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Autore: Mick_ioamoikiwi    24/10/2016    0 recensioni
“Sono spacciata.” Questa è l’unica cosa che in realtà riesco a pensare, l’unica frase che riesco a comporre nella mia mente. Sorrido ancora una volta, pensando a quanto breve e solitaria sia stata la mia vita.
- Riflessione sugli ultimi attimi di vita di Sara dopo il rapimento da parte di Natalie Davis, il killer delle miniature.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nick Stokes, Sara Sidle
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Spoiler!
- Questa storia fa parte della serie 'viva las vegas.'
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Losing you
 
All the nights I've prayed
Must this all be untrue?
(I am not prepared to be strong)
I just can't believe I am losing you
- Dead by April - 


 
Sento il freddo percorrermi l’incavo delle ossa, dritto fino al midollo. È un freddo pungente e umido come la terra che mi circonda: affondo le dita nel terreno, lo sento perfettamente sotto il palmo, respiro l’aria umida carica di pioggia. In questa stagione il deserto del Nevada si trasforma da una distesa di sabbia rovente a una di fanghiglia in pochi secondi. Mi guardo intorno, cercando una speranza di salvezza a cui aggrapparmi ma riesco a distinguere soltanto piante grasse e ciuffi d’erba secca, qua e là vedo delle rocce. Nessun rumore familiare. Il braccio sinistro è un continuo dolore ma cerco di non pensarci. “Sono spacciata.” Questa è l’unica cosa che in realtà riesco a pensare, l’unica frase che riesco a comporre nella mia mente. Sorrido ancora una volta, pensando a quanto breve e solitaria sia stata la mia vita.
Il tempo scorre lento mentre fisso il cielo dagli occhi ormai ridotti a fessure, sento il respiro farsi più lieve tra una nuvola di vapore e l’altra... esse si mescolano con quelle che mi passano sulla testa. Ogni tanto sento un brontolio che si avvicina; tra un lampo e l’altro capita che io perda i sensi: le forze mi stanno abbandonando e non c’è nulla che io possa fare, cerco di restare sveglia e di conservare quel poco che mi resta per urlare aiuto se ce ne fosse l’occasione. Chiudo gli occhi di nuovo. “Ecco, ci siamo.” Ma poi li riapro. Qualcosa ha ridestato la mia attenzione: è una voce - no! - sono più voci ma non si distinguono bene. Devo urlare ma la voce non esce forte come vorrei anzi, sembra confondersi con le altre. Ma poi una luce violenta mi colpisce proprio in mezzo al viso. “Ehi! Di qua! L’ho trovata!” Grida l’uomo davanti a me, si toglie la giacca e me la distende addosso: il calore che emana è così forte che quasi brucia. Cerco di aprire gli occhi più che posso per vedere in faccia il mio salvatore. “Io ti conosco.” Gli dico. “Nick Stokes, Scientifica.” Dopotutto ho ancora voglia e forza di scherzare. L’agente davanti a me sorride, ha il viso rigato di goccioline ma non si sa se di pioggia o di lacrime. “Sono felice di vederti ancora una volta.” Continuo io.
“Anche io, non sai quanto.” Risponde lui.
Poi il black out.
 
Dopo un tempo che pare interminabile riapro gli occhi, sono debole ma non così tanto. Un bip sonoro, proveniente dal macchinario di fianco al letto su cui sono distesa, scandisce il tempo. La gola brucia leggermente mentre lo sguardo punta istintivamente sul braccio sinistro che, ora come ora, non fa più così male. Mi guardo attorno: riconosco le lenzuola bianche con ricamato lo stemma del Desert Spring Hospital sopra. Sotto la finestra che da sul parcheggio esterno c’è un armadietto, la mia attenzione ricade sopra l’enorme vaso di fiori che ci sta sopra, c’è anche un biglietto ma non riesco ancora a leggere da quella distanza. Un’infermiera entra nella stanza, è contenta di vedere che sto bene dopo quello che mi è successo, mi racconta che sono rimasta in coma farmacologico quattro giorni a causa delle condizioni in cui ero e che tutti i miei amici sono venuti a tenermi compagnia mentre dormivo, poi controlla l’acqua nel vaso e mi chiede se ho bisogno di qualcosa. In realtà non ho bisogno di niente e riesco solo a chiedere “Dov'è Stokes?”. L’infermiera mi guarda un attimo stranita ma poi sorride, uscendo dalla camera. Pochi secondi dopo entra l’uomo che stavo aspettando.
“Ehi.” Dice.
Sorrido, abbassando lo sguardo: le guance si infiammano. “Ciao.” Riesco a mormorare, lui ha un enorme mazzo di fiori in mano.
“Gli altri stanno appassendo così ho pensato di portartene di nuovi.” Fa una pausa, sento la sua voce spezzata di commozione. “Ho temuto di averti persa per sempre.”
“Non ti libererai di me così facilmente, Nick. Abbiamo lavorato insieme per troppo tempo.”
“Hai ragione ma l’idea di... insomma... stavo impazzendo.” Gli occhi gli si gonfiano di lacrime ma si trattiene. Da quella prospettiva faccio caso all’uomo che è sempre stato: coraggioso, gentile, brillante... Cancello ogni pensiero cattivo dalla mia mente per concentrarmi su di lui. “Ti amo Nick.” Non so come io sia riuscita a dirlo ma so che è ciò che gli ho sempre tenuto nascosto.
Lui sembra sorpreso da quelle parole: socchiude leggermente la bocca ma si vede che sta sorridendo, le lacrime finalmente scendono sul viso. “Ti amo anche io, Sara.”
 


Nessuno nel deserto ha paura di morire. Non è una cosa eroica. È il deserto. Il deserto che consuma l'uomo come il fuoco consuma un albero. (Vittorio Giovanni Rossi)




Spazio Kiwi.
Ehi persone :) avevo iniziato questa FF in un altro modo poi le cose hanno preso una piega inaspettata e mi sono ritrovata a pensare "ma se fosse stato Nick il vero amore di Sara?" specie considerando come era andata a finire con Grissom.
Poi ho realizzato che inconsciamente stavo ricreando l'episodio "L'ultima miniatura" (24x07 e 1x08 rispettivamente prima e seconda parte) quando Sara viene rapita da Natalie Davis. Da qui ho unito le cose. Inutile dire che da stasera avrò una nuova OTP.

Grazie e, ovviamente, aspetto recensioni e commenti.
Baci, Michela.

 
   
 
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