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Autore: Yuxu    28/10/2016    0 recensioni
Questa è la prima storia che scrivo su questo sito. Fra i banchi di scuola ho cercato di creare una storia nuova, con delle nuove avventure ed un nuovo personaggio che, magari, riuscirà a far sciogliere il cuore di qualcuno. La storia è ambientata nel 2016 e Astrys si ritrova durante un normale giorno di scuola, in mezzo ad una guerra aliena. Da quel giorno il suo mondo, il tempo, cambierà. Verrà catapultata in una nuova epoca, fatta di nuove e bizzarre tecnologie e verrà ospitata da dei personaggi un po' strambi...
Spero vi piacerà! ( E soprattutto spero di finirla )
Genere: Avventura, Azione, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Piccolo, Un po' tutti
Note: Otherverse | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Era una di quelle solite mattine di Novembre. Prive di impeto con quelle nuvole grigie tanto vicine da poterle toccare e mescolare con le mani. Era la solita routine, sveglia penetrante, colazione calorica e telegiornale senza sonoro, denti, trucco vestiti e corsetta ritardataria da chi si sveglia lentamente pensando di avere tutto il tempo del mondo e poi si accorge di avere solo qualche secondo scandito dai numeretti dell'orologio dello schermo del cellulare. Il mio era già entrato in funzione non appena avevo varcato la soglia di casa quando, per svegliarmi, avevo selezionato la playlist Marylin Manson. Un motivo in più per andare a scuola. La musica. La musica era sempre stato l'appiglio per i momenti di sfogo, di noia, di preoccupazione, pertanto, non avevo tardato a scoprire le mie doti canori discretamente idonee all'udito delle persone. Scesa dall'autobus mi apprestai a prepararmi all'incredibile dose di rimproveri che avrebbe esercitato su di me la professoressa che mi avrebbe visto entrare dalla porta della classe in modo pateticamente silenzioso di fronte a venti paia di occhi interessati al suono della vecchia maniglia scricchiolante. Quel giorno però qualcosa nei miei nervi mi aveva detto di aspettare, che cosa non sapevo. Mi fermai in mezzo al vialetto che avrebbe portato al cancello d'ingresso e cominciai ad osservare: ragazzi che avevano sicuramente già scelto la sera prima di marinare la scuola e che sfacciatamente si rollavano la sigaretta davanti alle macchine dei professori, come per beffarli. Ragazzi matidi di sudore per la troppa corsa che, tristi, si trovavano impotenti di fronte all'avversario Tempo che li avrebbe indiscutibilmente tenuti fuori dalla scuola fino all'ora successiva. Eppure qualcosa in quella scena così quotidiana e per nulla nuova, mi metteva a disagio. Non erano le dense nubi di novembre. Non era il fumo di spinelli della mattina delle 08:20. Ebbi l'impulso di chiudere gli occhi e concentrarmi sul ritornello della canzone che stavo ascoltando. Un'ultima battuta a levare di batteria e la canzone sarebbe terminata. Mi ero immersa nelle note. Così tanto che non mi accorsi che, a qualche metro di distanza, il cortile della mia scuola stava per diventare il letto della struttura che stava per cadere sopra di esso. Vidi la scena come se fossi stata all'interno di un Backstage. La struttura cadde davanti a me. Finestre, tegole, scale antincendio, tubi per i climatizzatori, stavano crollando inesorabilmente davanti ai miei occhi ancora intontiti. Le pietre,i mattoni e il vetro si trasportavano con se una vasta nube di polvere. Polvere che, avvertii un attimo dopo, stava per procedere verso di me. I ragazzi che prima avevo visto scherzare e fumare ora stavano urlando verso il cielo. Strano, verso il cielo. Alzai gli occhi: capì cosa stava realmente accadendo e finalmente mi svegliai. Sopra di me tante grosse strutture volanti stavano gettando dietro la loro scia grosse bombe cariche di morte e distruzione, la stessa che in quel momento avevano appena lanciato sulla mia scuola. Cominciai anche io a correre, a urlare. Non mi ero neppure resa ancora conto del fatto che fossero appena stati uccisi i miei amici, i miei compagni, i miei professori. Non sapevo se piangere o urlare. Era già troppo lo sgomento. Inciampai e caddi, un dolore lancinante allo sterno mi fece capire che forse mi ero rotta una costola o due. Piansi, cominciai ad avvertire il dolore pungente. Non sarei riuscita ad alzarmi, non in quella situazione e in quelle condizioni così decisi di strisciare accanto a una macchina per proteggermi. Il traffico accanto a me era caotico; le macchine sbattevano l'una contro l'altra, altre si ribaltavano e altre andarono a fuoco. Cominciai a pensare che fosse realmente questa la fine del mondo a cui non avevo mai creduto. A cui non avevo mai creduto fino ad allora. Provai ad allontanarmi ma qualcosa strinse in una morsa il mio tallone, e mi costrinse a girarmi e vedere la struttura massiccia e meccanica che si ergeva su di me. Il cervello poteva farci dei brutti scherzi qualche volta. Ma a me no. Sapevo che in quel momento ero troppo lucida per pensare che la struttura meccanica davanti a me fosse un mostro. Un mostro dalle sembianze quasi umane, rivestito di squarci neri come l'oscurità, e privo di volto. La figura Nera mi afferrò il collo con i suoi artigli, più dolorosi che veri e avvicinò quello che doveva essere il suo volto, al mio. "Cadi". Era tutto così irreale. Così tanto che appena vidi il nero improvviso calare davanti ai miei occhi pensai che fosse tutto un sogno. Ma proprio da quel sogno, non riuscivo a svegliarmi, se non a calare drasticamente in un vortice di sonno e stanchezza improvvisa.
   
 
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