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Autore: ValeUchiha07    26/10/2016    9 recensioni
Il matrimonio imminente della sorella Ino mina la serenità di Sakura che si vede costretta così a dover tornare a casa. A Suna, dai suoi genitori con i quali non ha più rapporti da ben 5 anni. Il passato torna prepotentemente nella sua vita. Il castello di bugie che si è costruita per mantenersi lontana dalla sua famiglia sta per sgretolarsi. O quasi. La rosa in meno di 72 ore dovrà preparare una valigia scomoda che le darà problemi ma anche inaspettate sorprese. Riuscirà a riscattarsi e a gettare finalmente nel dimenticatoio tutte le dicerie che sono volate sul suo conto. Riuscirà a trovare il giusto riscatto. Quanto si è disposti a rischiare per amore ?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akasuna no Sasori, Ino Yamanaka, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha, Tsunade | Coppie: Sai/Ino, Sakura/Ino, Sasuke/Sakura
Note: Lime, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo XXVII

Capitolo XXVII




Sasuke non aveva voluto sentire ragioni.
A poco, quindi, erano servite le buone e comprensive parole di Naruto di farlo desistere e tornare indietro.
Una volta uscito da Villa Haruno, l’Uchiha si era immediatamente precipitato all’aeroporto con l’unica e sola intenzione di lasciare Suna e Sakura il più velocemente possibile.
Il suo era un biglietto di sola andata, d’addio.

Era davvero furioso con sé stesso, con quell’infame bastardo di Sasori e soprattutto con lei; con lei che non gli aveva dato nemmeno la possibilità di spiegarsi e farsi capire.
L’attore infatti non riusciva a concepire che la ragazza avesse realmente potuto credere alle calunnie e all’illazioni dell’Akasuna.
Certo i fatti non erano dalla sua parte ma credeva che Sakura, in quella settimana, l’avesse capito, che avesse compreso perfettamente quanto tenesse a lei e quanto l’amasse.

Non poteva più negarlo.

Amava ogni suo singolo difetto, quel sorriso spontaneo che le illuminava il viso ogni qualvolta la vita le regalava un magico ed inaspettato momento di felicità, quel goffo modo con cui era solita affrontare gli imprevisti della giornata e sopra ogni cosa amava perdutamente i suoi splendidi occhi di giada che avevano la forza ed il potere di farlo sentire a casa, di fargli battere il cuore.

Gli era entrata dentro la pelle, le ossa e l’anima come la più potente delle droghe ed ora era a dir poco impossibile pensare di riuscire a disintossicarsi.
Il dolce-amaro veleno si era profondamente propagato ovunque e non c’era più nulla da fare.
Era spacciato.

Come quattro anni prima, la vita l’aveva di nuovo portato sulla vetta più alta della montagna e l’aveva poi bruscamente buttato giù.
Si era fatto incastrare ancora una volta dai sentimenti, dalle calde emozioni ed adesso non gli restava altro che rigettare tutto sé stesso in quel triste e solitario copione che era ed era stata la sua vita prima di Sakura.

Sasuke aveva già imparato a rialzarsi dai brutti tiri mancini del destino. Avrebbe tenuto botta anche a questa recente perdita, a questa fresca delusione.


“Informiamo i gentili passeggeri diretti a Konoha dell’apertura delle porte d’imbarco. Grazie per l’attenzione e buon viaggio!”

All’udire di quelle parole meccaniche, l’Uchiha fece subito per alzarsi ma venne repentinamente fermato da Naruto che non l’aveva lasciato solo neanche un istante, nonostante il diverso volere dell’amico.

“Lo sai, non deve finire per forza così. Per la prima volta da quando ti conosco, ti ho visto finalmente vivere. Eri diverso con lei, Sasuke. Ti prego, cerca per una maledettissima volta di mettere da parte il tuo stupido orgoglio. A cercare gli altri si rischia di rimanere coinvolti. Ad esprimere i propri sentimenti si rischia di essere respinti. Ad amare si rischia di non essere corrisposti. Ma bisogna sapere correre dei rischi perché il rischio più grande nella vita è non rischiare nulla. Quelli come te che non rischiano nulla, non fanno nulla, sono nulla. E’ possibile che così facendo eviti di soffrire ma a quale prezzo?!”

“Naruto, non giudicarmi. Ho provato davvero, questa volta, ad essere diverso ma guarda cosa ho combinato. Lei mi ha respinto, mi ha cacciato fuori dalla sua casa e dalla sua vita. Tu e Sakura credete che io sia migliore di quello che sono realmente ma vi illudete. Io sono questo e niente e nessuno può cambiarmi.”

“Lei ti ha già trasformato ed è assurdo che tu voglia ancora continuare a negarlo. A volte sei veramente un’idiota. Ti aspetto al matrimonio di Ino. Buon viaggio, teme.”

“Ci vediamo a casa.”

Non l’aveva lasciato controbattere.
Sasuke aveva quindi girato i tacchi e si era finalmente avviato al gate d’imbarco.
Con ancora le parole dell’Uzumaki in testa, aveva poi presto occupato la sua poltrona.
Non vedeva l’ora di tornare a Konoha e di lasciarsi completamente alle spalle quella che sino a poche ore fa era stata senza dubbio la più bella esperienza della sua vita, il suo miglior lavoro.


“Mamma, dai ti prego! Leggimi anche questa storia. Solo questa e poi basta!”


Le giovani e fanciullesche lamentele arrivarono prepotenti e chiare alle orecchie dell’Uchiha, ridestandolo così dall’inutile ed assorta contemplazione del finestrino.

“Mi scusi” le fece costernata, mentre si accomodava vicino a lui, quella che doveva essere la mamma della piccola ed iperattiva creatura.

“Mirai, quante volte devo dirti di no? La mamma è veramente sfinita. Se fai la brava, ti prometto che a casa te ne leggo due ma adesso dormiamo e non diamo fastidio al signore.”

“Uffa però ! Questa era la mia preferita!”

“Se vuoi, appena decolliamo, te la leggo io” si intromise dolcemente l’attore, sorridendo alla bimba.

Il volto della bambina immediatamente si accese ed il suo buffo sorriso sdentato rispose a quello gentile del ragazzo.

“E’ carino da parte sua ma davvero non deve scomodarsi. E’ solo un capriccio” si premurò educatamente a precisare la dama.

“Si figuri, signora. Nessun problema.”

“Hai visto mamma? Non gli diamo fastidio!”

“Allora grazie mille. Siamo venute a trovare i nonni ed è stata una settimana lunghissima. Diventa sempre più difficile stare da sola al passo di questo terremoto” gli disse, facendo nel mentre il solletico alla figlia. “Comunque piacere, Kurenai.” si presentò poi.

“Sasuke, piacere mio.”


Come promesso, nel preciso istante in cui l’aereo si alzò da terra, l’Uchiha prese gentilmente dalle mani della piccola Mirai il libro di racconti e cominciò a leggerle “La Bella e la Bestia”.

Credeva, in questo modo, di distrarsi, di staccare la spina, di non pensare a niente e di accantonare di conseguenza l’immagine e la presenza ingombrante di Sakura dalla sua mente e dal suo cuore ma si sbagliava. Aveva, di nuovo, toppato clamorosamente.

Ogni frase, ogni maledetta riga di quella fiaba le ricordava lei e per questo, in modo autolesionistico, continuò a leggerla anche quando la bambina, dopo le prime quindici pagine, cadde delicatamente fra le braccia di Morfeo.

In quella assurda ed improvvisata favola che era stata la loro settimana a Suna, lui aveva senz’altro interpretato il ruolo della bestia e proprio come questo anche l’Uchiha era cambiato grazie alla sua bella.
Le parole di Naruto tornarono ad insediarsi nella sua testa e cominciarono ad avere sempre più un senso.

Sakura, infatti, nonostante l’avesse conosciuto come un mostro cinico ed arido di sentimenti, aveva avuto lo stesso la forza ed il coraggio di conoscerlo.
Per salvare suo padre, la sua famiglia aveva deciso così di affidare la sua vita ed il suo futuro nelle mani di uno sconosciuto, di una bestia e di vedere oltre l’apparenza, arrivando persino a fidarsi completamente di lui.

Così facendo, con il suo ingenuo e spontaneo modo di fare la ragazza l’aveva scaldato, umanizzato e fatto sentire di nuovo parte di qualcosa di pulsante.

A Sasuke non era rimasto altro che innamorarsene perdutamente.

Per la prima volta, da quando aveva abbandonato Villa Haruno, l’attore si fermò a riflettere che il lasciarla andare fosse stato davvero necessario poiché questa decisione era stata il suo primo vero rischio corso dopo anni di imperturbabilità.

L’Haruno gli aveva per l’appunto insegnato quanto fosse bello e allo stesso tempo sofferente vivere per chi si ama e quanto fosse alto e costoso il prezzo dell’amore.
Tutto quel dolore che ora sentiva doveva esser quindi per forza vita.

Quando aveva deciso di rivolgersi a Madara, Sasuke sapeva perfettamente che lei non avrebbe mai potuto approvare la sua scelta ma ciò nonostante aveva agito ugualmente poiché il saperla libera e felice era meglio dello stare insieme, vedendola però triste ed incompleta.

Ora l’Uchiha doveva lasciarle il tempo di metabolizzare, di farle comprendere che la sua era stata una scelta d’amore, facendole finalmente compiere da sola il cambiamento di maturazione finale che l’avrebbe trasformata per sempre.
Sakura doveva dunque capire se nel lieto fine che aveva sempre sognato e che a malincuore lui le aveva regalato,  ci fosse ancora spazio per la loro storia.

Il tempo delle comparse, delle meteore era finito.

Sasuke Uchiha non voleva più essere l’alternativa al nulla, al vuoto e alla tristezza.
Aveva passato tutta la sua vita a cercare di star bene da solo ma da quando l’aveva incontrata in ogni parola pronunciata, in ogni sciocca fiaba, alla fine di ogni discorso c’era sempre e solo lei.
Grazie a quella ragazza, aveva finalmente imparato ad amarsi e voleva per questo essere ogni giorno migliore.

Era giunto il momento di togliersi ogni armatura, ogni protezione e di mostrarsi vulnerabile, anche a rischio di morire come la bestia.

La sua rinascita passava da quell’addio.


Quando l’aereo atterrò, dopo aver salutato grato e riconoscente quella bambina che con un sol libro di favole era riuscita ad aprirgli gli occhi, l’Uchiha non voleva più tornare a casa.
Aveva un posto chiaro e preciso nella sua mente e nessuno l’avrebbe fermato od ostacolato.

In questa sua ritrovata e rigenerata esistenza, non poteva quindi più rinunciare al rapporto, al legame con suo fratello.
Le macerie del suo passato sarebbero state dunque riutilizzate per sollevare, creare nuovi ponti.

Il loro orgoglio aveva lasciato troppo non detto alle spalle ed ora era il momento d’esporsi, rischiare, mettersi in gioco e di chiarirsi una volta per tutte, prima che fosse davvero troppo tardi.
Solo liberandosi dei suoi demoni, sarebbe stato poi capace di ricrearsi una nuova vita, di darsi una nuova possibilità con Sakura.
Voleva esser degno di poterle stare accanto.
Questa era la sua redenzione.

“Taxi!” chiamò a gran voce. “Ospedale di Konoha, grazie.”





x x x







Quella povera infermiera non gli aveva fatto nulla di male.
Era solo, decisamente, la persona sbagliata, al momento sbagliato.

“NON ME NE FREGA UN CAZZO SE L’ORARIO DELLE VISITE SI E’ CONCLUSO DA TEMPO! HO BISOGNO DI VEDERE MIO FRATELLO E NON ME NE ANDRO’ FINCHE’ NON L’AVRO’ VISTO!” gli urlò imperterrito in faccia.

“Dovete andarvene. Sii calmi, per favore. Non costringetemi a chiamare la vigilanza” gli rispose l’inserviente a tono, cercando di mantenere il controllo della delicata situazione.

“La chiami pure perché non me ne andrò!” le fece spavaldo.

“Cosa diamine sta succedendo qui?” tuonò severa Tsunade, sopraggiunta di corsa dopo l’ascolto delle prime urla. “E’ inammissibile un comportamento del genere nel mio ospedale!”continuò.

Gli occhi austeri e nocciola della Senju si scontrarono così con quelli pece dell’Uchiha ed il silenzio e la sorpresa calarono istantaneamente.

“Mi scusi, Signorina. Stavo cercando di mandarlo via. Chiamo immediatamente la sicurezza” li riscosse la ragazza.

“Grazie, Natsumi. Del ragazzo me ne occupo io. Seguimi, Sasuke.”

Non appena la distanza dalla hall ospedaliera si fece maggiore, la caposala immediatamente fronteggiò l’attore.
Aveva milioni di domande da fargli, molte preoccupazioni e non l’avrebbe lasciato andar via finché non si fosse ritenuta soddisfatta delle sue risposte.

“Cosa cazzo ci fai a quest’ora tarda della notte qui in ospedale e per quale oscuro motivo non sei a Suna con Sakura? Il matrimonio della sorella è fra meno di due giorni e so perfettamente che lei ti assunto per l’intera settimana” andò subito dritta al nocciolo della questione la donna.

“Il mio lavoro è finito prima. Sakura non ha più bisogno di me ed ha di nuovo tutto quello che si merita”

“Non credere di cavartela così, ragazzino. Non puoi venire qui, urlare ai miei dipendenti, fare il bello e cattivo tempo, pretendere che le norme di questo ospedale cambino a tuo piacimento e pensare di svignartela con queste due frasette striminzite. Voglio tutta la verità e la voglio ora!”

Tsunade doveva assolutamente sapere se la sua ragazza stesse bene.
Non voleva davvero averla cacciata con quella sua scommessa in guai ancor più grossi di quelli che già aveva.

“Come le ho già detto,” fece più serio e severo, ”Sakura ha finalmente ritrovato la sua famiglia. Non ha più motivo di mentirgli e quindi non c’è più ragione che io sia lì con lei.”

“Ti ha mandato via lei o te ne sei andato da solo?” chiese curiosa ed al contempo preoccupata.

“Le assicuro Signorina Tsunade che in questo momento, sulla faccia della terra, non esiste una persona che voglia vedere meno di me.”

“Cosa diamine le hai fatto? Se le hai fatto del male io…io giuro…”

Non le permise di continuare. Aveva ascoltato troppo.

“Non potrei farle del male neanche se volessi. L’ho dovuta lasciare andare perché me ne sono completamente innamorato. Ora, ha tutto quello che ha sempre voluto, Sasori non è più un problema e la sua famiglia ha finalmente capito che ragazza incredibile sia. Se vorrà mai riparlarmi, rivedermi, sa perfettamente dove trovarmi. Io non ho alcuna intenzione di dimenticarla ma non sono disposto più a recitare.”

Sasuke era davvero cambiato.
A Tsunade sembrava di star parlando con una persona del tutto nuova, sconosciuta.
Non aveva mai sentito nelle sue composte parole tutto quel trasporto, quel calore, quelle sfumature ed inclinazioni della voce.

Decise così di non indagare più e di scusarsi con lui per i bruschi modi avuti e soprattutto per aver giocato con i suoi sentimenti, con la sua vita.
Credeva di non creare vittime.
Aveva agito in buona fede ma poteva chiaramente vedere le sue ferite sanguinare.

“Immagino, tu voglia vedere tuo fratello …” gli parlò già più pacata.

“Sì, ha ragione. So perfettamente che avete un orario preciso per le visite ma la prego vorrei davvero vederlo. A Suna sono riuscito a caro prezzo a far riconciliare una famiglia, vorrei poter fare lo stesso con la mia.”

Quelle parole le scaldarono il cuore.
Era da quando aveva preso in cura il maggiore degli Uchiha che la Senju attendeva che i due fratelli si confrontassero sinceramente.
Con i suoi modi di fare, Sakura era riuscita ad annientare le fredde ed invalicabili barriere di Sasuke e Tsunade non avrebbe mai permesso a degli stupidi orari di ricevimento di spezzare quell’incantesimo.

“Tuo fratello sarà felicissimo di sentirti parlare in questo modo ma prima che ti lasci andare c’è una cosa che devi sapere, che voglio dirti. Io ed Itachi, in quest’anni, siamo diventati molto amici e siamo soliti scommettere su ogni piccola cosa che ci viene in mente per divertirci un po‘. Quando Sakura mi ha raccontato disperata quello che l’affliggeva, io ho subito pensato a te. Ho creduto di poter unire l’utile al dilettevole e così ho scommesso segretamente con tuo fratello su di voi. Credevo che lei potesse essere infatti l’unica in grado di scaldarti il cuore. Solamente lei avrebbe potuto farti ritornare ad essere il Sasuke che Itachi credeva di aver ucciso con la morte dei tuoi. Abbiamo scommesso sull’esito del suo trapianto oculare e se da un lato questo tua visibile trasformazione non può che farmi felice, dall’altra devo chiederti scusa perché non avrei mai voluto causarti questo dolore. Non pensavo ti potessi innamorare così disperatamente di lei.”

“Sono contento che abbiate scommesso su di me. Probabilmente se l’avessi saputo prima avrei distrutto senz’altro questo ospedale e tagliato orgogliosamente qualsiasi rapporto con lui ma ad oggi Sakura resta la cosa più bella che mi sia capitata e non vi ringrazierò mai abbastanza per avermela fatta conoscere.” disse sicuro.

“Vai da lui. Non c’è bisogno che ti accompagni. Sai benissimo dov’è.”

“Grazie” rispose, prima di cominciare a correre.


Dopo ogni scalino, le gambe di Sasuke si facevano più pesanti ma non gli importava, non aveva alcuna intenzione di fermarsi.
Non si era mai sentito più vivo di così.

Non poteva più accettare di restare imprigionato nella finzione.
Doveva rischiare proprio come gli aveva detto Naruto ed insegnato Sakura.

Del resto, aveva finalmente compreso che la distruzione fosse l’unica via possibile per la trasformazione.

Bussò forte alla porta e poi entrò nella stanza di suo fratello.
Quando lo vide, non volle trattenere le lacrime e le lasciò scorrere libere e silenziose lungo le guance.
Non riusciva a trovare le parole che aveva trattenuto per troppo tempo.

“S-sasuke? Sei tu?” domandò dubbioso Itachi. Aveva imparato con gli anni a sviluppare gli altri suoi sensi.

“Sì, sono io, fratellone” fece con la voce rotta. Non gli importava di farsi sentire fragile.

“Sasuke, cosa ti succede? Aspetta… ma come sei entrato?! L’orario delle visite è finito da tempo e tu non dovresti essere neppure qui a Konoha. Ti prego rispondimi perché mi sto seriamente preoccupando.”

Sentendo le flebili parole del fratello, Itachi si era immediatamente spaventato.
Anche adesso che si sentiva così inerme e colpevole su quel letto, non poteva resistere all’istinto primordiale di difenderlo e saperlo felice.

“Quel lavoro che mi hai procurato è stato il più importante della mia vita ma purtroppo è finito prima del previsto” parlò, lasciando trasparire tutta l’amarezza. “Tsunade mi ha raccontato tutto, anche della scommessa e mi ha lasciato entrare. Tranquillo non sono venuto qui con il piede di guerra. Quando la settimana scorsa mi hai chiamato, ho pensato mi avessi cacciato in un’enorme e noiosa seccatura invece devo e voglio ringraziarti. Grazie a Sakura, in questi giorni, ho capito molte cose e non posso più aspettare. Devo lottare e rischiare per ciò che voglio. Itachi, io non posso più vivere da solo. Sono stufo di dirti che va tutto bene quando invece non è mai andato bene niente. Non voglio più vederti appassire su questo maledetto letto. Rivoglio mio fratello nella mia vita perché cazzo non è colpa tua se quella maledetta gomma ha deciso di esplodere. Non l’ho mai pensato e mai lo penserò. In questi anni abbiamo sbagliato entrambi. L’orgoglio ci ha corroso l’anima ma possiamo riniziare insieme. Abbiamo ancora una vita davanti e mamma e papà non vorrebbero che la sprecassimo in questo modo. Ti voglio bene Itachi e te ne vorrò per sempre a prescindere dalla scommessa e da ciò che deciderai di fare con l’intervento. Ti prego però torna a casa con me.”

Sotto le bende del maggiore degli Uchiha cominciarono a scendere delle lacrime amare.
Quello sfogo sincero e di pancia del fratello gli arrivò forte allo stomaco e dritto al cuore.
Avevano entrambi cercato di escludere l’altro dalle pene e sofferenze che provavano ma avevano finito così per soffrire il doppio.

“Perdonami, Sasuke. Credevo di proteggerti ed invece ti ho fatto solo del male. Pensavo di poterti rendere felice, che senza di me saresti stato meglio ma guarda cosa siamo diventati. Non sono neanche mai riuscito a dirti la verità su cosa provavo. Io ti amo e qualsiasi cosa farai da qui in avanti la faremo insieme. Non sei più solo. Farò quel trapianto di cornea e non perché Tsunade, grazie al cielo, ha vinto la scommessa ma perché non ho più intenzione di restare ai margini della tua vita. Voglio vivere. Sei la mia famiglia, fratellino.”

Si abbracciarono ed altre parole non furono più necessarie.
Mentre abbracciava le forti braccia del fratello, Itachi si rese conto di quanto desiderasse tornare alla vita, rinnovarsi, lasciarsi la morte alle spalle ed emergere vivo e più forte dal confronto con i demoni che sino ad allora gli avevano impedito di vivere.
Perché voleva bene a suo fratello, gliene aveva sempre voluto.

Sentendosi finalmente in pace con sé stesso, Sasuke prese un respiro profondo e si asciugò le lacrime.

“E adesso con lei che hai intenzione di fare?”

“Niente. Sfortunatamente non c’è più niente che io possa fare.”

“Sei davvero sicuro di volerla lasciare andare così?”

“Devo. La mia è una decisione dettata dal cuore.”

“Se mai ci sarà qualcosa che non va, se mai soffrirai per lei, promettimi però di dirmelo, di confidarti con me…”

“Non ci saranno più segreti fra di noi, Itachi. Siamo rinati. Te lo prometto.”


Si abbracciarono di nuovo.

Non erano mai stati più sinceri e spontanei di così.
Le loro anime si erano ritrovate ed incastrate alla perfezione.

Erano una sola cosa, una nuova vita. 
   
 
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