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Autore: FrancescaPotter    26/10/2016    4 recensioni
RosexScorpius
Dal secondo capitolo:
"Infatti, gli adulti di casa Weasley-Potter -e anche di casa Malfoy, suppongo- non erano a conoscenza delle nostre ultime divergenze, per loro eravamo ancora i quattordicenni spensierati che passavano tutte le loro giornate ad Hogwarts insieme. Pensavano fossimo ancora migliori amici. Non erano a conoscenza della sofferenza, della solitudine e disperazione che, almeno io, avevo provato nell'ultimo anno e mezzo. Ho sempre dato a lui la colpa delle mie disgrazie, ma in realtà sono stata io. Io, è tutta colpa mia."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Severus Potter, Hermione Granger, Rose Weasley, Scorpius Malfoy, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione, Rose/Scorpius, Teddy/Victorie
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Capitolo Ventisette

 
Alla mia Edward Cullen,
che mi fa sentire compresa anche quando io non comprendo me stessa.
Questo è per te.

 
 
Mio padre questa volta avrebbe ucciso Scorpius per essersi quasi fatto ammazzare, ma soprattutto per aver quasi fatto ammazzare me.
No, sono seria. Aveva i minuti contati.
Viola Thompson ci aveva portato nel suo ufficio, quindi io e Scorpius ci trovavamo seduti di fronte alla scrivania di niente di meno del capo del dipartimento degli auror.
Figo.
Oh Merlino!
Zio Harry era arrivato da qualche minuto insieme a Kingsley e, dopo essersi assicurato che io e Scorpius stessimo bene, si era messo a parlare a bassa voce con la signora Thompson. Cercai di capire quello che si stavano dicendo ma i miei tentativi furono vani, sembrava si stessero impegnando affinché non li sentissimo. Cosa piuttosto stupida, dato che eravamo entrambi maggiorenni ed eravamo noi quelli che erano quasi stati uccisi da un pazzoide.
Kingsley, invece, stava in piedi contro la parete e ci osservava, come a volersi accertare che non scappassimo via.
E certo, perché scappare dal cuore del Ministero della Magia, in particolare dal bel mezzo del quartier generale degli auror, con di fronte alcuni dei maghi più in gambe della storia, era proprio un gioco da ragazzi! E poi perché mai avremmo desiderato andarcene? Di sicuro eravamo più al sicuro qui che per strada, alla mercé di qualsiasi psicopatico con un mantello nero orlato di rosso.
Noi eravamo le vittime. Scorpius era la vittima.
Scorpius.
Mi voltai di scatto verso di lui, seduto sulla poltroncina al mio fianco, e dovetti fare violenza psicologica su me stessa per non prendergli la mano insanguinata e stringergliela.
Stava guardando nel vuoto dritto davanti a sé con espressione assente. I suoi occhi erano socchiusi e il verde delle sue iridi non brillava come suo solito. Era più pallido del normale ed era sporco di sangue sulla guancia, in ricordo del tragico avvenimento del quale eravamo stati protagonisti.
Mi guardai le mani e ritrovai anche queste sporche di sangue. Ma non il mio sangue, e nemmeno quello di Scorpius. Era il sangue innocente di Chloe.
Avremmo entrambi potuto farci un gratta e netta, ma nessuno dei due ne aveva la forza. Ogni azione sembrava vana, fine a se stessa, priva di senso.
Non avevo ancora elaborato quanto accaduto, ero ancora in stato di shock e non mi rendevo neppure lontanamente conto del fatto che una vita si era spenta davanti ai miei occhi, del fatto che avevo sentito il cuore di quella donna smettere di battere proprio sotto le mie mani.
«Rose!» In quel momento mio padre entrò nell’ufficio con un’espressione preoccupata sul volto e le guance arrossate. Si inginocchiò davanti a me e mi strinse forte in un abbraccio, posandomi un bacio tra i capelli. «Che diavolo è successo?»
Feci per parlare ma nessun suono uscì dalla mia bocca. Come potevo spiegare in poche parole l’accaduto? Come potevo non rendere la morte di quella donna assolutamente banale e priva di significato?
Mio padre capì che non avrebbe ricevuto alcuna risposta da me, quindi rivolse la sua attenzione a Scorpius.
«Scorpius» lo chiamò piano, poggiandogli una mano sulla spalla. «Ragazzo, va tutto bene?»
Scorpius si voltò verso di lui senza vederlo davvero. I suoi occhi erano lucidi e avevo la sensazione che se avesse parlato si sarebbe messo a piangere.
Mi sentii molto in colpa nei confronti di mio padre in quel momento. Ovvio che non se la sarebbe mai presa con Scorpius. Checché ne dicesse, gli voleva bene ed era preoccupato per lui.
«Vorrei tanto sapere anche io la vostra versione dei fatti» tuonò la Thompson da dietro la scrivania appoggiando le mani sul legno scuro davanti a sé e sporgendosi verso di noi minacciosa. «Alcuni auror hanno interrogato dei testimoni oculari che sostengono di aver visto il signor Malfoy usare un incantesimo sconosciuto dopo il quale la signorina Lynch sarebbe deceduta»
Scorpius, se possibile, divenne ancora più bianco. Io invece mi accesi come una lampadina.
«Stava tentando di salvarle la vita!» Sibilai, furiosa. «Dopo l’incantesimo le ferite si stavano rimarginando, ma era ormai troppo tardi.»
Viola Thompson si rivolse a me. «E tu conosci l’origine dell’incantesimo?»
«Ehm, no, non lo avevo mai sentito, ma….»
«E allora non penso tu abbia niente da dire in questo momento»
Guardai mio padre indignata e lui mi fece segno di fare silenzio, ancora inginocchiato al mio fianco.
Scorpius finalmente parlò, la sua voce era ruvida come carta velina e bassa come un alito di vento. «E’ stata colpita da un Sectumsempra. Chloe… la signorina Lynch, intendo. Quando mi sono accorto che gli incantesimi normali non funzionavano ho usato il contro incantesimo per il Sectumsempra, ma non sono stato abbastanza veloce»
Era evidente che si stava dando la colpa per quando successo, più tardi avrei dovuto prenderlo a mazzate per questo.
«Il Sectumsempra è magia oscura, è un incantesimo proibito» Disse Thompson con tono duro. «Come hai fatto a riconoscerlo? E soprattutto, come possiamo sapere che non stai mentendo?»
Zio Harry si schiarì la voce. «Io ho visto un Sectumsempra, io… come ti dicevo prima, so di cosa si tratta e posso confermare che la descrizione delle ferite riportate dalla donna combacia con quelle provocate dal Sectumsempra. Inoltre conosco Scorpius. Scorpius non mente. E, Viola, per favore, vacci piano con loro… sono solo ragazzi»
Viola, a quanto pare, nutriva grande rispetto per Harry, perché annuì comprensiva. E quando si rivolse a Scorpius la sua voce aveva perso la severità precedente. «Può dirci com’è venuto a conoscenza di questo incantesimo, signor Malfoy?»
«L’ho letto in un libro, a Hogwarts»
Papà si alzò in piedi lentamente e guardò zio Harry. Si guardarono, e in quello sguardo erano sottese migliaia di parole incomprensibili per noi altri. Era il linguaggio dei migliori amici, di coloro che avevano vissuto insieme per così tanto tempo da non aver più bisogno di parole per comunicare.
«E’ ridicolo!» Sbottò la signora Thompson. «Nella biblioteca di Hogwarts non ci sono libri che trattano magia oscura!»
Scorpius si osservò le mani. «Non ho detto di averlo trovato in biblioteca» Aveva parlato così a bassa voce che per un momento pensai di essere stata l’unica ad averlo sentito.
Viola Thompdon pareva non capire. «E allora dove lo ha trovato?»
«Nella stanza delle necessità»
«Di che libro si tratta?» Chiese zio Harry con la voce tesa come una corda di violino.
«Il libro del Principe Mezzosangue» rispose Scorpius asciutto, ormai rassegnato.
Papà e zio Harry trattennero il fiato, mentre Viola e Kingsley aggrottarono la fronte.
«E’ un libro dove uno studente ha annotato degli appunti per rendere delle pozioni più semplici da preparare. Pensavo potesse essermi utile, quindi l’ho preso e l’ho studiato» Scorpius si bloccò, come se non sapesse bene come continuare. «Pensavo potesse essermi utile» ripeté, e in questo momento iniziò a tremare impercettibilmente. Stava borbottando, e Scorpius non borbottava mai. «Pensavo… pensavo potesse essermi utile, invece poi mi sono accorto che oltre alle note per migliorare le pozioni, vi erano anche annotati e spiegati incantesimi che si servivano di magia nera. Credo che il Sectumsempra lo abbia inventato il Principe Mezzosangue e credo che molti Mangiamorte ne abbiano fatto uso durante le guerre magiche. So il contro-incantesimo perché era scritto. Quando mi sono accorto di che cosa si trattasse, ho rimesso il libro nella stanza delle necessità. L’ho nascosto, nella speranza che nessuno potesse trovarlo»
Ci fu un lungo silenzio, come se la signora Thompson stesse decidendo se credere o meno alle parole di Scorpius. Poi zio Harry parlò con voce ferma. «Sta dicendo la verità. Il libro esiste. Io l’ho visto, l’ho letto. E’ stato il mio libro di pozioni per il sesto anno»
Viola parve colta alla sprovvista e guardò zio Harry come se l’avesse appena pugnalata alle spalle. «Tu sei il Principe Mezzosangue?»
«No, certo che no» rispose Harry con una risata nervosa. «Seversu Piton lo era. Non ho idea di come sia finito nella Stanza delle Necessità, però… Probabilmente mentre era preside lo avrà passato a qualche studente che poi lo ha nascosto lì»
«Severus Piton?» Viola parve molto stupita, ma non chiese ulteriori spiegazioni, ci scrutò per qualche istante ancora e poi decise di dare a Scorpius fiducia. «D’accordo, allora. Signor Malfoy, è stato molto irresponsabile da parte sua non comunicare alla preside la sua scoperta. Manderò una squadra a cercare e a distruggere questo libro, mentre un’altra sarà impegnata a cercare l’uomo che vi ha attaccato. Potete andare»
«Un momento!» Esclamai. «Quell’uomo mirava a Scorpius»
La donna mi guardò e inclinò il capo, come se stessi parlando una lingua che non conosceva. «Cosa intende dire, signorina Weasley?»
«Intendo dire che voleva uccidere Scorpius» replicai chiudendo le mani a pugno per non farle tremare. «Quindi dovete trovarlo. Presto»
Per la prima volta, Viola Thompson sorrise. «Ma certo. Faremo del nostro meglio»
E fu in quel momento che la consapevolezza dell’accaduto si riversò su di me come un’onda anomala.
Avevo visto morire una donna davanti ai miei occhi.
Quell’uomo voleva uccidere Scorpius.
Sarebbe potuto essere lui quello morto in quel momento.
Mi alzai e mi avviai di fretta verso la porta, premendomi una mano contro la bocca per non scoppiare a piangere. Mio padre mi chiamò e fece per raggiungermi, ma zio Harry lo fermò.
Sentivo Scorpius dietro di me mentre attraversavo il quartier generale degli auror e mi rintanavo in un corridoio deserto poco più avanti, vicino agli ascensori dorati.
Mi appoggiai al muro e mi resi conto che stavo tremando e non riuscivo più a smettere.
Scorpius mi si parò davanti e senza dire nulla mi prese tra le braccia per poi stringermi così forte che per poco mi mancò l’aria nei polmoni.
Anche lui stava tremando.
 
Dopo parecchi minuti, quando entrambi ci fummo calmati, Scorpius si allontanò quanto bastava per circondarmi il viso con le mani e poggiare la fronte contro la mia.
«Rose» sussurrò con occhi socchiusi, accarezzandomi la guancia con il pollice. 
Gli misi le mani sul petto e sentii il suo cuore battere contro la mia pelle. 
«Avrebbe potuto ucciderti» dissi, con gli occhi che mi bruciavano.
Scorpius sospirò. «Ma non è successo» cercò di sorridere, ma anche i suoi occhi erano lucidi e brillavano nella penombra del corridoio. «Sono ancora qui. Non ti libererai così facilmente di me»
Avrei voluto dirgli così tante cose, che ero spaventata a morte, che non volevo per nessun motivo al mondo liberarmi di lui. Che mi dispiaceva. Che lo amavo davvero tanto. Ma non riuscivo a parlare. Era come se avessi inghiottito del gesso. 
«Lo so» disse allora Scorpius al posto mio, indovinando i miei pensieri semplicemente tenendo la fronte premuta contro la mia. «Lo so, Rose»
Mi alzai sulla punta dei piedi e lo baciai. Scorpius non se lo aspettava, e non potevo biasimarlo, neanche io lo avevo previsto. Gli passai le mani attorno collo e poi tra i capelli, morbidi sotto il mio tocco, mentre lui allacciava le braccia attorno alla mia vita. Avevo sempre amato i suoi capelli, e poterli toccare così liberamente era ancora un’esperienza nuova per me.
Lo sentii trattenere il fiato per la sorpresa e per un istante temetti volesse respingermi, poi però mi strinse a sé e ricambiò il bacio.
«Mi dispiace tanto» sussurrai piano sulle sue labbra con voce strozzata, facendo per allontanarmi.
«Shh» Scorpius mi attirò a sé e mi baciò di nuovo, con calma, con intensità, mandando anche l’ultimo briciolo di sanità mentale che mi era rimasto in vacanza sulla Luna.
Assaporai le sue labbra, mi beai del suo profumo e del calore del suo abbraccio, sentendomi finalmente a casa, sentendomi come un viaggiatore che dopo aver vagato per giorni nel deserto trova finalmente l’acqua.
Ci allontanammo leggermente per prendere fiato, il respiro di Scorpius che mi sfiorava la pelle e il suo viso a pochi centimetri dal mio.
Tenendo gli occhi socchiusi, mi posò un leggero bacio a stampo sulle labbra, poi un altro sul naso, sulla guancia, sulla fronte. Le sue labbra erano calde contro la mia pelle, febbricitanti; pareva un drogato al quale dopo una lunga astinenza era stato dato il permesso di avvicinarsi di nuovo alla propria droga.
Qualcuno tossicchiò alle nostre spalle, e Scorpius mi lasciò andare velocemente sistemandosi la camicia spiegazzata senza che ce ne fosse davvero bisogno.
Era stato mio padre la fonte di quel suono. Lui e zio Harry ci guardavano con sguardo preoccupato, insicuri su cosa dire. Papà non pareva arrabbiato, quanto più rassegnato. Senza abbassare lo sguardo e tenendo gli occhi puntati nei suoi, così simili ai miei, presi piano la mano di Scorpius e la strinsi, sfidandolo a dire qualsiasi cosa.
Non disse nulla; al contrario, annuì mesto tra sé e sé.
Dopotutto, mica ci aveva dato la sua benedizione? Be’ certo, di sicuro con “benedizione” non intendeva che potevamo baciarci davanti al suo naso alla prima occasione, ma comunque. Ormai ero stanca, ero così stanca che neppure avevo la forza di essere imbarazzata per il fatto che mio padre mi avesse appena visto baciare Scorpius Malfoy.
«Volevamo solo assicurarci che steste bene» disse schiarendosi la voce e guardando l’amico in cerca di supporto.
Zio Harry sorrise in modo rassicurante, rivolgendosi a Scorpius. «Viola ti crede, Scorpius. Noi tutti ti crediamo, sappiamo che non è stata colpa tua. Probabilmente…» Si bloccò, come in cerca delle parole giuste da usare. «… i giornali parleranno. Non si risparmieranno e non saranno clementi nei tuoi confronti, si cibano di questo, di scandalo. Non prestar loro attenzione, non permettere loro di incidere sulla tua vita. Fidati, ci sono passato. Alla fine ciò che conta è che le persone vicino a te ti credano, e poi la verità verrà a galla. Viene sempre a galla»
Scorpius deglutì e rafforzò la presa attorno alla mia mano senza neppure rendersene conto, fu un gesto meccanico. Aveva perso quella punta di colore recuperata dopo che lo avevo baciato, e temetti seriamente che potesse svenire da un momento all’altro.
Sentii una fitta attraversarmi lo stomaco. Non lo avevo mai visto così vulnerabile, così apertamente scosso e spaventato. Solitamente era in grado di celare tutto quello che provava dietro a una maschera di indifferenza, ma non questa volta. Questa volta era tutto all’aria aperta, era tutto scritto a caratteri cubitali sul suo viso delicato.
Provai un moto di affetto nei suoi confronti così forte che mi diede le vertigini. Volevo solo proteggerlo da tutti i mali del mondo, perché aveva sofferto abbastanza, meritava una tregua. La vita glielo doveva, gli doveva una tregua.
Ecco perché lo avevo baciato. Non perché era quasi morto o perché ero sotto shock. Lo avevo baciato perché era ciò che davvero desideravamo entrambi e la vita era già abbastanza stronza e complicata senza che noi le rendessimo il lavoro ancora più facile.
«D’accordo» disse Scorpius, la voce ridotta a un sussurro. «Grazie. Vi ringrazio davvero tanto»
«E per cosa?» Fece zio Harry con un sorriso.
Scorpius non rispose, ma non ce n’era bisogno; zio Harry sembrò capire lo stesso.
«Ho delle scartoffie da sistemare, ci vorrà almeno una ventina di minuti» disse. «Puoi aspettare qui con me e poi possiamo tornare a casa. I gemelli sono andati via questa mattina, quindi puoi venire a stare da noi ora»
«Be’, ma non è necessario, no?» Era stato mio padre a parlare, lasciando me, Scorpius, e persino zio Harry senza parole.
Lo guardammo tutti e tre con occhi spalancati senza sapere bene come reagire, come se stesse parlando un’altra lingua.
«Voglio dire» continuò lui imbarazzato, le orecchie che pian piano si stavano tingendo di rosso. «Le tue cose, Scorpius, sono già da noi, dopotutto… e se andassi dai Potter dovresti dormire sul divano o sul materasso gonfiabile in camera di Albus. Noi abbiamo una stanza libera con un letto che sarebbe tutto per te, perché sprecarla?»
Ancora silenzio. La mia bocca era ormai spalancata, e non mi curai neppure di chiuderla.
Il primo a riprendersi fu zio Harry. «Uh, non c’è problema. Come Scorpius preferisce»
Se Scorpius non sviene oggi, pensai, non sverrà mai più. Era verde. «Ehm, ecco… Non vorrei creare disturbo»
«Nessun disturbo» disse papà, con più convinzione di prima. «Sono sicuro che Albus capirà»
Ti prego, resta da noi. Ti prego, ti prego.
Avevo bisogno che restasse. Avevo bisogno di sapere che potevo andare da lui la notte se non riuscivo a prendere sonno o se avevo gli incubi. Avevamo appena visto una donna morire davanti ai nostri occhi, avevamo bisogno di stare insieme per elaborare il lutto, e mio padre lo aveva capito.
Scorpius sorrise. «D’accordo. Grazie»
Tuttavia, non volevo si sentisse in qualche modo obbligato a stare da noi se non lo voleva. Mentre mio padre salutava zio Harry, tirai la manica della camicia di Scorpius per attirare la sua attenzione. Lui abbassò il capo e mi guardò. Notai con piacere che stava riacquistando colore e che il suo viso ora era più disteso.
«Non sei obbligato a restare da noi, lo sai, vero?»
Lui corrugò la fronte. «Non vuoi che rimanga?»
«No, no, no. Lo voglio, lo voglio» sospirai. «Lo voglio così tanto. Quello che non voglio è che tu ti senta obbligato. Voglio che lo voglia anche tu»
«Be’, voglio» Finalmente mi sorrise, e il mio cuore perse un battito. Dovetti trattenermi dall’alzarmi in punta di piedi per baciarlo di nuovo.
«Pronti, ragazzi?» Chiese papà, stringendo il mantello in una mano e una cartelletta nell’altra. «Torniamo a casa»
 
Non appena misi piede in casa, venni sormontata da un ammasso di capelli ricci.
Mia madre mi abbracciò ancora prima che potessi togliere il mantello, e per un istante temetti di morire soffocata.
«Mamma, è tutto okay» Le dissi con voce tremante, dandole piccole pacche sulla schiena per cercare di tranquillizzarla. «Siamo ancora tutti interi»
«No, non va bene per niente!» Sbottò questa lasciandomi finalmente andare e osservandomi dalla testa ai piedi per vedere se fossi effettivamente tutta intera. «Quello che hanno fatto è assurdo, assurdo! Non ne avevano alcun diritto, e va contro almeno una quindicina di leggi»
Rivolse la propria attenzione a Scorpius e abbracciò forte anche lui. «Oh, Scorpius. Stai bene?»
«Tutto bene, signora Weasley, la ringrazio»
Mamma scrutò attentamente anche lui e, una volta appurato che tutte le parti del corpo erano al loro posto, si mise le mani suoi fianchi e riprese la sua invettiva contro il Ministero.
«Portarvi in quel modo al quartier generale degli Auror come dei sospettati, e interrogarvi… Non possono approfittarsene così solo perché siete giovani!»
«Hermione, nessuno li ha interrogati» fece notare pacato papà dandole un leggero bacio sulla guancia. «Viola voleva solo sentire la loro versione dei fatti, e io e Harry eravamo lì»
«Avrebbero dovuto chiamare me, voi non siete avvocati!» Proseguì lei arrabbiata. «E a parte questo, la prima cosa da fare non era portarli al quartier generale. Viola ha sbagliato, Ron, mi spiace dirlo. La prima cosa da fare era portarli dritti al San Mungo!»
Papà si tolse il mantello e annuì piano. «Lo so, Hermione. Non so dirti la mia paura quando me li sono ritrovato in ufficio tutti sanguinanti»
«Non abbiamo bisogno di un dottore, mamma» sussurrai piano. «Non siamo stati feriti fisicamente»
Ed era vero. Dal punto di vista fisico non c’era nulla che non andava. Era il nostro animo ad essersi incrinato, era il nostro cuore che probabilmente aveva perso un pezzo che non avrebbe più riacquistato.
La mamma sospirò e si sistemò i capelli dietro le orecchie, per poi rivolgersi a noi con gentilezza, abbandonando le vesti di avvocato indignato. «Perché non andate a darvi una ripulita mentre preparo la cena?»
Scorpius ed io non ce lo facemmo ripetere due volte. Scorpius mi poggiò una mano sulla schiena e ci levammo dai piedi velocemente prima che la mamma ricominciasse a ispezionarci per assicurarsi che stessimo bene.
Sulle scale era appollaiato Hugo, che aveva osservato la scena da lontano. Era pallido e le lentiggini che gli decoravano le guance spiccavano più del solito sulla carnagione chiara.
«Hey, pulce» lo salutai, arruffandogli i capelli. «Che fai qui tutto solo?»
Mio fratello si alzò e mi guardò con aria strana. «Sei viva» disse, come se stentasse a crederci.
«Sì, Hugo» risposi. «Sono viva»
Lui annuì piano e fece per abbracciarmi. Poi sembrò ripensarci e mi diede una pacca sulla spalla. Io e mio fratello non eravamo tipi da abbracci, e andava bene così. «Sono contento che tu sia ancora qui»
 
Dicono che quando vedi qualcuno morire, perdi una parte di te. In quel momento, immobile sotto la doccia con il sangue di Chloe che scivolava via dalla mia pelle, non potevo fare a meno di pensare che fosse maledettamente vero.
Chloe era morta davanti ai miei occhi, avevo sentito il suo cuore smettere di battere sotto le mie mani, e nonostante lo avessi grattato via con quantità industriali di sapone, sentivo ancora l’odore del suo sangue impregnarmi le narici come un veleno mortale.
Mi passai per l’ennesima volta le mani sul viso, come se in qualche modo potessi schiarirmi le idee, e cercai di rilassarmi, sperando che l’acqua calda potesse lavare via la paura e la tensione accumulata.
Ero ancora sotto shock. Non realizzavo quanto accaduto. Non poteva essere davvero capitato a me.
Io ero ordinaria, e alle ragazze ordinarie accadono cose ordinarie. Casa, scuola, amici, un brutto voto, un raffreddore. Le ragazze ordinarie come me non si vanno a ficcare in situazioni potenzialmente mortali… eppure io non mi ci ero ficcata, era stata la situazione a trovare me. Iniziavo a capire che cosa intendessero i miei genitori quando sostenevano che non erano certo loro a cacciarsi nei guai, erano i guai che li inseguivano impietosi. E lo stesso era accaduto a me. Che avessi ereditato questa sgradita qualità da loro?
Io non volevo salvare il mondo, non volevo fama, gloria, o che altro… volevo solo tranquillità. E volevo anche recuperare il tempo perduto con Scorpius.
Per Merlino, pensai. Scorpius. Il mio Scorpius che quasi era morto.
Non riuscivo a sopportare il pensiero di uno Scorpius morto, la sola idea mi faceva venire il voltastomaco, era come se il mio cervello si rifiutasse di processarla. Eppure sarebbe potuto succedere, e io non ne sarei uscita viva. Se Scorpius fosse morto, non so proprio come avrei fatto a rimettere insieme i pezzi e ad andare avanti con la mia vita; probabilmente non ce l’avrei fatta. La morte non capita a coloro che muoiono, ma a coloro che sopravvivono. Sono loro quelli che devono avere a che fare con le conseguenze della tua morte, e io non ero abbastanza forte per poter sopportare la perdita delle persone che amavo. Non lo ero e basta.
«Rose» mi chiamò mia madre da dietro la porta del bagno. «Prenditi il tuo tempo, ma è quasi pronta la cena e Albus è qui e chiede di te»
«Albus?» Chiesi morsicandomi il labbro per impedirmi di scoppiare a piangere. «E’ già tornato a casa?»
«Sì, non appena ha saputo quanto successo si è precipitato qui con Jerome» Mia mamma sospirò felice. «L’ho finalmente conosciuto, è un così caro ragazzo e fa proprio brillare gli occhi a tuo cugino»
Sentire quelle parole mi scaldò il cuore e mi diede la forza per chiudere il getto dell’acqua e avvolgermi nell’accappatoio con un sospiro. «Cinque minuti» dissi. «Dammi cinque minuti e arrivo»
 
Questa volta venni sormontata da una valanga di capelli corvini.
«Rosie! » Albus mi prese tra le braccia e mi sollevò da terra di ben dieci centimetri, stringendomi forte. «Merlino, lo spavento che mi avete fatto prendere! » Esclamò, continuando ad abbracciarmi. «Siete i soliti due idioti, ma cosa devo fare con voi? »
«Albus» Tossicchiai tra i suoi capelli. «Puoi mettermi giù… non respiro»
«Oh, già» Finalmente mi lasciò andare e mi rimise per terra. «Scusa»
«E’ bello vederti, Rose» mi disse Jerome con voce delicata mentre mi abbracciava, come se avesse paura di rompermi.
«Mi dispiace per la vostra giornata! » Esclamai mortificata. «Non dovevate tornare, stimo bene! » Cercai di stamparmi un sorriso convincente sulle labbra, che però mi uscì più come una smorfia, quindi smisi subito.
Scorpius stava seduto sul divano e mi stava guardando. I capelli umidi gli ricadevano sulla fronte e gli si arricciavano leggermente all’attaccatura del collo, indossava un paio di jeans e una felpa verde scuro che in qualche modo gli metteva in risalto gli occhi.
Mi sedetti accanto a lui, ignorando gli occhi di Albus che mi scrutavano indagatori, e gli diedi un bacio sulla guancia, per poi poggiare la testa sulla sua spalla. Scorpius non disse nulla, né si mostrò colto di sorpresa; si limitò a passarmi un braccio attorno alle spalle e a stringermi a sé, posandomi a sua volta un bacio tra i capelli.
Albus sorrise e, per la prima volta in vita sua, tacque.

NOTE DELLA PSEUDO AUTRICE RITARDATARIA:
Come al solito mi faccio viva dopo secoli, ma piano piano questa storia la concluderò, abbiate fede. <3 
Non ho molto da dire sul capitolo, se non che sarebbe dovto essere più lungo ma che l'ho tagliato così da poter pubblicare qualcosa! Il resto arriverà la prossima volta, che sarà... ehm, spero presto ???
Quando ho pubblicato lo scorso capitolo ci sono stati dei problemi con EFP e alcune recensioni sono scomparse prima che potessi ringraziarvi, quindi lo faccio qui: grazie mille, grazie di cuore a tutti! <3 
Questo capitolo è per la mia Edward Cullen che vive nella mia testa 24/7, Rebs. <3
Tanti auguri, cuore. <3 

Francesca 
 
  
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