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Autore: Jane41258    29/10/2016    5 recensioni
Fic coda dell'episodio 12x03.
SPOILER GIGANTESCHI
Sommario:
Dean beve whiskey da una bottiglia e pensa che tutti se ne vanno prima o poi, perché lui ha bisogno così disperatamente delle persone che ama ma nessuno ha bisogno di lui.
Genere: Angst, Fluff, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
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SPOILER FINO A 12x03, SE NON SIETE IN PARI CON LA PROGRAMMAZIONE AMERICANA NON LEGGETE

Il finale dell'episodio mi ha fatto troppo male per Dean, per quanto capisca la decisione di Mary, che è molto razionale.
Però Dean... mai una gioia, sembra quasi che davvero ciò che disse nella 4x01 per lui sia vero, cioè che le cose belle non accadono mai senza una mazzata seguente. Sono stata talmente presa al cuore dalla sua sofferenza e dall'angst che dovevo scrivere qualcosa sui suoi sentimenti per la partenza di Mary. L'ho scritta stanotte di getto, dopo aver visto l'episodio, non potevo aspettare :o. Ovviamente sarà piena di errori, fatemeli pure notare ma perdonatemi LOL.
Può essere considerato un missing moment.
Nessuna coppia, ma è il legame tra Dean e Sam ha importanza fondamentale nella fan-fiction e ci sono grossi riferimenti al rapporto con Castiel e ovviamente a Mary. 
A parte per i feels, è totalmente innocua, l'unico trigger da segnalare è il binge drinking credo.
Il titolo è preso daun album dei Led Zeppelin, non è citato nel testo, ma ritengo le parole del titolo attinenti con la storia. Nel testo è citata un'altra canzone dei Leds, scelta perché una delle due preferite di Dean.  Ovviamente Supernatural non mi appartiene, i suoi bellissimi personaggi non mi appartengono e i Led Zeppelin non mi appartengono, altrimenti sarei milionaria e non starei a scrivere fic senza scopo di lucro in piena notte.
Non vi preoccupate per l'aggiornamento della long, ho avuto impegni e periodi stressanti ma lo pubblicherò presto. 
Spero comunque di aver rispettato abbastanza l'IC qui, di non aver scritto una cazzata e vi auguro buona lettura!





Dean strinse il bicchiere di plastica, che si accartocciò nella sua mano crepitando e spaccandosi. Il whiskey colò sulla sua mano come se il bicchiere stesse sanguinando e Dean lo guardò cadere a terra in grosse gocce.
“Fanculo” pensò, non ne aveva bisogno, poteva bere direttamente dalla bottiglia. Era nella stanza in cui sua madre aveva dormito poche notti, seduto a terra, con la schiena appoggiata al letto.
E così Sammy aveva avuto di nuovo ragione, “c’era qualcosa che non andava in lei” e ovviamente Dean era stato un’imbecille a illudersi che qualcosa potesse andare bene nella sua vita. Ma mamma Mary non era qualcosa, era una persona –come aveva detto Sam, Sam era sempre nel giusto- e tutte le persone se ne andavano. Dean aveva provato davvero a rendere sua madre felice ma era riuscito solo a essere una brutta copia di un ricordo, in ogni secondo che avevano passato insieme lei lo aveva paragonato al suo bambino sentendone la mancanza a tal punto da non sopportare più la presenza di Dean. Dopotutto il cacciatore non poteva biasimarla se lo preferiva da bambino, era buono e non si era ancora rotto.
Prese un paio di grossi sorsi di whiskey dalla bottiglia e ricordò il sorriso di Mary e gli fece male.
“Mi manca John” era la prima cosa che aveva detto e Dean suppose che lo considerasse anche una brutta copia di John, perché lo era.
Dean odiava le cover amatoriali, le cover di -per esempio- Ramble On gli facevano venire solo più voglia di ascoltare la canzone originale dei Led Zeppelin ed era meglio non ascoltarle per niente. La maggioranza delle cover non avevano alcun valore, cercavano solo di imitare piuttosto pateticamente quello altrui e perciò Dean non le sopportava e capiva benissimo come si era sentita Mary, perché lui era una cover.
Aveva provato ad aiutarla con tutte le sue energie, ma non era stato abbastanza, non era mai abbastanza per qualcuno. Nemmeno la sorella di Dio era riuscita ad aiutarlo, ci aveva provato ma, a quanto pareva, il suo caso era troppo disperato per chiunque. Dean non sapeva più cosa fare per non far andare via le persone; era sempre divertente, simpatico, cercava di lasciare loro spazio, cercava sempre di essere utile ma per quanto Dean provasse a sostenere le persone, nessuno aveva mai bisogno di lui.
Anche Castiel se n’era andato, come sempre. Dean era pronto a seguirlo ovunque Cas volesse andare, lo aveva anche più o meno velatamente supplicato di permettergli di andare con lui, ma Cas non aveva avuto bisogno di nulla e se ne era andato.  Dean lo aveva inseguito così tante volte per riportarlo a casa, gli era corso letteralmente dietro per un anno nel Purgatorio, ma ogni volta Cas se ne andava. Forse semplicemente voleva stare lontano da lui, c’era sempre qualcosa da fare là fuori per Castiel. Aveva cercato di accoglierlo al meglio che poteva, gli aveva perdonato tutto e gli avrebbe perdonato tutto, ma non era stato abbastanza, di nuovo, e Cas se n’era andato, di nuovo.  Non poteva biasimare nemmeno lui, aveva una missione importante e non poteva stare con lui a fargli da balia. Era che aveva così tanto bisogno di sentirlo, perché quando il buio lo avvolgeva, Cas lo afferrava stretto e lo salvava dalla perdizione.
Lo amava così tanto e amava così tanto sua madre, Dean amava le persone così fortemente che era come dissanguarsi, ma amare le persone non le induce automaticamente ad amarti. Dean questo lo aveva accettato ma non riusciva a non soffrire quando tutti andavano via.
Bevve ancora e prese il cellulare, compose il numero di Castiel ma non chiamò. Probabilmente l’angelo non aveva voglia di sentirlo, lo avrebbe soltanto disturbato da una missione importante.
Sam.
Lui non se ne era andato, Sammy era stato sempre al suo fianco. Lui e Sammy, contro il mondo, per sempre. Sam era lì per lui, non se ne sarebbe andato e -Dean sorrise, completamente cotto dall’alcool- ed era immensamente fortunato che non volesse andarsene, perché lo spaventava un po’, ma Dean non riteneva di aver vissuto realmente quando Sam non era stato con lui. Il pensiero gli riportò alla mente una verità che negli ultimi tempi si era sforzato di ignorare: Sam se ne era andato più di una volta con la totale intenzione di allontanarsi per sempre e Dean lo aveva costretto a tornare tutte le volte. Il fratello glielo aveva anche fatto notare, di essere infinitamente debole e egoista. Forse voleva andarsene anche in quel preciso momento ed era lì con lui solo perché costretto o per pietà. Dean non poteva permetterlo, non più. Amava troppo Sam per fargli del male.
Doveva pensare al bene di Sam e doveva rassegnarsi ad essere solo, se si fosse rassegnato ad essere solo forse non gli avrebbe fatto più male quando le persone che amava andavano via. Posò la bottiglia ormai vuota a terra con un po’ troppa forza poiché la bottiglia si schiantò, come il bicchiere, e il vetro ferì la mano di Dean. Lui non ci fece caso e cercò di alzarsi, aggrappandosi al letto di sua madre, ed era in piedi dopo due tentativi. Barcollò fino alla porta e allungò la mano esitando, perché la porta si muoveva in maniera erratica, era sdoppiata e le due parti oscillavano in maniera nauseante. Infine riuscì a toccare la maniglia e a girarla, la porta si aprì. Camminò fino alla stanza di Sam, sbandando e appoggiandosi alla parete in continuazione. Si sentiva malissimo e pensò che quel whiskey dovesse essere molto scadente per ridurlo in quello stato. Aprì la porta di Sam e si catapultò nella stanza.
Quello che aveva da dirgli era importante.
Cadde a carponi appena vide il fratello.
“Dean!”
Sam si abbassò al suo livello e Dean gli afferrò il braccio, macchiando di sangue la sua camicia.
“Puoi andartene. Sei libero.” Gli disse con la certezza che gli dava l'occuparsi del bene di Sammy “Puoi tornare a studiare se vuoi. Non sei costretto a stare… ecco… con me”
“Dean…”
Sam sembrava addolorato, stringeva le labbra e lo fissava con gli occhi quasi sgranati.
Dean cercò di essere il più chiaro possibile, non era facile perché era ubriaco ma teneva che Sam capisse.
“Mi sono rassegnato… ho accettato… non mi serve la tua pietà. Pensa al tuo bene, ti meriti una bella vita… ti meriti tutto.”
“Dean, non voglio andarmene” mormorò Sam. Sembrava quasi scioccato.
“Ma tu hai... Stanford… il cane…” farfugliò il fratello maggiore. Era sempre più difficile essere lucido, con l’alcool che gli scioglieva il cervello e lo stomaco sul punto di ribaltarsi da un momento all’altro, tuttavia Sam lo capì.
“Dean.”
Sam lo prese per le braccia facendolo sollevare un poco.
“Dean, non sapevo quello che volevo. Cercavo di sentirmi normale, cercavo di essere indipendente, ma non era quello che volevo. Voglio restare con te. Dean capisco che stai male per mamma, ma devi credermi, non c’è nessun altro posto in cui vorrei stare a parte qui.”
Dean inspirò di scatto, una parte consistente di dolore scivolò via e all’improvviso era sereno e fiero di Sam e del rapporto che avevano e in quel momento gli stava volendo così tanto bene che ne fu sopraffatto, era come avere dentro una luce accecante, si sentì invincibile. Insieme erano invincibili. Lo abbracciò con impeto e lo strinse forte e sorrise quando sentì Sam che lo stringeva forte, ricambiandolo pienamente.
Restarono fermi, abbracciati per lunghi minuti, poi Dean si allontanò leggermente e guardò il fratello in volto.
“Hai pianto prima.” affermò senza riuscire a nascondere una leggera nota di preoccupazione.
“Sì, per mamma. Dean, è naturale soffrire.”
Buon Dio, quel ragazzo era così intelligente.
“Comunque anche tu stai piangendo, come una fontana.”
Intelligente e stronzo.
“Stronzetto” sbottò il fratello maggiore, senza nascondere un sorriso affettuoso.
Sam rispose a tono.
“Imbecille”
Ci fu qualche secondo di silenzio, dove si ascoltarono respirare.
“Ok…” Sam decise di muoversi finalmente “Andiamo a medicare la tua mano e a farci un caffè”

Dean si alzò insieme a lui e lo seguì. Mentre passava davanti la stanza dove aveva dormito Mary, un’ondata di dolore, di abbandono e di familiare senso di colpa per essere abbastanza lo investì facendolo barcollare.
L’avrebbe rivista? Avrebbe potuto ammirare di nuovo i suoi occhi dolcissimi e mangiare di nuovo la crostata migliore del mondo? Dean lo sperava così tanto che non osava pensarci, per non restare deluso. Molti andavano via, pochi tornavano. Castiel a volte tornava, per esempio. Sua madre sarebbe tornata?

“Dean!”
L’uomo si accorse che si era fermato nel bel mezzo del corridoio.

“Sì” disse e riprese a camminare. 
   
 
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