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Autore: Signorina Granger    27/10/2016    12 recensioni
INTERATTIVA || Conclusa
I Vincitori hanno votato: dopo la terza Edizione della Memoria ce ne sarà un'ultima... solo che a sfidarsi non saranno i ragazzi dei Distretti, bensì quelli di Capitol City.
Dicono che la vendetta vada servita fredda... e gli abitanti dei Distretti hanno aspettato per più di settant'anni; perciò che gli ultimi Hunger Games abbiano inizio, possa la fortuna essere sempre a vostro favore.
Genere: Azione, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tributi di Fanfiction Interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 4: L’Addestramento



“Questa sottospecie di tuta è a dir poco scomodissima… non trovi?”

Amanda sbuffò, tirandosi la manica della tuta aderente che aveva indossato, di controvoglia, prima di lasciare il suo alloggio insieme ad Astrid per raggiungere gli altri in palestra per iniziare l’Addestramento.

“Forse è un po’ stretta, ma sempre meglio dei tacchi a spillo di ieri sera.” Astrid, appoggiata alla parete fredda della cabina rettangolare, sbuffò debolmente, appoggiando il capo contro il metallo con aria sconsolata: non aveva praticamente chiuso occhio la notte prima… e non si sentiva affatto pronta ad iniziare l’Addestramento, tantomeno alla prospettiva di entrare nell’Arena entro meno di una settimana. 


                                                                              *


“Mi chiedo perché tanti si ostinino a fare i pavoni durante l’Addestramento… secondo me è meglio provare a fare un po’ di tutto, invece di concentrarsi solo ed esclusivamente sulle armi e compagnia... Quella roba non fa per me.”

Faye inarcò un sopracciglio, rivolgendo un’occhiata leggermente scettica in direzione di Caius, Kalem, Black e Aaron che si stavano esercitando al poligono di tiro insieme a Rubinia, che sembrava quasi emozionata all’idea di impugnare una vera arma da fuoco.

“Immagino che non vogliano farsi trovare impreparati una volta nell’Arena. Ognuno ha il suo punto di vista, dopotutto.”

Tonya si voltò a sua volta verso il gruppetto di ragazzi, conscia che non sarebbe mai riuscita a sparare con maestria o anche solo a sollevare una spada o una lancia… nessuno di loro era mai stato allenato per i Giochi e per uccidere, ma di certo alcuni partivano comunque più avvantaggiati di altri.

Mentre riportava di nuovo lo sguardo sulle erbe velenose che stava studiando insieme a Faye, Tonya non poté fare a meno di pensare che non le sarebbe affatto dispiaciuto riuscire ad allearsi con qualcuno di più forte o sicuro di se stesso di quanto non lo fosse lei… ma sapeva anche che difficilmente una di quelle persone l’avrebbe accettata, in fondo che cos’aveva di eccezionale da attirare la loro attenzione?

“Ci sono molte più piante e bacche velenose di quanto non avrei mai pensato… ci vorrà un miracolo perché me le ricorda tutte.” Faye sbuffò, lanciando ai disegni e ai piccoli campioni di piante davanti a loro con aria torva, come se fosse certa che non sarebbe mai riuscita a riconoscerle tutte.

“Beh, non vorrei mai morire per intossicazione, quindi propongo di metterci d’impegno per impararle.”

Tonya sospirò, abbassando di nuovo lo sguardo sulle piante quasi con aria sconsolata: qualcosa le diceva che non sarebbe morta a causa delle piante velenose...come sempre era insicura e  non molto ottimista riguardo all’Arena in effetti, ma almeno sperava di avere una morte meno insignificante e banale. 

                                                                                     *


Africa imprecò a mezza voce, lanciando un’occhiata quasi torva in direzione di Astrid, che stava scivolando giù dalla parete da arrampicata come se fosse la cosa più semplice del mondo e l’avesse già fatto milioni di volte.

“Serve una mano?”

Astrid si fermò accanto a lei, rivolgendole un sorriso gentile che però non venne ricambiato dalla ragazzina, che si limitò a stringersi nelle spalle con indifferenza: aveva deciso di provare a fare un po’ di tutto, visto che non si era mai allenata in nulla… e aveva scoperto che l’arrampicarsi non faceva proprio per lei.

“Non prendertela, se ti può consolare io non riesco neanche a tenere una lancia in mano… Metti il piede sinistro su quel sasso rosso e procedi sempre con calma… Se soffri di vertigini, non voltarti mai.”

Africa fu quasi tentata di dirle che nessuno le aveva chiesto aiuto, ma la ragazza era già scivolata in basso, avvicinandosi rapidamente al tappeto di gomma blu fino ad arrivare ad un paio di metri da terra, saltando giù e atterrando sul tappeto con noncuranza. 
Astrid alzò lo sguardo, incontrando quello della ragazzina prima di rivolgerle un altro sorriso, quasi incitandola a scendere e non preoccuparsi.

Africa si voltò di nuovo verso la parere artificiale, chiedendosi come potessero esserci persone tanto carine in contesti come quello… o forse quella della ragazza era tutta una maschera, chi poteva dirlo. 

Di una cosa però Africa era certa, quando mise con sollievo di nuovo i piedi per terra: con l’arrampicata aveva chiuso… forse era ora di concentrarsi su esche, nodi, piante e tecniche di sopravvivenza.


                                                                              *


“Credo che questa sia la prima volta in cui molti Tributi si dedicano agli stand non inerenti alle armi… A parte qualche eccezione, naturalmente.”

Erica inarcò un sopracciglio mentre si esercitava con dei nodi accanto a Carly, che annuì prima di alzare lo sguardo per puntarlo su suo fratello, che si stava allenando a lanciare lance e giavellotti insieme a Sean e stava insegnando a David come fare.

“Probabile… mio fratello però non è tipo da dedicarsi a creare esche e compagnia… ma se non altro ci aiuteremo a vicenda una volta nell’Arena.” La ragazzina si strinse nelle spalle, distogliendo lo sguardo dal fratello per guardarsi maggiormente intorno: lei e Wilhelm naturalmente sarebbero stati insieme nell’Arena… e la sera prima, per il poco che erano riusciti a dirsi, avevano concordato sul cercare qualche altro possibile alleato nei giorni successivi, durante l’Addestramento.

Ovviamente Carly sapeva che il fratello avrebbe voluto stare vicino anche a David, e anche se non le stava particolarmente simpatico non se l’era proprio sentita di obbiettare: probabilmente era la persona che era stata più vicina a suo fratello negli ultimi quattro anni, da quando se n’era andato di casa dopo la morte del padre. 

Le due ragazzine non dissero niente per qualche istante, entrambe prese nell’intrecciare nodi e pensando ai Giochi ormai imminenti: nessuna delle due aveva intenzione di concentrarsi troppo sulle armi, Erica sapeva già che non sarebbe mai stata brava a sparare o a tirare con l’arco… Carly stava pensando di provare ad allenarsi con i coltelli, ma niente di più. 

“Per te chi saranno i più temibili, nell’Arena?” Le parole di Carly ridestarono la compagna, che alzò lo sguardo dal suo lavoro per studiare i loro compagni/avversari, chiedendosi chi avrebbe potuto creare maggiori problemi… nessuna delle ragazze sembrava particolarmente temibile a primo impatto, probabilmente avrebbero dovuto preoccuparsi maggiormente dei ragazzi.

“Non saprei… Ma quanto a forza e velocità, i ragazzi hanno di certo una marcia in più che non è da sottovalutare.”

“Forse… ma sono del parere che spesso il cervello batta i muscoli, se sfruttato a dovere.”


                                                                          *


“Ok, ovviamente tu lanci meglio di me… Ma in mia difesa sei più grande, è normale che tu sia più forte!”

Wilhelm ridacchiò mentre prendeva un altro giavellotto per lanciarlo sulla pedana, mentre accanto a lui David ci aveva ormai rinunciato: durante il primo giorno di addestramento aveva potuto appurare di cavarsela molto meglio con i coltelli da lancio e tutto ciò che aveva a che fare con la mira rispetto a lance o giavellotti.

“Per questa volta, ti do ragione… e anche se sei solo un ragazzino, sappiamo entrambi che te la sai cavare benissimo.”

Wilhelm rivolse all’amico un sorrisetto, ricordando tutto quello che avevano combinato negli anni precedenti… e agli stratagemmi più che ingegnosi che David era in grado di architettare per riuscire a mettere qualcosa sotto i denti. 

“Speriamo che questa capacità mi torni utile nell’Arena…Piuttosto, tu con chi vorresti allearti? A parte tua sorella ovviamente.”

Wilhelm fece un cenno all’amico, suggerendogli di seguirlo alla postazione delle lance e passando davanti al tappeto della lotta libera, dove i fratelli Bradshaw se le stavano dando di santa ragione quasi tra le risate. 

“Non saprei… Forse Sean, è forte e piuttosto sveglio. Tu hai qualche suggerimento? Domani ne parlerò con mia sorella, per sapere se lei ha qualche idea.”

“Caius Gold è un po’ un pallone gonfiato, non mi ispira molta fiducia… e quanto a Kalem, credo che piuttosto di allearmi con lui venderei l’anima al diavolo. Louis non è male, ma non mi sembra un tipo molto incline a stipulare qualche alleanza… credo preferisca starsene per conto suo.”

David si strinse nelle spalle, alzando lo sguardo per guardarsi intorno nell’ampia e affollata palestra: non gli risultava facile riuscire a fidarsi di qualcuno se non di Wilhelm… per quanto nessuno di loro avesse scelto di essere lì, tutti avevano lo stesso scopo e per attuarlo avrebbero dovuto uccidersi l’un altro, alleati e non alleati.

“Beh, abbiamo altri tre giorni per pensarci… propongo di continuare ad allenarci domani, ma dopodomani penseremo ad osservare e a considerare tutti.”

David annuì mentre Wilhelm impugnava una lancia, osservandola con aria leggermente scettica come se dubitasse che ne avrebbe usata una nell’Arena… ma doveva comunque provare, voleva riuscire a cavarsela con tutto quello di cui disponeva quella palestra. 

“Ok, ora bando alle ciance Whittemore, vediamo di imparare a lanciare una di queste senza auto-decapitarci…”


                                                                              *


“Sei veloce.” Sean sedette sul pavimento blu, liscio e freddo della palestra, guardando Astrid imitarlo con il fiato corto a sua volta.
La ragazza gli rivolse un sorriso, annuendo con un cenno del capo prima di deglutire e parlare:

“Si, me la cavo… ma anche tu.”

Sean si strinse nelle spalle mentre si passava una mano tra i capelli biondo-castani, riprendendo a respirare normalmente dopo la corsa fatta insieme ad Astrid, conclusasi con un pareggio tra i due.

“Non credo di essere portato per le armi, ma almeno nel corpo a corpo e nella corsa me la cavo.”

“Di certo non sono forte, ma sono sempre stata abbastanza veloce… essere piccoli e minuti ha i suoi vantaggi.”

Astrid prese la bottiglietta d’acqua appoggiata sul pavimento accanto a lei, bevendone un sorso mentre gli occhi di Sean vagavano sugli altri ragazzi, disseminati tra i poligoni di tiro, la parete per l’arrampicata e gli stand sulle piante, i nodi, le esche o sulla sopravvivenza come April, Brittany e Rubinia che stavano provando ad accendere un fuoco. 

“Credo che facciano bene a dedicarsi anche alle cose che in genere tutti sottovalutavano… ti va di imparare a costruire delle esche? Con le armi ho perso le speranze, non riesco neanche a sollevare una spada.”

Le parole di Astrid riportarono il ragazzo alla realtà, che si voltò verso di lei guardandola con cipiglio leggermente sorpreso, esitando per un istante prima di annuire con un cenno del capo: erano poche le persone gli chiedevano di fare qualcosa insieme, se non si conoscevano a fondo… era sempre stato molto riservato, dando fiducia e avvicinandosi a ben poche persone. 

Eppure Astrid gli sorrise quasi come se si conoscessero da una vita, alzandosi e invitandolo gentilmente a seguirla al banco delle esche e dei nodi. Sean non se lo fece ripetere due volte e la seguì, improvvisamente curioso di conoscere meglio quella ragazza che si stava dimostrando incredibilmente gentile praticamente con tutti. 


                                                                           *


“Perché nei film e nei Giochi sembrava così facile? Di questo passo nell’Arena morirò di fame perché non riuscirò a cuocere un bel niente, o assiderata perché non ce la farò a scaldarmi.”

Rubinia sbuffò, sfregando con determinazione le mani sul pezzo di legno nel tentativo di accendere un fuoco: ormai lei, Brittany e April erano ferme allo stesso punto da quasi dieci minuti, ma senza aver ancora ottenuto alcun esito positivo.

“Immagino che nei Distretti fossero abituati a farlo… per noi è una cosa nuova, mi stupirebbe se ci fossimo riuscite in fretta.” Brittany si strinse nelle spalle con aria rilassata, come se la cosa non le desse fastidio. Rubinia invece sbuffò nervosamente, guardando il ramo come se lo odiasse profondamente e maledicendosi mentalmente per non riuscire a fare quello che gli uomini facevano da millenni. 

“Posso provare io, se vuoi… credo che innervosendosi non si vada proprio da nessuna parte.” Rubinia annuì alle parole di Brittany, spostandosi per cederle il posto senza contestare: ormai le facevano male le mani e i palmi si erano completamente arrossati e furia di sfregarli contro il legno ruvido. 

“Non ne sono del tutto certa, ma mi pare di averlo visto fare durante i Giochi… e le mani andavano verso il basso. Forse così funzionerà.” 

April inarcò un sopracciglio, seguendo i movimento delle mani di Brittany con aria scettica, chiedendosi se una volta nell’Arena avrebbe dovuto accendere un fuoco… In effetti si era chiesta diverse volte, la notte precedente, su dove avrebbero dovuto scontrarsi… neve, foresta, giungla, prateria? Poteva trattarsi di qualunque cosa. 

“Beh, tentar non nuoce… vediamo di imparare qualcosa dai Tributi delle edizioni precedenti.”

Brittany fece spallucce con nonchalance prima di seguire il consiglio di April, spostando le mani verso il basso mentre le sfregava velocemente sul ramo. Dopo qualche istante in cui nessuna delle tre parlò Rubinia quasi sussultò mentre invece Brittany sfoggiò un sorriso allegro: finalmente avevano fatto scaturire qualche scintilla. 

“Beh, meglio tardi che mai… Se non altro ora sappiamo che riusciremo a scaldarci un minimo, nell’Arena.” Rubinia sorrise con aria sollevata mentre Brittany guardava con gran soddisfazione il fuoco, anche se flebile, che era finalmente riuscita ad accendere. La ragazza rivolse ad April un’occhiata allegra, sorridendole con gratitudine:

“Beh, grazie per il consiglio… se n on fosse stato per te ora saremmo ancora al punto di partenza. Senza offesa, Rubinia…”

“Tranquilla, nessuna offesa. Cambiando argomento, secondo voi chi saranno quelli da cui doversi guardare le spalle?”

Rubinia lanciò un’occhiata ai loro compagni/avversari, chiedendosi chi sarebbe morto per primo… di certo non era un bel pensiero, ma non poteva fare a meno di domandarselo.
Non sembrava che nessuno fosse particolarmente temibile o con una marcia in più rispetto agli altri… ma magari qualcuno non voleva mostrare le sue vere capacità finché non sarebbero entrati nell’Arena, come spesso era successo nelle edizioni precedenti.

“Non saprei, credo che potremmo dirlo con certezza solo tra un paio di giorni, forse ora è ancora presto…. Sono curiosa, invece, sulle Alleanze che si creeranno.”

April inarcò un sopracciglio, rivolgendo un’occhiata in direzione di Wilhelm e David, intenti a parlottare insieme a Carly, la sorella del ragazzo. Era più che certa che i tre sarebbero restati insieme nell’Arena, ma non aveva molte altre idee sulle Alleanze: era ancora presto, ma aveva tutta l’intenzione di osservare meglio i compagni nei giorni successivi di Addestramento.


“Anche io… Astrid e Amanda si alleeranno, si questo non ci piove. E credo che Astrid stia facendo amicizia anche con Sean Thorn.” 

Brittany lanciò un’occhiata curiosa in direzione della coetanea, che stava effettivamente chiacchierando insieme al ragazzo mentre preparava un’esca, facilitata dalle dita particolarmente sottili. 

“Strano, non è un tipo loquace... o magari se la sta facendo amica apposta, non è stupido.”   Rubinia inarcò un sopracciglio, rivolgendo all’improbabile duo un'occhiata leggermente scettica: non conosceva benissimo Sean, anche se avevano la stessa età... però sapeva che non era mai stato molto estroverso e disposto a fare nuove conoscenze.


“Davvero pensi che sia tanto meschino? Non sembra cattivo.” 

“Non lo conosco, non posso dirlo con certezza... ma credo che quando si tratta dei Giochi, nessuno sia quello che era fuori da qui.” 


                                                                                   *


Era in piedi allo stand sulle piante velenose, dov’era stato per gran parte del pomeriggio: le piante erano sempre state una sua grandissima passione e aveva intenzione di coltivarla in vista dell'Arena... era certo che gli sarebbe tornato utile, il tempo passato lì. 

Tuttavia Cyrus non aveva neanche intenzione di lasciarsi sfuggire l'addestramento dei suoi compagni e lo stava seguendo con più attenzione di quanto non desse a vedere, guardandosi intorno con discrezione e osservando i movimenti dei suoi futuri avversari: non conosceva gran parte di loro e per quanto possibile voleva capire con chi avrebbe dovuto fronteggiarli una volta nell'Arena. 

Il ragazzo non si stupì neanche un po’ nel vedere Caius Gold, forse l'unico che poteva ritenere di conoscere abbastanza tra tutti, dilettarsi a lanciare pesi o provare a sparare... era abbastanza certo che niente gli avrebbe impedito di mettersi in mostra, specialmente se di fronte ai suoi avversari. 


Cyrus sbuffò appena, roteando gli occhi come se non lo capisse: lui preferiva tenere un profilo basso e non dare nell'occhio, anche se sembrava che molti non la pensassero al suo stesso modo... anzi, Caius stava chiacchierando quasi allegramente con un ragazzo dai capelli color pece che, anche se non ne era del tutto certo, aveva la loro stessa età e si chiamava Black. 

In fin dei conti però, gli stavano dando modo di capire in cosa fossero bravi o meno... il che non era certo un fattore negativo, visto che Cyrus non aveva nessuna intenzione di allearsi con Caius. Probabilmente l'unico con cui, almeno fino a quel momento, si sarebbe alleato era Julian... il ragazzo si voltò verso il “coinquilino”, che stava parlando con il fratello maggiore accanto alla parete per l’arrampicata. Non aveva praticamente mai parlato con Aaron, ma gli sembrava incredibilmente diverso dal fratello minore... non gli sarebbe dispiaciuto conoscere meglio entrambi nei giorni seguenti, anche perché non aveva la benché minima intenzione di entrare nell’Arena senza alleati.

Aveva visto abbastanza edizioni dei Giochi da avere una chiara idea di come andassero, specialmente nella fase iniziale... e avere anche pochi alleati poteva essere una salvezza, alle volte. 

              
                                                                              *


Si buttò sul letto, osservando il soffitto della stanza con gli occhi chiarissimi spalancati e perfettamente vigili nonostante sentisse una gran stanchezza fisica: non aveva alcuna intenzione di andare a dormire, sembrava che il suo cervello non volesse mettersi a risposare... anzi, si sentiva più sveglio e attivo che mai da quando si era svegliato. 

Durante la prima giornata di Addestramento si era guardando intorno parecchio studiando tutti i suoi avversari... non si era avvicinato a nessuno, limitandosi ad osservare con leggera descrizione: probabilmente avrebbe cercato di attaccare bottone dal giorno successivo.
Non sapeva ancora con chi avrebbe voluto creare un’Alleanza: da una parte si diceva che era meglio cercare qualcuno di forte che avrebbe potuto aiutarlo, dall'altra era spinto verso persone più deboli e facili da manovrare, di quelle che avrebbe potuto eliminare senza alcuna difficoltà una volta nell’Arena.

Kalem si rigirò nel letto, chiedendosi come sarebbe stato trovarsi nell’Arena con quelle stesse persone con cui aveva trascorso l'intera giornata... sapeva già che avrebbe dovuto uccidere qualcuno, se voleva tornare vivo a Capitol City.
E visto che non aveva alcuna intenzione di morire nell’Arena per una specie di capriccio, di certo avrebbe dovuto darsi da fare.

Era pienamente consapevole che molti tra i suoi compagni fossero terrorizzati all'idea di dover uccidere pur di sopravvivere... ma a lui non stava facendo nessun grande effetto, e anche se era consapevole di non essere stabile per una volta sapeva darsi una risposta chiara e precisa: non gli recava grande disturbo perché l'aveva già fatto in passato. 


                                                                         *



“Tu che cosa hai fatto nel corso della giornata?” 

“Un po’ di tutto, in realtà... preferisco non concentrarmi su un’unica attività, ma provare un po’ tutto per vedere in cosa me la cavo e cosa no. Tu invece?” 

April si strinse nelle spalle mentre le porte dell’ascensore si aprivano, permettendo a lei e ad Africa di entrare nel loro alloggio:

“Beh, io ho imparato ad accendere un fuoco... e non mi sono dedicata molto alle armi, oggi mi sono concentrata sullo stand sulle piante velenose è quello sulla sopravvivenza.” 

“A rigor di logica, anche io ho imparato una cosa oggi... non sono affatto portata per l’arrampicata. Non mi resta che sperare che l’Arena non preveda anche una montagna da scalare.” 

Africa piegò le labbra in una smorfia e April istintivamente rise appena, immaginandosi la compagna con i lucenti capelli rosa legati in una cosa, appesa ad uno strapiombo e intenta ad imprecare contro chi aveva progettato l’Arena. 

 “Credo che l'ideale sarebbe un bosco, come due anni fa... spero solo che non sia una specie di deserto, sarebbe davvero molto dura in quel caso.” 

“Rassegniamoci, non lo sapremo fino al ‘giorno del giudizio’...” Africa si strinse nelle spalle e, senza aggiungere un'altra parola anche solo per salutare, girò sui tacchi per raggiungere la sua camera, non vedendo l'ora di infilarsi sotto la doccia e togliersi la tuta che aveva odiato dal primo momento in cui l'aveva vista: quasi quasi avrebbe preferito arrampicarsi con un paio di tacchi ai piedi, piuttosto che indossare quella tuta. 


April sospirò e la imitò, dirigendosi in camera sua con aria cupa: sfortunatamente, sapeva che Africa aveva ragione... poteva farsi tutte le paranoie e avere tutti gli incubi del mondo, non avrebbe saputo nulla a proposito dell’Arena finché non ci sarebbe entrata con pochissime probabilità di uscirne. 

Decisamente, non era una prospettiva confortante.
















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Angolo Autrice:

Salve! Avrei voluto pubblicare il capitolo martedì ma ahimè, poi sono iniziati i Medici e non sono riuscita a finirlo... scusate, ma se Richard Madden chiama io rispondo, e ieri sono stata via praticamente fino a sera tardi... ma alla fine ce l'ho fatta a finire questo capitolo, finalmente!

Grazie mille a chi mi ha mandato le informazioni, e ovviamente anche per le numerose recensioni... ripeto, siete davvero puntuali quindi grazie davvero! 

Eccovi, infine, le immagini degli abiti delle ragazze durante la Cerimonia di Apertura (quelli maschili non li ho messi perché tanto alla fin fine sempre li siamo, al limite li metterò per l’Intervista):


Carly 
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Erica 
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Faye
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Tonya 
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Africa 
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April 
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Brittany 
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Astrid 
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Amanda 
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Non mi sembra di avere altro da dirvi quindi vi saluto, a presto con il seguito! 

Signorina Granger 

   
 
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