Anime & Manga > Inuyasha
Segui la storia  |       
Autore: bimbarossa    26/10/2016    6 recensioni
Istantanee di un'esistenza, quella di Rin, viste, e vissute, dal suo Sesshomaru-sama nel corso degli anni e di una vita intera passata insieme. (raccolta inserita nella serie "Inuyasha- Beyond The Final Act")
Capitolo Primo: Sesshomaru si innamora (ambientato dopo "Nel Domani")
Capitolo Secondo: desideri inesauditi
Capitolo Terzo: sorrisi tra le margherite (ambientato tra Capitolo 1 e Capitolo 2 di La Guerra dei Cani)
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Rin, Sesshoumaru | Coppie: Rin/Sesshoumaru
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
- Questa storia fa parte della serie 'Inuyasha-Beyond The Final Act'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Anno Quinto dalla sconfitta di Naraku

 

 

“Sesshōmaru-sama, è bellissimo!”

E davvero, il kimono bianco decorato con campanule rosse le stava divinamente.

Lo stomaco del demone si contorse e fece un improvviso balzo, una capriola all'indietro alla stregua di un guerriero che para un colpo in aria, per poi tornare a toccare il suolo come se niente fosse successo.

Cosa è stato?

“Grazie mille, Sesshōmaru-sama. Le campanule ricordano il mio nome. Il fatto che ve ne siate ricordato mi fa oltremodo piacere.”

Rin alzò il viso sorridente verso l'adorato yōkai, e di nuovo Sesshōmaru fu colpito da una specie di sussulto, una frana interiore che non si poteva fermare, come se la sua anima stesse slittando dal luogo in cui era riposta- chissà poi dove sta un'anima?!- si propagasse per l'intero suo corpo dilagando senza limiti, ed uscisse poi con un carico di sogni e progetti, paure e speranze, le sue, di Sesshōmaru medesimo, per entrare all'interno delle iridi di Rin depositandovi, dentro di lei, quel regalo così prezioso.

E' così che ci si sente quando ci si sta innamorando?

La domanda se la ritrovò nel cervello senza capire bene da dove fosse venuta, e la cosa lo inorridì parecchio, tuttavia sentiva che era ciò che era appena successo.

Non sono mai stato preda di un simile sentimento prima.

Che diamine di sensazione strana!

Mi sembra di non essere più padrone del mio cuore, che sta battendo ad un ritmo tutto suo. Un ritmo scandito dalla voce, dagli occhi e dall'odore di questa ragazzina umana.

Quest'ultimo, il suo odore, era la cosa che più lo stava sconcertando negli ultimi tempi. Poteva essersi abituato alla sua nuova altezza, poteva essersi abituato al suo nuovo modo di parlare adulto, poteva essersi persino abituato, anzi ne era inspiegabilmente intimorito -sensazione sgradevolissima il timore, lui che non lo aveva mai provato-, ai suoi nuovi seni più gonfi che tendevano la stoffa del vestito.

Ma l'odore!oh quell'odore di muschio e di fragole lo rendevano stranito e a profondo disagio, per la prima volta, quando si disponeva nei suoi confronti, come se non ci fosse più corrispondenza tra il modo in cui i suoi sensi percepivano la ragazzina e il modo invece in cui lui la vedeva -ancora?!-, ovvero una bambinetta di sette anni.

“Questa è la mia amica Kurashi-chan. E' la figlia di Rikichi-san, il capovillaggio. Oh Sesshōmaru-sama, sapeste come sono contenta di avervi qui, oggi.” Rin fece una specie di volteggio su sé stessa, per poi piroettare attorno alla ragazzina chiamata Kurashi ed in seguito anche attorno a Jaken.

Sesshōmaru dal canto suo, diede a malapena un'occhiata alla brunetta dalla pelle leggermente scura che vantava un'amicizia con Rin, concentrato com'era proprio su quest'ultima.

Com'era cresciuta in così poco tempo?! Da quanto non le faceva visita? Una, due settimane?

Ultimamente veniva da lei sempre più spesso, spinto da una specie di frenesia di sapere se stava bene, che cosa faceva nelle sue giornate; spinto da un desiderio quasi assurdo e puerile, nato di fresco, di sapere, e di farsi rassicurare, che pensava a lui qualche volta- desiderio assurdo tra l'altro: pretendeva davvero che Rin, vivace ragazzina di tredici anni appena compiuti e con un intero mondo -umano- da esplorare, pensasse tanto intensamente a lui come lui pensava tanto intensamente a lei?

Si era fatta degli amici, Rin, e al villaggio viveva bene e veniva istruita, il mondo le si era spalancato davanti. Lui, invece, aveva solo lei a cui pensare, nessun'altra che lei.

In quegli anni aveva ingaggiato scaramucce con demoni di bassa lega che non avevano richiesto neppure l'utilizzo di Bakusaiga; questo perché per quanto la voglia di incrementare il proprio potere e la propria forza non si fosse estinto, tuttavia esitava ad allontanarsi dalla pianura di Musashino, quindi niente ricerca di demoni alla sua portata per ora. Rin, e quel quasi irritante bisogno di vederla a distanza di poche giornate, venivano prima.

Ma a dispetto di tutto, adesso non era lei il problema. Il problema era lui, Sesshōmaru, e quello che gli stava accadendo al momento, lì, su due piedi.

Il fatto che si sentisse come se il cuore si fosse dilatato dentro il suo corpo offuscando e prendendo possesso di tutto il resto- per il grande Inugami, percepiva quel battito impazzito perfino nelle gambe, nei piedi, o nelle punte degli artigli delle mani, per non parlare della mokomoko che pareva pulsare forsennata- tutto questo era la prova evidente che una linea, quella linea, era stata appena valicata, la linea che separava il suo affetto disinteressato per l'umana da un interesse affettuoso che andava oltre, oltre ogni misura da lui fin ora esplorata nei legami, pochi a dire il vero, che aveva avuto con le altre creature che popolavano questo mondo.

Intanto le due ragazzine si erano dirette verso un canale con l'acqua che arrivava alle caviglie, per poi cominciare a sgambettare e ridere di gusto mentre si spruzzavano a vicenda.

Percepisco il mio petto lacerarsi, ma non per una ferita, semmai per sanare qualcosa che solo uscendo da me per andare verso Rin può guarire dopo secoli e secoli di totale solitudine.

Devo allontanarmi da te, ragazzina. Devo prendere le distanze e confrontarmi con la mia anima che ha il desiderio di chiamarti con parole tutte nuove. Amore mio. Mia amata. Parole di demone o di uomo, a questo punto non lo so più.

Può uno come me nutrire tale affetto e donarsi ad un altro essere, così, senza una sorta di resistenza interiore, come ho appena fatto quando ti ho vista con quel vestito addosso e ridere felice per le mie attenzioni?

Sesshōmaru avrebbe voluto muoversi, dare corpo a quei propositi che gli intimavano di allontanarsi da lei almeno per raccogliere le idee sul nuovo sviluppo delle circostanze contingenti, tuttavia non riusciva a far muovere un solo, dannato, muscolo.

 

Jaken lo guardava intimorito. Il padrone sembrava non arrabbiato, ma agitato, mandando vibrazioni che il suo valletto non era abituato a sentire da quel yōkai.

Sesshōmaru era la sicurezza fatta demone. Da lui emanava incessantemente quella granitica ed incrollabile padronanza di ogni cosa che lo riguardasse, che fosse la sua aura demoniaca, o persino il suo passato rancore verso il fratellastro, o niente di meno che la brama di ottenere Tessaiga.

Anche in quel frangente, nel pieno di quella ossessione durata per secoli, il daiyōkai era stato comunque in grado di dominarsi, di controllarsi, più o meno. Adesso invece, quegli occhi di quell'oro così impressionante erano inquieti, parevano aver trovato e perso qualcosa nella medesima istanza.

Inoltre il kappa non era stato l'unico ad assistere a quella sconcertante scena che da fuori, vista da qualcuno che niente sapeva di Sesshōmaru e dello spietato controllo che egli esercitava tanto su sé stesso ogni momento di ogni singolo giorno, o che niente sapeva del suo rapporto con quella fanciulla umana, poteva sembrare un quadretto sereno e privo di increspature.

Sesshōmaru, hai appena reso il mio compito di crescere questa ragazzina un po' più difficile.

Kaede sospirò pesantemente. Ogni anno si sentiva nondimeno più stanca, alzarsi dal letto era diventato più faticoso, e molti degli esorcismi o di cure apportate ai malati ultimamente ricadevano sempre di più su Kagome. Ed ora questo.

Qui, sotto i miei occhi che non vedono più tanto bene le cose materiali ma quelle dell'anima ancora si, tu le hai appena messo tra le mani una cosa sacra, la più sacra di tutte. Le hai donato il tuo cuore di demone, la tua anima finora intoccabile. E ne sei anche consapevole, cosa che ti ha sconvolto. E come darti torto? Turberebbe anche l'animo del più avvezzo a queste cose, e tu non lo sei di certo, avvezzo ad un tale evento.

La miko si sentì tremare dentro.

Come farò a far capire a quella ragazzina che cosa ha or ora avuto da te? Come farò ad insegnarle ad averne cura, a trattarlo con rispetto, con delicatezza, sia che lo accetti, sia nella sciagurata ipotesi che si trovi costretta a rifiutarlo?

“Così Sesshōmaru ha fatto il primo passo, eh?” Kagome la raggiunse con il piccolo Kanaya attaccato all'hakama rossa. Il bambino aveva appena imparato a camminare, pur tuttavia lo faceva in modo un poco malfermo e curiosamente tenero.

“Già. Quello che si è fatto oggi non si può più disfare. Sesshōmaru ha deciso, o meglio ha compreso ciò che prova per Rin, e che indirizzo dare a questi suoi sentimenti per lei. Non credo nevvero che la desideri fisicamente, è solo una ragazzina d'altronde, ma quella cosa che ti fa battere il cuore, quel senso di meraviglia nello scoprire che il proprio animo si è allargato per accogliere un'altra persona dentro di sé, quello si. “La vecchia miko sospirò piano, come per non disturbarli. “Se ne sta innamorando, sai? Sesshōmaru intendo.” Kagome annuì pensierosa, poi Kaede continuò: “ Non credo però che sappia a che cosa andrà incontro nei prossimi anni. In virtù della scelta appena presa, ci saranno delle conseguenze. Penso che tu Kagome, o chi sai, “la voce di Kaede si abbassò e lo sguardo si diresse verso un certo han'yō vestito di rosso che, poco lontano, litigava con Shippō per una questione di spiedini alla brace, “dovreste parlargli. Deve essere preparato, o rischierà grosso.”

 

“Vieni, Rin. Devo parlarti. “

La ragazzina seguì obbediente il suo Sesshōmaru-sama. Era stata contentissima della sua venuta, del fatto che si fosse ricordato il suo compleanno, e quel kimono,poi! Era bellissimo, morbido e profumato, sapeva di lui, del suo odore, forse perché era dentro la sua armatura da un po', a contatto con il suo torace.

Rin si sentì arrossire. Che strano! Mai prima di allora si era sentita così accaldata pensando a Sesshōmaru-sama, al fatto che lui le facesse sempre dei regali pregiati e di fattura costosissima, al fatto che usasse sempre quel tono così gentile solo ed esclusivamente con lei, al modo in cui la guardava ultimamente, come se le volesse rivelare un segreto. Un segreto bellissimo e terribile.

Intanto l'inu-yōkai si era seduto accostato ad un albero, le gambe leggermente piegate e i gomiti appoggiati su di esse.

Siamo finiti proprio qui. Sotto il Goshinboku.

Rin si accodò tranquilla, accomodandosi accanto a lui che guardava l'orizzonte come se improvvisamente si fosse dimenticato della sua presenza.

“Ti piace la vita al villaggio?”le chiese invece di botto.

“Si certo.” Non seppe che altro rispondere, Rin. Si, le piaceva stare a Musashi, ma ogni giorno lontana da lui era un qualcosa che Rin riteneva alla stregua di un esilio, o di una tremenda prova di forza. Ma questo non glielo avrebbe mai potuto dire, a Sesshōmaru-sama. L'avrebbe considerata una debole, o un'ingrata.

“Nessuno ti fa del male, vero? O altri problemi di sorta?”

La ragazzina negò titubante con il capo. Dove voleva arrivare Sesshōmaru-sama con quelle domande?

“Vedo che ti sei cucita una sopraveste con la stoffa di O-Yutori che ti ho dato anni fa.”Rin si guardò la specie di casacca blu scuro, ampia e dotata di cappuccio dalle maniche larghe bordate di fili rossi che portava da quel giorno del tifone. Sotto invece spiccava il nuovissimo kimono bianco con le campanule color granato.

Sesshōmaru alzò il viso verso il cielo azzurro dove nemmeno una nube lo bucava. Una colata unica di color acquamarina, la sfumatura della giovinezza.

“Quando avrai un problema, o sarai ansiosa, o triste, o per qualsiasi altro motivo...sentiti libera di chiamarmi. Io verrò da te immediatamente.”

Rin quasi sobbalzò, e abbassò gli occhi. Perché si sentiva il cuore battere impazzito nel petto? Kami del cielo, sembrava voler schizzare via.

Il tono del demone era calmo ma non piatto, leggero ma privo di leggerezza.

Quelle parole parevano...parevano un giuramento, una promessa.

“E se fossimo lontani,” puntò l'oro delle iridi nelle sue e Rin sentì quasi un senso di vertigine, come se il suo senno stesse vacillando, “se tu chiamerai il mio nome io volerò da te senza indugio. Se non puoi farlo Rin, se non puoi parlare, basta che fischi e correrò da te. E se non puoi fare neanche quello, allora sussurra il mio nome tra le tue dita.” Neanche a dirlo avvicinò la sua mano artigliata a quella della ragazzina umana. Non la toccò, eppure a Rin sembrò quasi di sentirla sulla sua, calda, misteriosa, avvolgente.

“Le distanze non sono un problema.” Tornò di nuovo a guardare il cielo, Sesshōmaru. Sembrava quasi...quasi diverso. I tratti erano inalterati, certo, ma quegli occhi non mentivano. Non potevano mentire a lei, non potevano mentire sotto quell'albero.

Un misto di imbarazzo, fierezza, incertezza e orgoglio sincero. Ecco che cosa vi leggeva.

Apri bene le orecchie Rin, perché quello che ti dirà plasmerà il tuo futuro, il vostro futuro negli anni a venire, questo le venne in mente in quel momento, anche se mai, mai si sarebbe aspettata quel tono, quell'impeto, quella spontanea e aperta dichiarazione.

“I nostri cuori sono legati insieme. Con la fiducia che proviamo l'uno per l'altra non c'è niente di cui aver paura. Avere semplicemente tale sentimento dentro di me è abbastanza per sentire il tuo cuore. Questo perché...” Si bloccò Sesshōmaru-sama. La osservò di sottecchi velocemente, nello stesso modo in cui l'aveva guardata tanti anni prima quando gli aveva chiesto se si fosse dimenticato di lei dopo la sua morte. Uno sguardo da sotto in su, uno sguardo che voleva dire tante cose eppure sufficiente a dire tutto. Per ora dovrò accontentarmi di questo, pensarono all'unisono.

“Meglio lasciare le cose come stanno.” Non sarebbe andato oltre, e lei se lo fece bastare. “Abbiamo molto tempo davanti a noi. Fino ad allora...prenditi cura di te stessa, va bene?”

Rin tremava come una foglia e non sapeva bene il perché, eppure annuì piano, in silenzio. Una dolce brezza scompigliava le fronde del dio-albero e i loro capelli, mentre quel puro cielo d'estate li avvolgeva abbracciandoli.

 

InuYasha sbuffava come in nessun caso era accaduto in duecento e passa anni.

Mai, mai gli era capitato di fare una cosa simile. Kagome l'avrebbe pagata cara, carissima, quella iniziativa che rischiava di farglici lasciare le penne.

Imbracciò Tessaiga e se la mise sulla spalla destra, tanto per darsi un tono e per avere l'arma a disposizione. Sesshōmaru di sicuro lo avrebbe ucciso.

 

Lo trovò a naso, mentre stava uscendo dal villaggio con Jaken che lo seguiva come quel leccapiedi che era.

“Sesshōmaru, fermati un po'!”

Il fratello che aveva già sentito la sua presenza si voltò di tre quarti e lo fulminò di sbieco. Manco si diede la pena di rispondere, eppure si era fermato.

“Tu piccoletto,” si rivolse proprio al kappa che parve farsi minuscolo al tono del mezzodemone e alla sua occhiataccia, “vedi di smammare. Io e Sesshōmaru dobbiamo fare una bella chiacchierata.”

Jaken non si mosse per diversi secondi, non prima di un impercettibile segno che solo lui parve comprendere, e che il demone bianco gli scoccò di rimando.

“Ti metti a dare ordini ai miei servi ora?” Non pareva seccato, solo annoiato. Ma InuYasha non si fece incantare. Quella punta di curiosità non se le era immaginata.

“Figurati! Non me ne frega niente del tuo valletto, ma quello che ti devo riferire non vuole orecchie indiscrete. E sappiamo tutti quanto sia indiscreto Jaken.”

“La stai facendo lunga InuYasha, e non è da te. Quindi arguisco che questa cosa così misteriosa non sia affatto piacevole a sentirsi.” Ora era quasi divertito, il suo fratellino. Maledetto Sesshōmaru, goditela adesso, perché quel sorrisetto te lo leverò subito!

“Non è piacevole neanche a dirsi. Però puoi dare la colpa a Kagome e alla vecchia. Io sono solo il messaggero.”

Vide Sesshōmaru accigliarsi. Se c'entravano loro due allora il soggetto in discussione poteva essere solo Rin.

“Parla.” Tono lapidario, cupo, da vero dannato qual'era. Un dannato che si era appena riscoperto innamorato di una tredicenne umana.

“Ecco...come iniziare?” InuYasha avvampò pensando al discorso che doveva propinare a quell'individuo che era Sesshōmaru, e si rese conto che davvero stava rischiando la vita.

Kagome, preparati a rimanere prematuramente vedova. Spero che il senso di colpa ti tormenti per anni!

“Rin sanguinerà molto presto.” Sbottò di punto in bianco.

Alla faccia che voleva prendere la questione alla larga questa volta! La sua tendenza ad andare al succo della situazione non si smentiva.

Vide suo fratello sbiancare, o provarci almeno, dato che più nivea di così la sua pelle perfetta non poteva diventare.

In meno di un millisecondo fu davanti all'han'yō che arretrò spaventato da quella mossa fulminea.

“Che stai vaneggiando, mezzodemone? L'ho appena lasciata in ottima salute nelle vostre mani. Cos'è, mi stai minacciando o cosa? Ti avverto InuYasha,” mise le mani su Bakusaiga, stordito e lucido come non mai, e con la voglia di uccidere colui che gli stava davanti dopo anni che questa voglia se l'era fatta passare, “non esiterò ad usarla. Aspetta.”

Negli occhi di InuYasha vi lesse qualcosa che lo fece desistere dal portare avanti quelle argomentazioni così assurde. No, suo fratello non avrebbe mai torto un capello a Rin, quindi ci doveva essere dell'altro, qualcosa che non gli sarebbe piaciuto per niente. D'altronde era stato avvertito.

“Dimmi che non è malata, ti prego...” Non aveva mai e poi mai pregato nessuno in trecento e dieci anni di vita, nemmeno suo padre quando sapeva benissimo che non sarebbe tornato quella sera di eclissi di luna.

“No, non devi minimamente preoccuparti della sua salute,”si affrettò a rassicurarlo, perché la faccia di Sesshōmaru lo aveva atterrito.

In quei tratti di solito così impassibili vi aveva letto una tale paura, una tale angoscia che si era sentito tremare i polsi.

“Allora di cosa stai sproloquiando? Parla, mezzodemone.” Ora era arrabbiato, di brutto.

InuYasha si trovò a fare una cosa per lui inusuale. Pensare alle parole da usare prima di sputarle fuori dalla bocca.

“Diciamo così, le femmine umane, quando diventano dell'età di Rin ecco...diventano fertili. Ogni mese, se non sono gravide, sanguinano da...da...”-Kagome, dannata, perché adesso mi vengono in mente immagini di te nuda mentre ci accoppiamo?!- “il posto, sai... quello da dove nascono i bambini.”

InuYasha era così imbarazzato che voleva sprofondare sottoterra. E vedendo gli occhi del fratello fu quasi certo che sarebbe stato lui a spedircelo.

Sesshōmaru lo inchiodò al suolo con uno sguardo che non prometteva niente di buono. “E mi spieghi perché questo bizzarro fenomeno dovrebbe interessarmi?”

“Per tutti i kami idiota che non sei altro! Almeno fammi finire!”

“C'è ancora dell'altro che deve uscire dalla tua sciocca bocca?”

“Bah diciamo. Le femmine umane la prima...la prima volta che...che si accoppiano...”era inutile, proprio non gli riusciva. Quello era un argomento che non si poteva toccare così impunemente, se poi dovevi farlo con tuo fratello, il glaciale Principe dei Demoni, si può ben capire come InuYasha si sentisse tremolare le gambe.

“Tu, mezzodemone, dove vuoi andare a parare con questi discorsi?”

Gli occhi del fratello mandavano bagliori di fuoco dorato.

“Sto dicendo solo che sono una razza fragile, il loro corpo non è come quello dei demoni, e bisogna essere delicati.”

Il fratello gli stava davanti pensando che fosse un emerito idiota.

Oppure no? Che avesse mangiato la foglia?

Sesshōmaru in effetti lo adocchiò come se avesse capito e non capito. O meglio il messaggio gli era arrivato ma non lo avrebbe mai ammesso, né a se stesso né ad anima viva.

E anche InuYasha capì.

Non posso dirgli altro. Se lo facessi, se fossi più esplicito, rovinerei tutto. E' dannatamente troppo orgoglioso, inoltre non sa un accidenti dell'anatomia di una ragazza umana. Se gli spiegassi cose come la verginità o il ciclo mensile- ed pensandoci anche InuYasha rabbrividì -si allontanerebbe da Rin per sempre. Con un alzata di spalle sbuffò: “ Ah come non detto! Lascia perdere. A vederci presto.” Si volse con finta baldanza. Che si arrangino da soli. Io non mi immischio più di così.

 

Lo yōkai bianco sentì che il piccolo kappa sarebbe presto comparso da dietro il cespuglio a sinistra, quindi aveva poco tempo per ricomporsi.

Maledetto InuYasha! Lui e i suoi stupidi discorsi! Che cosa aveva voluto insinuare?

Tuttavia Sesshōmaru decise che era il caso di riflettere su quelle parole.

Frasi che non erano una minaccia per il presente ma un monito per il futuro. Il suo futuro con Rin.

A questo ci era arrivato anche lui. Questo poteva ammetterlo anche lui.

Tre erano le informazioni che ne aveva ricavato. Primo: quella impicciona di sua cognata e la vecchia sapevano della svolta che avevano preso i suoi sentimenti per Rin; secondo: le donne umane avevano questa specie...di cosa ciclica che accadeva ogni mese, qualcosa che aveva a che fare con la capacità di figliare; e terzo: il corpo di un'umana, un'umana che si apprestava al suo primo accoppiamento doveva essere trattato con attenzione e cautela.

Bene! Allora così sia. Si, si era innamorato di quella ragazzina, va bene? Si lui, il grande e potente Sesshōmaru, Principe dei Demoni, aveva intenzione di passare la sua vita con una donna ningen ed accoppiarsi con lei, va bene?

Non doveva dare spiegazioni a nessuno, tanto meno a quel dannato di suo fratello.

“Padron Sesshōmaru, siamo pronti per andare?”

Jaken non avvertiva più quell'agitazione di poc'anzi nel demone dalla chioma argentea, anzi, vi era una convinzione ferrea in lui, una certezza che prima non c'era ed adesso si, qualcosa che aveva a che fare con quello che InuYasha gli aveva detto, poco ma sicuro.

 

Il dado era stato tratto, il latte versato, i buoi erano usciti dalla stalla.

Rin aveva un anno in più.

Sesshōmaru un anno in meno ad aspettarla.

 

 

 

 

Salve a tutti! Sono tornata con una nuova one-shot che fa parte di una raccolta, un album di fotografie scattate dal Sommo e munifico Sesshōmaru alla sua Rin nel corso degli anni.

La dichiarazione che le fa è presa da Asatte, il CD drama approvato dalla stessa Rumiko-sama; le frasi le ho volute ricalcare parola per parola (solo qualche licenza linguistica di traduzione mi sono concessa!) compreso il riferimento alla stoffa per farne un kimono che le ha regalato. La veste di O-Yutori ricalca il modello di quella di Hinezumi, e chi ha già letto la fic “Nel Domani” ne avrà già notata l'allusione, poiché “Nel Domani” è ambientato due anni prima degli eventi sopracitati.

Vi avviso che il rating potrebbe cambiare, evolvendosi alla stregua del rapporto dei protagonisti, no?ahaha

Che dire?spero vi piaccia! Buona lettura!

  
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Inuyasha / Vai alla pagina dell'autore: bimbarossa