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Autore: Mag7gio    24/10/2016    0 recensioni
Skye Falls, Scozia, ai giorni nostri.
Honey Lewis ha quattordici anni e vive con la nonna materna Amélie nella fredda cittadina scozzese ai piedi delle montagne Grampiani, una delle tre grandi catene montuose del "paese dell'Alba", però solo in apparenza la sua vita è quella di un adolescente spensierata: le sue notti sono popolate da assassini e creature, dal volto e il sorriso angelico, che mietono e torturano vittime innocenti in modi macabri e totalmente spietati.
Quando Honey sogna Elisabeth, una sua compagna di classe e amica, preda di una di quelle creature e scopre che la ragazza è scomparsa, in circostanze misteriose e inquietanti, comincia inevitabilmente a chiedersi se i suoi sono "solo" dei semplici sogni, oppure no.
È proprio quando decide di indagare che tutti l'abbandonano: solo Matthew il suo ragazzo sembra crederle.
Nella ricerca della verità Honey incappa nel misterioso Raphael Blackthorn - i cui occhi bicolore le sembrano così maledettamente familiari - che non solo la porterà a scoprire i segreti che avvolgono il passato di Skye Falls, ma anche di alcuni suoi insospettabili abitanti...
Incubi profetici, un popolo oscuro come la notte, misteri irrisolti e segreti mai confessati: sarete abbastanza impavidi da scoprire cosa ha sempre celato
Genere: Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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Honey Lewis levò lo sguardo verso il cielo senza stelle sopra di lei. Si portò una mano alle labbra e abbassò il capo aggrottando le sopracciglia chiare. Vedeva a malapena i suoi stessi piedi e quello che c'era intorno a lei: la cosa non le piaceva affatto. Si intravedeva una luce flebile, ma era davvero troppo lontana per permetterle di vedere cosa fosse. Si guardò intorno con apprensione e constatò, quando i suoi occhi si abituarono al buio, che si trovava in un vicolo stretto e alquanto sinistro. Lì c'era un muretto di mattoni, annerito dallo smog e dallo sporcizia, con alcuni bidoni e sacchi della spazzatura abbandonati in malo modo; un gatto randagio stava rovistando in una delle pattumiere provocando un gran fracasso. Come era arrivata lì? L'ultima cosa che ricordava era di stare ascoltando la lezione... Honey si portò di nuovo le mani alla testa; oltre a quel gatto randagio sembrava non esserci anima viva in quel vicolo e cominciava seriamente a preoccuparsi. All'improvviso, un suono di passi concitati e un respiro affannoso catturarono la sua totale attenzione. Si volse indietro e un ragazzo di costituzione robusta molto alto, il cui viso era in ombra, correva dirigendosi proprio verso di lei. "Accidenti! Mi travolgerà!" pensò subito. Cercò di scostarsi senza riuscire a muoversi, alzò di scatto il capo con gli occhi sbarrati, mentre il ragazzo era sempre più vicino... Provò a urlare e a dirgli di fermarsi altrimenti l'avrebbe travolta, ma dalla sua bocca non uscì alcun suono. Istintivamente chiuse gli occhi, allungò le mani in avanti a mo' di protezione e emise un urlo silenzioso. Una sensazione strana ne seguì e Honey riaprì immediatamente gli occhi dorati senza sapere cosa fosse successo. Il ragazzo le era forse passato attraverso? ...Non era possibile! Si girò di nuovo in tempo per vederlo cadere proprio sui bidoni della spazzatura e il gatto randagio scappò immediatamente soffiando impaurito, con la coda ritta come uno spillo, e successivamente svanendo nel buio. "No..." fece il ragazzo. Tentò di scavalcare il muretto, mentre continuava a scivolare e cadere rovinosamente sull'asfalto e sui sacchi d'immondizia. La disperazione apparve su di lui come una spirale oscura; a Honey sembrò quasi di poterla toccare con la punta delle dita... Capì che quel ragazzo era una "preda" e che l'ennesimo cacciatore doveva essere sicuramente nei paraggi al suo inseguimento. Infatti, un ringhio basso si udì all'improvviso e fece impietrire Honey e il ragazzo all'istante. Si sentì strisciare qualcosa nell'oscurità puntando proprio verso il giovane che emise un urlo terrorizzato: era il cacciatore. La sua figura si fermò un attimo al buio, divertita dal terrore che riusciva a provocare nel ragazzo; la sua giovane vittima e il suo pasto per quella sera. Si nascondeva, celando la sua presenza agli occhi di tutti, e crogiolandosi nel potere che solo lui sapeva usare abilmente. "No" pensò Honey, stringendo le mani a pugno lungo i fianchi. Non poteva andare a finire in quel modo... Il cacciatore mostrò gli artigli e li puntò verso il ragazzo che annaspò e urlò con tutta l'aria che gli era rimasta nei polmoni. Simili a cesoie quegli artigli lo agguantarono per le gambe fasciate dai jeans consunti e lo trascinarono lentamente verso l'angolo più buio del vicolo, dove si trovava il cacciatore. Il ragazzo continuò ad urlare e si dimenò cercando di sfuggirgli, allungò una mano davanti a sé e Honey provò a tendere la sua verso di lui in un disperato tentativo di salvarlo. Le dita del ragazzo trapassarono le sue come se fossero fatte d'aria, per poi cadere abbandonate a peso morto sull'asfalto con un tonfo. Il cacciatore emise un verso simile ad una risata tronfia e finì di strascicare il corpo del ragazzo verso il buio, tra le sue spire. Honey chiuse gli occhi più forte che poté per evitare che le lacrime sgorgassero, deglutì nauseata e cercò di muoversi. Volevo solo scappare via... Non voleva più assistere a quell'orrore! Poteva sentire il rumore delle ossa che venivano spezzate e i bassi ringhi emessi dal cacciatore nell'atto di nutrirsi, mentre strappava e masticava la carne... Era davvero disgustoso. "È solo un incubo, Honey. Solo un incubo..." si diceva per mantenere la calma. Si coprì la bocca con una mano, mentre cercava di combattere la nausea. I ringhi bassi del cacciatore cessarono di colpo e un formicolio alla nuca la fece impietrire e voltare di nuovo. Trasalì quando vide l'ombra a pochi passi da lei. La sua forma suggeriva che fosse un uomo. Honey si chiese chi mai potesse essere... Non era la prima volta che compariva, ma stavolta Honey avvertì che ci doveva essere qualcosa di diverso in quella misteriosa figura. Infatti, l'ombra teneva le mani in tasca in una posa tra il rilassato e l'annoiato e teneva gli occhi chiusi. Il vicolo svanì nel momento in cui l'ombra li aprì e Honey si ritrovò circondata da uno indefinito spazio bianco. Lo sguardo bicolore dell'ombra si puntò su di lei: un azzurro tagliente e un marrone duro la fissarono con aria d'accusa. Era un mixer incredibile e quasi ipnotico e Honey sobbalzò spaventata dal modo intenso con cui la guardava. Vide le pupille di quegli occhi bicromatici allungarsi fino a diventare due punte ritte come spilli. Presero a brillare, come due stelle, di una luce minacciosa e sinistra... Poi l'ombra levò un braccio verso l'alto con il chiaro obiettivo di afferrarla. "Sta' lontano!" provò ad urlare, ma dalla sua bocca non fuoriuscì alcun suono. L'ombra avanzò di un passo, si avvicinò ancora di più a lei con il braccio proteso e Honey annaspò. Prese a sudare freddo e il cuore a galopparle nel petto a un ritmo forsennato. "Non posso fuggire!" pensò terrorizzata. "Cosa faccio?!" Si portò le mani al viso e fu proprio in quell'istante che il suo corpo prese a tremare convulsamente. Tutto svanì in una nuvola confusa di luci e ombre e... -Honey Lewis, è vietato dormire durante le lezioni!- le sfondò i timpani la voce stridula della professoressa Young. La stava scrollando per le spalle e dal tono di voce sembrava essere davvero molto arrabbiata con lei. Honey sbatté le palpebre due volte, mentre la luce dei neon le feriva gli occhi. Alzò la testa, non ancora del tutto lucida, e biascicò con voce roca: -Dove...- Dopo un minuto buono riuscì a mettere a fuoco il viso torvo e rugoso della professoressa di matematica. Risatine si levarono nell'aria quando la professoressa la rimproverò ancora. -Diamine, ragazza! Svegliati immediatamente!- tuonò irritata. Honey abbassò il capo verso il basso: ora era sveglissima e avrebbe tanto voluto una botola dove potersi nascondersi e sparire per sempre! -Dovrei farti una nota disciplinare!- continuò la professoressa imperterrita. -È inaccettabile!- Honey si morse le labbra. -Mi scusi...- La professoressa scosse il capo e le volse le spalle, diretta verso la cattedra. E ci sarebbe tornata se lei non avesse chiesto senza pensarci: -Professoressa... Potrei andare in bagno?- La donna irrigidì le spalle, si volse verso di lei con occhi brucianti che avrebbero potuto incenerire chiunque... -Esci subito- le intimò con tono indignato a stento contenuto. -Non solo ti addormenti durante le mie lezioni, ma pretendi pure di andare in bagno a fare i tuoi comodi. Visto che è così... fuori dalla mia classe, Lewis!- E poi alzò l'indice della mano destra indicandole la porta dell'aula, senza smettere di fissarla dritta negli occhi. Honey si alzò dal suo posto e si diresse verso l'uscita della classe, mentre una ventina di occhi seguivano i suoi movimenti con particolare interesse. Quando Honey si addormentava erano fonte di puro spasso per l'intera classe... All'inizio si stupivano tutti della totale assiduità dei momenti in cui cadeva come una pera cotta durante le lezioni, così si era guadagnata il soprannome di "Sleeping Beauty". Nonna Amélie aveva riso così tanto quando glielo aveva raccontato: casualmente era una delle favole preferite da piccola! Non poteva di certo essere un caso... Honey inviò uno sguardo corrucciato ai compagni e sollevò leggermente le spalle come a dire: "Mica è colpa mia se succede!" Sapevano che non dormiva più di poche ore a notte; era più forte di lei e non poteva farci niente! Chiuse la porta dietro di sé e si sfilò la giacca di colore blu scuro della divisa scolastica, si diresse verso la fila di finestre del corridoio scolastico annoiata e stufa di passare l'ennesima giornata scolastica in corridoio. Guardò le chiome dorate degli alberi che circondavano l'intera Skye Falls, la città in cui viveva: le cime delle montagne in lontananza erano nascoste da fitte nubi e probabilmente erano già innevate, nonostante l'autunno fosse appena cominciato. Si sgranchì allungando le braccia verso l'alto e si diresse in bagno a passo spedito. Anche se la professoressa l'aveva cacciata fuori dall'aula aveva proprio bisogno di andarci; non voleva neanche immaginare in che quale stato fosse... Entrò nella toilette delle ragazze, spalancò la porta bianca piena di graffiti, avvertì una leggera traccia di fumo nell'aria e storse il naso, mentre si avvicinò alla fila dei lavabi bianchi affissi al muro. Aprì il rubinetto del primo e si spruzzò un po' d'acqua fredda sul viso pallido; ancora le scorrevano davanti agli occhi le scene dell'incubo... per non parlare di quell'ombra terrificante, poi! Doveva ammettere con se stessa che quella misteriosa presenza, a cui appartenevano quegli occhi bicolore, era davvero inquietante: ultimamente compariva sempre più spesso durante i suoi sogni e la cosa cominciava a preoccuparla. Ritornò alla realtà scuotendo il capo e si osservò allo specchio inarcando un sopracciglio: come aveva immaginato i suoi capelli biondo vaniglia era talmente arruffati come se si fosse appena alzata dal letto... "Sono un disastro" pensò passandosi una mano sul viso. Rovistò nella tasca della giacca e prese il correttore per passarlo sulle occhiate violacee sotto gli occhi dorati. La perfezione non esisteva e lei ne era una viva rappresentazione. Non era brutta, neanche bellissima, ma quelle dannate occhiaie rovinavano sempre tutto. Inspirò ed espirò scocciata finendo di passarsi il cosmetico sotto gli occhi. Con gesti frettolosi cercò di ridonare una forma decente ai suoi capelli, così biondi da sembrare quasi bianchi. L'anno scorso aveva tentato di convincere nonna Amélie a farsi tingere i capelli di blu cobalto, il suo colore preferito, ma glielo aveva proibito dicendole che era ancora troppo giovane per pensare di rovinarsi i capelli in quel modo. Persino sua madre Suzanne, il cui lavoro la portava a essere sempre in giro per il mondo, le aveva detto di no. Suzanne Lewis era un tipo sopra le righe e aveva lasciato la figlia alle cure della madre per poter inseguire il suo sogno come fotografa di alta moda: dunque quando Honey si era vista rispondere di no proprio da lei aveva pensato che ci fosse dietro lo zampino della nonna... Aveva messo il broncio per mesi e mesi, finché la sessantenne le aveva promesso che per quell'anno le avrebbe permesso di farsi una sola ciocca di quel colore, ma solo se non fosse stata punita dagli insegnanti... Una missione praticamente impossibile! Sistemò il cravattino in tartan verde un po' spiegazzato, lisciò la gonna tartan blu, che si era arricciata sui fianchi, rialzò le lunghe calze nere e controllò che i mocassini fossero apposto. Infine rindossò la giacca della divisa sulla camicia bianca sbuffando. Tornò a fissarsi allo specchio e decise che era meglio tornare prima che la professoressa si accorgesse che si era allontanata... Uscì dal bagno, guardandosi intorno per controllare che nessuno l'avesse notata, fece per tornare sui suoi passi nel modo più velocemente possibile ... e poi qualcuno la chiamò. Citazione del capitolo: "Nessuno si abitua mai davvero agli incubi..." (Mark Z. Danielewski) Scritta ascoltando... "Stay" - U2 Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto! Fatemi sapere cosa ne pensate! (Lo potete trovare anche su Wattpad!) Ci vediamo!
   
 
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