TWO BOYS, A DOG AND MANY MESSES
Capitolo 2
~
È
bello girare la collina insieme al cane: mentre si cammina, lui fiuta
e riconosce per noi le radici, le tane, le forre, le vite nascoste, e
moltiplica in noi il piacere delle scoperte.
(Cesare
Pavese)
Non
era una di quelle situazioni che si definiscono piacevoli; anzi, era
esattamente il contrario. Kidd non sapeva che nome appioppare a tutta
quella faccenda che gli si era consumata sotto agli occhi ad una
velocità incredibile.
Voleva
solo tornarsene a casa, e invece si era ritrovato sulla sua strada un
pazzo che puzzava terribilmente di gas, perché poi, questo
Eustass
proprio non lo sapeva; un ragazzo che sembrava dovesse spezzarsi da
un momento all'altro e un cane in bilico tra la vita e la morte. Non
che gliene fregasse tanto, a dire il vero; non che non gli piacessero
gli animali, solo che ne era completamente indifferente. E invece
eccolo lì, ad aver aiutato quel ragazzo con il labbro
spaccato e gli
occhi che ti squadravano come una radiografia, a rimettere la spesa
dentro i sacchetti che erano rotolati per terra, e adesso camminare
di fianco a lui con i suddetti in mano mentre il proprietario teneva
in braccio il cane moribondo.
Perché
Kidd si fosse lanciato in un'opera tanto magnanima, nemmeno lui lo
comprendeva; eppure gli piaceva veder soffrire la gente, anche
picchiarla se proprio la si voleva dire tutta. Ma quella volta c'era
qualcosa di diverso, che non gli tornava; sarà stata tutta
quell'assurda situazione, oppure gli occhi taglienti di quel tizio da
strapazzo che lo stava fissando insistentemente e che poco prima gli
aveva ordinato, senza nemmeno dirlo direttamente, che quell'animale
doveva essere portato dal veterinario. Che ce lo portasse lui
dannazione!
Però
gli era andato inspiegabilmente dietro. Gliel'avrebbe fatta pagare,
oh sì.
“Che
cazzo hai da fissare?” sibilò rabbioso in
direzione di Law, che
per tutta risposta si aprì in uno dei suoi sorrisetti
maligni.
“Quanta
educazione in una sola persona” lo schernì,
girando la testa e
distogliendo lo sguardo. Parlare gli era costato fatica; lo stomaco
ancora gli doleva per le botte subite poco prima, ma non lo avrebbe
di certo dato a vedere. Non era mai stato molto prestante in fatto di
forza fisica; sì, i suoi muscoli erano sviluppati, ma
propendeva per
la resistenza,
piuttosto che per la forza. Come erano soliti chiamarlo i suoi
adorabili compagni di classe ai tempi del liceo, tutto
cervello e niente muscoli.
Che poi quello per Trafalgar fosse un complimento, non gliel'aveva
mai detto; ma se solo avessero potuto vedere sotto quegli abiti un
po' troppo larghi! Quello che celavano era tutto da gustare.
“Non
penso di doverti niente” rispose Kidd, ringhiando e agitando
le
buste.
“Anzi,
sei tu che mi devi qualcosa!” sorrise malevolo, mettendogli
le
suddette sotto al naso.
Law
lo squadrò, continuando a camminare, finché non
inchiodò i suoi
occhi in quelli ambrati del ragazzo che lo sovrastava alla sua
sinistra.
“Io
non ti ho chiesto proprio niente” lo sfotté,
giusto perché voleva
divertirsi. Ma quella alla fine era solo la verità.
Eustass
serrò le dita sui sacchetti talmente forte da farsi
diventare le
nocche bianche -ancora più bianche-, e fu sul punto di
esplodere in
uno dei suoi soliti improperi e di prendere a bastonate
quell'irritante ragazzino con un discutibile cappello.
“Ascoltami
bene brutto bastar...” cominciò, ma fu interrotto
da una specie di
sibilo che provenne dalle labbra dell'altro ragazzo.
“Sì,
sono un bastardo, lo so, grazie” lo interruppe, sospirando e
chiudendo gli occhi.
“Ma
possiamo rimandare a quando sarà tutto finito? Ti prometto
che
potrai ridurmi in pezzi, se proprio ci tieni” concluse
serafico,
rivolgendogli un altro di quei sorrisetti che lo facevano
imbestialire.
Kidd
lo fissò stranito; mai nessuno aveva osato interromperlo,
prima, e
poi lasciargli la strada libera. Non trovò nemmeno nulla di
intelligente da ribattere, per la prima volta in vita sua.
Guardò
quel ragazzo esile che camminava a passo svelto con quel cane in
braccio, sporcandosi di sangue. Era pazzo, non c'era altra
spiegazione. Ma poco male, lo avrebbe massacrato a tempo debito per
la sua irriverenza. Sì, si sarebbe di sicuro divertito.
“Trafalgar
Law, comunque” spaccò di nuovo il silenzio, non
degnandolo più di
quello sguardo che tagliava.
“Eh?
Ah” rantolò Kidd, parendo un imbecille che non
aveva capito,
distratto com'era dai suoi pensieri.
“Eustass
Kidd” aggiunse seccato, notando un risolino scappare dalle
labbra
dell'altro. Oh se lo avrebbe distrutto; non sarebbe rimasto
più
niente.
Continuarono
il tragitto in silenzio, e Kidd si chiese se quel Law sapesse dove
potesse trovarsi un veterinario. Elucubrò per tutto il
tempo, ma
nonostante quel tipo non gli andasse particolarmente a genio,
continuò a seguirlo finché non furono dentro alla
prima clinica
veterinaria che trovarono. Evidentemente sapeva dove poteva trovarsi.
Rimasero
fuori ad aspettare, in sala d'attesa che fortunatamente era deserta.
Nessuno dei due aveva la benché minima voglia di avere occhi
curiosi
e giudicanti addosso mentre aspettavano una qualsiasi notizia di
quella povera bestia.
Il dottore li aveva guardati con sdegno e diffidenza, vedendo il cane ridotto a quel modo. Probabilmente pensava che fossero stati loro due a ridurlo così, ma come gli aveva gentilmente spiegato Law, sicuramente se fosse stata colpa loro non si sarebbero presi la briga di salvare quell'animale, ma lo avrebbero semplicemente lasciato a morire per strada.
Il dottore li aveva guardati con sdegno e diffidenza, vedendo il cane ridotto a quel modo. Probabilmente pensava che fossero stati loro due a ridurlo così, ma come gli aveva gentilmente spiegato Law, sicuramente se fosse stata colpa loro non si sarebbero presi la briga di salvare quell'animale, ma lo avrebbero semplicemente lasciato a morire per strada.
Il
medico non sembrava così convinto, ma decise che era
comunque il
caso di soccorrerlo il prima possibile.
“Spero
si possa fare ancora qualcosa” aveva detto, gelido, per poi
voltarsi e sparire dietro alla porta a vetri.
Così
i due ragazzi erano rimasti soli, lì seduti e in silenzio, a
guardare il muro di fronte a loro tappezzato di volantini vari e
colorati per un tempo interminabile. Kidd li leggeva senza il minimo
interesse, non assimilando neanche una parola di ciò che
c'era
stampato sopra. Law non era da meno, ma sembrava leggermente
più
preoccupato del rosso, anche se era difficile stabilirlo.
“Chi
era quel tizio?” chiese ad un tratto il rosso, spostando la
sua
attenzione su Law.
Quello
si girò, puntando i suoi occhi grigi in quelli curiosi di
Kidd. Fu
quantomeno agghiacciante.
“Non
ne ho la minima idea” rispose calmo, tornando a fissare il
muro.
Se
prima Kidd lo trovava irritante, adesso aveva la conferma che gli
avrebbe spaccato la faccia, prima o dopo.
“E
allora per quale fottuto motivo ti ha preso a calci nel
culo?”
chiese, con l'intento di pungerlo sul vivo.
Di
nuovo quello si girò verso di lui con aria strafottente di
chi sa
per certo di capire di più degli altri. Irritante oltre il
limite
della decenza.
“Stavo
solo cercando di salvare un povero animale” e
ghignò, come se
stesse pensando esattamente l'opposto di ciò che aveva detto.
“Che
animo misericordioso!” lo prese in giro il rosso, ghignando
divertito.
Law
lo guardò di sottecchi da sotto il cappello; era inquietante
il modo
che aveva di porsi e di ridere quell'individuo, decisamente. Ma lo
attraeva in un modo strano, catturava il suo interesse come nemmeno i
corpi senza vita all'obitorio. Era decisamente intrigante.
“Mai
quanto il salvatore con la pelliccia che è venuto in mio
soccorso”
rispose lui per le rime, ghignando più che mai senza
più
nascondersi sotto la tesa del cappello.
A
Kidd andò il sangue al cervello. Mai si poteva fare
affermazione più
sbagliata sul suo conto; e gli sembrava pure che gli avesse insultato
la sua amata pelliccia. Ma prima che potesse rispondere a tono,
quello rincarò la dose.
“Tra
l'altro, quella cosa, che razza di animale è?” e
indicò proprio
l'indumento rossiccio che gli ricadeva dalle spalle.
Eustass
dovette far ricorso a tutto il suo poco autocontrollo per non
rivoltare quel posto in meno di mezzo secondo. Nessuno poteva
rivolgersi a lui in quel modo, nessuno. Men che meno il primo
coglione che aveva trovato sulla sua strada.
Si
aprì in uno dei suoi ghigni più feroci e cattivi,
prima di
sputargli addosso le parole.
“Avevo
solamente voglia di sgranchirmi un po' le ossa, sai, mi prudevano le
mani” e il suo sguardo si fece eloquente e maligno. Avrebbe
fatto
paura a chiunque, con quegli occhi d'ambra iniettati di sangue che
non aspettavano altro che una provocazione per piantare su un
macello. A chiunque, ma non a Trafalgar Law, che li trovava
maledettamente eccitanti.
Rise,
quasi senza controllo, il dottorino, lasciandosi andare per una volta
rara, molto rara.
“E
adesso che cazzo hai da ridere?” ringhiò Kidd,
alzandosi di scatto
dal suo posto e afferrando quell'odioso ragazzotto dal colletto della
sua felpa gialla e sporca di sangue.
“Cerchi
rogne per caso?” chiese minaccioso, ad un palmo dal suo naso.
Ma
quello sembrava non avere paura, e quel suo maledetto ghigno
rivoltante era sempre ben presente sulle sue labbra.
Kidd
era sul punto di perdere davvero il controllo, mentre fissava quel
Trafalgar dritto negli occhi, così da vicino da poter vedere
le
sfumature delle sue iridi. Intanto qualcosa di strano gli era
penetrato nelle narici, un odore che mai aveva sentito prima e che
collegò fosse proprio quello del ragazzo di fronte a lui.
Era buono,
indubbiamente. Scosse impercettibilmente la testa, scacciando quel
pensiero che lo disturbava dal suo vero obiettivo.
“Ne
ho avute abbastanza per oggi, ma grazie dell'interessamento”.
Ma quel ragazzo riusciva a provare paura oppure era un'emozione a lui non familiare? Chiunque si sarebbe fatto piccolo piccolo di fronte alla stazza di Eustass Kidd, ma non Trafalgar Law. C'erano davvero poche cose che gli incutevano timore, e il rosso non faceva decisamente parte di quella cerchia ristretta.
Ma quel ragazzo riusciva a provare paura oppure era un'emozione a lui non familiare? Chiunque si sarebbe fatto piccolo piccolo di fronte alla stazza di Eustass Kidd, ma non Trafalgar Law. C'erano davvero poche cose che gli incutevano timore, e il rosso non faceva decisamente parte di quella cerchia ristretta.
Lo
lasciò andare bruscamente, tanto che per poco non
sbatté la testa
contro al muro dietro di sé, ma nemmeno in quel momento
smise di
ghignare.
Kidd
tornò al suo posto, lasciandosi sgraziatamente cadere sulla
sedia e
sbuffando di frustrazione. Era la prima volta che gli capitava un
tipo del genere. E non gli piaceva per niente.
Per
fortuna poco dopo il veterinario tornò da loro, evitando
un'altra
imbarazzante conversazione.
“Il
cane sta bene, non è in pericolo come pensavo...”
lasciò la frase
in sospeso, guardando i due bizzarri ragazzi in piedi davanti a lui.
Non gli promettevano nulla di buono.
“Si
riprenderà, ma ha bisogno di estremo riposo”
concluse, sospirando.
“Bene,
ce ne possiamo anche andare” disse perentorio Kidd, troppo
smanioso
di togliersi quella bestia dalle croste e tornarsene finalmente a
casa. Aveva sprecato fin troppo tempo.
“Veramente...”
tentò il dottore, vedendo che il ragazzo stava per uscire,
diretto
verso la porta “Se rimane qui bisogna pagare la
degenza”.
Kidd
si girò con uno sguardo furente negli occhi, che fece
sobbalzare il
povero veterinario.
“E
dove li trovo i soldi?” ringhiò infastidito;
sicuramente non
sembrava una persona piena di soldi.
“Chieda
a lui, sembra una persona ricca” disse, indicando Law che
intanto
stava sbuffando sonoramente. Quell'Eustass era davvero un imbecille.
Il
dottore guardò prima lui e poi l'altro, non riuscendo bene a
capire
il perché si fosse rivolto a lui in quel modo. Non si
conoscevano?
Ma quelle domande erano destinate a non trovare risposta,
perché Law
fu più svelto.
“Lo
tengo io” disse freddamente, lanciando un'occhiata assassina
al
ragazzo coi capelli rossi.
“Che
terapia deve seguire?” chiese infine, tornando a volgersi
verso
l'uomo col camice.
Quello
sembrò tornare alla realtà, sbattendo
ripetutamente gli occhi.
“Ah
beh...bisogna cambiargli quotidianamente le bende, facendo attenzione
che la ferita non si infetti e, beh..disinfettarla”
balbettò.
“Bene,
bisogna usare dei medicinali particolari?” chiese il moro,
con fare
molto esperto; difatti il dottore lo guardò stranito.
“Beh,
no, basta solo che le ferite siano sempre pulite”.
“Grazie
dottore, se non le dispiace ora lo porterei a casa” disse
Law,
tornando ad un tono neutrale.
“Sa,
non sono così ricco come pensa il mio amico” e
così dicendo
indicò Kidd con un cenno della testa.
L'uomo
fece vagare ancora una volta lo sguardo tra l'uno e l'altro, quasi
con paura; poi borbottò qualcosa e si diresse nuovamente
dietro la
porta a vetri dove era scomparso prima.
“Io
non sono tuo amico, ficcatelo in quella testa” disse Kidd,
una
volta che il medico fu uscito dalla stanza.
“Non
l'ho nemmeno mai pensato” rispose semplicemente Law,
inclinando il
capo sulla spalla destra e sorridendo ancora una volta.
Si
ritrovarono di nuovo in silenzio a camminare nel buio della sera di
novembre. Questa volta Law si era ripreso i sacchetti della spesa,
che portava lungo le braccia, mentre reggeva saldamente la povera
bestiola tutta piena di bende. Dormiva beatamente, e di tanto in
tanto emetteva qualche mugolio di dolore, per poi tornare silenziosa
e col respiro regolare. Il veterinario aveva detto che era un
maschio, e Law stava pensando a che nome potesse dargli, dato che
aveva deciso che lo avrebbe tenuto con sé. Aveva sempre
desiderato
un cane da bambino, come tutti; un po' di compagnia non gli avrebbe
di certo fatto male. E poi non aveva la minima intenzione di
lasciarlo di nuovo per strada.
Kidd,
intanto, era più avanti rispetto ai due, le mani in tasca e
un'espressione quasi crudele. Si stava chiedendo quando mai quel
ragazzo infernale lo avrebbe lasciato in pace. Ad un certo punto,
dopo un quarto d'ora in cui quello continuava a rimanergli dietro,
non ce la fece più.
“La
vuoi piantare di seguirmi?!” sbottò acido, con
tutta la cattiveria
che aveva a disposizione.
Trafalgar
lo guardò storto, quasi come se non stesse capendo.
“Che
carino, ti reputi così importante!”
sputò poi, velenoso. Il viso
di Kidd si contorse in una smorfia che non prometteva davvero nulla
di buono. Dio se era irritante quel coglione!
“Adesso
ti ammazzo per davvero!” urlò, bloccandosi in
mezzo al
marciapiede.
“Così
saldiamo il conto di prima” aggiunse crudele, ma nemmeno quel
teatrino scompose Law.
“Abitiamo nella stessa zona, non ci sei arrivato da solo?” spiegò con fare elementare Trafalgar, sorpassando il rosso e non degnandolo nemmeno di uno sguardo. Quello rimase lì impalato, non sapendo bene che cosa dire. Si riebbe subito, strattonando l'altro ragazzo per un braccio, infelice che gli avesse detto una cosa così banale a cui non aveva minimamente pensato, facendolo passare per un cretino.
“Abitiamo nella stessa zona, non ci sei arrivato da solo?” spiegò con fare elementare Trafalgar, sorpassando il rosso e non degnandolo nemmeno di uno sguardo. Quello rimase lì impalato, non sapendo bene che cosa dire. Si riebbe subito, strattonando l'altro ragazzo per un braccio, infelice che gli avesse detto una cosa così banale a cui non aveva minimamente pensato, facendolo passare per un cretino.
“Non
mi prendi per il culo!” insistette, riprendendo a camminargli
vicino.
Law
sbuffò, prendendo fiato e sottraendosi a quella presa che
doveva
essere ferrea, ma che risultò invece troppo debole.
“Abito
nel residence vicino all'università”
spiegò con calma, mentre
Kidd mollava la presa e assumeva davvero la faccia da cretino. Non ci
aveva davvero pensato a quell'eventualità.
“Vai
al college?” chiese, seriamente curioso, sperando che la sua
figuraccia passasse inosservata.
“Sono
al secondo anno di specializzazione di medicina”.
Eustass
rimase interdetto un attimo. Non avrebbe dato più di
diciotto anni a
quell'essere da strapazzo, eppure o era un genio, o ne aveva davvero
di più di quello che pensava.
“Mi
vuoi dire che hai ventiquattro anni?” chiese meravigliato.
“Wow,
sai fare i calcoli vedo” rispose serafico quello, non
smettendo di
camminare.
“Ne
dimostri diciotto, di anni” lo prese in giro Kidd, ghignando
spudorato, ma non ebbe nemmeno la soddisfazione di avere una risposta
dal diretto interessato. Così decise che era meglio stare
zitto, per
una buona volta.
Finalmente
furono nei pressi del loro appartamento, e con grande disappunto di
Kidd, vide che Law estraeva le chiavi per entrare proprio nel suo
palazzo. Non bastava che frequentasse la stessa struttura
dell'università, doveva vivere pure nel suo stesso edificio.
Magari
era anche il suo vicino di casa e nemmeno lo sapeva. Che gran
seccatura.
Sbuffò
non appena aprì il portone principale e si
affrettò ad
oltrepassarlo di gran carriera. Il destino quel giorno gli aveva
riservato fin troppe sorprese.
Presero
a salire le scale, sempre in completo silenzio, mentre Kidd non
vedeva l'ora di liberarsi di quel tizio dall'aria strana e
misteriosa.
Fu
sollevato quando lo vide avanzare ancora per il terzo piano; almeno
non dovevano dividere il pianerottolo.
“Cazzo
di sfiga, pure nello stesso palazzo me lo dovevo ritrovare”
disse a
denti stretti, ma non troppo a bassa voce; infatti Law sentì
tutto e
non perse occasione di rispondere.
“Sei
proprio un gentleman sveglio, mio caro Eustass-ya” disse
divertito,
e se avesse avuto la mano libera, sicuramente gli avrebbe riservato
il suo migliore dito medio.
“Fanculo
stronzo!” rispose il rosso, armeggiando con la sua serratura
difettosa ed entrando in casa propria.
“La
cosa è reciproca” sussurrò Trafalgar,
mentre il cane cominciava
ad agitarsi tra le sue braccia.
ANGOLO DELLA DEMENZA
Salve miei adorati tortini! *qualcuno mi farà causa per questo nomignolo che affibio a tutti voi* Sono tornata dopo un soggiorno a Parigi e una mezza influenza; ma sono più che forte che mai! Tra un esercizio di latino e l'altro mi sono dilettata a questo capitolo, che in realtà non ho la minima idea di come sia venuto fuori...l'idea di base era un'altra, quindi non saprei proprio bene...Via, cominciate pure con le critiche per l'OOC! Io sono qui, pronta ad accoglierle con tanto amore! *rotola spargendo cuori a destra e manca*
Mi sono accorta solo ora che mi sono imbarcata in un'avventura più grande di me...insomma, questi due da rendere sono davvero difficili! Non so come facciano le altre autrici e renderli così bene...io ho paura di averli letteralmente stuprati, poverini! Mannaggia a me e alle mie idee malsane che mi girano in testa.
Più vado avanti con la storia, e meno mi sembra credibile, ma va beh, non sarebbe da me altrimenti.
Devo ancora decidere se Kidd mi piace o no, proprio non riesco a inquadrarlo. Law si è guadagnato un posto nel mio cuore, invece. La sua storia passata mi fa frignare come una poppante che ha fame. Povero ragazzo!
Finito questo sproloquio, voglio ringraziare tutti quelli che mi seguono, e in particolare le anime pie che hanno lasciato una traccia del loro passaggio! Tanto ammmmmore per voi!
A presto miei pulzelli, si spera!