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Autore: vanessie    28/10/2016    3 recensioni
La storia sviluppa alcuni personaggi di mia invenzione presentati nella fanfiction "Sunlight's Ray".
Una vicenda ricca d'amicizia, amore e problemi della vita quotidiana con cui ogni adolescente si trova a fare i conti...narrati da una prospettiva femminile e maschile. Non mancherà un pizzico di fantasy e un richiamo ai personaggi originali della Meyer!
Per avere una migliore visione delle cose sarebbe meglio aver letto Sunlight's Ray 1-2-3, in caso contrario potete comunque avventurarvi in Following a Star!
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Successivo alla saga
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sunlight's ray'
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Capitolo 28

“Destinazione Dublino”

 

POV Kevin

Mi alzai più tardi quella mattina. Ero in pausa dall’università visto che la festa del Ringraziamento era dietro l’angolo, dunque non avevo granchè da fare. Avevo visto la mia ragazza, Megan, la sera prima, quando ero andato a trovarla, ma le avevo spiegato che quel giorno la mia gemella sarebbe arrivata a Dublino, quindi mi sarei preso una giornata per stare con Nicole. Avevo tanta voglia di rivedere mia sorella, di riabbracciarla e soprattutto dovevo spiegarle a voce il mio reale stato d’animo causato dalla recente scoperta della malattia di Megan: aveva la leucemia. Avevo pensato di agire così: quei primi due giorni insieme volevo che trascorressero tranquilli e sereni, avrei ascoltato i suoi racconti in merito al college, alle sue amicizie, a Jonathan, ricambiando con qualche racconto sui miei studi e sulla mia vita irlandese. Non era il caso di rovinare la festa del Ringraziamento con pensieri tristi. Il terzo giorno le avrei detto di Megan e magari, se a Nikki andava bene, saremo andati insieme a trovarla all’ospedale. Mi alzai dal letto e andai in cucina per la colazione. Gli zii erano al lavoro, la casa era avvolta nel silenzio più totale. Aprii il frigorifero e presi il cartone del latte. Ne riscaldai un po’ prendendo dalla dispensa qualcosa da mangiare. Quando finii tornai in camera a vestirmi. Scelsi dei jeans, una maglietta e una camicia da lasciare sbottonata. Infilai scarpe, giubbotto di pelle e occhiali da sole, poi uscii. Mi misi alla guida dell’auto e mi diressi all’aeroporto.

 

POV Nicole

Avevo preso l’aereo per l’Irlanda quel martedì pomeriggio, appena dopo la fine delle mie lezioni al college. In tutta fretta ero tornata all’appartamento per recuperare il trolley e poi ero corsa alla metropolitana per dirigermi all’aeroporto. Era stata una buona idea quella di viaggiare di notte, sia per non sprecare neanche un minuto da passare con Kevin, sia perché almeno, dormendo durante il volo, mi sarei resa meno conto del fuso orario enorme. Contro ogni mia aspettativa, riuscii a dormire per la gran parte del tempo, in effetti ero molto stanca in quel periodo. Quando mi risvegliai osservai l’orologio da polso: erano le 8.35 del mattino, secondo l’orario irlandese. Diedi una sbirciatina fuori dal finestrino, notando l’oceano Atlantico sotto di me. L’atterraggio era previsto per le 10, dunque avevo ancora un’ora e mezzo di tempo per riprendermi dal sonno. La hostess si avvicinò chiedendomi cosa preferissi bere per colazione. Optai per un bel caffè macchiato, che bevvi poco dopo aver mangiato la brioches farcita di albicocca che la hostess mi aveva consegnato. Il telefono era in modalità aerea, dunque non potevo né navigare in internet né fare o ricevere chiamate o sms. Pensai a Jonathan e alla voglia che avevo di ascoltare la sua voce…beh non era il momento della malinconia! Stavo per riabbracciare il mio gemello dopo molti mesi di lontananza e questo era sufficiente a farmi accantonare almeno momentaneamente la nostalgia. Avrei trovato John a Seattle una settimana dopo, quel distacco breve era sopportabile. Mi restava un’ora scarsa prima di toccare il suolo irlandese, mi concentrai sul panorama esterno, ora che l’aereo stava lentamente abbassando la sua quota. Sotto di me adesso c’era la terraferma, una terra prevalentemente verde, ricca di boschi, di radure, di colline, di spazi sconfinati e immensi in cui rotolarti nell’erba e rilassarti. Doveva essere bello vivere lì, certo io ero legatissima agli Stati Uniti, piena di quell’orgoglio americano che spesso rende stereotipati agli occhi degli altri popoli l’idea della gente del mio paese. Forse non sarei mai riuscita a lasciare tutto e trasferirmi. Il mio sangue era per metà irlandese, grazie a mamma quella non era una terra del tutto sconosciuta per me. Kevin si era ambientato alla grande a Dublino: studiava, aveva molti amici, si era fidanzato…a lui piaceva vivere lì. Il suo era stato un totale cambiamento di vita, lasciare a soli 18 anni la tua patria, la tua famiglia e le tue amicizie e andare incontro all’ignoto, era allo stesso tempo eccitante e pauroso. Almeno io la vedevo così. Kevin era diverso, per lui forse era stato più semplice di quello che sarebbe stato per me al posto suo. Magari dipendeva solo dal fatto che mio fratello aveva un carattere molto più aperto e solare del mio, molto più coraggioso e intraprendente. I miei pensieri si interruppero quando passammo sopra a diverse cittadine. Ora che riuscivo a distinguere meglio le case e gli edifici, rimasi colpita dalla loro architettura. Era sicuramente molto diversa da ciò che ero abituata a vedere, sia per lo stile che per i colori. Le cittadine erano sufficientemente lontane l’una dall’altra, lunghe arterie urbane le collegavano perdendosi in mezzo ai campi. Dublino la riconobbi in un istante. Era molto più grande, con una piantina aerea più articolata e si capiva in fretta che quella era la capitale. Mi preparai all’atterraggio e, solo quando il velivolo si fermò del tutto e venne dato l’annuncio di poter scendere, mi alzai in piedi, recuperai il mio bagaglio a mano e scesi. All’interno dell’aeroporto c’erano molte persone, seguii le indicazioni per raggiungere la zona di ritiro delle valigie e attesi con impazienza. Ora che sapevo di essere all’interno dello stesso edificio in cui si trovava mio fratello, ero ansiosa di vederlo, di respirare di nuovo il suo odore, di tenerlo per mano, proprio come facevamo quando eravamo piccoli. Riattivai il telefono e ne approfittai per mandare un sms ai miei genitori per tranquillizzarli del mio arrivo. Entrai poi su Whatsapp e mandai un messaggio anche a Cat e a Jonathan, al quale dissi che già mi mancava tanto. Vidi apparire la mia valigia in lontananza, la presi e mi avviai ai controlli della polizia di frontiera. Il fatto di avere due genitori nati in stati differenti garantiva a me, Amy e Kevin la possibilità di avere un doppio passaporto, in grado di farci velocizzare i controlli ogniqualvolta giungevamo in America e in Irlanda. Passai sotto al metal detector, così come i miei bagagli, risposi a qualche domanda di rito e via…diretta verso le porte degli arrivi internazionali. Aldilà delle porte scorrevoli notai un folto gruppetto di persone in attesa, tra le quali spiccava il mio gemello, grazie alla sua altezza, alla sua carnagione abbronzata, alla sua bellezza e ai suoi splendidi denti bianchi, che brillarono quando mi riconobbe e mi rivolse un sorriso. Gli corsi incontro presa dall’emozione e mi fermai solo quando gli buttai le braccia al collo e mi spalmai con il corpo contro il suo petto. Kevin richiuse le braccia intorno alle mie spalle ed io mi sentii di nuovo a casa, sebbene fossi a migliaia di miglia da La Push. La sensazione di essere minuscola fra le sue braccia ma finalmente completa era netta: ovvio, lui ed io avevamo condiviso tutto dall’inizio. “Ciao come è andato il volo?” mi domandò “Bene, ma non vedevo l’ora di atterrare per vederti” risposi senza staccarmi da lui e protendendomi con la testa verso il suo collo, su cui poggiai la punta del naso per respirarne a fondo il profumo. “Abbiamo tutto il tempo per starcene appiccicati, ora andiamo, dobbiamo parlare un sacco” aggiunse. Gli sorrisi e mi staccai da mio fratello. Lui si occupò di trasportare il mio trolley verso l’esterno, mentre camminavamo mano nella mano per raggiungere la sua auto. “Wow è una bella giornata!” esclamai quando vidi il cielo azzurro e soleggiato “Stranamente sì, sei fortunata, di solito novembre è un mese molto piovoso a Dublino” spiegò.

 

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Salii a bordo mentre lui caricava nel bagagliaio la mia valigia. Il nostro viaggio in direzione della casa in cui abitava con zio Ethan e zia Valerie fu abbastanza rapido. Lo trascorremmo parlando di tutto, anche se spesso lo interrompevo per meravigliarmi del paesaggio naturale e urbano intorno a noi.

 

POV Kevin   

Stavo quasi per arrivare a casa insieme a Nicole. Lei era lì al mio fianco, in carne e ossa, finalmente non era più un’immagine virtuale trasmessa dallo schermo del telefono o del computer! Ero felice di averla stretta a me, di respirare il suo profumo, di tenerla per mano. Ero felice come non mi capitava da un po’ ultimamente. Parcheggiai la macchina sul vialetto di casa “Eccoci arrivati!” esclamai. Scendemmo e mi occupai di riprendere il suo bagaglio e portarlo dentro casa. Spiegai a mia sorella che gli zii erano entrambi al lavoro, ma nel tardo pomeriggio sarebbero tornati e avrebbe potuto salutarli. Gli feci fare il giro delle varie stanze, lei in realtà le conosceva abbastanza bene, dato che spesso quando ci videochiamavamo su Skype o Whatsapp vedeva lo sfondo che si stagliava dietro di me. La accompagnai in mansarda, dove oltre ai miei strumenti musicali e al mio personale rifugio per riflettere nelle giornate tristi, zia Valerie aveva sistemato una stanza degli ospiti piccola ma graziosa. “È molto carino qui, mi piace la vista dalla finestra” disse Nikki avvicinandosi alla vetrata “Puoi sistemare le tue cose qui e poi…non so…hai bisogno di mangiare? O di farti una doccia?” le domandai “Beh una bella doccia la accetto volentieri. Poi però promettimi che mi porti a fare un giro all’aria aperta! Vorrei vedere le alte scogliere a picco sull’oceano” affermò “Ok, ti porto con piacere” risposi. La lasciai libera di poggiare i suoi vestiti nell’armadio, restando sdraiato sul letto ad ascoltare i suoi racconti in merito alle nuove amicizie di Seattle. Quando andò a farsi la doccia, andai a preparare un pranzo veloce. Nicole mi raggiunse in cucina abbastanza in fretta e così continuammo a parlare mentre pranzavamo, questa volta fu il mio turno di parlarle dei miei amici. Come promesso ci incamminammo per le vie di Dalkey diretti verso le scogliere più vicine. Nicole fotografava tutto con entusiasmo, interrompendo i nostri discorsi incentrati adesso sugli studi. Ci fermammo a osservare il mare e la conformazione delle scogliere tipiche irlandesi. Era così sorridente e spensierata come non la vedevo da anni. Sapere che era felice riempiva anche me della stessa gioia, certo nei suoi occhi avevo letto qualcosa che forse voleva tenersi nascosto…ma per me i suoi occhi erano limpidi come il mare cristallino in un giorno di sole. Non le chiesi spiegazioni per il momento, forse l’avrei fatto più tardi, o il giorno successivo, ora volevo solo godermi le nostre chiacchiere spontanee. “Credo che potremo farci una foto ricordo! Ti va?” mi domandò, accettai, le nostre ultime foto insieme erano state scattate molto tempo prima, quindi era necessario aggiornarle, giusto perché avrei potuto riguardarle quando lei sarebbe tornata negli U.S.A. Ogni tanto infatti ero assalito dalla tremenda nostalgia per la mia famiglia e soprattutto per la mia gemella. Le cose erano migliorate rispetto ai primi giorni in cui mi ero traferito a Dublino, ma talvolta la malinconia tornava a farmi compagnia. Nicole estrasse dalla borsa il suo smartphone, ci inquadrò e quando dallo schermo vedemmo la nostra immagine sorridente, lei scattò.

 

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Riguardammo la foto e come sempre iniziammo a stuzzicarci “Beh dai, è venuta bene! Sarebbe venuta meglio se tu fossi uscito dall’inquadratura ma…” disse mia sorella lasciando la frase in sospeso “Io dovevo uscire dall’inquadratura? Ma non farmi ridere!” risposi “Tra i gemelli è noto che ci sia sempre uno più bello e intelligente dell’altro” continuò a punzecchiarmi “Infatti lo so, peccato che entrambe le qualità ce le abbia io” risposi. Nicole mi tirò un simpatico scappellotto mentre io scoppiavo a ridere alla vista della sua espressione. “Mr. Simpatia! Dai ammettiamo che tu possa essere anche il più bello dei due…ma l’intelligenza, beh…modestamente è mia!” ribattè “Qual è la media dei tuoi voti universitari?” le chiesi “28 e mezzo” rispose facendomi la linguaccia “Ohhh che peccato! La mia è 29 e si sa…le facoltà scientifiche sono più difficili di quelle umanistiche” affermai “29? Sei un secchione!” esclamò. In quel momento pensai al fatto che in effetti il mio primo anno di college era andato alla grande, anche se da quando Megan si era ammalata avevo decisamente rallentato il ritmo…certo avevo frequentato tutte le lezioni e i laboratori del secondo anno iniziati a fine settembre, ma adesso, a fine novembre, non avevo preparato nessun esame per la sessione straordinaria di dicembre. Avevo giusto trovato il tempo di fare le relazioni per i due laboratori del primo semestre e stop. Non riuscivo a studiare, a concentrarmi come avrei voluto. Per me lo studio era importante, ci tenevo a prendere bei voti agli esami, un giorno, quando sarei diventato veterinario, volevo essere uno di quelli qualificati e non uno di quelli scadenti. Per questa ragione avevo preferito non preparare esami, meglio niente di un brutto voto. Mi ero totalmente rabbuiato in quei pensieri e Nicole forse si era accorta che qualcosa non andava, così le sorrisi sperando di confonderla. “Ok su, quindi sei tu quello più bello e intelligente!” esclamò, facendomi tirare un sospiro di sollievo per essere riuscito a distrarla “Ovviamente sì Nikki” “Però sei pure stronzo a farmelo pesare così!” scherzò. La attirai a me dandole un bacio sulla testa. La avvolsi in un abbraccio e per qualche minuto restammo lì, fermi immobili ad ammirare il paesaggio. Dopo ci staccammo e decidemmo di prenderci un caffè al bar che si trovava sulla via del ritorno verso casa. Ci accomodammo sugli sgabelli vicini al bancone e ordinammo “Comunque sei fortunato a vivere qui! Intendo dire che è un posto molto carino e sicuramente più tranquillo rispetto agli States!” disse mia sorella “Sì…non c’è male! Ora che la mia vita è qui, perché è qui che ci sono i miei studi, i miei amici, la mia ragazza e che ho l’appoggio di Ethan e Valerie…sto bene. All’inizio è stata dura, non lo nego, ma è un’esperienza che ti aiuta a crescere” affermai. Lei sorrise mentre sorseggiavamo il nostro caffè. Decisi di portarla dall’altra parte del locale, dove un’immensa vetrata mostrava lo sconfinato prato verde che portava dritto al lago, circondato da colline rigogliose. Nicole amava la natura, proprio come me, sapevo che le sarebbe piaciuta la vista! La condussi per mano nell’altra sala e la feci fermare accanto alla vetrata. “Wow” sussurrò con gli occhi incantati, che guizzavano da una parte all’altra del panorama, reso ancor migliore quel giorno dal cielo azzurro, che consentiva di ammirare un tramonto favoloso.

 

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La osservai con un sorriso sulle labbra, per poi voltare a mia volta lo sguardo verso l’esterno. Sì…ero contento della mia vita irlandese, ero felice che la mia gemella fosse venuta a trovarmi, ma c’era un’incrinatura nel mio cuore a causa della malattia di Megan. Un’incrinatura che si sarebbe aggravata rapidamente con il progredire della sua leucemia, divenendo una frattura. Dovevo e volevo sfogarmi con Nicole, ma avevo deciso di aspettare anche il giorno seguente prima di informarla di quella terribile notizia. Speravo solo di riuscire a mentirle ancora per un giorno, fingendo una calma e una serenità apparente che in realtà non facevano più parte di me da un po’…    

 

NOTE:

Eccomi qua! Nicole ha raggiunto Dublino e ad attenderla all'aeroporto c'è Kevin. I due non si vedono da tanto tempo e sono molto felici entrambi di potersi riabbracciare. Ad aspettare Nicole tuttavia c'è anche una sorpresa spiacevole, di cui lei ancora non sa nulla: Kevin dovrà rivelarle che Megan ha la leucemia. Kevin ha preferito dirglielo di persona piuttosto che al telefono, nascondendole il suo stato d'animo e fingendo una normalità apparente che per lui non esiste più. Riuscirà Kevin a tener fede ai suoi propositi di informare Nikki solo dopo la festa del Ringraziamento? Nicole capirà qualcosa? Come reagirà? Ma soprattutto, ora che non parlavamo di Kevin da parecchi capitoli, vi aspettavate una cosa del genere? Tenete sempre a mente ciò che vi avevo detto, ossia che dopo questa prima parte della fanfiction dedicata a Nikki, ne seguirà una dedicata a Kevin. Aspetto le vostre recensioni, spero che siano numerose, perchè come al solito vedo dal numero di visualizzazioni dei capitoli che mi leggete in tanti, ma a recensire sono più o meno sempre le stesse persone, che ringrazio tantissimo, ma vorrei tanto conoscere anche il parere degli altri! Vi aspetto venerdì,

Vanessie

 

 

   
 
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