Anime & Manga > I cinque samurai
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Autore: shirupandasarunekotenshi    24/10/2016    0 recensioni
Partecipa alla challenge "In love" di _Marlene_.
Prima o poi, qualcosa ci dice che il tempo passa. E quando questo succede, dubbi e domande giungono a scuoterti.
Che ne sarà del povero Touma?
Ambientata diversi anni dopo la serie.
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Cye Mouri, Rowen Hashiba, Sage Date
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Giunse come un fulmine a ciel sereno.

Il primo capello bianco.

Inaspettato. Assolutamente non gradito.

E fuori tempo.

Assolutamente.

Shin se ne accorse quando, dopo aver sentito l'ululato provenire dal bagno (e vedersi scivolare di mano la brocca di acqua per lo spavento), si vide precipitare in cucina un disperato Touma con, tra le mani, delle ciocche di capelli.

“BIANCO! UN CAPELLO BIANCO! MA SONO IL PIU' GIOVANE!”.

Ecco il tono da tragedia greca...

Shin gli sarebbe scoppiato a ridere in faccia, se non avesse dovuto risolvere il disastro della brocca a pezzi, dell'acqua sparsa per la cucina, e di una questione che, assolutamente, non era di primaria importanza.

“Touma... un capello bianco. Non è chissà che. Quest'anno facciamo trent'anni. Prima o poi sarebbe arrivato”.

A sua sorella era venuto a quell'età. E forse anche a sua madre.

Una questione di tutti i giorni.

“MA STO DIVENTANDO VECCHIO!”.

Il viso di Shin si rialzò dal pavimento, l'ironia dipinta sulle labbra. La battuta era troppo spontanea, ora.

“Sei sempre stato un po' vecchio dentro, Tou-chan. Un po' si doveva vedere anche fuori...”.

Il broncio sulle labbra di Touma si fece plateale in maniera eccessiva.

“Non voglio diventare bianco come mio padre!”.

Tanto vecchio dentro, quanto bambino fuori...

“E' solo un capello. Non ci sono rughe, fai invidia anche a mia sorella...”.

Il broncio non migliorò.

“Ma con i miei capelli si vedrà subito!”.

“Vuoi colorarlo?”.

Ecco come dal broncio si poteva passare all'indignazione più pura.

“Ma stai scherzando?!”.

“Vuoi che te lo strappi?”.

Da indignazione a... dolore?

“Ma così ne cresceranno ancora di più!”.

“E cosa vuoi che faccia, allora?”.

Che fatica avere a che fare con il Touma bambino.

E doveva finire di pulire la cucina, prima di andare a lavoro.

Le mani di Touma abbandonarono le ciocche, ricadendo sui fianchi.

“Non lo so...”.

Si girò su se stesso e uscì dalla cucina alla stessa maniera in cui ci era entrato.

Shin tornò sul suo pavimento bagnato con tutta tranquillità, nascondendo al vuoto un sorrisetto tenero e divertito assieme. Sapeva bene dove stava andando Touma.

 

***

E, difatti, Touma stava andando dall'unica persona che poteva risolvere tutte le sue più intime paranoie, che lo metteva in pace col mondo e, soprattutto, con se stesso.

“SEIJI!”.

Spalancò la porta della camera che condividevano con il suo solito modo di fare: imbranato, chiassoso e un po' infantile.

E Seiji si stava sistemando la cravatta, davanti allo specchio, con tutta la tranquillità che due ore di anticipo rispetto all'inizio della sua lezione potevano dare.

Alzò le sopracciglia con gran calma, gli occhi avevano appena una nota di sorpresa: con Touma era abituato a (quasi) tutto.

“Che succede, Panda?”.

Chiuse l'anta dell'armadio e si avvicinò alla sedia su cui giaceva, appesa, la giacca del completo.

Touma, ancora reduce dallo shock del bagno, si strinse nelle spalle e arricciò le labbra: l'aveva sempre fatto con il nakama, ma ora, alla sua età, aveva un che di buffo e strano.

Seiji accennò un sorriso, ignorando del tutto il motivo di tanto trambusto.

“Diventerò bianco in men che non si dica!”.

Se Shin era stato bravo a nascondere il sorriso – ma non la lingua – Seiji non lo fu altrettanto: scoppiò a ridere, bloccandosi, però, qualche secondo dopo quando, davanti a lui, il viso di Touma si fece funereo.

“Non dirai sul serio...?”.

“Certo che lo sono! Guarda qui, guarda!”.

E Touma si chinò davanti al compagno, scoprendo il capello incriminato come se fosse il Santo Graal.

Seiji guardò, ma... non poté esimersi dal commentare:

“E' un capello bianco. Uno solo”.

La furia di Touma lo portò naso contro naso con il nakama, lui un poco chino verso il biondo che, in tutti quegli anni, non era riuscito a raggiungerlo.

“Non ho nemmeno trent'anni! E sono il più giovane di casa! Ma sono il primo con un capello bianco! E mio padre... come minimo ho preso da lui i capelli bianchi! Ho preso la vista messa male...”.

“Se leggessi un po' meno...” borbottò Seiji, affatto colpito da tutto quel suo parlare.

“... i suoi capelli arruffati...”.

“Se li pettinassi meglio...”.

“E lui a quarant'anni era già tutto bianco!”.

Seiji lasciò andare un mezzo sospiro.

“E se anche fosse... cosa che non è detta... che problema ci sarebbe?”.

Touma sembrò prima restringersi su se stesso, poi si lasciò cadere a sedere sul letto.

“Che sembrerò più vecchio di tutti... non sarò più giovane come quando mi hai conosciuto...”.

Dove voleva arrivare? Seiji sapeva di doversi aspettare qualsiasi cosa da Touma: la sua mente che viaggiava più veloce, a volte correva sulla strada sbagliata.
“Non sei più giovane come quando ci siamo conosciuti... nessuno di noi lo è”.

Il viso di Touma, già rivolto alle lenzuola, parve crollare ancora più verso il basso.

“Ma se io sembrerò più vecchio di voi... e già sono vecchio dentro... sarò... una mosca bianca in mezzo a voi...”.

Seiji conosceva quel modo di fare, quel mix di sensazioni sulle spalle e dentro la testa ora impazzita di Touma. Si sedette davanti a lui e gli prese una mano fra le sue.

“Avrai il capo bianco che distingue ogni saggio che si rispetta, non credi?”.

Ma Touma aveva qualcosa d'altro, qualcosa di più fastidioso del semplice apparire vecchi.

Non aveva mai dato peso all'esteriorità: lo si vedeva da come si vestiva, come se prendesse ogni abito dall'armadio al buio e con una benda sugli occhi.

E i capelli, sì, erano arruffati perché con la sua spazzola non amava avere rapporti troppo lunghi: aveva capelli di natura mossi e la mattina erano un disastro. Era una battaglia persa in partenza.

Ma quando ci si vedeva attraverso gli occhi degli altri, di qualcuno che si amava, allora le carte in tavola cambiavano: vestiva sempre alla stessa maniera, i capelli erano un caso perso... ma il suo viso, anche se da panda, era qualcosa che... riguardava quel suo lato un po' narcisista.

O forse era solo amor proprio.

Così, il pensiero che quella piccola cosa che aveva andasse perduta... lo destabilizzava, non poco.

“Touma... a cosa stai pensando?”.

Voleva saperlo da lui, dalle sue labbra. Seiji non amava percepire, ormai da tempo, i sentimenti dei propri compagni: erano adulti, desiderava da loro parole, per quanto difficili, pesanti.

Da Touma, in particolare.

Che ancora faticava, a volte, a mettere il proprio cuore in mostra.

“Anche quando sarò vecchio, ti piacerò allo stesso modo? Con le rughe... e i capelli bianchi... e magari più burbero e antipatico di adesso...?”.

Eccolo, il nocciolo della questione.

Gli occhi di Seiji si socchiusero, in un'espressione molto severa.

“Spero di aver sentito male”.

“Perché... non credo che tu abbia gli stessi gusti e la stessa pazienza di mia madre...”.

Beh, anche suo padre ne aveva. Ma, in fondo, non stavano assieme... a loro modo?

“Ti ha dato di volta il cervello?”.

Con uno strattone, Seiji tirò verso di sé Touma e lo scrollò.

“Ma...”.

“Non penso a te come a un viso... o un corpo... io penso a te come Touma... come la persona di cui mi sono innamorato tanti anni fa. Sei un cuore... una mente... sei...” Seiji si interruppe, scrollò il proprio capo, poi rialzò lo sguardo su un silenzioso Touma. “Sei tu, sei Touma. Giovane... maturo... o anziano. Coi capelli neri o completamente bianchi. Con la pelle liscia di un bambino o con tutte le rughe che questa vita ti donerà... il carattere che avrai... la miopia che ti ritroverai a ottant'anni se non curi di più la tua vista...”.

Una mano di Seiji si alzò e andò tra le ciocche di Touma, cercando quel singolo sciocco capello bianco.

“Questo è solo un segno del tempo che passa... del tempo che passi con me e i ragazzi... del nostro tempo”.

Ancora col capo chino, una delle mani di Touma rincorse quella di Seiji, un dito si strinse al mignolo del nakama.

“Ma...”.

“Ma?” Seiji si irrigidì, temendo di non aver convinto del tutto il compagno.

“Se divento più pedante... rompiscatole... insicuro...?”.

Un sospiro, ma di sollievo, sollevò il petto di Seiji: il tono di Touma era meno serio, più lamentoso.

“Allora dobbiamo cercare di renderti meno pedante, rompiscatole e insicuro adesso... così da anziano sarà molto più semplice...”.

Lo sguardo di Touma si rialzò, lentamente. Occhi da panda.

“Io mi impegnerò... anche a pensare meno... ma coi capelli...”.

“Non puoi farci molto, è ovvio”.

“E la vista...”.

“Lo so che è inutile dirti di leggere di meno. Sarebbe come chiederti di non respirare...”.

Seiji sapeva che certe battaglie erano inutili con Touma.

Certe, non tutte.

“Lo sai che io ti amerò sempre e comunque, vero? Non ho dubbi su quello che provo per te. So per certo che sarà per sempre”.

Touma... sincero fino a destabilizzarti tutto, nonostante gli anni.

Le mani di Seiji andarono, allora, alle guance del ragazzo e si strinsero in due pizzicotti.

“Tu, che sei così sicuro sui tuoi sentimenti per me, sei così insicuro su quelli che io provo per te?”.

Il capo si strinse per l'ennesima volta tra le spalle.

“E' di me come persona che non sono sicuro”.

Seiji sospirò, inclinando il capo da un lato.

“Allora credi a me. Perché io sono sicuro su di te. Non ti può bastare?”.

“Ti faccio fare sempre... una gran fatica... con me”.

Le mani che prima avevano stretto le guance ora le accarezzarono.

“Ti amo... non è una fatica, per me”.

Quanto sarebbe arrossito solo qualche anno prima a pronunciare parole così... ardite? Eppure era quello che c'era nel suo cuore.

A coprire le mani di Seiji arrivarono quelle di Touma che, aggrappandovisi, cercavano calore e sicurezza.

“Allora...”.

“Allora, quel capello bianco lascialo solo”.

“Spero che ci rimanga da solo. Per un bel po'”.

Seiji inghiottì una risatina: trent'anni e tirare fuori quel lamento da ragazzino.

“Ma, magari, i capelli bianchi potrebbero darti più fascino...” provò a dire.

“Come?!”.

Lo sguardo sorpreso di Touma fece rincarare la dose a Seiji.

“Quasi quasi, spero di vederne presto qualcuno di più...”.

“Ma... Seiji!”.

Eccola, l'indignazione.

Stavolta la risatina sfuggì alle labbra di Seiji, ma fu subito soffocata dal bacio che diedero, come un sigillo, a quelle di Touma.

Che, ammutolito, non riuscì più a ricordare un lamento o a irretire pensieri fastidiosi.

Shin, da basso, stava per uscire di casa.

Si ritrovò a sorridere: il silenzio, quel silenzio, era latore solo di buone notizie.

E no... non avrebbe mai detto a Touma che il primo capello bianco non era stato il suo.

Certe cose andavano taciute. Per il quieto vivere, s'intende.

  
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