei pantaloni e i capelli ribelli, lasciati liberi sulle spalle, ci sarebbero delle regole ma... francamente me ne infischio.

Due ragazze entrano e salutano composte, poi una vede me, arrossisce di botto e tira la manica all'altra, quando ho tutti e quattro gli occhi addosso, sorriso ammiccando.

Una diventa letteralmente fucsia, l'altra è in apnea.

Sogghigno e ricevo uno scappellotto: “Ma la pianti! Qui stiamo parlando di cose serie!”

Volto appena la testa e noto il trio alle mie spalle che discute dell'allenamento di oggi, Hajime e Teppei ci hanno seguito, prima di dirigersi nella loro aula qui accanto.

“Quindi, io potrei provare a cambiare ruolo, magari arretro un po' e vediamo come va.”

Yuzo annuisce all'esclamazione di Teppei: “Si potrebbe provare, tentar non nuoce, soprattutto durante l'allenamento.”

So che dovremmo pensare a quello, il campionato è alle porte e saremo senza Tsubasa, ma pensare agli allenamenti ultimamente è una tortura.

Allenamenti = spogliatoi = Yuzo mezzo nudo che esce dalla doccia = caldo infame per me = erezioni non consone all'ambiente!

Mi passo le mani sul viso sospirando, sono mesi ormai che ho capito questa cosa.

Yuzo mi piace.

C'è poco da dire, ancor meno da fare.

La lezione inizia, tutti prendiamo posto, salutando i due che corrono alla loro aula, fortunatamente il professore decide di lasciarci del tempo per finire di leggere il romanzo su cui verterà la prova scritta della prossima settimana.

In questo modo io ho tutto il tempo per pensare, senza essere disturbato da nessuno, inutile dire che io del romanzo so a malapena il titolo.

Apro il libro più o meno a metà, e fingo di leggere, tutti sono concentrati, anche lui qui accanto, ovviamente sta davvero leggendo. Lui è molto diligente a scuola, io no.

Torno con la mente a quel giorno, il momento in cui ho capito che le cose andavano in maniera strana.

 

Gli spogliatoi sono deserti, tutti se ne sono già andati, io sono stato punito dal mister, e ho dovuto fare una sessione extra di esercizi: che palle! Tutto perché non sono andato bene nella prova di matematica. Il professore si è lamentato con il vicepreside dei miei voti pessimi, e il mister ha sentito. Lo studio prima di tutto, ovviamente, quindi ha pensato bene di punirmi così. Al prossimo sgarro sono fuori squadra per una settimana. Non c'è niente da fare devo impegnarmi: che palle doppie!

Esco dalla doccia con un asciugamano intorno alla vita, i capelli lasciati liberi di gocciolare un po' ovunque, cosa che tutti odiano, ma tanto oggi sono solo... o così credo.

Appena arrivo nella zona degli armadietti, un paio di gambe allungate entrano nella mia visuale. Yuzo è seduto su una panca accanto alla porta. Con la schiena contro il muro, in una posizione non consona per lui, somiglia più alle mie, ha gli occhi chiusi.

Che fai ancora qui?”

Sussulta e i suoi occhi trovano i miei.

Ti aspettavo. Il mister mi ha detto dell'allenamento extra, sei proprio scemo Mamoru, ma non potevi dirmi che avevi problemi? Sai che sono bravo in matematica, abbiamo già provato a studiare insieme.”

Alzo le spalle mentre raccatto i vestiti, infilo i boxer voltandogli le spalle.

Strizzo i capelli che schizzano acqua sul pavimento, e sento il suo sospiro.

Se Nakazawa ti vedesse, ti tirerebbe il collo! Stai allagando tutto.”

Alzo di nuovo le spalle e non gli rispondo, infilo i pantaloni della divisa e torno verso il bagno.

Mamoru, davvero posso aiutarti. Non è un problema.”

Sì, sì.”

Vedo la sua immagine riflessa nello specchio mentre friziono i capelli, è appoggiato allo stipite della porta con le braccia incrociate sul petto.

Ma che hai ultimamente?”

Scuoto la testa: “Ti è mai capitato di non sapere chi sei?”

Il suo sopracciglio alzato, mi fa stringere le labbra.

In che senso, scusa?”

Rifletto un secondo prima di parlare:

Nel senso... non so, sei convinto che ti piaccia una cosa e poi scopri che te ne piace un'altra.”

Lo vedo attento, come sempre, non è uno che inizia un discorso se non è intenzionato a portarlo fino in fondo.

Scusa, ma di cosa stiamo parlando? Cibo, libri...”

No... sì... in generale!”

Alza le spalle: “Beh, cresciamo, i gusti cambiano, è abbastanza normale direi.”

Decido di lasciar perdere, di certo non posso dirgli che il cambiamento che avverto io è di tipo sessuale!

Quando sono pronto ce ne andiamo, mi racconta un aneddoto divertente relativo a suo padre e conseguente caduta, ridiamo insieme, scherziamo, come sempre, come se nulla fosse, ma purtroppo non è così. Non lo è più per me!

Stendendomi sul letto fisso il soffitto: passo in rassegna i miei amici, tutti i maschi che conosco. La maggior parte atleti, quindi ben messi fisicamente, eppure pensare a Hajime o Teppei non mi dà problemi, nemmeno Shingo, tantomeno Ryo, per fortuna, sghignazzo da solo. Quando però mi balena in testa il sorriso di Yuzo, il cuore sussulta, l'inguine mi lancia una stilettata inequivocabile: sono fottuto!

 

Per questo è sempre più difficile stare da solo con lui, soprattutto se siamo negli spogliatoi mezzi nudi.

Non è semplice coprire l'erezione, quando ti colpisce improvvisa, e tu indossi solo i boxer o un asciugamano.

Per questo motivo sono sempre uno dei primi a fiondarsi in doccia, con la scusa dei capelli lunghi da asciugare; così riesco a essere vestito dalla vita in giù, quando Yuzo è sotto il getto dell'acqua, quando esce, quando il suo culo si riflette nello specchio, quando si gira e lo vedo a figura intera che si insapona. Una volta credo persino di essere arrossito, fortuna che non se n'è accorto!

Ogni sera poi torniamo a casa, un tratto di strada è lo stesso, poi il saluto, la pacca sulla spalla, la risata, la spinta, la battuta idiota, normalmente mia e via verso casa; dove posso gettarmi sul letto e lasciar vagare la mente, riuscire liberamente a pensare di passargli le mani addosso, di essere io quel sapone che gli scivola addosso così bene: dannatamente bene!

Il colpo che arriva sul banco, mi fa saltare sulla sedia e lanciare un urlo.

Un silenzio irreale mi circonda, mentre incrocio gli occhi del professore: merda!

“Izawa! Potresti almeno far finta di girare le pagine! Non trovi!?”

Lo fisso senza parlare, di solito rispondo sempre, cerco di difendermi, ma sono talmente scosso dal pensiero del sapone su Yuzo, che non riesco ad articolare parola.

“Bene, oggi siamo muti vedo, una volta tanto! Fuori dall'aula! Resterai in punizione fino alla fine della lezione e stai certo che questa lieta novella raggiungerà il mister!”

Chiudo gli occhi sospirando, mi alzo e avvio alla porta senza guardare nessuno.

Poso la fronte contro la finestra con le mani nelle tasche dei pantaloni e osservo il cortile sottostante, ora vuoto. Che palle, mi sono messo nella merda da solo.

 

A lezione finita i miei amici fanno capolino in corridoio. Li vedo arrivare tutti e tre, Yuzo sta parlando, presumo stia spiegando cosa è accaduto.

Hajime mi batte una mano sulla spalla, Teppei scuote la testa e poi si allontana con l'altro, Yuzo mi fissa. Ovvio, hanno lasciato a lui il compito di capire che cazzo succede.

“Andiamo a prendere aria sul tetto, Mamoru.”

Sarei tentato di dire di no, ma il tetto è uno dei miei posti preferiti; dovrei dare altre spiegazioni che non so dove trovare al momento.

L'aria che mi investe, mi fa stare subito bene, ecco perché adoro il tetto: libertà!

Una sensazione di assoluta libertà ti investe, nonostante la rete metallica che circonda il terrazzo.

Arrivo davanti alla rete aggrappandomi con le mani, il silenzio dietro di me è assoluto.

Passano forse un paio di minuti, alla fine non reggo: “Dai: non parti con la ramanzina?”
“No... non credo serva, immagino che tu ti sia già dato dell'idiota da solo.”

Annuisco: “Vero.”

È un sospiro pesante ad aprire il discorso: “In realtà io vorrei capire cos'hai. Nel senso: sei strano ultimamente. Non sei concentrato in campo, tantomeno a scuola. Non chiedi aiuto, non parli con nessuno. Non sei obbligato a parlare con me, ma fallo con qualcuno! Mamoru, non puoi continuare così. Finirai in guai seri. Vuoi che il campionato inizi senza di te? Vuoi che la Nankatsu scenda in campo menomata? Io credo proprio di no.”

Non rispondo ancora, quindi lui riprende.

“Se il problema è lo studio, posso aiutarti lo sai. Se il problema è la squadra... ti posso aiutare anche lì. Sai che ci sono.”

Abbasso la testa, chiudo gli occhi e sparo:

“E se il problema sei tu? Con chi parlo?”
Silenzio, assoluto, quasi assordante, poi un sussurro: “Io?!”

Mi volto, ormai è fatta, fanculo io sono stanco:

“Sì, tu! Il mio problema sei tu. Tu e il tuo essere come sei: gentile, buono, sempre disponibile, sexy da morire, da toccare, da baciare, da amare. Tutto questo mischiato al fatto che io ho scoperto di essere gay, capisci che è un problema!?”

Ho quasi il fiatone quando mi zittisco.

Lui ha gli occhi sbarrati, è rosso come un peperone, sembra quasi stia boccheggiando.

Si volta e se ne va.

 

Perfetto! Una bella giornata di merda!

 

Agli allenamenti vengo sollevato di peso dal mister.

“Tutti in campo ragazzi, Izawa: tu no!”

La ramanzina del mister è lunga, noiosa, continuo ad annuire e basta, finché vengo spedito dagli altri, finalmente.

La minaccia è precisa: allenamenti extra fino alla fine della settimana, ed è solo martedì!

 

Un'ora dopo tutti gli altri, entro negli spogliatoi, per fortuna deserti. Mi lavo con calma, sciogliendo i muscoli e la tensione sotto l'acqua calda, mi vesto con la testa piena di pensieri, e arrivo a casa.

Questa stessa litania mi accompagna per i tre giorni successivi. Yuzo mi saluta, sorride appena, non mi tocca più. Io fingo di non accorgermene, cerchiamo di mantenere un atteggiamento normale, per gli altri, che sembrano ignari di tutto.

Venerdì sera il mister mi comunica che la punizione è finita, quindi quando arrivo negli spogliatoi deserti, sono almeno un po' sollevato.

Dopo la consueta doccia calda, arrivo all'armadietto, ma non posso fare altro.

Un fisico muscoloso mi schiaccia contro il freddo ferro davanti.

Ho il viso premuto di lato contro gli armadietti, chi mi sta dietro è totalmente appoggiato a me, ed è un maschio. L'erezione che sento contro le natiche non mi lascia dubbi. Il suo viso però non è vicino al mio, quindi non so chi sia. Non riesco a voltarmi per vedere.

“Ma che caz-”

Non riesco a finire la frase perché la mano dello sconosciuto, scavalca facilmente l'asciugamano e afferra la mia erezione, non ancora pronta.

Accarezza, stringe, e io serro i denti: merda, devo reagire!

“La-lasciami subito!”

Il tono è cupo, basso e incazzato, chi cazzo è che arriva, ti sbatte al muro e ti fa una sega negli spogliatoi?!

Nonostante la situazione, o forse proprio per questa, non riesco a restare serio e incazzato a lungo, quella mano è davvero esperta. La mia sinistra è bloccata dalla sua, e quella destra è sotto al mio petto contro l'armadietto, e sta assumendo la stessa forma della chiusura dal male che fa.

Quando sono quasi all'apice del piacere, lo sconosciuto mordicchiandomi il lobo sussurra:

“Ti voglio.”

Sbarro gli occhi mentre la gola si secca all'improvviso: Yuzo!

“Lasciami!”

Sono tornato lucido e serio: cosa cazzo sta facendo?

Lentamente la pressione su di me si allenta, la mano mi lascia ed è una tortura girarmi su me stesso e incontrare i suoi occhi nocciola lucidi, come non li ho mai visti, quel viso serio, non indossa la giacca della divisa, ha la maglietta che aderisce perfettamente a quel fisico da urlo in modo molto erotico e ha solo i pantaloni addosso.

“Cosa cazzo credi di fare? Lo trovi divertente forse?”

Sono incazzato nero. Sono eccitato da far paura!

“No, Mamoru, quello che ho detto è vero: ti voglio!”

Respiriamo forte come due bufali, ma lui deglutisce e riprende:

“Mi hai stupito l'altro giorno sul tetto, non ho saputo che dirti e me ne sono andato, ma poi ho iniziato a riflettere. Tu ci sei arrivato prima di me. È dallo scorso anno che ho capito di essere omosessuale. Non ho mai detto nulla, ovviamente, e non ho mai visto nessuno di voi come potenziale partner, siamo troppo amici. Ma la tua confessione... è come se avesse abbattuto un argine. È da quel giorno che ci penso, e mi è cresciuta una voglia assurda di toccarti e baciarti. Sono attratto da te fisicamente, onestamente non so se sia amore, ma... insomma...”

Respiro forte: cos'altro mi serve per decidermi?

Prendo il suo viso tra le mani e affido una preghiera agli dei, sperando di non rovinare tutto.

Le labbra sono morbide quando le bacio, sono dolci, sanno di buono, la lingua poi, mi fa impazzire.

Gli tiro leggermente i capelli, mentre sento le sue unghie graffiarmi la schiena, è tutto dolce e veloce al tempo stesso. Quando ci fissiamo negli occhi con il respiro affannato, mi rendo conto che le sue dite stanno sciogliendo il nodo, ormai allentato, del mio asciugamano.

Resto nudo di fronte a lui che non abbassa gli occhi, li lascia fissi nei miei, è la sua mano ad arrivare dove stava prima e a riprendere la dolce tortura, la mia schiena tocca ancora l'armadietto, mentre mi sfuggono gemiti di piacere, mentre lui mi bacia ancora, mentre lo libero della t-shirt e passo in rassegna i suoi muscoli.

Graffio, accarezzo, dolore e dolcezza.

Gli apro i pantaloni mentre sfioro il bordo dei boxer.

Quando sono quasi all'apice, afferro la sua virilità, ormai pienamente pronta e insieme ci regaliamo piacere a vicenda. Fronte contro fronte godiamo, non ancora pronti al passo successivo, non ancora pronti a fonderci veramente, ma pienamente consapevoli di aver oltrepassato un limite da cui non si torna indietro.

Un confine che ormai è alle nostre spalle. I suoi occhi nei miei, le sue labbra sulle mie, il suo sorriso, non potrei chiedere di più in questo momento.

Me ne fotto della punizione del mister, me ne fotto dei voti a scuola, ora voglio solo trascinarlo in doccia con me, e poter finalmente essere io a guidare quel sapone su di lui.

 

   
 
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