Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: laschiumadeigiorni    29/10/2016    1 recensioni
''Non potresti semplicemente essere felice per me?''
''Non ci riesco''
[...]"Mi dispiace"
''Per cosa esattamente?''
''Per tutto. Ho sbagliato a dirti quelle cose. Non ho mai pensato che tu fossi uno sbaglio. Mi hai sempre supportata, mi hai aiutata a capire cosa volevo dalla vita ed io riuscivo solo ad essere invidiosa di te perchè avevi le idee chiare ed io ero così confusa''
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Quelle quattro pareti la stavano soffocando. 
Quei muri sembravano parlare. 
Sente le loro voci. 
"Non puoi semplicemente essere felice per me?'' 
La voce maschile è inconfondibile.
Il tono di Dimitrij è alterato come lo ricorda.
''Non ci riesco'' 
Questa risposta è la sua.Sono le stesse parole che ha pronunciato qualche tempo fa. 
Un flebile sussurro.Quasi come un'ammissione di colpa. 
''Com puoi non riuscirci? Dovremmo supportarci a vicenda in tutto. Io l' ho sempre fatto'' 
E' glaciale. 
''Non rinfacciarmelo'' 
''Non te lo sto rinfacciando. Ti sto solo chiedendo una stupida spiegazione'' 
Non vuole andare oltre. Non vuole sentire di nuovo quelle parole. Non vuole pronunciarle un 'altra volta. 
''Non ci riesco perchè ogni tuo successo mi ricorda ogni mio singolo fallimento. Sei come un promemoria vivente di tutti i miei sbagli'' 
Non ricorda bene la sua espressione dopo, non ricorda quello che le ha risposto. 
Ricorda solo una porta chiusa e mai più aperta. 

Era giugno quando si erano conosciuti. 
Era il periodo delle notti bianche a San Pietroburgo; quello in cui il sole non vuole tramontare e la notte tarda ad arrivare. 
Lui era abituato a quel fenomeno. Lei no. 
Guardava il cielo come si guarda uno strambo ubriaco. 
Quando si erano incontrati lei camminava con il naso all'insù, con lo sguardo verso l'alto. 
''Dovresti guardare per terra quando cammini.'' 
Così assorta,quasi non si era accorta di lui. 
''Lo so, ma non avevo mai visto niente del genere'' 
Si era quasi sentita in dovere di giustificarsi con quello sconosciuto. 
''Non avevi mai visto il cielo?'' 
''Ovvio che l'ho visto. Ma non così, a quest'ora'' 
''Non cambia nulla,solo l'orario'' 
''Forse, ma a me sembra tutt'altra cosa'' 
''Se lo dici tu'' 
Le era sembrata una bambina, una di quelle che scopre il mondo per la prima volta.  

Al loro primo appuntamento l'aveva portata all'Ermitage. 
Quella ragazza sembrava nutrirsi solo di arte e cultura. 
''Nopn è bellissimo?'' 
Gli aveva chiesto per quasi ogni opera esposta. 
Come lui, amava Dostoevskij e Tolstoj. 
Amava la storia del suo Paese, ma solo fino al 1917, gli aveva detto, perchè dopo la Rivoluzione non ci aveva più capito niente. 
''Sei qui in vacanza?'' 
''Diciamo di sì'' 
Parlava la sua lingua con un  buffo  accento. 
Era italiana; studiava russo da quasi cinque anni ed i risultati erano notevoli. 
Anche se non  era madrelingua,anche se era alle prese con una lingua straniera, Dimitrij aveva capito subito che era una gran chiacchierona. 
Vomitava parole una dietro l'altra. 
Era quasi petulante, ma andava bene così. 
Quei suoi fiumi di parole avrebbero colmato i suoi lunghi silenzi. 

Era un tipo di poche parole, ma era interessante. 
Studiava per diventare giornalista. 
Lei invece del suo futuro non sapeva proprio che farne. 
Si era presa un anno sabatico. 
Per fare esperienza, si era detta. 
Ma in realtà aveva le idee confuse. 
I suoi genitori si erano trovati d'accordo a patto che se entro un anno non avesse preso una decisione avrebbe studiato per diventare medico. 
Ora camminava per le strade di quella città fatta di ponti e canali. 
Lui la stava aspettando. 
Si vedevano quasi ogni giorno da quando si erano conosciuti. 
Presto ci avrebbe fatto l'abitudine. 
Era lì, con una sigaretta in bocca che l'aspettava. 
''Dove mi porti?'' gli aveva chiesto mentre prendeva la sigaretta tra le dita per portarsela tra le labbra. 
''A bere la miglior vodka della tua vita'' 


La loro prima volta era accaduta poco tempo dopo. 
Lo stesso giorno che l'aveva invitata per la prima volta a casa sua.
L'aveva presa tra le braccia e si erano diretti in camera. 
I loro gemiti si erano diffusi per tutta la stanza. 
I loro corpi erano due pezzi dello stesso puzzle, erano fatti per incastrarsi tra di loro. 
Si cercavano, giocavano,si volevano. 
E tutte le volte che seguirono ebbero la conferma che non c'era nulla di più azzeccato di quella combinazione. 
Dopo il sesso c'era sempre la sigaretta e le conversazioni più serie. 
Dopo aver messo a nudo i loro corpi, mettevano a nudo le loro anime. 
''Ho paura'' gli aveva confessato una volta. 
''Di cosa?'' 
''Del futuro'' 
''Tutti ne abbiamo. Semplicemente, non ci pensare'' 
''Tu ci sarai?'' 
''Nel futuro?'' 
'' Si'' 
''Solo se tu mi vuoi''  

Si era abituato ad averla intorno ogni giorno. 
Pensava che con la fine dell'estate tutto sarebbe passato, ma poi lei gli aveva rivelato del suo anno sabatico che non sarebbe finito poi così tanto presto. 
Ora che lezioni all'Università erano riprese gli sembrava di essere entrato in una nuova fase della sua vita. 
In poco tempo aveva acquisito nuove abitudini. 
Non riusciva a studiare se lei non era nei paraggi con  qualche libro che aveva puntualmente rubato dalla sua libreria o intenta a guardare nuovi film o serie TV sul suo portatile. 
Qualche giorno se la ritrovava anche all'uscita della facoltà che lo aspettava per andare a pranzo. 
Piccoli momenti nella giornata, della sua quotidianità in cui lei si era lentamente fatta spazio e a cui lui si stava abituando. 
''Aurora'' 
''Mh?''
''Cosa farai dopo?'' 
''Dopo cosa?''
''Dopo il tuo anno di pausa'' 
''Andrò all'università'' 
''Cosa studierai?'' 
''Ancora non lo so.'' 
''Come non lo sai?'' 
''I miei vogliono che studi medicina'' 
''Ma tu cosa vuoi?'' 


Era stressato. 
Si vedeva così chiaramente. 
E lei, lei si sentiva un peso. 
Quando lo vedeva studiare per un esame si sentiva come se stesse sprecando il suo tempo. 
Lui stava lavorando sodo per il suo futuro ed i risultati si vedevano nei buoni esiti degli esami mentre lei giocava a fare l'ndecisa. 
Non aveva mai risposto alla sua domanda ''Ma tu cosa vuoi?'' semplicemente perchè non lo sapeva. 
Ma non stava neanche facendo nulla per risolvere i suoi dubbi. 
I suoi genitori la mantenevano quindi non  aveva neanche provato a fare qualche esperienza lavorativa. 
La mattina si svegliava e poi si dedicava alla prima cosa che le veniva in mente. 
Con lui, se non doveva studiare, o anche da sola. 
''Andiamo'' le aveva detto un giorno 
''Dove?'' 
''Ti porto a pattinare'' 
''Ma non sono capace'' Aveva cercato di protestare 
''Ti insegno io'' 
E così quel pomeriggio si era ritrovata nel freddo di Pietroburgo cercando di non cadere davanti a tutti. 
''Prova da sola, ora'' 
''E se cado?'' 
''Ti prendo io'' 

Vedeva che c'era qualcosa che non andava. 
Era tesa. 
''Va tutto bene?'' 
''No'' gli aveva confessato '' i miei vogliono sapere che cosa ho deciso'' 
''Non è presto?Hai ancora qualche mese'' 
''Lo so, ma continuano ad insistere'' 
''E tu? Ancora niente?'' 
''Ancora niente'' 
''Ma ci hai pensato almeno un pò da quando sei qui?'' 
''Sinceramente no'' 
''Non credi sia ora d'incominciare?'' 
''Non ti ci mettere anche tu, per favore'' 
Aveva lasciato cadere la conversazione o non sarebbe andata a finire bene. 
Con il tempo si era accorto di quanto fosse permalosa e suscettibile. 
Non gli piaceva vederla così. 
Era preoccupato per la pressione che gli stavano mettendo i suoi, ma gli dava fastidio vedere che non reagiva.  Non si decideva a prendere in mano la sua vita,aspettando qualcosa che sapeva solo lei. 
''Non ci stai neanche provando'' 
''Ma tu cosa ne sai'' gli aveva urlato contro. 
''Ti vedo ogni singolo giorno, lo so. Stai sprecando tempo e soldi'' 
''E a te cosa importa? Il tempo è mio, i soldi dei miei genitori. A te non sta togliendo niente nessuno'' 
''A me importa perchè ti amo'' Le aveva sputato addosso. 
Era rimasta zitta, non sapendo come reagire davanti quella improvvisa confessione. 
''Ti amo anche io'' 
E da lì,tutte le questioni, tutti i problemi, erano rimasti in sospeso.


''Mi ci vedi a fare la giornalista?'' 
''Vuoi farmi concorrenza?'' 
''No, non penso faccia per me'' 
''Almeno qualcosa lo abbiamo escluso'' 
''L'avvocato?'' 
''Credo ti annoieresti a studiare tutte quelle leggi'' 
''In effetti'' 
Se ne stavano lì con due tazze di caffè ed una sigaretta a navigare su vari siti universitari. 
''Cosa è che ti interessa di più?'' 
''Non saprei. Ho così tanti interessi e non so cosa scegliere'' 
''C'è qualcosa a cui non hai mai pensato?'' 
''La chef'' 
''Ma se non sai neanche fare una frittata'' 
''Appunto''  
''Dove vorresti lavorare?'' 
''All'estero, ma non voglio lasciare l'Italia'' 
''Sei un controsenso vivente. Lavora all'estero, ma per il tuo Paese'' 
''Cioè?'' 
''In ambito diplomatico'' 
''Tipo in un' Ambasciata'' 
''Anche''
''Sei un genio'' 

Il loro tempo stava per scadere e lei si sentiva trascurata. 
Era di nuovo periodo d'esame e lui stava studiando come un matto. 
''Non potresti smettere per cinque minuti'' 
''Ho un esame a breve. Non posso'' 
''Come vuoi'' 
I suoi genitori stavano già insistendo per la data di ritorno. 
Voleva tornare a casa, ma sapeva che avrebbe lasciato una parte importante della sua vita. 
Non voleva separarsi da lui, ma sapeva dall'inizio che non sarebbe durata in eterno. 
Voleva concludere in bellezza, ma lui non aveva mai tempo per lei. 
''Non potresti essere semplicemente felice per me?'' 
E così avevano litigato. 
Sapeva di aver esagerato, ma non era mai tornata sui suoi passi. 
Lui si era chiuso la porta alle spalle e non era mai tornato indietro. 
Lei aveva preso quell'aereo ed era tornata a casa. 
Se ne era andata senza saluatarlo, senza sapere se lo avrebbe rivisto ancora una volta.  

Eccola lì, qualche mese dopo. 
Sentiva di dovere chiarire alcune cose,almeno per poter andare avanti senza rimorsi. 
Lo aveva chiamato appena era atterrata. 
Le aveva risposto dopo qualche squillo ed al suono della suo voce aveva perso qualche battito 
Aveva acettato di incontrarla ed ora lo stava aspettando. 
''Non pensavo saresti venuto'' 
''Perchè non avrei dovuto?'' 
''Perchè l'ultima volta non ci siamo lasciati tanto bene'' 
''Lo so,ma non sono io quello che ha sbagliato'' 
''Cosa vorresti dire?'' 
''Sei tu che mi ha detto che sono stato uno sbaglio'' 
''Non mettermi in bocca parole che non ho detto'' 
''Però lo hai pensato'' 
Silenzio. 
Aveva ragione. Era lei ad aver sbagliato, era stata lei ad urlargli contro quelle brutte cose. Cose di cui si era pentita, parole che non aveva mai pensato. 
''Mi dispiace'' 
''Per cosa esattamente?'' 
''Per tutto. Ho sbagliato a dirti quelle cose. Non ho mai pensato che tu fossi uno sbaglio. Mi hai sempre supportata, mi hai aiutata a capire cosa volevo dalla vita ed io riuscivo solo ad essere invidiosa di te perchè avevi le idee chiare ed io ero così confusa'' 
''Perchè non me lo hai detto?'' 
''Perchè mi sentivo stupida'' 
''Lo sei stata più così'' 
''Mi dispiace'' 
''Va bene'' 
''Quindi è tutto ok?'' 
''Sì'' 
Non si era mai sentita in imbarazzo davanti a lui, mai. 
Neanche quando l'aveva vista nuda per la prima volta. 
Ora invece non sapeva come comportarsi. 
''Sono entrata a Scienze Politiche'' 
''Hai deciso alla fine'' 
''Sì,anche per merito tuo'' 
''Quindi? Cosa farai?'' 
''Forse lavorerò in un'Ambasciata. Magari proprio qui in Russia''
''Allora ti aspetto'' 
''Sì,aspettami''






*AngoloAutrice*
Ho trovato finalmente il coraggio di pubblicarla, spero di sapere cosa ne pensiate. 
Un bacio



 
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: laschiumadeigiorni