Ora inizia la vera storia… dal diario
di Eleni!
27 maggio ore 22:40 casa
Oggi mi sono capitate una serie di cose assurde!
A parte il fatto che ho perso tre ore a casa dei miei a riparare
l’antenna
(perché devono chiamare sempre me per questo genere di
lavori? Non
possono chiedere ad Aléxandros?
Certo che no! Il fratellino manager ha
troppe cose da fare per andare a casa loro in campagna, a 40
minuti di
macchina da Atene!), poi mi è capitata la cosa più assurda
della mia vita!
Mentre tornavo a casa, anche se ormai è quasi fine maggio, sembrava
che
si stesse preparando un temporale di quelli tosti e io,
mentre guidavo,
stavo giusto pensando che mettersi in strada con quel tempo
è pericoloso
per i fulmini quando all’improvviso è caduta una scarica
proprio davanti alla
mia auto!
Il lampo di luce e il rumore sono stati così forti che
all’inizio ho pensato
che mi avesse presa in pieno, poi però ho capito che non era
così e stavo
ripartendo.
Solo in quel momento ho guardato fuori e mi è venuto un
colpo: davanti a
me, dove era caduto il fulmine, c’era un uomo!
Ero sicura che prima lì non ci fosse nessuno e non capivo da
dove venisse,
solo che non mi sono fermata a pensarci più di tanto perché,
chiunque
fosse e in qualunque modo fosse arrivato lì, quel tizio
aveva bisogno di
aiuto, e anche molto.
Sono scesa dalla macchina e mi sono avvicinata.
La scena era abbastanza inquietante: mi trovavo in mezzo a
una strada di
campagna, di notte, con un tempo bruttissimo e la
possibilità che cadesse
qualche altro fulmine, e per di più con uno sconosciuto semisvenuto
da
soccorrere.
Cose che capitano solo a me!
Era steso sul fianco e i fari della mia Nissan lo
illuminavano in pieno, così
ho potuto osservarlo bene; tanto per cominciare indossava
vestiti strani,
ma la cosa più strana erano i capelli: lunghissimi, un fiume
blu scuro che
scendeva oltre la vita nella polvere della strada.
Per una frazione di secondo sono rimasta a fissarlo
ipnotizzata e non so
per quale motivo mi è venuto in mente un verso dell’Iliade,
quello che si
riferisce ad Ettore.
“Così la testa di lui si ricopriva tutta di polvere”*
Mi sono inginocchiata per vedere come stava e ho visto che,
a parte il
fatto che quasi non ce la faceva a respirare, si stringeva
il braccio destro
come se gli facesse molto male e teneva gli occhi serrati.
Ho provato a chiamarlo ma non rispondeva, così gli ho messo
una mano sulla spalla.
Mamma mia, ha fatto quasi un salto! E quando ha aperto gli
occhi aveva un’
espressione veramente terrorizzata.
Però… accidenti che occhi
che aveva! Un colore bellissimo, verde intenso come non
ne avevo mai visti.
Ma non era il momento di pensare a queste cose: aveva
bisogno di un medico e
subito.
Ho cominciato a parlargli piano per calmarlo e per fortuna
ci sono riuscita.
Capisce bene il greco.
Gli ho detto che lo avrei portato subito all’ospedale e gli
ho chiesto se ce la faceva
ad alzarsi, e quando ha fatto segno di sì l’ho aiutato a
rimettersi in piedi (cosa non
facile perché lui è più alto e sicuramente più pesante di
me).
Nel salire in macchina continuava a tenersi il braccio e io
ho avuto subito il sospetto
che fosse rotto.
Gli ho anche abbassato lo schienale perché non riusciva a
stare dritto.
Prima di mettere in moto gli ho detto che mi chiamo Eleni,
ha fatto un vago cenno
di assenso e ha detto qualcosa che suonava come “Kanon”,
forse è il suo nome…
Un po’ strano ma da un tipo con quei capelli me lo posso
anche aspettare.
Sono partita e credo di avere infranto un bel po’ di norme
del codice stradale
prima di arrivare ad Atene però in quel momento avevo
piuttosto fretta di
raggiungere un pronto soccorso, tanto tutto il tempo che
avevo recuperato per
strada me lo hanno fatto perdere loro tra fogli da firmare e
altre seccature.
E comunque un po’ me la sono cercata io: ho registrato il
ragazzo misterioso sotto
il nome di mio fratello.
Lo so che probabilmente è illegale ma non potevo dirgli che
lo avevo trovato così, come un fungo e che non sapevo un beatissimo accidente di
lui, così ho fatto fare la
cartella clinica a nome di Aléxandros
Kalòudis.
Non credo che mio fratello se la prenderà per questo, tanto
non lo scoprirà mai, e in
ogni caso se dovesse fare storie glielo darò io un vero motivo
per presentarsi all’ospedale!
Il braccio lo aveva rotto davvero, come avevo pensato io, e
anche un dito della mano
destra, oltre a varie costole incrinate.
Comunque anche se è illegale mi è sembrata l’unica cosa
sensata da fare perché
mi ha risolto un sacco di problemi.
Tanto per cominciare quelli delle carte per le dimissioni
che ho firmato con la
massima convinzione e fretta da brava sorellina.
Ho anche chiacchierato un po’ con l’infermiere mentre
aspettavo che facessero tutti
gli esami e che mettessero il gesso: ho scoperto che si
chiama Antonis come il mio
ex ragazzo e che come lui ha un’insana passione per il
calcio.
Mi sarebbe stato antipatico ma poi è arrivato il dottore
dicendo che Aléxandros
aveva finito, e Antonis si è
gentilmente offerto di aiutarmi a riportarlo in macchina.
Comunque il ragazzo (Kanon o come altro si chiama) non è
molto sveglio, e spero
per lui che quella trovata imbecille fosse solo un effetto
del dolore e delle medicine:
stava per rovinare tutto il mio brillante piano con una sola
frase!
Infatti il dottore, da persona gentile gli ha detto :-Per
ora hai solo bisogno di riposo,
Aléxandros, meno male che con te c’è tua sorella-:
Allora lui è uscito per un attimo dal suo stato di semi
incoscienza e aveva iniziato a
dire qualcosa del tipo :-Ma lei non è…
Ahi!!!-:
L’ho praticamente pugnalato con le chiavi della macchina per
farlo tacere ma il
dottore mi ha guardata lo stesso con un po’ di sospetto,
come se avesse capito che
lo avevo imbrogliato.
Non importa, tanto se tutto va bene nessuno ne saprà mai
niente.
Ho fatto uno dei miei migliori sorrisi e me ne sono andata.
Per tutto il tragitto fino a casa non ha detto una parola
però io mi sentivo un po’ in
colpa per il colpo di chiave (anche perché credo di averlo
preso proprio in una delle
costole ammaccate… poverino!) così
gli ho detto che mi dispiaceva avergli fatto
male ma era l’ unico modo per portarlo a casa con me.
Non so perché ma ha fatto un sacco di problemi (per quello
che gli permettevano le
sue condizioni ovviamente), praticamente tutti quelli che mi
sarei dovuta fare io e
che invece non ho neanche pensato.
Il dialogo vale la pena riportarlo.
Kanon (alla fine si chiama veramente così): Non puoi portare a casa tua uno sconosciuto!
Io: Perché no? Ti
hanno dato una prognosi di trenta giorni, come pensi di fare in
tutto questo tempo
senza una casa e senza poterti muovere liberamente? E poi,
scusa, non ti
offendere ma mi sembri messo piuttosto male e credo che ti serva
qualcuno che badi a
te.
Kanon: No, hai già fatto
abbastanza per me… da ora me la caverò da solo.
Non voglio più
essere di intralcio per nessuno…
Lo ha detto con un tono strano, come se provasse un profondo
disprezzo per se
stesso, come se le ossa rotte fossero colpa sua.
Comunque ho capito che cercando di convincerlo non avrei
ottenuto niente così ho
deciso di batterlo in astuzia: dopo un altro poco di
discussioni sono riuscita a fargli
accettare ospitalità solo
per stanotte, così intanto per ora evita di andarsene in giro
a procurarsi altre fratture.
È un tipo decisamente strano: rifiuta ogni tipo di aiuto anche
quando è palese che
ne ha bisogno.
Un po’ credo che sia per il classico orgoglio maschile, però
non è solo questo…
Dà l’impressione di tenersi dentro qualcosa che lo fa stare
male, e non sono solo
le varie contusioni. Boh, è decisamente strano.
Ad esempio quando siamo arrivati a casa gli ho sistemato molto
in fretta il letto
nella stanza degli ospiti e nel frattempo lui avrebbe potuto
sedersi un po’, invece
è rimasto ostinatamente in piedi per tutto il tempo… salvo poi crollare sul materasso
senza neanche togliersi la maglietta!
L’ho coperto io perché non ce la faceva neanche a stendere
il braccio e quando gli
ho rimboccato le coperte ha fatto di nuovo quell’espressione
del tipo
“grazie-infinite-ma-io-non-lo-merito”.
In quel momento mi ha fatto tanta tenerezza e per un attimo
ho avuto la tentazione
di fargli una carezza come a un bambino, però per fortuna mi
sono trattenuta: chissà
quanto se la sarebbe presa con quel carattere orgoglioso che
ha!
Poi, quando stavo per andarmene, mi ha chiesto
:-Ma perché fai tutto questo per me?-:
E io con molta sincerità gli ho risposto
:-Perché ne hai bisogno-:
Allora lui ha detto un'altra frase strana, credo che fosse qualcosa
del tipo
:-Tu non sai chi sono…-:
Perché io gli ho risposto
:-Me lo dirai quando ti sarai ripreso-:
E poi me ne sono andata perché era abbastanza tardi e volevo
andare a dormire anche io.
Ora sono qui nella mia stanza a scrivere queste righe di
diario e si è fatto ancora più tardi, però la giornata di oggi meritava di
essere raccontata per bene…
E poi domani è domenica quindi non mi devo neanche
preoccupare della sveglia!
Bene, visto che domani sono libera posso cercare di
conoscere meglio il mio
ospite caduto dal cielo: confesso che mi incuriosisce molto
con quell’aspetto da
statua greca, quell’aria perennemente sconsolata e quel nome
così strano.
Kanon.
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*Iliade XXII v. 405
Kikka_Hiwatari Grazie per aver messo la storia tra le “seguite” ^o^
Come procede il mio esperimento romantico? Volevo rendere
Eleni un po’ più
dolce ma mi diverte troppo una protagonista così “vivace” e spigliata =D!
Dagliasa2 ti piace davvero? Hum, sì, in effetti Kanon non
ci sta tanto con una
ragazza zuccherosa… grazie per la recensione!