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Autore: Ladradilucciole    25/10/2016    5 recensioni
|Johnlock song-fic|
*Dal testo:
“Vai giù dalla signora Hudson” si decise finalmente a parlare il moro “dille che ti ho mandato io e che mi serve uno scatolone in cantina. Di cartone. Medie dimensioni. C'è scritto sopra in pennarello nero 'vecchi casi'”
“Perchè?” il biondo alzò un sopracciglio.
“Perchè quello scatolone non esiste e ho bisogno di tenerla occupata per qualche minuto mentre frugo nella sua scorta di alcolici”
“Perchè?” ripetè.
Questa volta fu il turno di Sherlock di alzare gli occhi al cielo.
“Perchè si dà il caso che io sia un ottimo ballerino. Ma non ho né la voglia né la forza di insegnarti da sobrio. Troppo noioso. E poi perderei subito la pazienza.”
“Come fai a-”
“Perchè l'ho già persa” concluse stizzito “Ora vai. Io sono cinque gradini dietro di te”*
Genere: Fluff, Slice of life, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Sherlock Holmes, Sig.ra Hudson
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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MINI ANGOLO DELL'AUTRICE:
Precisazioni:

- Questa songfic si basa, come suggerisce il titolo, sulla canzone Liquid Confidence degli You Me At Six; sono un gruppo inglese non troppo conosciuto e ultimamente ci sono andata in fissa e, niente, andateveli a cercare.

- I fatti qui raccontati sono da collocarsi intorno alla 2x03 – 3x01, ma potrebbe essere vista come un Alternative Universe dove John non ha mai incontrato Mary.

Okay, volevo solo dire questo (la roba che Sherl e John non mi appartengono, che è tutta roba della BBC ecc. ormai la sapete a memoria), troverete il resto delle note alla fine con annessa traduzione del testo della canzone.
Grazie per l'attenzione e buona lettura :)

 

 

 

“C'è una lettera da Mycroft”
“Lo so” mormorò Sherlock, gli occhi incollati al microscopio mentre cercava di regolarne le lenti “Mettila là accanto al resto della posta indesiderata.”
John si pizzicò il ponte del naso tentando di non sbuffare.
“Non credi che se ti ha mandato una lettera al posto che scriverti un SMS sia qualcosa di importante?”
“A giudicare dalla tipologia del sigillo e dalla qualità della carta si tratta di un invito. Recentemente hanno annunciato alla radio che entro una settimana si terrà un ballo di beneficenza a Buckingham Palace con i personaggi “di spicco” del momento” osservò continuando a trafficare con il microscopio “Considerando che c'è una probabilità del 79% che Mycroft sia stato incaricato dell'organizzazione, e che attualmente io e te abbiamo assunto una certa notorietà grazie alla mia abilità di osservatore e alla fama di seconda mano che si è dunque andata a depositare su di te – non guardarmi così, John, sai che è vero – c'è una buona possibilità che quello sia un invito per noi a partecipare all'evento. Il che ci riporta alla pila della posta indesiderata”
John afferrò il tagliacarte dal tavolino da tè – perchè era appoggiato lì? - e aprì la busta con un moto di stizza.
Come previsto, al suo interno si trovavano due fogli macchiati da un corsivo elaborato, fin troppo regolare per essere stato scritto a mano.
“Il signor Sherlock Holmes” lesse tra i denti “è con la presente invitato a partecip-”
“Risparmiami i dettagli John” lo interruppe, decidendosi finalmente ad alzare lo sguardo da quell'aggeggio “Non ho intenzione di passare un'intera serata in mezzo a idioti la cui sola cravatta costa più di quest'appartamento.”
“Ma potrebbe esserci la Regina e-”
“John” lo bloccò nuovamente “Sembri quasi più patriottico di un americano”
“Beh non m'interessa” sbottò, la voce forse di un'ottava troppo alta “Potrebbe servirci a farci ulteriore pubblicità. E poi da quant'è che non usciamo da questo buco? E non intendo per risolvere un caso, nossignore, io intendo per un'uscita tranquilla, come fanno le persone normali. Eh, Sherlock? Tra un po' dovrò chiedere alla signora Hudson di spolverare anche me assieme ai soprammobili.”
“Prendimi il cellulare”
“Sherlock hai per lo meno sentito quello che ti ho detto?”
“Sì, e ti ho detto di prendermi il telefono” rispose atono “Dì a Mycroft che ci saremo, ma che deve fornire lui le accompagnatrici, non ho intenzione di sprecare del tempo prezioso a cercare una Barbie da tenermi attaccata al braccio” si alzò di scatto dalla sedia per dirigersi verso il frigorifero e cacciarvici dentro la testa riccioluta “Dove sono finiti i miei occhi? Dove diavolo – AH! Digli anche che devono saper ballare!” urlò da dietro l'anta “Se la signora Hudson ha frugato di nuovo nel mio frigo...”
“Il nostro frigo” precisò Watson “Come mai questo cambiamento così repentino?”
“Non ho intenzione di sorbirmi le tue lamentele infantili” e qui cercò di ignorare il 'senti chi parla' ringhiato a denti stretti “per un'intera settimana, poiché porterebbe a due opzioni: il mio cedimento per esasperazione o, e devo dire che al momento questa possibilità mi alletta alquanto, l'omicidio di un certo dottore dell'esercito sempre dettato dall'esasperazione. E poiché il suddetto dottore pare anche essere mio amico e, secondo una qualche legge etica, non è raccomandabile uccidere i propri cari, l'unica soluzione rimane andare a quello stramaledetto ballo” se ne uscì con un'alzata di spalle, chiudendo lo sportello metallico “Tanto vale evitare una settimana di inutili sofferenze e accontentarti subito”
“Erm, sì, grazie... credo” scosse il capo il biondo. Perchè ogni volta che si confrontava con Holmes se ne usciva con un principio di emicrania?
John si lasciò cadere sulla propria poltrona, indice e medio premuti sulla tempia.
Sarebbe stata una settimana lunga, lo sapeva.
Sherlock, da bambino viziato qual'era – perchè sì, se tra i due c'era qualcuno di infantile quello era il moro – gli avrebbe fatto pesare il dannatissimo evento fino alla conclusione di quest'ultimo, il che includeva lamentarsi per gli abiti eleganti che non avevano, le accompagnatrici che non gli sarebbero inevitabilmente piaciute, la sua inabilità a ballare – oh. Questo era un dettaglio che non aveva considerato.
“Sherlock” ruotò il capo in direzione della cucina, per ritrovare il consulente seduto al tavolo “Sherlock potrebbe esserci un problema”
“John giuro su questi preziosissimi bulbi oculari che se ci hai appena ripensato ora io mi alzo e metto in pratica il più creativo dei diciassette modi che ho per ucciderti”
“Non volevo dire quello razza di idiota” afferrò il cuscino che teneva dietro alla schiena per lanciarglielo; pessima mossa, visto che mancò di un soffio le provette a cui Holmes stava lavorando da due settimane; un centimetro più a sinistra e sarebbe morto per davvero
“Il problema è... è che non so ballare”
“Perciò tu vuoi andare ad un ballo senza saper ballare. Buon Dio, John” Sherlock si prese la testa fra le mani scuotendola energicamente.
Passò qualche minuto di completo silenzio.
Watson avrebbe quasi pensato che fosse entrato in trance, se non fosse stato che le sue mani non erano giunte davanti al volto come al solito.
“Vai giù dalla signora Hudson” si decise finalmente a parlare il moro “dille che ti ho mandato io e che mi serve uno scatolone in cantina. Di cartone. Medie dimensioni. C'è scritto sopra in pennarello nero 'vecchi casi'”
“Perchè?” il biondo alzò un sopracciglio.
“Perchè quello scatolone non esiste e ho bisogno di tenerla occupata per qualche minuto mentre frugo nella sua scorta di alcolici”
“Perchè?” ripetè.
Questa volta fu il turno di Sherlock di alzare gli occhi al cielo.
“Perchè si dà il caso che io sia un ottimo ballerino. Ma non ho né la voglia né la forza di insegnarti da sobrio. Troppo noioso. E poi perderei subito la pazienza.”
“Come fai a-”
“Perchè l'ho già persa” concluse stizzito “Ora vai. Io sono cinque gradini dietro di te”

Il piano, come c'era da aspettarsi, era andato a buon fine.
Sherlock era riuscito a recuperare un paio di bottiglie di Brandy e del Whisky invecchiato. Non male.
“Alla salute allora” John si apprestò a versare un po' di liquore ambrato in due bicchieri di vetro – e per 'un po'' si intende riempirli fino all'orlo.
I due fecero cozzare i bicchieri per poi mandarne giù il contenuto.
Un paio di brindisi più tardi, e la stanza non sembrava più tanto ferma.
“Quindi?”
“Quindi sono ancora troppo sobrio John” Sherlock si alzò traballante dalla propria poltrona per dirigersi in camera “Versane dell'altro, io devo pensare alla musica.”

Holmes riapparse in salotto nell'esatto momento in cui il biondo aveva riappoggiato il tappo sul collo della bottiglia.
“Eccellente occasione per inaugurarlo” mormorò il moro assorto. Tra le mani teneva una custodia di plastica trasparente, al cui interno era ben visibile un CD con un qualcosa di illeggibile scarabocchiato sulla superficie.
Probabilmente Sherlock aveva registrato alcune delle sue melodie, pensò Watson.
Eppure appena il consulente schiacciò 'play', la stanza si riempì delle note di una chitarra, a cui si susseguirono un basso, una batteria e, dopo una decina di secondi, una voce maschile.
“Ma che diavolo?!”
“Regalo di una cliente” scrollò le spalle Sherlock, mentre si chinava sul tavolino per afferrare il bicchiere e buttarne giù il contenuto in un solo sorso “Rachel. 16 anni. Il caso del 'ladro invisibile', come lo hai definito tu. Mi ha regalato una playlist di questa band inglese. Non male” alzò nuovamente le spalle “Dannazione John, il mio metabolismo è troppo rapido. Un altro” intimò, posizionandogli il bicchiere ad un paio di centimetri dal naso.
Ci vollero altri dieci minuti buoni prima che l'alcol sembrasse fare effetto sul Holmes, che aveva preso a ridacchiare come una ragazzina.
“Signore e signori, si dia inizio alle danze” urlò “John via le scarpe! Non voglio che mi pesti i piedi con quelle” continuò ghignando.
Watson, d'altra parte, ancora piuttosto sobrio, preferì non obbiettare e si tolse in fretta le calzature.
Un sussurro impertinente – da quant'era che non vedeva Sherlock ridere così? - si fece strada nella sua testa mentre era indaffarato a sciogliere i lacci, ma scosse il capo e si alzò di scatto, dando la colpa all'alcol.
“Più vicino John, dannazione” lo richiamò il moro tirandolo per una manica del maglione color crema “Metti la mano sulla mia spalla e... no abbassa il gomito. Di più! Che hai, un problema di alcolismo?” scoppiò a ridere alla sua stessa battuta “Okay, ora dirigo io, quando avrai capito invertiremo i ruoli”
“Non suona molto bene detta così”
“Questo perchè hai la mente di un ragazzino” lo rimbeccò Holmes “Forza, e un, due, tre; un, due... no John, l'altro piede, l'altro! Dritta quella test- AHAHAH, piantala di fare quella faccia per l'amor del cielo!”
Watson si ritrovò a scuotere il capo; in quel momento, con la mente sgombra e gli occhi fin troppo vivaci, Sherlock sembrava quasi... normale.
No, forse normale non era il termine giusto. Quale adulto normale si sarebbe messo a ballare il valzer su un mixtape di canzoni pop dopo essersi ubriacato coi liquori rubati dalla riserva della proprietaria del suo appartamento?
No, Sherlock, in quel momento, con i capelli ancora più spettinati del solito e le guance arrossate, sembrava più un adolescente alle prese con la sua prima sbronza.
E John si concesse di pensare, prima di tornare a fissare le proprie punte dei piedi per evitare di inciampare negli stessi, quanto fortunato fosse per essere l'unica persona cui Holmes si permetteva di mostrarsi in quello stato.

Una bottiglia e mezzo più tardi, John si ritrovava con la propria fronte premuta contro la camicia indaco di Sherlock, seguendo vagamente il ritmo dell'altro che dondolava a destra e sinistra.
“Ci saranno anche dei lenti” era stata la loro scusa “meglio provare anche quelli”
La stoffa della camicia era fin troppo tirata, riuscì a notare Watson; se fosse stato solo un po' più sobrio gli avrebbe fatto una bella ramanzina perchè 'È minimo la quarta volta che mi fotti i vestiti e sono stufo di vedere le mie maglie sformate, dannazione!'
Ma, anche con una buona dose di alcol in circolo, il dottore si rendeva conto che la scenata avrebbe portato a poco, concludendosi con una scrollata di spalle da parte del moro ed un suo sbuffo esageratamente prolungato.
John si accorse che la canzone era terminata solo quando sentì il detective iniziare ad intonare la successiva, sottovoce, le parole che gli rimbombavano nello sterno a causa della vicinanza.
If one drink could make tonight, slip my mind then I
should drink up, so I can forget that I haven't lived my life

Il ritmo era leggero, e la voce di Sherlock si sovrapponeva così bene a quella del cantante...
You are an example of better things to come
La testa di John scattò verso l'alto, per fissare i propri occhi in quell'improbabile combinazione di colori che erano le iridi di Holmes, che, per tutta risposta, si limitò ad annuire.
“Sta' zitto” voleva dire John “Sai che non è vero. Sai che non porto niente di buono” ma le parole non volevano saperne di uscire; e poi, chi gli diceva che Sherlock si stesse rivolgendo a lui? (I suoi occhi, si rispose da solo, il verde, il blu e il giallo che si fondevano l'uno nell'altro mentre lo fissava con troppa attenzione. Quella canzone era per lui, John lo sapeva)
So why wait on some other escape
that leads me nowhere fast?
I've got to ask

“Continua” non lo disse davvero, ma Sherlock annuì comunque.
You've got nothing to lose,
except for me and you

Oh. Sherlock l'aveva scelta apposta, non era così?
Quel bastardo calcolatore, anche da ubriaco si divertiva a ricordargli quanto fosse importante per lui.
E la cosa peggiore era che – come sempre – aveva ragione.
Al di fuori di loro due, del loro appartamento a Baker Street, che cosa avevano?
Ma soprattutto, che cosa avevano da perdere?
Si ritrovò a sussultare involontariamente quando avvertì la mano di Sherlock posarsi sul suo fianco, leggera, tremante, impacciata.
“è tutto okay, non ho intenzione di sparire ancora” ecco cosa diceva quel gesto.
And I love that attitude
when you know I can do,
I'll do better than you

Riprese con uno dei suoi sorrisetti beffardi.
“Possibile che tu debba tirartela anche mentre canti?” ridacchiò Watson tirandogli un leggero pungo sulla spalla.
Holmes sbuffò un'altra risata prima di riprendere a cantare.
If one drink could make tonight,
slip your mind then you
should drink up, so you can convince
yourself that I'm cute

John avvertì il calore crepitare alla base del collo e pizzicargli le guance.
Come poteva rispondere a quello?
Come poteva dirgli che a lui non serviva essere ubriaco per pensare che Sherlock fosse dannatamente bello, con quegli zigomi sporgenti, le labbra a cuore, la mascella squadrata, i capelli così ordinatamente disordinati, e gli occhi, quelle iridi che contenevano l'arcobaleno e-
We are an example of why not to fall in love,
it takes a turn and then it hurts
more than you could dream of

John si ritrovò a stringere inconsciamente la camicia di Sherlock.
Non era vero. Loro non erano innamorati, non c'era motivo di preoccuparsi.
Finchè John fosse stato in grado di tenere sotto controllo i propri sentimenti, nessuno ci avrebbe sofferto.
E poi... poi quella che nutriva per Holmes era semplice ammirazione, niente di più, niente di meno.
Dovevano smetterla con questo stupido gioco, dovevano smetterla di fare la parte degli amici che imparano a ballare.
Gli amici non stavano abbracciati all'una di notte in mezzo al salotto, le tende tirate ed un remix schifosamente clichè di sottofondo.
Gli amici non appoggiavano la testa sul petto dell'altro, non cingevano la vita dell'altro con un braccio quando lo vedevano tremare.
Gli amici non si dedicavano canzoni d'amore, non si stringevano le mani in cerca di conforto.
Ma soprattutto, pensò John, gli amici non dubitavano dei sentimenti che nutrivano l'uno per l'altro.
“Perchè?” fu l'unica cosa che riuscì a dire. Sherlock sembrava incerto se ignorare la sua domanda o rispondervi “Smettila. Sta' zitto.” gli impose Watson.
Ma neanche il suo tono improvvisamente troppo lucido poteva fermare il CD che girava nel lettore, riempiendo di note e parole improvvisamente distanti il silenzio sempre più ingombrante che si stava andando a formare.
You've got nothing to prove
oh, no wait, yes you do,
you wear it so well that we think it's true

Il cantante sembrava aver appena dato voce ai pensieri del biondo.
“Perchè tutto questo?”
“Non volevi forse imparare a ballare?” a John non sfuggì il fatto che fosse arretrato di un passo.
“Piantala di fare il finto idiota, Cristo Santo!” non voleva urlare, davvero “Dovevi insegnarmi a ballare il valzer, non a dondolare appiccicato a te mentre canti una dannatissima canzone d'amore deprimente e mi fissi con quegli occhi così grandi e mi lasci appoggiare la testa sul tuo petto e-”
Ora erano i suoi occhi a essere spalancati.
Passando tanto tempo con Sherlock, aveva imparato ad analizzare ogni situazione da un punto di vista più logico.

Dati: il volto di Sherlock appariva più sfocato.
Conclusione: si era avvicinato.
No, c'era qualcos'altro.
Ricalcolo.
Dati ulteriori: oggetto leggermente appuntito a contatto con il suo zigomo (Ricalcolo: punta di un naso. Ricalcolo: naso di Sherlock)
Pressione sulle guance (tre polpastrelli sulla sinistra, quattro sulla destra)
Ulteriore pressione sulle labbra (Ricalcolo: pressione maggiore rispetto alle dita; contatto più caldo e umido)
Conclusione: Sherlock lo stava baciando.

Lui e Sherlock si stavano baciando.
Cosa si faceva in queste situazioni? Forse avrebbe dovuto allontanarsi; era sbagliato. Loro erano amici e... ah, al diavolo; se quello era un errore John non era mai stato più felice di sbagliare.
Le sue mani si staccarono esitanti dalla camicia del più alto per andare ad allacciarsi dietro al suo collo, giocando con i riccioli mori, mentre si alzava sulle punte per venirgli incontro.
John si lasciò scappare un mugolio contento quando – avrebbe potuto giurarci – sentì Sherlock sorridergli sulle labbra.
Inaspettatamente, fu Holmes a rompere il bacio.
“Ormai avrai capito che non sono bravo con le persone” iniziò. John notò come tenesse ancora la schiena incurvata per stare al suo livello; dannato palo della luce “Conosco le emozioni umane ma non sempre sono in grado di replicarle o reagirvi adeguatamente. Posso fingere – certo che posso fingere – di essere una persona gentile e allegra e estroversa, ma la verità, John, è che con te non posso. Non voglio. Cioè, potrei, sei facile da ingannare vista la tua indole ingenua e-”
Watson gli tappò la bocca col palmo della mano, non prima di avergli scoccato un'occhiataccia.
“Vieni al dunque” gli angoli della bocca che gravitavano sempre più verso l'alto gli impedivano di dare alla voce l'inflessione vagamente annoiata che aveva inizialmente programmato.
“Il punto è che, non essendo io in grado di elaborare un discorso coerente adatto a questa situazione ho... diciamo che ho sfruttato gli eventi a mio favore, e ho sperato che tu cogliessi i segnali”
“Sapevi già dell'invito!” quasi urlò John “Bastardo che non sei altro” sorrise sornione “Ma... perchè proprio adesso? Perchè non prima?”
“Come ti ho già detto, io credo nell'apatia, e i sentimenti non sono dunque il mio forte. Volevo essere sicuro di ciò che provavo prima di compiere mosse affrettate.
E poi la tensione sessuale stava diventando troppa, mi impediva di lavorare a dovere”
Scrollò le spalle con una tale ovvietà che fece avvampare John ancora di più.
“Psicopatico” mormorò nascondendo il volto nell'incavo tra il suo collo e la spalla.
“Sociopatico iperattivo, fai le tue ricerche” ridacchiò Sherlock tornando a circondargli la vita con le braccia, prima di riprendere a dondolare da un piede all'altro.
“E le accompagnatrici?” scattò improvvisamente John sollevando il capo per guardarlo negli occhi.
“Tsk, Mycroft non le avrebbe chiamate in ogni caso. E poi gli avevo già detto che ci saremmo andati insieme”
“Razza di idiota, devi piantarla di prendere tutte queste iniziative senza dirmi niente”
Gli riappoggiò la testa sul petto con un po' troppo slancio (doveva soffrire almeno un po', si disse Watson)
“Quindi niente più baci?” la sua voce era stranamente priva di ogni inflessione maliziosa.
Tutto ciò che ottenne fu un mugugno lamentoso ed una mano che andava ad artigliargli la camicia “Quelli non valgono” soffiò contro la stoffa “Voglio dire niente più balli di coppia improvvisati o niente più... niente più finte morti”
“Non andartene più” ecco cosa voleva dire “Stai qui con me. Per sempre”
Lo sapeva lui e lo sapeva Sherlock.
“Niente più finte morti” annuì Holmes, attirandolo ancora di più a sé. Vicino, più vicino, fin sotto la stoffa, fin sotto la pelle, fin dentro le ossa. “Ma questi balli di gala sembrano avere i loro lati positivi”
“Potrei farci l'abitudine” si costrinse a dargli ragione John, alzandosi sulle punte per sfiorargli rapidamente le labbra con le proprie.
“Servirà altro alcol” ricambiò Sherlock, soffermandosi più a lungo sulle labbra del biondo.
“Mi basti tu” voleva dire.
“Servirà altra musica” ridacchiò John sulla sua bocca.
“Mi basti tu” voleva dire.

 

 

ANGOLO DELL'AUTRICE:
Hey there!
È da un po' che non pubblicavo più niente qui su efp, vuoi perchè la scuola, gli impegni vari,... but now I'm back, quindi bando alle ciance.
Partiamo col dire che questa è la mia prima Johnlock (sono entrata nel fadom qualcosa come un mese fa?) ed è stata un parto: riuscire a scrivere uno Sherlock che non sia OOC è una vera impresa (almeno dal mio punto di vista) e come se non bastasse l'ispirazione non bazzica dalle mie parti ultimamente, e per farla tornare ho dovuto ricorrere al vecchio metodo carta e penna – 6 pagine scritte a mano. Mai più nella vita.
Ma torniamo a noi.
È da quando ho scoperto che Sherl che insegna a John a ballare è FOTTUTAMENTE CANON che questa idea mi svolazzava in testa; poi un giorno mentre ascoltavo questa canzone è arrivata l'illuminazione divina ed eccoci qua.
Personalmente trovo il finale troppo zuccheroso, ma questo sta a voi giudicarlo.
E niente, vi lascio qui la traduzione del testo e spero che il risultato sia soddisfacente (in ogni caso un commentino è sempre apprezzato :))
Baci, Ladradilucciole

“Se un drink
potesse fare in modo che stasera
tutto mi sfugga di mente allora
dovrei bere
così da potermi dimenticare
di non aver vissuto la mia vita.

Tu sei un esempio di come
le cose migliori arrivino
allora perchè aspettare altre scappatoie
che non mi portano da nessuna parte?
Devo chiederlo.

Non hai niente da perdere
tranne me e te.
E amo quell'atteggiamento
quando sai che posso farlo
lo farò meglio di te.

Se un drink
potesse fare in modo che stasera
tutto ti sfugga di mente allora
dovresti bere
così da poterti convincere
che sono carino.

Noi siamo un esempio
del perchè non ci si dovrebbe innamorare
prende una piega e poi fa male
più di quanto potresti sognarti.

Non hai niente da dimostrare
oh no, aspetta, sì ce l'hai
lo celi così bene che pensiamo sia vero”


 

 

 

 

 

   
 
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