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Autore: Antonio Militari    27/10/2016    0 recensioni
«I miei informatori non mentono mai»
«Nutre fiducia, nella sua rete» lo stuzzicò Frank, per divertirsi.
«Non conosco il significato di questa parola!» Fece stizzito l'altro.

Una giovane donna viene assassinata a sangue freddo, e nel caso sembra implicata la nobiltà. Il giovane Granduca di Verdebosco accompagnerà nuovamente il Tenente Frank nel cercare di fare luce su un mistero mistero sempre più strano.
P.s.: I fatti sono ambientati dopo quelli narrati nella One-shot Duke Master, ed è quindi presente un piccolo spoiler...
Genere: Introspettivo, Mistero, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
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V
«Cavallo in e3 scacco, e così mi prenderò la donna» Il Tenente sorrise soddisfatto, dopo aver messo in difficoltà il giovane duca per la prima volta dopo mesi che giocavano insieme.
«State diventando bravo Frank, ma vi fissate sull'attacco tralasciando la difesa: non riuscirete a prendere la donna» Rispose il ragazzo, senza alzare gli occhi dal libro.
«Ma cosa dite? Siete costretto a spostare il re, e questo mi darà il tempo di mangiare»
«Sarebbe così normalmente, avete ragione, ma avete visto la mia torre?»
«La torre?»
«Re in h2, scacco matto di scoperta» finì il giovane, chiudendo contemporaneamente il libro.
Il tenente rimase a fissare la scacchiera, sulla quale era lui solo a muovere i pezzi, compresi quelli dell'avversario, e si maledisse per non aver visto la trappola nella quale si era andato ad impigliare «Che mi sapete dire di Villa Marshall, milord?» Cercò di cambiare discorso.
Il ragazzo prese dei fogli dal tavolino che aveva accanto e li sfogliò rapidamente «Nulla fuori dall'ordinario, eccetto l'assunzione di una nuova sguattera, la contessa ha rimandato alcuni suoi viaggi ma niente di più. La loro vita scorre normale come al solito» sembrava annoiato da quello che diceva.
«E sulla carrozza nel vicolo?» Chiese ancora il tenente.
«Un piccolo Coupé, come sospettavate, i simboli coperti da sfarzosi drappi rossi, pare che chi lo usasse lo governasse da solo. E indovini quali erano i colori?» Chiese come se fosse ovvio.
«Rosso e oro» i colori della nobiltà.
«Non è una prova, ovviamente, dal momento che i simboli e lo stemma erano coperti, ma è un elemento interessante: perché usare la propria carrozza sfarzosa invece che il calesse dei propri servi?»
«Avete qualche idea?»
«Prima qualcuno ci spinge ad indagare su Marshall, poi questo particolare sulla carrozza. Sembra che qualcuno stia attirando l'attenzione sulla nobiltà»
«Ma se Marshall fosse il colpevole svierebbe i sospetti da se, non li attirerebbe certo!»
«Quindi voi lascereste questa pista?» Il duca sembrava sovrappensiero
«Certamente! Il conte sarebbe uno stupido!»
«Oppure un genio. Voi non vedete l'ora di togliere i sospetti da lui: se fosse il colpevole avrebbe raggiunto il suo scopo, non credete?»
Frank si sentì improvvisamente uno sciocco «Come uno scacco di scoperta».
Il giovane duca sorrise sorpreso «Esatto, ottima metafora: Qualcuno ha appena sacrificato la propria donna, bisogna procedere con i piedi di piombo, prima di fare qualsiasi mossa»

«Per ricapitolare la situazione» Frank faticava a stare dietro al duca, nonostante la differenza di altezza «chi ci sarebbe sulla nostra lista di sospettati?»
«Non mi piace avere una lista di sospettati, chiude la mente e impedisce di tenere sott'occhio tutta la situazione» Stava praticamente correndo, bardato di tutte le vesti nobili d'ordinanza: mantello, cilindro, bastone, doppiopetto... Sembrava un ragazzino pronto per una festa in maschera.
«Eppure ci deve essere qualcuno di cui sospettate in maniera particolare!»
Sospirò «Diciamo che i colpevoli più probabili sono il conte Marshall, il suo maggiordomo, il capo del garzone morto, il padre della ragazza e la contessa Marshall»
«La contessa?» Era sorpreso a dir poco «Ma l'uomo che cerchiamo è, per l'appunto, un uomo!»
«Un uomo che può avere benissimo un mandante, un mandante donna»
«Ma una donna non può...» si fermò a metà frase.
«non può cosa? Non può uccidere? Sa bene meglio di me che cosa è capace di fare una donna»
Frank pensò alla moglie, ancora sotto processo per quello che era successo quasi un anno prima. Era da quella volta che non la vedeva.

Raggiunsero il portone della villa in silenzio, e Frank suonò il campanello per poi sistemarsi il cravattino. Furono introdotti nell'ingresso, dove furono spogliati dei soprabiti e cappelli, per poi essere accompagnati in un salottino caldo e accogliente. Su un tavolino finemente intarsiato, Frank non poté fare a meno di osservare un'elegante scacchiera d'osso e marmo: che gli scacchi fossero di moda tra la nobiltà?
«Granduca, quanto tempo che non venite a farci visita!» A parlare era un omone imponente appena entrato nel salotto, indossava un leggero vestito da camera, coperto da una calda vestaglia rossa, e teneva tra le labbra una pipa dall'aspetto costoso, che fumava mentre parlava, dando uno strano effetto alla voce. Si precipitò ad abbracciare il giovane nobile, che ricambiò malvolentieri.
«Conte, mi dispiace essermi precipitato qui senza alcun preavviso, ma l'idea di passare mi è venuta in mente mentre passeggiavo con il tenente» Era una bugia, ovviamente, perché il duca non usciva mai a passeggiare, non cambiava mai idea a metà strada e non visitava le case altrui, neanche quelle degli 'amici', senza una valida ragione pratica.
Il conte sembrava averlo capito «Posso offrirvi qualcosa?» Il tè era già pronto su un tavolo lì vicino, nella teiera bella con le tazzine e la zuccheriera di servizio. Rifiutarono tutti e due con gentilezza, mentre il conte si versava una tazza della calda bevanda «è una vita che non venite a trovarmi» Proferì, sistemando una zolletta di zucchero nel proprio tè «Da quando vi insegnai a giocare a scacchi se non ricordo male»
Se Frank avesse accettato il tè, probabilmente ora si sarebbe strozzato. Non aveva mai considerato che il duca avesse imparato gli scacchi da qualcuno: stupidamente lo aveva considerato bravo dalla nascita.
«Vi esercitate ancora nel gioco alla cieca?»
Il duca sorrise dolcemente, e per un attimo il suo essere bambino superò il suo essere geniale e nobile al tempo stesso «Non posso più fare a meno di giocare senza scacchiera, da quando ho imparato».

La discussione procedette tranquilla e senza troppi intoppi. Non arrivarono mai a parlare direttamente del caso della povera serva uccisa, ne accennarono all'amante orribilmente trucidato, ma ogni tanto un qualche commento senza apparente importanza usciva dalla bocca del duca, e il conte rispondeva prontamente.
«Conte, ho sentito che la vostra nuova serva è molto simpatica, forse meglio della prima che avete avuto»
«Avete ragione, duca, ma devo ammettere che rimpiango quella povera ragazza. Sapeva svolgere bene il suo lavoro»
Oppure «Questa casa sembra sicura, nessuno si introdurrebbe qui, giusto?»
«La casa è ben difesa, io stesso dormo con un arma nel comodino»
Frank si rendeva conto di assistere ad un interrogatorio tra nobili, dove l'etichetta e l'apparenza va mantenuta anche nelle situazioni più spiacevoli, anche a costo di allungare terribilmente quell'elenco di domande che, in questura, avrebbe potuto porre in pochi secondi, senza alcuno scrupolo o decorazione.

Dopo qualche tempo, mentre già il tenente faceva fatica a trattenersi dallo sbadigliare, La contessa fece il suo ingresso in sala, era riccamente vestita di un leggero abito rosa con cuciture in filo d'oro, i lunghi capelli raccolti in un'acconciatura alta, elegante e austera, i guanti dello stesso colore del vestito le coprivano il braccio fino al gomito, ai piedi delle ballerine color pesca dall'aspetto comodo e un un piccolo girocollo di seta nera, con un piccolo diamante ad abbellirlo.
Frank rimase un attimo incantato nell'osservare per la prima volta quella bellissima musa. Non era più giovanissima, ma le rughe che portava in volto, leggere e poco marcate, non rovinavano l'effetto totale, se non addirittura lo miglioravano, aggiungendoli un retrogusto di saggezza e maturità. Se quella fosse stata sua moglie, pensò Frank, non l'avrebbe tradita per nulla al mondo.
«Chiedo scusa per l'interruzione, milord» si rivolse al marito «so che non dovrei intervenire davanti ad altri uomini, ma vi prego di scusarmi, manca poco allo spettacolo»
«Non disturbate affatto Milady» I due nobili si erano alzati, e il tenente si affrettò a seguirne l'esempio, mentre il giovane duca continuò «Noi stavamo per lasciare la casa, sicché arrivate al momento più opportuno»
«Il duca ha ragione, amore» il conte si avvicinò alla dama baciandole delicatamente la mano «La vostra immagine non potrebbe disturbare nessuno» si voltò verso gli ospiti «Vi prego di scusare la nostra maleducazione, signori, ma lo spettacolo non può essere rimandato, e mia moglie ci tiene particolarmente a questa 'Traviata'»

«Fatemi capire» Il tenente si tolse la giacca dandola al maggiordomo, gustandosi il caldo del caminetto acceso «Il conte avrebbe un alibi per l'ora del delitto, giusto? Con più di un testimone a confermarlo»
«Avete notato il mezzo con cui sono andati all'opera?» Il duca si sistemò sulla sua solita poltrona, aprendo il portagioie posato sul tavolino al suo fianco.
«Non ditemi che...»
«Un Coupé rosso-dorato, con ruote sottili e la possibilità di coprire i simboli, probabilmente con dei pesanti drappi rossi» continuava a fissare il contenuto del portagioie, senza cambiare espressione.
«Ma allora...»
«Ma allora nulla, Tenente. Dovrebbe aver imparato, ormai, che indizi e prove sono due cose totalmente differenti. è facile fabbricare un indizio, ed è facile scambiarlo per una prova, ma è impossibile fare una prova dal nulla»
«D'accordo, ma nella mia esperienza di poliziotto ho imparato qualcosa: un indizio è quasi sempre involontario, non sono in molti a fabbricare indizi»
Il Duca rimase un minuto in silenzio, quindi chiuse il portagioie, si spinse in avanti sulla sedia e iniziò «Cerchiamo di fare il punto della situazione, va bene?
«Una giovane ragazza, che va al mercato tutti i giovedì senza comprare niente si trova un amante, un giovane inesperto, che la mette in cinta. La ragazza compra un ciuccio che tiene in un ricco portagioie in camera sua. Poco dopo vengo informato di un omicidio in pieno giorno, e a morire è proprio quella donna. La lettera d'incarico passa il caso a lei, nonostante non sia di sua competenza. L'uomo le ha sparato a bruciapelo, poi si è allontanato tranquillamente fino ad una carrozza nobiliare, con cui si è allontanato verso villa Marshall. Vuol tradurre questi dati, per favore?»
Il tenente si accese una sigaretta e lo assecondò «Parliamo di una ragazza strana, che non nasconde il fatto di essere incinta, anzi, probabilmente i Marshall lo sapevano, dal momento che quel portagioie non poteva comprarlo lei; lei, inoltre, conosceva il suo aggressore, che non si è spaventato dell'omicidio, ma ha cercato invece di farsi notare, in tutti i modi, mentre si recava a villa Marshall»
«Bene, adesso le chiedo, prima di andare avanti: che cosa c'è di oscuro in questa analisi?»
Ci pensò un momento «Perché non nascondesse la gravidanza?»
«No»
«Allora il perché il caso è stato passato a me»
«Neanche. La vera domanda è: che cosa faceva la vittima, tutti i Giovedì, al mercato?»
 
Angolo dell'autore: allora, che ne pensate? Abbiamo raggiunto l'ultimo capitolo scritto, e il prossimo conterrà la soluzione del caso. Secondo voi chi è il colpevole? E perché la vittima si recava al mercato ogni Giovedì? Per quale motivo lei e il giovane amanti sono stati uccisi? Proponetemi nuove idee per commento o messaggio privato e, forse, verranno inserite nella storia, ovviamente con il vostro nome citato.
Per dare a voi il tempo di pensare e a me il tempo di scrivere il prossimo capitolo uscirà tra una settimana precisa... Aspettatemi!
   
 
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