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Autore: Mary_loveloveManga    12/05/2009    7 recensioni
Questa è una piccola One-Shot che parla del tempo, di InuYasha e di quanto non siano compatibili.
Ecco un piccolo spoiler:
[...]
Oppure non sarebbe rimasto lì, ad osservare il muoversi ritmico delle lancette, che facevano un giro completo, più e più volte.
Un minuto.
Un'ora.
Un giorno.
Una vita.
[...]
Spero vi piaccia. Fatemi sapere cosa ne pensate. Baci. Mary-chan
Genere: Triste, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccola One-Shot. Veramente piccola. Balzata alla mente in un momento di mancanza d’ispirazione. Questa Shot l’ispirazione l’ha portata, e poi l’ha trascinata via. Come l’onda, che arriva sulla spiaggia, per poi tornare indietro. Ci tengo, a questa storia. Era da tanto che non riuscivo a scrivere qualcosa di decente. Qualcosa che mi soddisfacesse, più che altro. Questa, almeno un minimo, lo fa. Spero piaccia anche a voi, è per questo che ve la propongo. Fatemi sapere cosa ne pensate.

Dedicata a Ryanforever, Inukag4ever, Monik e Beverly Rose che hanno commentato la Shot “Tears of rain”. Grazie di cuore.

 

 

 

 

 

 

– All’amore pone fine il tempo, non il cuore. –

Publilio Siro

 

– Il tempo è come un fiume: non risale mai alla sorgente. –

Antoine De Rivarol

 

 

 

The time.

 

 

 

 

L’unico rumore udibile da lì a kilometri, era il rintocco dell’orologio, che scandiva ogni secondo con una precisione maniacale. Quell’unico orologio posizionato malamente sulla parete spoglia dinanzi a lui, leggermente inclinato.

Non gli era mai piaciuto, a dir la verità. Anzi, gli dava piuttosto fastidio, con il suo rimbombare in ogni parte della capanna, piccola e polverosa.

Chiaramente non aveva sprecato tempo buttandolo. No: era rimasto lì. Lì, a ricordargli del tempo che passava, dei minuti che scorrevano inesorabili, lasciandolo indietro.

Il tempo, per lui, era sempre stato una terribile seccatura. Sempre in ritardo, sempre indietro. Lui e il tempo non combaciavano. Non gli piaceva avere degli orari, delle date. Era insopportabile sapere già da principio di rimanere indietro.

Inevitabile.

Forse, però, il suo era un comportamento masochista. Oppure, in quel momento, non sarebbe rimasto lì, ad osservare il muoversi ritmico delle lancette, che facevano un giro completo, più e più volte.

Un minuto.

Un’ora.

Un giorno.

Una vita.

Il tempo passava, portandosi via ciò che aveva di più caro.

Era arrivato in ritardo, per l’ennesima volta.

Non era arrivato in tempo. Lui, l’aveva lasciato indietro.

Ancora, ancora, ancora.

La stanchezza lasciava il posto alla disperazione.

Aveva perso la cosa a cui teneva di più.

Il tempo, con la sua mania di avere sempre degli schemi, delle regole, l’aveva portata via.

Gli aveva portato via l’unica cosa che potesse renderlo felice.

Un amore che, forse, l’avrebbe aiutato a stare al passo con le sue paure.

Un amore che, per colpa di quel maledetto tempo, l’aveva abbandonato.

<< Non ti posso più aspettare >>, gli aveva detto, guardandolo negli occhi.

Lui non voleva.

Non voleva vederla andar via.

Non arrivava mai in tempo. Era una maledizione, la sua. Sempre in ritardo.

A capire, a trovare, a sperare, a decidere.

Non accettava il tempo che passava. Non ci riusciva.

Continuava a fissare quell’orologio, abbandonato lì da lei.

<< Così so che ore sono, anche in questa epoca! >> Aveva spiegato, sorridendo.

Non capiva ancora a cosa le fosse servito.

Contava i minuti che la separavano dal suo ritorno a casa?

Odiava così tanto aspettare?

Ora lo odiava anche lui.

Ma rimaneva fermo, a guardare le lancette.

Toc. Toc. Toc.

Ogni secondo, scandito alla perfezione.

Quel rumore che gli perforava l’anima.

Piano, piano.

I ricordi che tornavano.

Gli errori che salivano a galla.

Non era riuscito a decidere.

Non in tempo, almeno.

E lei era andata via.

E lei si era stancata.

E lei l’aveva lasciato solo, com’era giusto che fosse.

E lui non era riuscito a dirle di restare, perché era arrivato in ritardo.

Ancora.

<< Mi prometti che non butterai quest’orologio? Almeno ti ricorderai di tutto. E di niente. E poi, ti ricorderà la mia epoca. In fondo, anche quella è la tua casa. In cambio ti insegnerò a leggerlo. Allora, me lo prometti? >>

L’aveva chiesto, con gentilezza, mentre lo appendeva alla parete.

Era rimasto zitto. Aveva annuito, confuso.

Il momento in cui si era ritrovato faccia a faccia con il suo incubo.

Con la sua prima paura.

Aveva mantenuto la sua promessa.

Ora era ancora lì, a guardare quell’orologio, che sembrava incapace di fermarsi.

Toc. Toc. Toc.

Il tempo non si ferma.

Il tempo va avanti.

Il tempo è crudele.

InuYasha non si muove.

Potrebbe tornare da lei. Andare là e portarla nuovamente con sé.

Non lo fa.

Perché lui è sempre in ritardo.

Perché contro il tempo, suo vero nemico, non riuscirà mai a vincere.

 

 

– Il tempo porta via tutte le cose. –

Virgilio

 

– Ho sciupato il tempo, e ora il tempo sciupa me. –

William Shakespeare

  
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