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Autore: GirlWithOneEye    25/10/2016    1 recensioni
-Ricordati una cosa importantissima- Aveva detto Natasha a Visione -Qualunque cosa farai, avrai sempre la sensazione di sbagliare. Non ti preoccupare, è normale.
Confortante.
Ecco, ora credeva proprio di aver capito cosa fosse il sarcasmo...
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti, Visione, Wanda Maximoff/Scarlet Witch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Non se l'era aspettato così. In realtà, se l'era aspettato eccome, ma aveva anche capito che se avesse aspettato lui, avrebbe fatto in tempo a morire di vecchiaia. Aveva capito che la strategia era una soltanto: prendere l'iniziativa.
Ed era stato bellissimo.
A ripensarci dopo, si chiese da dove l'avesse tirato fuori, il coraggio di trascinarlo dietro un angolo riparato e baciarlo. Lui era rimasto colpito, confuso e paralizzato, ma poi l'aveva sentito rilassarsi e rispondere impacciato al contatto con le sue labbra.
Si era chiesta se lui avesse potuto sentire quanto forte le stesse battendo il cuore. Anche dopo essersi allontanata di un passo e averlo guardato, non aveva cessato di essere l'unico rumore che riuscisse a sentire.
Più volte aveva fantasticato come un'adolescente sulla cosa. Aveva provato ad immaginare che sapore avesse. Certo, ora doveva ammettere che sapeva di…Gomma? No, ecco cos'era: odore di auto nuova. Era così felice che in realtà non le importava per niente, sarebbe bastato un Harbre Magique attaccato al collo e non lasciarlo fuori al sole per troppo tempo.
Poi la magia finì, sentì dei passi arrivare dal corridoio e salutò Visione, ancora incapace di proferire parola, con un gran sorriso ad illuminarle gli occhi truccati di nero prima di zampettare via.

Sapeva cosa significava. O meglio, ne aveva un'idea abbastanza sostanziosa, ma non poteva affermare con certezza di conoscere l'argomento. Da quando era nato aveva imparato tantissime cose, ma, sebbene la chimica, la fisica e la matematica non gli creassero alcun problema, non poteva dire lo stesso per quanto riguardava la vita umana.
Conviveva con esseri complessi, apparentemente irrazionali ed imprevedibili. La cosa lo divertiva moltissimo, anche se spesso veniva ripreso per mancanza di "tatto". Lui era sicuro di avercelo, invece. Altrimenti non avrebbe potuto afferrare gli oggetti, avvertire le variazioni della temperatura esterna…Emozionarsi per l'inaspettato bacio di Wanda.
Sentì una sorta di leggera pressione, accompagnata da un diffondersi di calore, all'altezza dello stomaco. Strano, lui non pensava nemmeno di averne uno.
Gli piaceva Wanda, appena l'aveva vista aveva capito che lei era speciale. Qualcosa che andava al di là degli enormi poteri che aveva ( e di quelli che ancora non sapeva di avere), era una sensazione più profonda, che proprio non riusciva a spiegarsi. Si sentiva legato a tutti i compagni Avengers, ma con lei era diverso. Desiderava poter parlare con lei, passare il tempo assieme o anche solo guardarla. Per Tony Stark, ad esempio, non provava le stesse sensazioni.
Aveva guardato film e letto libri, si poteva dire in grado di riconoscere i "sintomi" di quello che stava provando, ma ancora si sentiva non del tutto sicuro.
La domanda vera era: e adesso?
Non lo sapeva proprio, cosa avrebbe dovuto fare da quel momento in poi. Una parte di sè gli suggeriva di continuare a comportarsi come se nulla fosse cambiato. Dopotutto, lui avrebbe continuato a stare bene insieme a lei e ad entrare in camera sua attraversando le pareti anche solo per incrociare il suo sguardo, con la scusa di una domanda su qualcosa che non aveva capito. Ma una parte di sè gli diceva che, invece, quel bacio, quel gesto che a volte veniva descritto come la cosa più semplice del mondo e altre come la più complessa ed incomprensibile, aveva irrimediabilmente sancito una svolta. Per di più, sentiva che doveva sbrigarsi a trovare una soluzione, perché davvero non voleva deludere Wanda.

"Dunque, come prima cosa: portala fuori a cena. Scegli un posto carino, informati sui suoi gusti, dev'essere tutto perfetto." Aveva detto Sam Wilson "Le fai passare la sera più bella della sua vita. Offri tu, ovviamente. Poi la porti a casa, cioè, nella sua stanza ed è fatta. Non è difficile!"
No, non sembrava difficile.
Ora che era seduto di fronte a lei, l'aveva guardata mangiare e stavano aspettando che il cameriere le portasse il dolce, poteva affermare a sè stesso che una delle voci della sua lista virtuale era stata spuntata.
Check.
- Sembra un po' la scena di Lilly e il Vagabondo - Rise lei, guardandosi attorno. - Meno male che non c'è il tipo con la fisarmonica. Ma non mi sarebbe dispiaciuto condividere gli spaghetti con te. - Sorrise alla fine.
Lui riflettè per qualche istante.
- E' qualcosa che dovrei conoscere?
Rise ancora, allungando una mano sul tavolo per prendere la sua, in un gesto rassicurante.
- No, hai perfettamente ragione. E' un film, te lo farò vedere.
- E' una storia d'amore? - Chiese speranzoso.
- Sì, fra due cani. - Rispose la ragazza, distratta dall'arrivo del gelato.
- …Dev'essere interessante. - Commentò Visione, non riuscendo a nascondere la perplessità. Si stava davvero chiedendo se non fosse un paragone negativo.
Wanda quasi sputò una cucchiaiata di gelato, soffocando la nuova risata nel tovagliolo.
Era davvero bella quando rideva. E sembrava farlo quasi soltanto con lui.
- No, è un cartone. - Gli spiegò, dopo essersi pulita la bocca. - E' bello, nella scena che ti dicevo c'è una tovaglia uguale a questa. Uguale. E' un ristorante italiano anche quello. L'ho visto da bambina…
Percorse con lo sguardo gli interni del locale, rabbuiata. Si perse un attimo nei suoi pensieri, mentre accarezzava la tovaglia a quadrettoni bianchi e rossi. Visione le accarezzò la mano e lei ritornò presente, con un sorriso non del tutto convinto.
Sapeva che le mancava il fratello e che i ricordi della loro infanzia non erano tutti felici. Sapeva anche di non poterci fare nulla, ma pensare che quelle cose che non esistevano più fossero in grado di spegnere la sua gioia lo fece sentire impotente.
Paradossale, per lui.
D'improvviso, gli ritornarono in mente le parole di Sam: "Falle capire che ci tieni, ma non essere oppressivo, le donne odiano quando uno non sa stare al proprio posto." e ritirò la mano, quasi si fosse scottato.
Non aveva ben chiaro cosa intendesse con quella frase, ma, nel dubbio, preferì non commettere errori.
Anche se, al contrario, Steve Rogers gli aveva detto: "Non tirarti mai indietro. Te lo dico per esperienza personale: potresti non avere una seconda occasione. Portala a ballare, al cinema, a fare qualcosa insieme, ma non tentennare. Potresti pentirtene."
Quindi doveva essere deciso e non dubitare, ma non oppressivo e invadente.
"Ricordati una cosa importantissima" Disse Natasha "Qualunque cosa farai, avrai sempre la sensazione di sbagliare. Non ti preoccupare, è normale."
Confortante.
Ecco, ora credeva proprio di aver capito cosa fosse il sarcasmo.
Wanda avanzò minacciosa verso di lui con il cucchiaino pieno di gelato, riportandolo alla realtà, lontana dalle sue elucubrazioni.
- Assaggia.
Lui non mangiava, lo sapeva bene, ma non aveva l'aria di una persona che pensasse di cedere.
- Non mangio, non credo di poterlo fare.
- Lo so, hai passato tutta la sera a guardare mentre lo facevo al posto tuo. Ti sembra carino?
Non era arrabbiata, stava scherzando. Ormai, anche questi giochi non lo mettevano più in difficoltà, all'inizio però non riusciva a comprendere l'ironia e rimaneva stranito.
Accettò un po' controvoglia, a dir la verità, lo fece solo per farla contenta. Ma dovette ammettere che era buono. Nuova scoperta: poteva sentire il sapore del cibo.
- E'…Gradevole.
- Non ne vorresti ancora?
- No. Non ne avverto la necessità.
Gli fece il verso: ripetè le sue parole storpiando la sua voce, accompagnate da un "gne gne gne" e finì il dolce con un poco convincente broncio.
Lo sapeva che forse non aveva fatto benissimo a chiedere consiglio a tutti i suoi amici Avengers, ma cos'altro poteva fare? Certo, ora aveva le idee ancora più confuse di prima, ma almeno poteva vantare un ventaglio di possibilità che prima non aveva nemmeno considerato.

- E poi, una volta che siete tornati alla Facility, l'accompagni alla sua stanza, stai lì un po' sulla porta, a prolungare il più possibile i saluti e se lei ti chiede di entrare è fatta. - Aveva detto Sam.
- …Sono entrato tante volte nella sua stanza, non è difficile, ma lei non vuole che passi dai muri.
- No, lo fai perché lei te l'ha chiesto. - Gli fece l'occhiolino.
- Che cosa succede una volta che siamo entrati?
Sam marcò ancora di più l'occhiolino finchè non capì che Visione non l'avrebbe mai colto.
- Poi inzuppi il biscotto! Insomma, ti sta offrendo il paspartout se ti fa entrare!
Visione corrugò le sopracciglia, confuso: - Quindi le devo portare la colazione in camera passando dalla porta?

Sul ritorno a casa era stato reso edotto per lo più da Natasha, che sembrava quella che, per ovvi motivi, ne sapeva di più in fatto di donne e corteggiamento. Gli aveva suggerito di parlare con lei, farle tante domande e di osservarla. Al primo segnale di brividi di freddo, si sarebbe dovuto sfilare la giacca e mettergliela sulle spalle.
Anche questo sembrava facile.
Wanda camminava accanto a lui, con la testa bassa e lo sguardo rivolto alle proprie scarpe. Non aveva smesso di sorridere.
Nonostante tutti i consigli e le cose che, sinceramente, non aveva proprio capito, non gli sembrava potesse esserci niente di più bello che poterla guardare e sapere che era serena e stava bene. Per lui, poteva anche finire lì, era tutto perfetto in quel modo.
Lei si strinse nel maglione nero, legandosi la cintura in vita.
- Il gelato fa sempre lo stesso effetto, ora ho freddo.
Eccolo, il segnale. Giacca a vento sulle spalle. Tac. Seconda spunta sulla lista.
Si sentiva veramente fiero di sè.
Camminarono ancora un po', gli aveva detto di non chiamare il taxi perché voleva fare due passi. Anche se non erano in una zona molto affollata, molti passanti si voltavano a guardarli. Anche al ristorante, avevano attirato l'attenzione. Alcuni gli avevano addirittura fatto delle foto con i telefonini.
Wanda gli prese la mano e continuarono a camminare così. Sapeva che avrebbe dovuto parlare, dire qualcosa. Gli umani trovavano imbarazzante il silenzio, ma non aveva proprio niente da dire.
La sua mano era calda e morbida, avrebbe voluto sollevarla per poterla guardare. Di solito aveva lo smalto nero scheggiato e consumato, ma quella sera era perfetto.
La ragazza si fermò, restando nel centro esatto del cono di luce di un lampione. Visione era troppo impegnato a crucciarsi su quale fosse la mossa successiva e si accorse della cosa solo un passo dopo, quando si sentì strattonare il braccio. La guardò interrogativo e lei gli si avvicinò.
- Questo sarebbe un bel momento per baciarmi.
"Se lei ti chiede una cosa, tu falla." Aveva detto Tony. "Ma è meglio se non la fai arrivare al punto di dovertelo chiedere, non so se mi spiego."
Ecco, questo era proprio un errore. Gliel'aveva detto, Natasha, che era normale, ma non gli stava bene. Si erano baciati, questo implicava che da quel momento in poi l'avrebbero fatto altre volte. Perché non ci aveva pensato? …Come dicevano gli umani: che cretino!

Tony aveva fatto un salto per lo spavento quando era entrato nel laboratorio. Si era dimenticato per l'ennesima volta di entrare dalla porta e di bussare.
- Potresti darmi qualche direttiva su come comportarmi con Wanda? Mi hanno consigliato di portarla fuori a cena, solo che non ho ben capito cosa dovrei fare dopo.
Tony aveva sgranato gli occhi per un breve istante. Sospirò lentamente e si sedette sulla poltrona, facendo cenno a lui di fare lo stesso.
- Vuoi un caffè? Ah, già, tu non lo bevi…Beh, sai questo è il genere di discorso che capita di fare ai propri figli ed, in certo senso, posso affermare che tu sia in parte, una mia creazione. Quindi, in realtà, ha perfettamente senso…
- Tony, questa è quella cosa che fai per "tirare in lungo". Me l'hai spiegato l'altro giorno.
- Ah, già. Beh, arriviamo al dunque: lei vorrà fare sesso. - Lo guardò con un lieve accenno di preoccupazione, poi gli chiese di aprire la bocca, per constatare se avesse la lingua. - E anche le mani le hai, beh, non sei messo così male. Te la puoi comunque cavare alla grande.
Lui si era guardato le mani. Sembrava chiaro: quindi doveva parlarle e accarezzarla, non dissimile da quello che aveva già capito fino a quel momento. Eppure, sembrava strano che Tony Stark si limitasse a dirgli solo quello.
Infatti il suo "creatore" colse la perplessità e, dopo un lungo sorso ustionante, continuò: - Non dirmi che non lo sai come funziona, ti ho fatto vedere praticamente tutta la produzione della National Geographic degli ultimi cinque anni! Il documentario sull'accoppiamento dei primate c'era, me lo ricordo…
- Oh, certo…Sì, mi sono chiare le dinamiche dell'accoppiamento anche tra gli umani, ma io non voglio riprodurmi. Non sono nemmeno in grado di farlo.
Tony gli mise una mano sul ginocchio e si piegò verso di lui per guardarlo con compassione: - E di questo te ne siamo tutti grati. Anche Wanda, che risparmierà un sacco in anticoncezionali.

Non sapeva se era davvero il caso di scambiarsi effusioni in pubblico. Avrebbe voluto non preoccuparsene così tanto, ma erano in mezzo al marciapiede e si sentiva a disagio.
Nuova emozione: disagio. Questa era nuova davvero.
Nessuno gliel'aveva detto, ma dopo un po' che si stavano baciando, sentì il desiderio di abbracciarla e di accarezzarle la schiena.
Se era vero che non doveva titubare, allora doveva farlo. Anche perché lei non si era fatta scrupoli a mettergli le braccia attorno al collo. E poi, aveva da reggere la giacca, che rischiava di caderle dalle spalle.
Sì, era molto fiero di essere riuscito a prendere un'iniziativa da solo. Peccato che l'entusiasmo si infranse con una nuova, dilemmatica, questione: quanto poteva durare un bacio?
Non che gli dispiacesse, anzi, era tutto molto interessante: il movimento delle labbra, ascoltare il suo respiro profondo e caldo contro la superficie del viso, poterla sentire così vicina…Sì, era tutto piacevole, ma ora? Cosa doveva fare?
"Non è come ti dirà Tony" Poi Steve Rogers si esibì in una delle sue imitazioni scimmiottesche di Tony Stark " <> no…Non sono un esperto, ma ne ho capito abbastanza per sapere che non è così…"
Ok, quindi era chiaro: niente lingua. Sì, in effetti, si trovava d'accordo con l'opinione di Steve, non la trovava una cosa carina. Wanda era così bella, fine e leggiadra, non poteva neanche pensare di avere un contatto simile con lei. Come facevano gli umani a trovarlo bello?
Erano davvero strani…
Per non parlare poi del sesso. Doveva ammettere di esserne affascinato, anche se un po' lo turbava. Sembrava una cosa dolorosa, anche a giudicare dai gemiti che produce chi lo fa. Mai avrebbe voluto fare del male o turbare la serenità della ragazza che voleva semplicemente veder felice. Come poteva Tony credere che lei, o le donne, la gente in generale, volesse farlo per…Svago? Gli animali lo facevano per puro istinto, era un processo naturale per portare avanti la specie, anche gli umani lo facevano per quello, non trovava altra spiegazione.
Intanto, la ragazza gli accarezzava il collo e la testa mentre le loro labbra si aprivano sempre di più nel loro contatto ("sembra che mi voglia mangiare", pensò, sempre molto confuso), sembrava non desiderasse altro se non approfondire il contatto dei loro corpi.
Ci si stava proprio abituando e quasi non gli importava più di essere in mezzo alla comunità cittadina, quando la dolce Wanda ebbe l'ardire (lasciandolo di stucco) di leccargli il labbro inferiore, fra una boccata d'aria e l'altra.
Di sicuro, l'aveva fatto inavvertitamente, pensò. Era una cosa sbagliata.
…E invece no! Lo fece di nuovo, più insistentemente.
Cercò di non farsi prendere dal panico, mentre ripescava nella memoria le parole di Sam "Ricordati: seguila sempre. Se hai la fortuna di trovare una ragazza intraprendente, come mi pare che sia il caso della nostra piccola Wanda, ehm, volevo dire: tua…Beh, insomma, a meno che non tiri fuori un dildo e se lo attacchi alla cintura, hai solo da guadagnarci."
Ora, a parte che non aveva proprio capito cosa intendesse l'ultima parte del discorso di Sam, le direttive erano chiare.
Si fece coraggio, mentre si rendeva conto che la cosa lo stava quasi mettendo in crisi. Non sembrava difficile, forse non doveva nemmeno esserlo, ma in quel momento realizzò di avere paura. Non aveva niente a che fare con la paura vera, quella che avvertiva trasudare dagli umani, quella della morte, del dolore, della perdita; era una cosa estremamente semplice, perfino stupida, ma lo atterriva: aveva paura di fare una stupidaggine.
Non avrebbe mai esitato in nessun'altra occasione, lo sapeva, ma in quel momento, mentre schiudeva le labbra ed allungava la lingua verso quella di Wanda, si accorse di essere sul punto di tremare.
A non aiutarlo, in tutta quella tensione che chiunque altro avrebbe trovato solo ridicola, sembrava anche che il tempo avesse rallentato la sua marcia, rendendo quella tortura ancora più lunga.
Fu solo un secondo, un contatto veloce e umido ( che non avrebbe saputo identificare esattamente come una cosa piacevole), ma prima che potesse capacitarsene ed analizzarlo, fu travolto dalla risata che la ragazza aveva trattenuto fino a non poterne più.
Ci rimase male, anche se non l'avrebbe mai palesato.
Lei aveva riso deliberatamente contro al suo petto, sollevando poi la testa, scuotendola.
- Sei adorabile - Gli disse lasciandogli un bacio delicato e veloce sulle labbra, forse per dimostrare una sorta di innocenza dietro l'ilarità.
Lo prese per le spalle e gli diede una scrollata. - Rilassati! - Gli intimò senza smettere di sorridere.
Mai le avrebbe rivelato quello che stava passando. Come gli aveva detto Steve: "Non credo che un uomo debba mai farsi vedere in tutta la sua fragilità, in questa occasione. Devi farle capire che sei sicuro di te, che sei la spalla a cui lei vorrà appoggiarsi quando ne avrà bisogno".
Si limitò a ridere con lei e a raccogliere la propria giacca a vento, che nel frattempo era caduta sull'asfalto del marciapiede.

- Capisco che ti possa sembrare strano, ma non c'è niente che non ti verrà naturale. Credo. - Aveva detto Natasha. - Probabilmente è tutto molto più semplice di quanto pensi: dopo un po' che starete pomiciando, comincerai a sentire caldo e avrai voglia di strusciarle contro l'erezione. Senza strafare: credo che apprezzerà.
A quel punto gli era sembrato doveroso fare una precisazione, però: - Io non ho…- Ecco, non sapeva come dirlo, gli era noto che quello fosse un argomento tabù - Non ho un apparato riproduttore.
Natasha sgranò gli occhi e non si fece problemi a guardargli l'area incriminata dentro i pantaloni.
- E come…?
In quel momento credette di capire cosa provasse lei, quando si lamentava del fatto che molti uomini non riuscissero a guardarla negli occhi mentre parlava.
- Oh, cazzo…- Concluse, tornando a guardarlo in faccia, la desolazione più sconcertante dipinta in volto.

L'aveva riportata a casa in volo, notando come il contatto con il suo corpo stesse diventando per lui sempre più piacevole e spontaneo. Lei gli aveva appoggiato la testa contro una spalla e lui aveva leggermente reclinato il capo, per poterla toccare con la guancia.
Aveva candidamente desiderato di poter fluttuare sotto il cielo stellato, fra i palazzi illuminati e le strade lontane e minuscole, per sempre. L'avrebbe portata ovunque gli avesse chiesto e si sarebbe fatto guidare in tutti i luoghi che lei avrebbe scelto, ma, a quanto pareva, per quella notte l'unica meta che desiderava era la propria stanza alla Facility.
Entrarono senza far rumore. Wanda si tolse le scarpe e camminò per i corridoi lucidi solo con le calze. Lui fece lo stesso, anche se non aveva bisogno del contato con il suolo per spostarsi, ma il gesto gli piacque e volle imitarla.
Raggiunsero la porta della camera della ragazza e lei perse qualche minuto a cercarne la chiave magnetica nel portafogli.
- E' stata una bella serata. - Gli disse.
"Sii sincero. Ma solo sulle cose positive." Gli aveva consigliato Sam.
- Anche per me, è stato tutto strano, ma credo sia normale…Strano nel senso di bello, però. - Si corresse infine, sentendosi, per la prima volta (e l'unica possibile) nella sua esistenza, un vero idiota.
Wanda gli sorrise ancora e lo attirò a sè per baciarlo, notando con immenso piacere che lui stesse, seppur lentamente e con molta fatica, imparando a ricambiare come si deve.
- Sai, puoi entrare dalla porta questa sera. - Gli sussurrò, improvvisamente incapace di guardarlo negli occhi, le iridi mascherate sotto le lunghe ciglia nere.
- Intendi…?
Lo prese per mano mentre la serratura scattava con un "bip" elettronico. - Sì.

Aprì lentamente gli occhi, appiccicati e incrostati di mascara e la prima cosa che fece fu sorridere. Doveva essere tardi, ma sinceramente, proprio non le importava.
Certo, ci aveva pensato: aveva tutta l'aria di essere una di quelle storie d'amore che facevano impallidire Dawson's Creek o The O.C. , ma aveva vissuto con troppa rigidità, troppo rancore, troppo dolore i suoi ancora pochi anni di vita. Se proprio voleva ricominciare, doveva farlo ballando sulle ceneri del passato.
Pietro sarebbe stato fiero di lei.
Forse, lei e Visione non erano fatti per stare assieme: lui era una macchina, un essere completamente fuori dalla sua comprensione. Eppure lui, per il semplice fatto di essere apparso, le aveva ridato fiducia. In tutto: negli uomini, negli eroi, nel mondo, nella vita, nell'amore. In sè stessa.
Sapeva che non avrebbe capito e forse non ci sarebbe mai riuscito, ma gli avrebbe comunque lasciato tutto il tempo di cui aveva bisogno. La notte precedente era stata una delle più belle della sua vita. L'aveva sentito teso, pensieroso e preoccupato per tutta la sera. Una volta da soli, davvero da soli, gli aveva detto di smetterla e di calmarsi una buona volta. Sapeva che si era fatto consigliare dai ragazzi. Se si era posta il veto di non leggere mai nella mente di Visione, ciò non valeva per i suoi compagni di squadra, le cui pareti craniche perdevano pensieri come scolapasta.
Si erano seduti sul letto e avevano parlato. Per tutta la notte, finchè lei non si era addormentata. Felice.
Si stiracchiò pigramente sul suo torace, accolta fuori dal mondo dei sogni da un caldo abbraccio che un po' sapeva di eco-pelle mista a linoleum nuovo. Ci si sarebbe abituata, ma le piaceva così.
La baciò sulla fronte.
- Abbiamo perso l'esercitazione delle dieci e trenta. - Le disse.
- Oh, che peccato…E adesso? - Si sporse a guardare l'ora sul comodino.
- Volevo portarti la colazione a letto…- Confessò.
- …Ma?
- Non volevo alzarmi.
Lei saltò giù dal letto, ancora vestita come la sera prima e un po' incriccata. Sorrise in risposta allo sguardo un po' dispiaciuto di Visione: - Devo fare pipì, non puoi capire…Intanto puoi andare a procurarti la colazione.

Steve Rogers si stava recando, dopo essere stato chiamato, da Tony nel suo ufficio-laboratorio. Era stranamente presto, considerati i suoi standard. Di solito non si faceva vivo prima delle undici e mezza del mattino.
Entrò e fu accolto da uno scenario da "serata pizza e film", solo che sui grandi schermi cui era rivolto Tony c'erano le riprese a circuito chiuso delle telecamere dell'Avengers Facility. In teoria, Stark, non doveva avere accesso a quel canale, se non per le riprese delle aree comuni e dell'esterno. Le telecamere nelle stanze private erano vegliate da un algoritmo (sua progettazione) che avrebbe automaticamente riconosciuto e segnalato le situazioni di pericolo.
Ovviamente, Steve stava per redarguirlo, notando che stava guardando con molto interesse un paio di angolazioni della stanza di Wanda, la quale dormiva beatamente nel proprio letto, abbracciata ad un altrettanto sereno Visione.
- Questa non te la puoi perdere, Cap! - gli passò un cartone mezzo vuoto di popcorn.
- Questo è sbagliato, Tony!
Non lo stette ad ascoltare, tanto per cambiare. Era troppo impegnato a ridacchiare.
- Aspetta, aspetta! - Gli disse, la voce alterata dall'ilarità della cosa che Steve non riusciva a capire. - Senti…
Roteò gli occhi ed incrociò le braccia. Questa gli mancava proprio e non ci trovava niente di divertente. E soprattutto: perché dovesse condivderlo con lui!
- Sai che Visione non ha…il...
Ora capiva.
- Oh, Cristo, Tony, non sei troppo grande per le battute da spogliatoio?
- Ti senti chiamato in causa? - Gli domandò, incapace di respirare normalmente. - E, ti ricordi che ha visto Thor e s'è fatto apparire il mantello?
- Per favore…
- Stanotte… Ha parlato di sesso con Wanda…
- Sei veramente orribile
- E le ha chiesto… Se poteva proporgli degli esempi a cui ispirarsi… Per...- Non riuscì a finire la frase, piegato in due dalle risate sotto lo sguardo di rimprovero del Capitano.
- Vai Cap! Visione ha bisogno di te! - Continuò, anche se il suo interlocutore era uscito dalla stanza, indignato  .- Anzi: Wanda ha assoluto bisogno che tu vada da Visione! Corri!
   
 
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