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Autore: Kiryel    28/10/2016    3 recensioni
...“Cosa hai combinato!” mi urli in preda al panico correndomi incontro.
“Sei davvero… qui?” chiedo mentre mi vieni vicino per cercare di bloccare l'emorragia.
Quel tocco mi fa riprendere un minimo di lucidità e con quella poca forza che è mi è rimasta cerco di allontanarmi da te.
“Non mi toccare” ti dico, ma sono troppo stanco e la mia azione non va a buon fine.
Mi guardi con un misto di rabbia e disperazione mentre, senza staccare la presa dal mio polso...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando i sentimenti sono troppo pesanti da sopportare...

 

“Tony, sono contento che tu sia tornato al complesso.

 Non mi piace l’idea di te che vaghi in una villa tutto solo. Abbiamo bisogno di una famiglia e gli Avengers sono la tua, più che la mia.

Io sono solo dall’età di 18 anni. Non mi sono mai integrato, nemmeno nell’esercito. Ripongo la mia fiducia nella gente e sono felice di dire che la maggior parte non mi ha mai deluso, motivo per cui io non posso deluderli.

Le serrature si possono rimpiazzare, ma sarebbe meglio di no. So di averti ferito, ho deciso di non dirti niente dei tuoi genitori per risparmiarti ancora altro dolore, ma ora capisco che stavo risparmiando il mio. E mi dispiace!

Spero che un giorno potrai comprendere.

Vorrei che la pensassimo allo stesso modo sulla faccenda degli accordi, dico davvero. So che fai quello che credi giusto ed è tutto quello che noi possiamo fare e che dovremmo fare.

Qualunque cosa accada, te lo prometto:

se hai bisogno di noi,

se hai bisogno di me,

ci sarò”

 

Come ormai da mesi, anche questa sera mi ritrovo qui, su questo divano, in questa immensa stanza a rileggere queste tue parole.

Ricordo ancora quel giorno ormai impresso nella mia mente, e più ci penso, più il vuoto che sento dentro aumenta. E come ogni sera a questa parte, pensare a quel giorno mi fa male, mi rende vulnerabile.

Proprio mentre cerco di fermare le lacrime, mi alzo furiosamente e mi avvicino alla vetrina dei liquori.

“Signore forse è il caso che le chiami la signorina Natasha?” chiese F.R.I.D.A.Y

“No, non serve!” gli risposi con non curanza mentre, dopo aver preso una bottiglia di Whisky, mi riempivo il primo bicchiere e lo bevevo tutto.

“Ma signore…”

“Zitta!” Le ordinai prima che finisse la frase. Farlo mi faceva sentire terribilmente in colpa, ma avevo bisogno di dimenticare, di proteggermi in qualche modo da quei pesanti pensieri che ormai da mesi affollavano e pesavano sul mio cuore e nella mia mente.

Ero ormai al terzo o forse al quarto bicchiere quando già un po’ stordito mi avvicinai al tavolo dov’era appoggiato il telefonino vecchio stampo che mi avevi fatto recapitare insieme alla tua lettera.

Lo prendo e come ogni sera me lo giro tra le mani e lo apro continuando a bere, bicchiere dopo bicchiere, quando vado nella rubrica e mi ritrovo un numero. Il tuo nome, Steve, il solo nome presente in quella rubrica.

Mentre ho il settimo, credo, bicchiere tra le mani, ormai per niente lucido, premo il tasto verde e mi porto il telefono all’orecchio.

Basta poco più di un secondo per sentire la tua voce, “Tony?” rispondi immediatamente, come se in realtà stessi aspettando accanto al telefono che io ti chiamassi.

Ma non è possibile, mi hai abbandonato, mi hai lasciato solo…

“Tony!”. Riprovi.

Oh Steve, avrei tanto da dirti. Vorrei dirti che mi manchi, che da quando te ne sei andato ho un vuoto dentro che non riesco a colmare, vorrei dirti che in realtà credo di volerti bene, vorrei dirti che… Vorrei dirti tante cose, ma le parole mi si fermano in gola mentre inizio a singhiozzare.

“Tony, ti prego parlami…”. Mi supplichi, ma io non riesco a tenere in mano il telefono, sto piangendo e non posso farmi sentire in questo stato, non da te.

Prima di attaccare dico con un filo di voce: “Addio…”

Non riesco più a resistere, non posso più vivere cosi, mi fa male e non credo di poterlo più sopportare.

Esasperato mi avvicino ad una delle mie cassette degli attrezzi lasciate lì qualche giorno prima e prendo un taglierino. Mi avvicino all’enorme finestrone e una volta aperto mi avvicino al balcone.

L’aria fresca mi risveglia, per quanto possibile, da quel tepore generato dall’eccesso di alcool e mi rende lucido, ma solo per poco.

 

“Tony?”

Devo essere completamente ubriaco da sentire la tua voce, Steve, penso mentre mi sbottono i polsini delle maniche della camicia. Ed ancora sento la tua voce quando faccio per avvicinare il coltellino al polso.

Mi blocco, ma solo per pochi secondi, per poi affondarlo con non poco dolore.

Un dolore che per qualche secondo quasi mi rende libero dall’immensità e dalla pesantezza dei miei pensieri e in poco tempo mi accascio a terra, mentre il sangue inizia a scorre e a sporcare il pavimento.

Le palpebre iniziano a farsi pesanti quando mi sento di nuovo chiamare. Con non poca difficoltà cerco di riaprire gli occhi. “Steve… Ho già le allucinazioni” dico a me stesso.

“Cosa hai combinato!” mi urli in preda al panico correndomi incontro.

“Sei davvero… qui?” chiedo mentre mi vieni vicino per cercare di bloccare l'emorragia.

Quel tocco mi fa riprendere un minimo di lucidità e con quella poca forza che è mi è rimasta cerco di allontanarmi da te.

“Non mi toccare” ti dico, ma sono troppo stanco e la mia azione non va a buon fine.

Mi guardi con un misto di rabbia e disperazione mentre, senza staccare la presa dal mio polso, chiami la mia intelligenza artificiale: “F.R.I.D.A.Y”

“Si signor Rogers?”

“Chiama Natasha e il 911.” Poi preoccupato posi di nuovo lo sguardo su di me e inizi “Perché… Tony perché l’hai f…” ma non riesco ad ascoltarti perché le palpebre si fanno pesanti e perdo conoscenza.

Quando mi sveglio, ancora stordito, sono in un posto a me sconosciuto, sto per alzarmi quando un forza mi blocca al letto “Fermo lì, non puoi ancora alzarti. Sei ancora debole.”

In quel momento i ricordi mi ritornano in mente, vederti di fianco a me fa male, e vedermi vedere qui, distrutto e debole,  mi fa innervosire e contro la tua volontà cerco di alzarmi.

Mi basta alzare leggermente il busto perché la testa ricominciasse a girare, ma prima che io possa cadere dal letto, le tue mani mi riaccompagnano verso il materasso e mi aiutano a stendere nuovamente.

“Tony , per favore parliamone” quasi mi supplichi, ma io giro il viso dal lato opposto.

Tu, però non demordi e continui “Mi dispiace Tony. So di aver sbagliato e potessi tornare indietro… Più passavano i giorni e più avvertivo la tua mancanza, le tue battute… le tue frecciatine nei miei confronti… Più passava il tempo e più… E più capivo una cosa… Mi mancavi da morire, ma per un motivo particolare… Tony… io…” dici mentre, allungando le mani verso il mio viso, fai in modo che i nostri sguardi si incontrino.

“ Tony, io credo di amarti” concludi poggiando le tue labbra sulle mie.

Quando ci stacchiamo i nostri sguardi si incrociano e le parole mi si fermano in gola per le tante emozioni che sto provando in questo momento. Mi bastano pochi secondi per tornare lucido e avvicinarmi a te per rispondere al bacio. “Anch’io credo di amarti Steve.”

   
 
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