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Autore: MC_Outlaw    28/10/2016    0 recensioni
Ambientata dopo Equerstria Girls: Legends of the Everfree. Sunset Shimmer è sparita nel nulla ormai da molto tempo. Le sue ricerche si sono fermate, ma qualcuno ancora non si è dato per vinto. Cosa le è successo? E soprattutto, riusciranno a ritrovarla?
Genere: Avventura, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Sunset Shimmer, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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La notte sembrava quasi non passare più. Sunset non chiudeva occhio, continuando a rigirarsi nel letto. Era euforica all'idea di partire alla ricerca della sua sosia umana, talmente tanto che anche se pensava agli aspetti negativi della situazione gli sembravano bazzecole. Sapeva bene che erano passati ormai anni dalla sua scomparsa, che molte altre persone si erano già messe alla sua ricerca fallendo nel tentativo e che sarebbe stata dura, ma allo stesso tempo era determinata a proseguire. Doveva farlo per Silk e Radius, ed anche per se stessa. Ma nonostante l'eccitazione ed i mille pensieri che le affollavano la mente, anche la stanchezza ad un certo punto riuscì a prendere il sopravvento, lasciando sprofondare Sunset nel mondo dei sogni con un sorriso risoluto in volto, pronta con la mente e lo spirito a tutto ciò che l'avrebbe aspettata

 

La mattina ci mise poco ad arrivare. Con il sole ancora solo intento ad alzarsi nel cielo, davanti a casa di Pinkie si era già radunato la maggior parte del gruppo da quasi un quarto d'ora. Mancavano solamente Applejack, insolitamente in ritardo, e Fluttershy, che però le aveva avvertite con un SMS di un problema che l'avrebbe portata a tardare

“Ma quanto ci mettono?” domandò Rainbow, impaziente di partire quasi quanto Sunset

“Forse potremmo iniziare ad andare e lasciare il portale aperto, ci raggiungeranno li” suggerì appunto la rossa

“Aspettate! Ecco Applejack!” esclamò Pinkie, vedendola arrivare da dietro casa sua “Ed anche Fluttersh...” proseguì, interrompendosi quando vide che l'amica dai capelli rosei teneva per mano la proboscide di un gigantesco elefante. L'espressione dell'animale era dispiaciuta, mentre quella di Applejack infuriata

“Applejack, per favore, aspetta un attimo...” cercava di dire Fluttershy

“Guarda, meno sto vicino a quel bulldozer ambulante e meglio sarà per lui!” rispose furente l'amica, che proseguiva a passo spedito verso il gruppo attonito di amiche

“Ci... ci potreste spiegare?” chiede Rarity incredula, con lo sguardo sbarrato e fisso sull'animale. Fluttershy sospirò osservando Applejack e le rispose

“Vedete, questa mattina presto mi è arrivata una chiamata da una mia amica, Tree Hugger. È la figlia dei proprietari dello zoo. Mi ha detto che era li in mezzo agli animali per controllare che i cuccioli della coppia di leoni appena nati stessero bene. Dovreste vederli, sono dei così bei batuffoli di pelo, sempre in giro per la loro area a giocare tra di loro. Tree Hugger mi ha anche detto che una volta è riuscita ad entrare da loro ed ad abbracciarli, deve essere stato davvero una sensazione unica e...” si accorse che stava divagando, perciò tossì per schiarirsi la gola e ritornare al discorso principale “Comunque, mentre li osservava, ha sentito Irving barrire” disse sollevando la proboscide all'elefante per indicarlo “E poi un brutto rumore venire dalla sua zona. Quando è andata a controllare, il muro che dava sulla strada era sfondato e lui era sparito. Dato che mi fido di lei le avevo parlato dei miei nuovi poteri magici, così mi ha chiamata e mi ha chiesto se potevo cercarlo e farlo tornare indietro. Aveva paura che potesse farsi del male...”

“Che LUI potesse farsi del male?!” esclamò Applejack, furibonda “Certo, è una così dolce ed innocua creatura! E sapete dove ha deciso questa dolce ed innocua creatura di andare a spaccare tutto? Proprio di fianco a casa mia! Ha demolito il granaio, distrutto un trattore e buttato giù non so neanche quanti meli! Ancora un paio di metri ed avrebbe centrato la casa con noi dentro!”

“Applejack, so che adesso sei arrabbiata, ma non l'ha certo fatto apposta” cercò di difenderlo Fluttershy “Si deve essere spaventato per qualcosa”

“Spaventato per qualcosa?! E per che cosa, di grazia?” insistette lei. Irving, per risposta, diede due colpi leggeri di barrito con la proboscide, facendo sgranare gli occhi a Fluttershy questa volta

“Per... per un topo...” disse imbarazzata lei, quasi a bassa voce, ma abbastanza forte perché Applejack potesse sentirlo

“Un topo?! Oh, questa poi... ti giuro che se non lo riporti subito allo zoo lo lancio per aria e lo faccio finire dritto a casa sua in Africa!”

“Veramente è un Elefante Indiano...” specificò lei, riuscendo a far sbattere una mano in faccia ad Applejack per la frustrazione

“Non è questo il punto!” sbottò lei, per poi rivolgersi alle amiche in tono dispiaciuto “Mi dispiace ragazze, ma non credo che oggi potrò venire con voi. C'è bisogno di me a casa per togliere le macerie, ripiantare gli alberi e ricostruire il granaio... anche con i miei poteri ci vorrà una vita”

L'elefante, ascoltandola, emise un altro paio di barriti che Fluttershy tradusse prontamente “Irving ha detto che vorrebbe dare una mano, per farsi perdonare...”

Applejack fissò prima storto l'enorme creature, per poi lasciarsi convincere dai suoi occhi. Non poteva certo capire gli animali come faceva Fluttershy, ma anche lei si rese finalmente conto di quanto la colossale creatura fosse seriamente mortificata

“E va bene, se è per farsi perdonare...” rispose, ritornando un po' più calma “Ma non so se gli permetteranno di restare. Non dovrebbe ritornare allo zoo?”

“Oh, a proposito...” continuò Fluttershy un po' mogia, tirando fuori il cellulare “Tree Hugger mi ha mandato un messaggio dopo che gli ho detto di aver trovato Irving. Mi ha chiesto di tenerlo d'occhio io finché non avranno rimesso a posto la sua area. Però... questo significa neanche io potrò venire con voi... scusatemi”

“Non preoccupatevi ragazze, capiamo la situazione” le consolò Sunset “E poi qualcuno deve pur avvertire la preside ed i professori del perché non saremo a scuola oggi, non vi sembra?”

Applejack e Fluttershy le sorrisero in risposta, era riuscita comunque a trovare un modo in cui avrebbero potuto aiutare. Ma in cuor suo la bionda si sentiva un po' ingiusta nei suoi confronti. Era stata proprio lei il giorno prima a suggerire che tutte l'avrebbero seguita per aiutarla, ed adesso era sempre lei che non poteva farlo

“Bene, direi che allora possiamo andare!” esclamò Rainbow “Twilight, tocca a te”

“O-Ok...” rispose la ragazza con non troppo entusiasmo

Imponendo le mani davanti a se, Twilight ritornò con i pensieri al momento in cui era divenuta Midnight Sparkle per capire come avesse aperto i portali. Ma concentrarsi su ciò le fece venire un lieve tremore alle mani, facendola esitare dall'usare i poteri. Tutte le sue amiche notarono il suo tentennamento

“Va tutto bene?” gli chiese Sunset, preoccupata

“N... no, è tutto a posto!” rispose lei agitata. La ragazza dai capelli rossi la guardò dubbiosa per un secondo, il tempo necessario per ricordarsi quale fosse uno dei suoi timori più grandi. Le si avvicinò e le mise una mano sulla spalla

“Midnight Sparkle non ti farà nulla di male” le disse, riuscendo solo in questo modo a farle calmare le scosse “Tu sei molto più forte di lei, non devi dimenticarlo. E poi ci siamo noi con te”

Con una rassicurazione da parte sue, le si disegnò un sorriso imbarazzato ma sincero in volto. Nonostante la paura di poter tornare preda di quell'oscurità, si fece coraggio e proseguì imperterrita. Le sue mani si circondarono di magia, mentre in aria davanti a lei si cominciarono a formare delle piccole crepe luminose. E dopo pochi secondi, le crepe si riunificarono in un ovale dalla forma spigolosa ed irregolare che si frantumò in migliaia di pezzi. Era riuscita a creare un portale, al cui interno si vedevano immagini di luoghi cambiare rapidamente ed incessantemente ad una tale velocità da impedire di capire dove portassero

“Ce l'hai fatta! Ne ero certa!” esclamò Sunset, abbracciandola

“Grazie...” rispose, a bassa voce e con il fiatone. Per aprire il portale aveva usato molte energie, stancandosi di colpo. Ma non aveva ancora finito “Adesso devo decidere dove stabilizzarlo... dove viveva l'altra Sunset?”

L'amica si concentrò per pochi attimi sui ricordi presi da Silk e Radius e le rispose “Ad Oxford!”

“Oxford... capito” aggiunse Twilight. Il portale si fermò immediatamente dopo aver sentito le parole la sua creatrice. Adesso puntava su un luogo fisso, quello che sembrava essere un edificio famoso, come se lo avessero già visto da qualche parte in foto o su delle immagini

“L'università di Oxford...” spiegò Twilight guardando all'interno, chiarendo il déjà-vu delle amiche “Una volta terminato il liceo sarebbe una delle mie scelte per continuare gli studi. Mi ci ero già informata un po', sapevo bene dov'era”

“Non avevamo dubbi” rispose sottovoce Rainbow

“Si... si, da qui dovrei riuscire ad orientarmi un minimo!” esclamò Sunset osservando bene il luogo. Si rivolse alle due amiche che dovevano restare “Torneremo stasera presto!”

Una volta salutate, Sunset fu la prima a mettere piede dall'altra parte. Il passaggio non era come lo specchio che collegava quel mondo ad Equestria, ma molto più semplicemente come aprire una porta ed entrare in un'altra stanza o come scavalcare un muretto. Dall'altra parte era pomeriggio a causa del fuso orario diverso. Il portale, benché facesse vedere l'università, non si trovava in mezzo al nulla. Twilight era riuscita infatti a piazzarlo all'interno di una via poco trafficata e collegato ad un muro, quindi poteva essere anche facile scambiarlo per un graffito. Subito dietro arrivarono le sue amiche, incantate di fronte allo spettacolo di un paese ed una città che non avevano mai visto prima se non tramite immagini. La rossa si mise ad esaminare le strade che le circondavano, sicura che ci fosse un ricordo che aveva preso da Silk e Radius in proposito

“Allora, dove si va?” chiese Rarity, mentre Sunset si mise a pensare ad alta voce

“Dunque... qui pensavano a Sunset... speravano che un giorno potesse andarci... e lo vedevano spesso...” indicò una via alla sua sinistra, dopo un illuminazione sui ricordi “Perché da quella parte c'è il Deputy Lyceum, la scuola dell'altra Sunset! Facevano sempre questa strada in macchina per portarla li!”

“Direi che è un buon posto per iniziare” commentò Rainbow “Avanti, nascondiamo il portale e poi in marcia!”

Per evitare che qualcuno potesse vederlo, anche se già di per se poteva passare inosservato, le ragazze pensarono che la sicurezza non era mai troppa, quindi spinsero davanti al portale un cassonetto della spazzatura già presente in quella via. Fatto ciò, si misero in marcia nella direzione indicata da Sunset, mentre dall'altra parte del varco anche Applejack e Fluttershy cominciarono a dirigersi verso la loro Canterlot High

 

Ci misero circa quindici minuti a piedi, ma alla fine il gruppo di Sunset giunse davanti al Deputy, evitando però di farsi vedere e restando nascoste dietro alla casa più vicina. Gli studenti erano fuori dall'edificio per la pausa pranzo, in attesa di rientrare

“Allora, qual'è il piano?” domandò Rainbow “Entriamo e facciamo domande?”

“Credo che chiedere qualcosa non servirebbe a nulla” rispose Sunset “In questi anni avranno chiesto già molte cose a tutti i vecchi compagni dell'altra me, se volevano dire qualcosa di sicuro lo avranno già detto”

“E se andassi tu da sola?” suggerì Twilight, ricevendo subito le attenzioni delle altre “Potresti rientrare e far credere di essere tornata dopo tutto questo tempo. Magari con te potrebbero aprirsi di più, raccontarti cose che non hanno mai detto”

“Io... non saprei...” disse Sunset un po' incupita “Fingere di essere la Sunset umana mi sembra... una cosa insensibile da fare”

“Capiamo cosa intendi dire” spiegò Rarity “Ma in questo momento, noi siamo detective!”

“Oh no, rieccoci con la Detective Rarity...” commentò sottovoce Rainbow, senza interrompere l'amica

“E come detective, dobbiamo agire come è necessario per risolvere il caso! Se vogliamo provare a scoprire cosa sia successo, dobbiamo sfruttare il fatto che voi due siate uguali a nostro vantaggio”

“Immagino tu abbia ragione...” rispose sospirando Sunset “Voi nel frattempo cosa volete fare?”

“Oh, è molto semplice!” esclamò Pinkie “Prima di tutto, scopriamo dove si trova la stazione di polizia della città! Sicuramente avranno da qualche parte le prove e le loro indagini del caso di Sunset, noi dobbiamo semplicemente prenderle. Io utilizzerò i miei brillantini per creare delle piccole esplosioni e far uscire tutti i poliziotti mentre Rarity ci nasconderà usando i suoi poteri! Quando tutti saranno fuori Rainbow correrà dentro la stazione e prenderà i documenti che ci servono, li darà a Twilight e lei si occuperà di rileggere tutte quelle cose noiose! Che ne pensate?”

“Ci sto!” rispose Rainbow entusiasta, venendo troncata sul nascere da una Sunset quasi sconvolta

“Prima di far credere ad un attacco terroristico e mandare tutti nel panico, non sarebbe meglio controllare nella biblioteca della città i giornali di quattro anni fa? Ci saranno sicuramente delle notizie riguardanti il caso, cercate qualcosa li”

“Mmhh... si, anche questa idea va bene!” annuì Pinkie, al contrario di Rainbow che rimase un po' delusa del cambio di piano. La rossa fu sollevata di averla convinta “Saprò anche cosa ti passa nella testa ma mi sorprendi ogni volta...”

Ora che era tutto deciso, Sunset prese il coraggio a due mani e si preparò a fare il suo ingresso

“E andiamo!” disse a se stessa per darsi una spinta “Ci rivediamo stasera alle 7 davanti al portale!”

Uscita da dietro il muro, si diresse a passo spedito verso la scuola, varcando i suoi cancelli con fare leggermente imbarazzato. Adesso che era li non sapeva neanche cosa fare, quindi si limitò a guardarsi intorno per cercare un'idea. Per sua fortuna, fu l'idea a trovare lei. Una ragazza, impegnata a parlare con un gruppo di sue amiche, appena la vide sgranò gli occhi dalla sorpresa e si fiondò verso di lei

“Sunset?!” gridò lei “Sunset! Oh mio dio, sei veramente tu!”

Senza neanche il tempo di vederla in faccia, Sunset venne presa ed abbracciata dalla studentessa, ricavando quasi involontariamente alcuni suoi ricordi ed emozioni. Era la migliore amica della Sunset umana sin dall'inizio delle scuole elementari, quando si erano conosciute, ed avevano sempre proseguito assieme negli studi. Vide i loro momenti felici e quelli tristi, nonché la sensazione di assoluto abbandono quando si seppe della sua scomparsa. Terminata la cascata di ricordi, riuscì a vederla anche in volto. Era una bella ragazza dai capelli castani e biondi, alta poco meno di lei e con gli occhi marroni e lucidi per l'emozione del momento

“... Jessica?” chiese Sunset, sorridendole

“Non posso crederci!” continuò lei “Sei... sei davvero tu! N-Non so neanche cosa dire... è bellissimo rivederti! Dove sei stata? Che-Che ti è successo?”

“Io...” rispose Sunset, cercando di trovare una scusa. La prima che gli venne in mente fu quello che i genitori della sua copia umana credettero di lei “... non... non lo so di preciso... vedi, ho perso la memoria dopo che... che sono finita in coma” biascicò cercando di giustificarsi, mentre nella sua testa pensava fosse la risposta più stupida possibile

“In coma?! Oddio, è terribile...” rispose Jessica, che invece pareva averci creduto “Ma perché non ti hanno trovata allora? Hanno detto di aver cercato in tutti gli ospedali...”

“Oh, ecco vedi, non so come ma sono finita... in Francia!” continuò, immaginandosi Applejack che le tirava dietro le peggiori maledizioni dopo tutte quelle bugie “Si, ancora non ricordo come abbia fatto, ma anni fa mi hanno trovata e portata in un ospedale vicino alla costa. Dopo che mi sono risvegliata dal coma sono stata un po' in riabilitazione e l'altro giorno sono sono arrivati i miei genitori, credo che qualcuno lo abbia avvertiti... e per recuperare i miei ricordi mi hanno consigliato di riprendere la mia normale vita, per questo oggi sono venuta a scuola...”

Terminato di parlare, non si sarebbe mai aspettata che la ragazza davanti a lei avrebbe creduto a tutto. Ma una sparizione inspiegabile per così tanto tempo poteva anche non avere ragioni troppo razionali, motivo in più per Jessica per crederle

“Capisco, allora immagino di dovermi ritenere fortunata visto che mi hai riconosciuta subito!” disse sorridendole e poi battendosi un pugno sul petto “Se le cose stanno così, ti aiuterò personalmente a ricordare tutto! Ti farò rivedere tutti i nostri vecchi compagni di classe! E dobbiamo recuperare anche tutto il tempo che sei sparita!”

Senza aggiungere altro, la ragazza prese Sunset per una mano e la portò dritta in mezzo al suo gruppo di amiche perché potesse presentargliela. Quello non era in alcun modo il suo piano iniziale, ma forse incontrare tutte le vecchie conoscenze della sua controparte umana l'avrebbe potuta aiutare a capire qualcosa di più della sua vita

 

Oltre il portale, alla Canterlot High, Fluttershy ed Applejack si trovavano nell'ufficio della preside dopo che la prima aveva convinto Irving ad aspettarla qualche minuto fuori dalla scuola. Le lezioni non erano ancora iniziate, ma la preside le accolse volentieri in ufficio

“Immagino siate qui per dirmi del nostro “ospite”” disse loro Celestia “Mi hanno già chiamata dallo zoo, so che la nostra Fluttershy dovrà occuparsene per un po”

“Non è solo quello” le disse Applejack “Sunset, Twilight, Rarity, Pinkie e Rainbow oggi non saranno a lezione con noi, sono impegnate con un'altra cosa”

“Ancora?” chiese la preside, inarcando un sopracciglio “Già ieri pomeriggio Sunset non c'era, ed oggi mancate quasi tutte voi. Potreste dirmi cosa hanno di così importante da fare, per favore?”

“Vede, ieri pomeriggio sono arrivati qui i genitori di Sunset, Sunset Silk ed Evening Radius... cioè, non sono i suoi veri genitori, ma quelli della Sunset umana. Ci hanno detto che è sparita e che la stanno cercando da anni. Hanno visto lei in una foto ed hanno creduto di averla ritrovata, ma ovviamente si sono sbagliati...”

“Sunset si sentiva un po' in colpa, sono venuti fino a qui perché credevano che lei fosse loro figlia” continuò Fluttershy “Adesso lei e le altre stanno cercando di scoprire che cosa sia successo alla Sunset umana. Sono andate fino in Inghilterra per indagare”

Celestia passò dall'avere gli occhi sgranati al non trattenere una risatina “Oh, con voi è davvero difficile annoiarsi...” poi si mise a pensare a braccia conserte “Aspettate... avete detto Sunset Silk? Non ci credo!” esclamò, alzandosi ed andando verso la sua scrivania. Da uno dei cassetti tirò fuori un paio di vecchi annuari, in cui erano conservate le foto di tutti i vecchi studenti della Canterlot High. Dopo averne sfogliati velocemente alcuni sotto lo sguardo incuriosito delle due ragazze, si fermò puntando il dito in una pagina di un libro molto vecchio “Sapevo di aver già sentito quel nome! Quindi Silkie sarebbe la madre di Sunset, eh? In effetti ci sarei potuta arrivare, sono quasi due gocce d'acqua”

“... Silkie?” domandò Fluttershy

“Proprio lei! Quando Sunset Silk veniva a scuola qui aveva un soprannome, proprio come Pinkie. Guardate”

Le due studentesse si avvicinarono a Celestia, osservando l'incredibile somiglianza tra l'amica e la donna quando aveva la sua età. Se non fosse stato per il colore dei capelli sarebbero state impossibili da distinguere

“Cavolo, fa quasi impressione...” commentò Applejack, mettendosi poi a sfogliarlo “E invece il signor Radius? Non lo vedo”

“Ad essere sinceri il suo nome non mi dice nulla” rispose Celestia, suscitando l'interesse delle due ragazze “Potrei cercarlo su un altro annuario, ma non penso che troverei qualcosa”

“Oh, non importa, ero solo curiosa! Ah, prendo questo se non le dispiace!” replicò Applejack, afferrando il libro con la foto di Silkie mentre la campanella si era appena messa a suonare “Dobbiamo andare, non vogliamo certo fare tardi!”

“Sarà meglio” disse Celestia sorridendogli, mentre la coppia di ragazze si avviava di corsa verso la loro classe

 

In Inghilterra, nello stesso momento, Jessica aveva appena riportato Sunset davanti alla sua classe, dove si erano radunati i suoi vecchi compagni per l'inizio delle lezioni. Aprì la porta solo perché vedessero lei ed alzò la voce

“Ragazzi, non crederete mai chi è tornata!” esclamò, subito prima di aprire completamente la porta e facendo vedere a tutti la ragazza con lei. Gli studenti rimasero a bocca aperta, stupiti quanto prima lo era Jessica, ma non mossero un muscolo. Sunset alzò la mano per salutarli

“Ehm... ciao” disse semplicemente lei. Ma quelle sole parole bastarono a far scattare sul posto tutti i ragazzi, che le corsero incontro entusiasti. Si ritrovò sommersa da un brusio di voci che la chiamavano e che le facevano domande, nonché da un abbraccio di gruppo da tutti quanti. Un gesto molto dolce ed espansivo, ma che nel suo caso fu un totale disastro. Il contatto con più persone nello stesso momento fece impazzire i suoi poteri, ritrovandosi a leggere centinaia di immagini, sensazioni e ricordi diversi in modo estremamente confuso e distorto. Dovette allontanarli a forza perché quell'enorme flusso di pensieri la lasciasse, ma non poté fare nulla per evitarsi una dolorosa emicrania

“S-Scusate...” disse loro tenendosi la testa “Ho... ho bisogno di un momento...”

Si voltò e si allontanò di li, seguita subito a ruota da Jessica, che si precipitò immediatamente in corridoio a cercarla. “Vado... vado a vedere come sta”

Sunset, nel frattempo, grazie ai ricordi di Jessica riuscì a trovare almeno il bagno delle ragazze, dove ogni tanto si ritrovavano a discutere. In quel momento fu quasi grata alle chiacchiere tra amiche nei bagni. Si appoggiò subito al lavandino, con un espressione distrutta e un colorito verdognolo in viso, sicura che da un momento all'altro avrebbe vomitato

“Promemoria, imparare come suddividere i ricordi di più persone... oooh...”

Dopo qualche attimo, anche Jessica intuì dove si trovava e la raggiunse, preoccupata per come era corsa via

“Stai bene? Che è successo?” chiese, vedendo nel frattempo come si era ridotta

“Nulla, tranquilla... un giramento di testa...” rispose, pensando ad una scusa valida “Credo... che fossero troppe cose tutte assieme... forse li conosco tutti, ma è stato abbastanza improvviso...”

“Hai ragione... non ci ho pensato, scusa” le rispose l'amica, un po' in imbarazzo “Ero impaziente di farti vedere agli altri e non ho pensato a te... va bene allora, tu cosa vorresti fare?”

“Ehm...”Sunset analizzò la risposta da dargli, in modo che sembrasse coerente con la sua finta situazione ma anche utile al suo scopo. E benché ne avesse già preso i ricordi, optò per qualcosa di amichevole “Beh... tu adesso hai lezione, no? Io adesso magari faccio in giro in città, per vedere se riconosco qualcosa, poi quando hai finito... potresti portarmi nei luoghi dove ci piaceva andare. Che ne dici?” disse, cercando di non sembrare a pezzi. Poteva spendere il tempo delle lezioni pomeridiane ad indagare per conto suo, poi una volta arrivata Jessica avrebbe cercato di scoprire qualcosa sui posti che la Sunset umana frequentava di più

“Ma certo!” esclamò l'amica in risposta “Ho già in mente un sacco di idee! Ci vediamo al cancello della scuola più tardi! Vuoi... vuoi che resto qui finché non stai meglio?”

“No, grazie, ce la faccio...” rispose, rimettendosi composta e facendole segno che e tutto a posto. L'amica le sorrise e ritornò di corsa in classe, lasciando libera Sunset di riversarsi sul lavandino ad espellere la colazione

 

Poco lontano dalla scuola, nel frattempo, Rarity e Pinkie si erano temporaneamente lasciate alle spalle la biblioteca sotto incredibile consiglio della stilista. Incredibile per il luogo in cui si erano dirette, una pasticceria, suggerito proprio da lei

“Sicura di stare bene?” chiese per l'ennesima volta Pinkie mettendole una mano in fronte, che ancora l'amica si trattenne dallo scostare con violenza

“Pinkie, te l'ho detto e te lo ripeto, sto benissimo. Ma nessuna di noi ha fatto colazione, ed hai visto che Rainbow è crollata sui libri più o meno cinque volte. Ed in soli cinque minuti, per di più!” rispose, aprendo la porta del negozio di dolci “Un po' di zucchero è semplicemente quello che ci serve. E poi ci saremmo venute comunque, non dovevi portartene qualcuno a casa?”

“Qualcuno? Io voglio svaligiare questo posto!” gridò ad alta voce, facendo voltare preoccupato il pasticcere

“S-Scusi, cosa?” chiese lui, sospettoso e quasi preoccupato

“Oh! Nulla, era solo per dire!” rispose imbarazzata, tornando poi a parlare con Rarity “Comunque, non mi aspettavo certo che saresti stata tu a proporre di venire qui! Credevo sarebbe stato compito mio, ed anche che a te i dolci non piacessero!”

“Cara, il fatto che io non ne mangi fino a scoppiare non significa che non mi piacciano” rispose sorridendole “Io sono una grande estimatrice di pudding, bagel, sundae, macarons...”

“... ma anche più semplicemente torte e biscotti, vero? Perché quello che hai detto tu è difficile da trovare per le nostre feste. Io lo so bene, ci ho già provato!”

“Ma certo, Pinkie” la rassicurò lei “Quello che prendi di solito va benissimo. Non c'è bisogno di andare a cercare... “si interruppe per farle un occhiolino “La crème de la crème

La battuta, nonostante non fosse granchè, sortì l'effetto sperato. Pinkie ci mise pochi attimi per scoppiare a ridere “Hahaha! Oh, cielo! Rarity, noi due dobbiamo passare più tempo assieme! Non credevo che fossi così divertente!”

“Non mi piace mostrarlo troppo in giro” rispose, un po' lusingata ed imbarazzata per la sua reazione

“S-Signorine...”

Il pasticcere, da quando si era voltato per ascoltare gli sproloqui di Pinkie, era rimasto fermo li ad osservare le due ragazze. A guardarlo bene, sembrava essere se possibile ancora più timido ed impacciato di Fluttershy, ma allo stesso tempo anche più grosso del loro compagno di scuola Bulk

“N-Non per mettervi fretta, ma... se... se dovete ordinare...”

“Oh, ma certo, ci scusi tanto!” rispose immediatamente Rarity “Pinkie, cara, l'esperta qui resti comunque tu. Cosa prendiamo?”

Piuttosto che risponderle, Pinkie decise di fiondarsi dietro al bancone dei dolci, cominciando a prenderne ed incartarne una quantità industriale

“Dunque... questo, poi questo, questi qui, questi non possono mancare... oh, ed ovviamente anche questi e questi e questi altri!”

Il pasticcere, vedendola, tentò subito di intervenire

“S-Signorina! Non... non si può stare dietro al bancone!”

“Oh, non deve preoccuparsi, lo faccio sempre dove abito io!” rispose, continuando a tirare su biscotti e dolcetti vari, riducendo il timido uomo ad un silenzio rassegnato preceduto da un sommesso “Va... bene...”

Dopo aver fatto incetta di tutto ciò che il negozio aveva da offrire, tornò dall'altra parte del banco, sotto sguardo accusatorio di Rarity

“Già che ci sei, vorresti anche acquistare la pasticceria?”

“Non credo sia in vendita! Sbaglio?” chiese lei innocentemente all'uomo

“N... no, certo che no”

“Visto?” rispose, costringendo Rarity a sospirare per la sua ingenuità, per poi proseguire “Oh, quasi dimenticavo! Dovremmo ordinare anche una torta, pensa di riuscire a prepararla per stasera?”

“Certo... non ho altre ordinazioni” rispose, prendendo un taccuino “Come la vuole?”

“Con tutto!” esclamò Pinkie “Panna, cioccolato, crema di frutta, zuccherini, insomma tutto ciò che ci può mettere dentro!”

“M-Ma certo, capisco...” rispose, a disagio per la strana richiesta, per poi passare loro un tesserino “Vi chiamerò non appena sarà pronta... dovreste anche segnarvi il mio numero, almeno saprete che sono io”

“Ma certo!” rispose Rarity, prendendo subito nota sul cellulare ed inviandogli un messaggio perché potesse salvarsi il suo numero “Solo... mi è sfuggito il nome della pasticceria, sarebbe così gentile da dirmelo?”

“Questa è la Whole Cake di Larry Flags...” disse subito l'uomo, sorridendo imbarazzato “L-Larry sono io...”

Il tempo di digitare il nome detto e le ragazze furono libere di andare, non senza una montagna di dolci da ingurgitare in mano a Pinkie “Aspetti solo un secondo...” disse, affaticata “Devo solo... tirare fuori il portafoglio...”

“Non... non fa nulla... pagherete poi più tardi, per la torta...”

“Oh... ok! Grazie mille, Larry!” esclamò nuovamente Pinkie, cercando di fare attenzione a dove metteva i piedi per evitare di far cadere tutto, con Rarity a cercare di darle una mano. Nel frattempo, Larry si mise subito a preparare l'ordinazione, con una strana aria affranta addosso

 

Dopo essersi ripresa dal mal di testa, Sunset si diresse subito fuori dalla scuola

“Bene, da dove potrei iniziare?” si chiese a voce alta per pensare meglio “Vediamo... beh, potrei vedere se nella casa dell'altra Sunset c'è qualcosa da cercare. Magari i vicini hanno visto qualcosa e non lo sanno... potrei controllare i loro ricordi di que...”

Appena il tempo di voltare un angolo e Sunset andò a scontrarsi contro la schiena di un uomo, finendo a terra. Per sua fortuna il contatto fu talmente breve da non riuscire a leggere i suoi ricordi, altrimenti le sarebbe tornata l'emicrania

“Ahi... scusi, non l'avevo vista...”

L'uomo si voltò. Aveva uno scopettone in mano ed un occhio spalancato e fisso su di lei, con un'espressione della bocca quasi di sufficienza

“Che ci fai qui fuori?! Dovresti essere in classe, non è il momento di girare per i corridoi! Sto cercando di pulire io!”

Data la sua reazione arrabbiata, la ragazza non si mise neanche a discutere “Mi dispiace, stavo proprio per uscire, mi sono venuti a prendere ed... ecco... addio!”

Sunset sgattaiolò subito via, mentre lo sguardo torvo dell'uomo non smetteva di seguirla, prendendo poi un'espressione vagamente interrogativa e stupita. Alla ragazza però interessava solo uscire, la sola presenza di quell'uomo la inquietava. Ed una volta sull'ingresso, si toccò il petto per sentire il proprio battito

“Wow, ed io che credevo che il professor Cranky fosse inquietante... quel tizio lo batte in tutto!” appena ripreso un po' di fiato, riprese per la sua strada“Ok, adesso... casa di Sunset... da quella parte!” indicò una via per darsi una direzione, per poi assumere un aria confusa “Fa quasi strano dirlo...”

Si mise subito in cammino, non notando però che l'uomo con cui si era appena scontrata la stava osservando dalla finestra, con un'espressione molto stupita in volto

 

Le ci volle mezz'ora di camminata per giungere davanti all'abitazione dei suoi ricordi. La casa era esattamente come aveva visto da Silk e Radius, immutata ormai da anni e dall'atmosfera quasi familiare anche per lei. Si appoggiò ad un albero piantato sul marciapiede lì davanti ad osservarla affascinata, con una sensazione di tremolio nel petto

“Casa loro... quanti ricordi belli che hanno di questo posto...” pensò a voce alta, per poi darsi due pacche sulle guance “Basta, non devo immedesimarmi! Diamo un'occhiata in giro!”

Si incamminò a passo deciso nell'unica casa a fianco, quella degli unici vicini di quella famiglia dato che vivevano all'angolo della strada o, per meglio dire, al limite della città. Infatti, da un lato della casa non c'era nulla se non una distesa verde di pura erbetta e fiori. Da quello che aveva appreso, ci doveva abitare un'anziana signora che era sempre stata quasi come una parente sia per la Sunset umana che per i suoi genitori, voleva molto bene a tutti e tre. Bussò alla porta e, per sua fortuna, fu proprio lei ad aprire

“La signora Meredith Narshess?” chiese, per conferma. La donna pareva essere davvero molto anziana, probabilmente sulla novantina

“Si, sono io...” rispose la vecchina, aguzzando poi la vista per vederci meglio da dietro gli occhiali “Aspetta... quegli occhi... non ci credo! Sunset!” si avvicinò a passo tremante verso di lei “La piccola Sunset! Oh, santo cielo! Sei davvero tu! Ti riconoscerei tra mille!”

Colma di gioia, la donna la abbracciò, condividendo con Sunset tutti i ricordi legati alla sua controparte umana. Ma si rese ben presto conto di un problema, la maggior parte di essi le apparivano alcuni sfocati ed altri in fiamme, solo pochi parevano essere del tutto interi. Probabilmente la signora, data la veneranda età, iniziava a dimenticarsi molte delle cose per cui era venuta qui. Ma ciò che non mancava in quelle memorie era l'affetto che provava verso la Sunset di quel mondo, il che le fece venire il malincuore esattamente come il giorno precedente. Non se la sentiva di mentire neanche con lei, quindi la scostò con delicatezza e la osservò con sguardo rattristito

“Sunset...? Piccina mia, cosa c'è?” chiese la donna, confusa da quel gesto

“Io... io non sono la Sunset che conosce lei... se mi fa entrare, le spiegherò tutto...”

“Ma... ma certo cara, accomodati” replicò subito la donna, facendole segno di entrare

 

Dopo una piccola seduta di spiegazioni e di dimostrazione dei suoi poteri con la trasformazione in Daydream Shimmer, l'anziana signora non cambiò quasi per nulla il suo atteggiamento, anche se rimase un po delusa

“È molto bello quello che stai facendo, mia cara... capisco perfettamente che ci tieni davvero a ritrovare la nostra Sunset”

“La ringrazio, ma è solo una cosa che avrei dovuto fare da molto tempo in realtà. Mi è sempre sembrato strano che non ci fosse l'altra me in giro, ma non l'ho mai cercata seriamente”

“C'è sempre tempo alla tua età per rimediare. E tu lo stai facendo. Ma temo che non sarà facile, anche con le tua magia...”

“Ora che ne parla, non ne sembra molto stupita. Non è certo una cosa di tutti i giorni” domandò lei, venendo ricambiata da una risata

“Mia cara, sono anziana, ne ho già viste molte in vita mia. Ho sempre pensato che ci fosse di più di quello che la gente vede e crede, in qualsiasi cosa. Tu e le tue amiche ne siete un esempio!”

“Si, capisco...” proseguì, per poi arrivare al punto “Ascolti, come le ho detto, vorrei indagare il più a fondo possibile, e per farlo ho bisogno dei suoi ricordi. Vorrei che pensasse intensamente alla sera in cui Sunset è sparita. Potrebbero esserci dettagli che lei non vede ma che sono presenti nei suoi ricordi!”

“Posso anche provarci, ma i miei ricordi non sono più lucidi come una volta... se però credi che possa aiutarti, allora lo farò”

“Qualsiasi cosa sarà utile!” rispose, andando poi a toccarle una mano. La donna si mise il più intensamente possibile a quella sera, ogni minimo dettaglio che le venisse in mente. Sunset fu immediatamente trascinata nella memoria, questa volta però fece in modo che la lettura avesse una marcia in più. Concentrandosi meglio, infatti, fu libera di muoversi all'interno del ricordo, slegata dalla posizione e dalle sensazioni della vecchina, quasi come se fosse un viaggio nel tempo più che un passaggio mentale di ciò che ricordava

Vide la casa della donna dall'interno. Non era cambiata di una virgola neanche quella in quattro anni, salvo qualche mobile spostato. La signora Narshess guardava la TV nella tranquillità di casa sua. Erano già le dieci passate da ciò che vedeva nell'orologio a pendolo della stanza. Non sembrava stare succedendo nulla però, solo una calma assoluta interrotta dalle voci provenienti dal televisore. Sunset rimase immobile a seguire il ricordo, ma non stava succedendo assolutamente nulla. Il suo occhio però cadde sulla finestra esterna, posizionata appena dietro lo schermo. Fu solo un attimo, ma vide un'ombra correre velocemente da un lato all'altro della vetrata, diretta proprio nella direzione della casa di Sunset. Era incuriosita dalla cosa, ma purtroppo dovette interrompere tutto dal momento che il ricordo stava iniziando a cadere a pezzi. Interruppe quindi il contatto ritornando al salotto così come lo aveva lasciato

“Allora? Hai scoperto qualcosa?” chiese Meredith

“Io... non lo so... forse si! Mi dica, dopo la casa di Sunset c'è qualcosa?”

“Che io sappia no, solo quel prato” rispose la donna

“Capisco...” continuò Sunset, pensierosa “E Silk e Radius a che ora rientravano dal lavoro?”

“Oh, questo lo so. Rientrano tutti e due verso le otto, otto e mezza. Lo so perché quando Sunset era piccola mi offrivo di guardarla io e venivano a prenderla sempre a quell'ora”

“Si, vero, c'è anche quello nei ricordi che le ho preso... ma allora... chi era quello?”

“Quello chi?” domandò la vecchia, adesso anche lei curiosa “Cosa hai visto?”

“Qualcuno... quella notte, qualcuno è passato davanti a casa sua mentre guardava la televisione. L'ho visto dai suoi ricordi, lei credeva fosse un animale, ma era un uomo!”

“Oh, ora capisco...” spiegò subito l'anziana “Ricordo che uno dei motivi per cui la polizia aveva archiviato il caso era perché non c'erano sospetti... “

“Nessun sospettato...?!” esclamò Sunset, incredula

“Ma se quello che dici è vero, allora potrebbe essere stata quella persona! L'hai vista bene? Sapresti dirmi chi era?”

“No, purtroppo era solo un ombra, l'ho visto di sfuggita... ma sono sicura che c'entri qualcosa! Deve essere così, era troppo tardi per chiunque di loro!” scoperto questo nuovo indizio, la ragazza si sentì quasi rinata. I suoi sforzi stavano già mostrando i primi frutti “Adesso abbiamo qualcosa di nuovo per le mani! Qualcosa che nessuno sapeva! La ringrazio dell'aiuto!”

Appena dopo averlo detto, si fiondò subito alla porta “Adesso devo andare, tra un po dovrò incontrarmi con un'amica di Sunset! Ci vediamo!”

La donna non ebbe neanche il tempo di aggiungere altro che Sunset si ritrovò già all'esterno. Ma si sentì comunque in dovere di dire qualcosa

“No, grazie a te... spero tu possa ritrovare la nostra piccola Sunset...”

La giovane si lanciò di corsa sulla strada del ritorno, con un sorriso deciso in volto

\Aspetta e vedrai, Sunset\ pensò tra se e se \Verremo a capo di tutta questa faccenda e ti ritroveremo, costi quel che costi!\

 

 

 

 

 

Salve a tutti ragazzi, qui MC Outlaw. Ed anche questo secondo capitolo di Sunset's Fading è terminato, forse un po' dispersivo, ma era così che lo volevo. Piccole cose che si svilupperanno per portare alla soluzione di tutto. Ogni cosa ha la sua importanza, ma avrà anche il suo tempo. Oppure ci sono cose che non c'entrano nulla? Lo scoprirete a tempo debito. Detto ciò, ci vediamo alla prossima, che spero sia più presto di quanto anche io mi immagino!

MC Outlaw

   
 
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