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Autore: BlueLouKiwi    26/10/2016    0 recensioni
Non avrei mai creduto di essere presa come insegnate di Pozioni ad Hogwarts, e invece eccomi qui a raccontare la mia vita attraverso gli occhi di un'insegnate
Genere: Comico, Drammatico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Certo, forse non era stata proprio una bella idea. Il coraggio, la spavalderia che mi avevano animato durante la discussione con gli amici, quel crescendo di urla e di risate che era culminato nella scommessa, ora mi appariva eccessivo, una stupida ostentazione.
E ora eccomi qui, sola, al buio, infreddolita nel lungo mantello, a vagare nel villaggio solitario in cima alla collina. "Fino alle prime luci dell’alba” diceva la scommessa, ed era solo da poco trascorsa la mezzanotte.

Durante il pomeriggio successivo decisi di prendermi la sera per uscire coi miei colleghi visto che Remus aveva organizzato un’uscita coi suoi amici.
Così, finite le lezioni, me ne torno a casa in tutta fretta e la sistemo, in modo da non doverlo poi fare quando tornerò più tardi.
Mi faccio una doccia e metto un vestito carino, uno che avevamo comprato insieme, io e Remmy, qualche tempo fa.

E qui torniamo alla scommessa. Presa dal momento, dalle risate, dal calore confortante dei Tre Manici di Scopa, accetto di rimanere al villaggio sino, appunto, alle prime luci dell’alba. Anzi, lì per lì mi sembrava una bellissima idea per godersi la notte, le stelle, la calma. E così, una volta uscita dal pub mi dirigo verso il limitare del villaggio, sulla collina dal verde prato morbido, in modo da trovare un posto comodo nel quale sedermi un po’, aspettando che le vie si svuotino.
Dopo un frusciare di mantelli, voci e suoni, rimango finalmente sola. Finalmente è la parola giusta, però? Inizio quasi subito a sentire degli strani rumori, che quasi davo per scontato di dover sentire.
Poi piano piano quei rumori si trasformarono in voci, voci maschili.
Automaticamente mi guardo attorno, in cerca di un riparo, e cerco di fare il minor rumore possibile.
Trovo una siepe abbastanza grande da nascondermi e mi ci ficco a tutta velocità, rimanendo impantanata nel fango e incastrata nei rami pungenti.
“Te l’avevo detto io che era una buona idea, a quest’ora non c’è mai nessuno.” Dice una voce.
“Si si” risponde l’altro, impaziente “adesso andiamo pevò, non abbiamo tanto tempo.” risponde l’altro, con una pesante erre moscia
E così dicendo si avviarono per la strada, andando verso I Tre Manici di Scopa.
Eccomi al sicuro posso rilassarmi un po’, stando in questa posizione mi è venuto il mal di schiena.
La curiosità uccise il gatto diceva quello là. E infatti prima o dopo la mia curiosità mi farà uccidere. Contro ogni logica, ma decisamente a favore di coloro che mi hanno chiamata stupida mi metto a seguire, a distanza, ovviamente, i due signori.
Arrivano indisturbati sino alla porta dal pub, sussurrano un incantesimo che non riesco a sentire ed entrano. Per fortuna che non ci sono le tende alle finestre, così posso seguire i loro movimenti senza dover entrare nel pub.
Uno dei due, quello più grosso, solleva la bacchetta, con un gesto molto rozzo, facendo sparire tutti i tavoli e le sedie. “Ottimo colpo Eatsgain.” Si dice da solo, sorridendo al compare incappucciato. Poi con un altro movimento brusco della bacchetta comparvero due strani macchinari, di cui non conosco l’utilità. “Forza, stampiamo e andiamocene.” Così dicendo l’altro si abbassa il cappuccio, scoprendo così dei lunghi capelli rossi e uno sguardo smarrito. Tira fuori la bacchetta e i due colossi al centro della stanza iniziano a sbuffare ed agitarsi, muovendosi in modo ripetitivo e così capisco che quelle sono due grosse stampanti editoriali. E’ qui che nasce I Numeri del Purosangue.
Approfitto della distrazione dei due, che sono andati sul retro in cerca di qualcosa da bere, per intrufolarmi dalla finestra e nascondermi dietro al bancone. Sono sicura che mi verrà in mente qualcosa.

Dopo diverse ore, a quanto pare, tutte le copie sono pronte per essere distribuite, come le mie gambe, a forza di stare piegata a terra credo di non essere più in grado di distenderle. Potrei distriburle un po’ qui, un po’ là, tanto credo che a me non servano più.
“Perfetto, il nostro lavoro qui è finito. Hai visto l’articolo sull’origine delle famiglie Pure?” Chiede Eatsgain.
“No, lo sai che non mi intevessano queste cose, sono Mezzosangue io, cevca di vicovdavtelo.”
“Me lo ricordo si, ma tu cerca di non farlo sapere agli altri, non sono tutti buoni come me. Anzi dovresti proprio tenerne una copia anche tu, cerca di non sembrare un traditore del tuo sangue.” Così dicendo gli getta una copia, che l’altro afferra al volo. “Io esco, sistema tu.”
“Sistema tu, sistema tu. Pevchè mi tvatta sempve così!?” Dice a bassa voce il rosso una volta che il suo compare è uscito, lanciando la rivista addosso al muro sul quale sono appoggiata io, facendomela cadere in testa.
Con immane sforzo cerco di trattenere un grido di dolore, mi ha colpito proprio col suo durissimo dorso fresco di stampa. Che male.
“E’ successo qualcosa?” Si affaccia il grosso.
“No, no.” Mente. Fa sparire tutto, risistema i tavoli al suo posto, sempre con un gesto della bacchetta e se ne va, sbattendo la porta.
   
 
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