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Autore: EuphemiaMorrigan    24/10/2016    1 recensioni
Affermati studiosi, uomini di scienza, dicono che l'energia dell'amore sia la stessa che smuove l'odio. Tale è l'intensità.
E così, da un sentimento nobile, profondo, germoglia il seme dell'ossessione, il pericolo, poiché tutto ciò che credevi fosse priorità assoluta, viene messo in secondo piano, in un attimo, da quel che io ho plasmato, regalato a voi... Illudendovi con la migliore delle mie bugie, quando riferii, alla prima creatura terrena, che l'amore sarebbe stato un'onda di salvezza, ma, in verità, vi confesso, è solo uno tsunami di rimpianti.
[Terza storia della saga Pandemonium, diretto seguito degli accadimenti avvenuti in Chimere. IzunaxOc. MadaSaku. SasuNaru, ed accenni ObiRin e ShiIta]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Crack Pairing | Personaggi: Itachi, Izuna Uchiha, Naruto Uzumaki, Nuovo Personaggio, Sakura Haruno | Coppie: Naruto/Sasuke, Obito/Rin
Note: AU, Lemon | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Nessun contesto
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- Questa storia fa parte della serie 'Pandæmonium.'
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Capitolo cinque: Artemide.

Angolo autrice: BuonSalve.
Questo è il penultimo capitolo.
Buona continuazione <3

Sto sanguinando.
L'ho detto nel caso
l'ultima cosa che posso fare
sia farti star male.
Io sanguinerò per te.

Sasuke contrasse le labbra in una leggera smorfia di fastidio quando quell'intruglio freddo, composto da sconosciute erbe mediche, venne posato sgraziatamente sulla sua ferita aperta; la vischiosità di questo e il prorompente odore di radici gli fece storcere il naso.
“Ops, scusami. -Disse Eir, divertita da quelle reazioni infantili, continuando a spalmare il prodotto con cura sulla pelle deturpata.
Sollevò nuovamente lo sguardo quando ebbe finito ed inclinò il collo alla vista dell'altro demone, acciambellato contro un fianco del compagno, che apriva e chiudeva gli occhi ad intervalli regolari- Dovrebbe riposarsi” Dichiarò con un tono di voce più basso.
L'Impeto passò una mano tra i capelli biondi, carezzando la sua cute “Sta riposando”.
Di certo non avrebbe riacquistato completamente le forze, ma all'esterno non potevano permettersi di far vincere la stanchezza ed il sonno. Soprattutto non in quel momento.
La femmina li osservò incuriosita per qualche secondo, parevano dei demoni per bene; era contenta che il padre avesse loro dato una possibilità, non lasciandoli morire di stenti dinanzi il loro rifugio.
Sorrise di questo mentre gli fasciava il ventre, cercando di essere il più delicata possibile “Tra poco dovresti star meglio. Ehm... -Avvicinò una mano verso la sua fronte, chiedendo con imbarazzo- Posso?”.
Non s'era mai rapportata a nessun maschio in vita sua, ad eccezione del padre, e non sapeva come dovesse comportarsi per non apparire sfacciata, anche perché quel demone era sposato e, di certo, non desiderava mancare di rispetto al compagno.
Era conscia di quanto potessero essere gelosi e possessivi tra loro quelli della sua specie.
“Sei il mio medico, fai pure” La rassicurò Sasuke, abbassando le palpebre quando avvertì il palmo freddo entrare a contatto con la sua pelle sudata.
Naruto sfregò il naso dolcemente sull'anca del marito, aprendo a fatica un occhio velato di stanchezza e biascicando “Come ti senti?”.
“Bene” Soffiò perentorio, tutte quelle attenzioni lo stavano leggermente irritando.
La giovane demonessa accennò una risata divertita alla vista del maschio dai capelli biondi gonfiare le guance con stizza, e poi mordere una coscia dell'altro; arrotolò le bende macchiate di sangue, ormai inutilizzabili, e li informò “La febbre sembra essere diminuita”.
Proprio in quel momento Obito, con a fianco la sua Domina, si avvicinò un poco a loro e affermò con la solita freddezza “Ancora non vi siete degnati di riferirci i vostri nomi”.
Il Patricio, controvoglia, si sedette al terreno con le gambe incrociate, posò il capo su una spalla del marito e, ancora insonnolito, rispose cordialmente “Io sono Naruto, uno dei figli di magister Minato e lui è Sasuke, il futuro Generale. Siamo due delle guardie della Dea Coniglia”.
Il maschio contrasse la mascella a quelle informazioni, ringraziando la sorte ed il buonsenso della moglie per avergli impedito di ucciderli; non erano due demoni normali, se lo avesse fatto lui e la sua famiglia non sarebbero rimasti in vita a lungo.
“Ha mandato addirittura le sue guardie...” Sussurrò Rin, intrecciando le dita di una mano con quelle del marito e abbassando il viso a terra.
Davvero la Madre li aveva mandati a chiedere il loro aiuto?
O semplicemente avevano il compito di ucciderli per il loro tradimento?
Aveva paura.
Il terrore che potessero far del male alla sua bambina e al suo Domino la fece rabbrividire; non voleva separasi da loro, non dopo aver sofferto così tanto per riuscire a stare assieme, costretti perfino a lasciare la loro casa e le loro famiglie per potersi amare liberamente. Non era giusto.
Eir s'addolorò alla vista della profonda sofferenza che aveva colpito la madre e, più dura di quanto volesse apparire, chiese “Quello che avete detto è la realtà? Non ci farete del male, vero?”.
“Non ci riuscirebbero!” Esclamò Obito, avvolgendo le spalle di Rin con un braccio e attirandola di più contro il torace; malgrado avesse abbandonato ogni proposito di attaccarli, continuava a mantenere la presa salda sulla sua arma, chiaro segno che alla prima ostilità non si sarebbe fatto alcuno scrupolo.
“Non siamo qui per uccidervi, la Madre non vuole questo. Vogliamo solo sapere come è possibile che la tua Domina sia ancora viva” Disse Sasuke con pacatezza.
Rin lo osservò da sotto la frangia di capelli castani e poi sospirò “Ma noi non sappiamo il perché...”.
Né Naruto, né tanto meno il suo compagno, risposero a quelle parole, ognuno perso nei suoi pensieri e nella consapevolezza che, probabilmente, da quei nomadi non avrebbero ottenuto alcuna informazione utile. Tranne, se fossero stati fortunati, il loro codice genetico.
“Non l'ho messa incinta intenzionalmente. -La frase che disse Obito li ridestò e lui, seppur fosse ancora scettico nei loro confronti, raccontò lentamente-
Non l'avrei mai messa in pericolo di vita, non dopo esser fuggito assieme a lei proprio per salvarla da quel destino...” Lasciò correre, non era il momento di spiegare per quale motivo si ritrovassero lì, in una caverna spoglia, lontani da quel luogo che, nel profondo, ancora chiamavano casa.
“Siamo stati attenti, non l'ho nemmeno sfiorata nel suo periodo di fertilità. Eppure, inspiegabilmente, è accaduto comunque.
Ho cercato di convincerla ad abortire, avrei perfino supplicato la Dea, mi sarei fatto uccidere da lei immediatamente se fosse servito, ma Rin è sempre stata troppo testarda...” Si bloccò, carezzando dolcemente l'esile schiena della moglie.
“Diventare madre è qualcosa che tutte noi continuiamo a desiderare, anche se non ci è più concesso. Per questo non ho voluto far del male alla mia bambina”.
Naruto s'intristì di quella tremenda verità e, per un momento, i suoi occhi divennero lucidi mentre si chiedeva, consapevole di non poter mai ricevere risposta, se anche la sua madre biologica lo avesse amato così tanto come quella demonessa amava Eir.
“Ma tu sei viva! L'hai cresciuta, protetta, ci sei riuscita. Come?”.
Lei accennò un lieve sospiro, debilitata posò il viso sul petto del suo Domino e parlò ancora, adombrandosi a quei dolorosi ricordi “Quel giorno dissi addio al mio amato Obito, chiesi il suo perdono per averlo maledetto a quel modo. Mi odiai così tanto...
Ma sono sempre stata un'egoista e lo pregai di proteggere la nostra bambina, di amarla e non farla mai sentire sola o colpevole. -Si fermò quando udì il singhiozzo strozzato di Eir e si distanziò lentamente dal marito per raggiungerla, abbracciandola con forza e posando un bacio tra i suoi bellissimi capelli neri. La cullò tra le braccia come tante volte aveva fatto in quei lunghi anni, poi continuò dolce- Con lei tra le braccia, però, non ebbi più paura di morire.
Era così piccola, innocente.
E quando le forze mi abbandonarono e svenni, fui solo felice di essere riuscita a darle la vita, non importava se per farlo avevo dovuto dare in cambio la mia”.
Obito crucciò le sopracciglia, nascondendo poi quell'espressione dolorante dietro la sua maschera di risolutezza e continuò al suo posto “Malgrado ciò non smise di respirare.
Ero furioso, così tanto che avrei perfino ucciso quella creatura, vedere Rin spegnersi piano piano mi aveva reso folle... -Mormorò, vergognandosi di aver anche solo pensato, anni fa, di poter commettere quel tremendo crimine- Di nuovo, però, lei mi salvò dalla disgrazia quando riaprì gli occhi e tornò da me. Da noi” Concluse più rilassato, sfiorando i capelli delle due femmine con dolcezza e ricambiando il silenzioso sguardo di Eir, consapevole che lei non lo accusasse di nulla.
Sasuke, seppur ben conscio di non possedere tatto, ma bisognoso di altre informazioni, disse “Sembra comunque che la tua Domina abbia riportato conseguenze...”.
Rin s'asciugò le lacrime e, prima che Obito potesse nuovamente ringhiargli contro, scosse piano la testa e rispose “La vita nomade ed il non poter avere adeguate cure mi hanno indebolito, sì”.
“Potresti averne. -Dichiarò Naruto d'istinto, convinto che quella fosse la cosa giusta- In città, sareste tutti al sicuro e...”.
“No” Lo bloccò perentorio Obito.
“Athair...”
“Non possiamo tornare” Si rivolse alla figlia con lo stesso tono.
Credevano davvero che non ci avesse pensato anni prima?
Non potevano, li avrebbero uccisi a vista se avessero provato a mettere di nuovo piede nella loro vecchia casa. I traditori non venivano perdonati.
L'arciere si portò una mano al ventre, rialzandosi in piedi e osservando l'altro maschio con serietà, desiderava capire “Per quale motivo? Non sembrate degli assassini”.
“Non lo siamo! Non abbiamo mai fatto del male a nessuno, ci difendiamo e basta!” Esclamò Eir concitata, pregandolo con lo sguardo di crederle.
Il nomade si passò una mano sul viso, spossato da tutti quei discorsi sedette su una roccia vicina, accavallando le gambe e chiedendosi se davvero potesse riporre la sua fiducia in quei due estranei. Se lui e la sua famiglia avessero una possibilità...
“Anni fa ero un Impeto. -Cominciò a esporre con voce fredda e distante, notando come gli altri due maschi si fossero concentrati su di lui, rimanendo in silenziosa attesa che dicesse di più e, finalmente, rispondesse alle loro domande inespresse- Ero uno dei figli del Tenente Kagami, so che è deceduto anni fa” Corrugò la fronte, pensieroso.
“Era un demone di grande valore” Intervenne Naruto.
Certo, non lo aveva mai incontrato e non aveva la presunzione di conoscere ogni singolo individuo abitasse le pendici del grande vulcano, ma sapeva chi erano alcuni dei suoi figli e quanto, ognuno di loro, si sacrificasse per la comunità. E il tutto era dovuto agli insegnamenti del padre.
“Sì, lo era. Come lo sono i miei fratelli e le mie sorelle. -Puntellò il gomito su un ginocchio, posando il mento sul pugno chiuso e osservando un punto indefinito di quella buia grotta, dove solo la fioca luce di alcune candele illuminava i visi dei loro abitanti- Li ho sempre stimati ed apprezzati. Pendevo dalle labbra di Shisui, lui sapeva sempre cos'era la cosa giusta da fare. Chissà se ora...” Non finì quella frase.
“È vivo! E ti sta cercando” Affermò ancora Naruto, puntando le iridi cremisi in quelle dell'altro; per un secondo notò una profonda contentezza illuminarle, poi le ombre inghiottirono nuovamente quegli occhi.
“Per uccidermi”.
“Non è così, anche se dice il contrario” Le parole di Sasuke sovrastarono il sussulto impaurito di Rin ed Eir all'immaginare quell'orribile scenario che poteva realizzarsi di lì a poco; non si avvicinarono ad Obito, però, comprendendo che, in quel momento, lui aveva bisogno di liberarsi da quel peso che lo schiacciava da anni.
Lui sorrise senza divertimento “Non lo biasimerei! Ho tradito la sua fiducia, abbandonato la nostra famiglia proprio quando la guerra s'era fatta più aspra ed insostenibile. Tutto perché... Mi innamorai di una Delicia”.
“Sei una Delicia?” Quella che aveva posto Sasuke in direzione della femmina non sembrava nemmeno una domanda; ora comprendeva da dove veniva quella stoffa che indossava Eir.
La madre doveva averla ricavata dal suo vecchio vestito e dal mantello prezioso per riuscire a coprire decentemente anche le giovane.
“Lo ero... -Mormorò, mordicchiandosi le labbra in imbarazzo e sentendosi in difetto per quel peccato, ma poi sorrise leggera al ricordo- Al compimento dei miei trent'anni la Tenente Tsunade prelevò me e le mie sorelle dalla nostra residenza per allenarci alla sopravvivenza.
Era la prima volta che avevo la possibilità di vedere la città.
E, malgrado mi fosse proibito interagire con altri che non fossero le mie sorelle o quella femmina, ne ero profondamente felice”.
Naruto inclinò il collo, chiedendo con curiosità “E allora com'è possibile che vi siate incontrati tu e il tuo Domino? Non credo fosse stato scelto come Primo...”.
“No, era ancora presto per la mia generazione. -Guardò Obito, quasi gli stesse chiedendo il permesso di continuare a raccontare e, quando lui annuì impercettibilmente, il tono di voce si fece più dolce e sognante- Un giorno mi persi all'interno dell'accademia, non ricordo come successe, forse mi ero allontanata dalle altre per curiosità.
Quindi mi nascosi in una piccola stanza piena di armi e chissà cos'altro... -Rise leggermente- Avevo una tremenda paura di essere punita per essermi comportata in maniera così stupida e, quando si aprì la porta, stavo quasi per inchinarmi e chiedere perdono, almeno fin quando non vidi un giovane Impeto guardarmi con il mio stesso stupore sul viso.
Fu tremendamente gentile con me, mi riaccompagnò nell'area in cui eravamo state isolate noi Delicae e non disse nulla a nessuno per non mettermi nei guai. Pensai a lui per giorni, intristita del non essere a conoscenza nemmeno del suo nome.
Lo incontrai ancora una volta, per caso, quasi un mese dopo...” Venne bruscamente interrotta dalla risata gutturale del marito ed alzò gli occhi neri su di lui, curiosa.
“Non fu per caso, anche io volevo conoscere il tuo nome” Confessò, grattandosi la nuca in imbarazzo per quella confessione che non le aveva mai fatto; in quel momento parve ringiovanire di cent'anni.
Eir sorrise luminosa alla vista dei suoi genitori comportarsi in modo così spontaneo; poter assistere alla risata di suo padre o alla commozione, per motivi felici, della madre era una rarità quasi mai concessa in quel mondo ostile.
Per questo li spronò a continuare “E poi? Cosa è successo?”.
Obito riacquistò compostezza, ma concesse alla figlia, e ai due demoni silenziosi e attenti, una risposta alle loro curiosità “Da quel giorno, per i successivi mesi, continuammo ad incontrarci di nascosto. Conoscendola meglio cominciai ad apprezzare la sua purezza, l'ingenuità, la forza che possedeva e di cui non era ancora cosciente.
Fu semplice innamorarmi di te... -Parlò a bassa voce, rivolgendosi direttamente alla sua Domina, ma poi voltò lo sguardo e schioccò la lingua contro il palato con irritazione.
Era sempre stato un maschio abbastanza romantico quand'erano soli, ma dinanzi a degli estranei si sentiva profondamente in impaccio, per questo preferì continuare velocemente a narrare la loro storia- Non avrei mai più potuto far a meno di lei.
Per questo quando giunse il momento di tornare alla residenza delle Delicae, per sacrificarsi e morire per la nostra razza, io... Non potei accettarlo.
Fuggimmo. Fu un attimo, non lo avevamo previsto ed eravamo completamente impreparati.
Troppo giovani, fragili, sapevamo di poter morire da un momento all'altro all'esterno delle mura, ma almeno eravamo insieme.
Non odiamo la Dea, né il nostro popolo, non lo abbiamo mai fatto.
Però non possiamo tornare a casa...” Concluse senza alcun risentimento, raggiungendo nuovamente la sua Domina e avvolgendola in un tenero abbraccio quando notò la profonda tristezza che l'aveva colpita per quelle ultime parole.
“Sì che potete tornare!” Esclamò ad alta voce Naruto, rivolgendo uno sguardo al compagno e pregandolo in silenzio di aiutarlo a convincerli che nessuno avrebbe fatto loro del male, o li avrebbe separati, non più.
“Negli ultimi anni la Dea è divenuta un poco meno rigida” Si limitò a dire Sasuke, non era mai stato bravo ad affrontare certi discorsi.
Rin mosse il capo in un gesto di diniego “Abbiamo tradito la sua fiducia...”.
“Sas'kè non sei capace a far nulla! -Lo insultò Naruto, facendo ridacchiare la demonessa più giovane e beccandosi un sonoro sbuffo seccato da parte del marito, poi inspirò una boccata d'aria e disse- Due altre Delicae hanno avuto la possibilità di sposare degli Impeti in questi ultimi anni, nessuno vi condannerà”.
Obito sgranò gli occhi, sussurrando “Ma è contro la legge”.
“Le leggi possono cambiare”.
Eir scattò improvvisamente in piedi a quelle parole, stringendo con forza un braccio di Sasuke e guardandolo speranzosa “Quindi possiamo tornare a casa? Potete curare la mia máthair?”.
L'arciere spostò gli occhi scuri su quelle piccole dita avvolte saldamente al suo polso, e sorrise realmente quando, per la prima volta in tutta un'eternità, sentì qualcuno chiamare una demonessa 'mamma'.
“Sì, possiamo”.
Naruto annuì con forza, posando una mano sulla spalla di Eir e rivolgendole un nuovo cenno rassicurante, in seguitò tornò a dare la sua attenzione alla coppia di demoni e affermò, con gentilezza “Tutte le nostre femmine meritano di sentirsi chiamare in questo modo, Rin”.
Lei guardò con occhi lucidi e speranzosi il marito, intrecciò le dita di una mano con le sue e, in quel momento, Obito seppe che la sua Domina aveva già preso una decisione.
La accettò, rapido come non credeva potesse accadere, perché nel profondo della sua anima anche lui desiderava tornare a casa.
Trascorsero altri quattro lunghi giorni in quella caverna, attendendo il momento in cui avrebbero dovuto nuovamente incontrarsi con gli altri Impeti.
Sia Sasuke che Naruto erano leggermente preoccupati per la futura reazione di Shisui alla vista del fratello fuggiasco, ma speravano che Itachi avesse calmato, almeno un minimo, lo spirito ardente del demone in quel periodo in cui erano rimasti da soli.
Giusto per dar loro il tempo di spiegare la situazione.
Conoscendo meglio quella famiglia di demoni, i due, avevano scoperto una celata gentilezza che, raramente, avrebbero potuto apprezzare in altri; Obito, da quando aveva compreso che le guardie reali non li avrebbero messi in pericolo, si era decisamente rilassato. Così come Rin.
Eir, invece, s'affezionò particolarmente a quegli sconosciuti, soprattutto e stranamente, dato che rimaneva sempre molto silenzioso e burbero, a Sasuke.
Non aveva mai avuto degli amici prima di allora.
Quindi che loro, in un certo qual modo, lo fossero, la faceva sentire finalmente parte di qualcosa di più ampio rispetto allo stretto nucleo famigliare in cui era cresciuta; s'era perfino fatta promettere da Naruto che, una volta sistemate le cose, l'avrebbero istruita al combattimento.
Malgrado Obito non apparisse molto d'accordo con quella decisione.
E mentre s'avviavano a passo sostenuto nel luogo prestabilito settimane prima, in cui sarebbe avvenuta quella riunione, lei non fece altro che domandare come fosse fatta la città, il vulcano, le case, quanti altri vivessero lì, come ci si trovassero...
Si ammutolì solo quando, dopo qualche ora di marcia, si ritrovarono dinanzi a quattro possenti demoni dai capelli scuri e, seppur apparissero abbastanza debilitati e feriti da quei lunghi giorni di ricerca senza sosta, ad Eir suscitarono così tanto spavento che si rifugiò immediatamente dietro le spalle del padre.
Nessuno ebbe il tempo di dire neanche una singola parola che gli occhi scarlatti di Shisui vennero invasi da una cieca furia alla vista del fratello, scattando come una bestia in sua direzione e colpendolo in pieno viso con un potente gancio destro, così forte da farlo crollare a terra. Non lo aveva infilzato con la lancia solo ed esclusivamente perché, in quel mese e mezzo trascorso con Itachi, l'altro lo aveva leggermente calmato, ma il pensiero di farlo ancora gli martellava in testa.
“Fermati!” L'ordine di Madara non venne minimamente recepito; prima che chiunque potesse bloccarlo, calciò Obito allo stomaco, imprimendo in quel gesto tutta la rabbia che aveva accumulato in quei lunghi anni, rompendogli probabilmente almeno due costole.
Avvertì le braccia del suo Tenente cingerlo da dietro e trattenerlo, mentre Naruto e Sasuke si posizionavano dinanzi al corpo dell'altro maschio per difenderlo.
“Sei completamente impazzito?” Gli inveì contro il Patricio.
Shisui stava per ribellarsi e dir loro di togliersi di mezzo, ma la sola cosa che riuscì a fare fu emettere un tremendo ruggito di frustrazione quando vide il fratello rialzarsi lentamente e tranquillizzare quelle due femmine con un gesto della mano.
“Lasciatelo, me lo merito”.
Sgranò gli occhi, sgomitando Itachi e ringhiando ancora “Meriteresti ben peggio”.
Obito sospirò pesantemente, asciugandosi con una manica della maglia il rivolo di sangue che colava dal labbro spaccato, e compì qualche passo in avanti, aspettandosi nuove percosse quando il maschio che teneva fermo il suo consanguineo lo lasciò andare.
Ma non avvenne.
“Ne sono consapevole, ma avevo le mie ragioni! -Volse lo sguardo alla sua Domina e alla figlia che ancora, con immensa preoccupazione, spostavano gli occhi da lui all'altro soldato- E, se mai un giorno vorrai, sarò lieto di fartele comprendere, o almeno provarci” Disse sinceramente.
Shisui contrasse la mascella e strinse i pugni lungo i fianchi con tal forza da far quasi sbiancare le nocche; lo osservò attentamente: smagrito, stanco, con indosso quell'armatura graffiata dal tempo e da chissà quante solitarie battaglie, ed allora allungò goffamente un braccio in sua direzione, serrandogli la spalla e mormorando duramente, abbassando le iridi a terra per non guardarlo più in faccia “Mi sei mancato...”.
“Anche tu, deartháir”.
Naruto distolse volutamente lo sguardo mentre si svolgeva quella scena, contraendo la mascella con forza eccessiva e, quando ripresero la loro marcia per tornare alla città sotterranea, prima di allontanarsi da quel luogo desolato, si voltò ancora.
In cerca di qualcuno che, sapeva, non avrebbe mai ritrovato in quel momento.
Sospirò pesantemente, frustrato ed intristito, attirando l'attenzione del marito che stava camminando poco distante da lui. Senza farsi notare, Sasuke s'avvicinò ancora un poco, sfiorandogli una spalla con dolcezza e rassicurandolo “La troveremo, Naruto, te lo prometto”.
Il Patricio annuì piano, rivolgendo un leggero sorriso al compagno, grato del suo appoggio; del fatto che, in quei lunghi anni, il desiderio di ritrovare la sorella perduta fosse divenuto anche il suo.
E si convinse che, se Obito era lì, ancora accanto a Shisui, allora potevano esserci buone possibilità anche per lui. Dovevano esserci.

Link (in)utili e bla bla bla vario: 
Quasi finito... Grazie al cielo.
Artemide: https://it.wikipedia.org/wiki/Artemide
Dea della caccia, della natura, del parto e della verginità.
La canzone, che è cambiata, è Bleeding out degli Imagine Dragons: https://www.youtube.com/watch?v=jNFgynmVmx0

   
 
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