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Autore: Kakashi_Haibara    30/10/2016    1 recensioni
"Bianca aveva scelto di rinascere e io non ho più avuto sue notizie da allora."
La perdita della sorella ha sconfitto moralmente Nico.
È più aggressivo e, soprattutto, più solo.
A distanza di tre anni, il figlio di Ade non l'ha mai dimenticata e il suo ricordo si trasforma sempre in un dolore troppo grande da sopportare.
Che cosa è successo a Bianca dopo essere rinata?
Nico la rincontrerà mai?
[Piccolo testo che ho sfornato durante l'ora di storia dell'arte ( ^ω^ ) (un vero pugno nello stomaco quella materia) su Nico che incontra una piccola Bianca, che però della sorella ha soltanto le lentiggini e il dolce sorriso]
Genere: Malinconico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bianca di Angelo, Nico di Angelo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Eravamo appena scesi dall'Argo II. Frank e Hazel si tenevano per mano, mentre io me ne stavo qualche passo dietro di loro, in disparte, nonostante fossi io l'unico a conoscere bene la zona.
Venezia. La città in cui ero nato e cresciuto prima di trasferirmi in America, negli anni '30. Non ricordavo quel periodo, o almeno, avevo ricordi molto confusi, ma le strade stranamente le conoscevo bene. Credo che mia madre e mia sorella, Bianca, me le avessero fatte imparare fino allo sfinimento.

Soltanto a pensare a mia sorella mi riaffiorarono talmente tanti ricordi, piacevoli e spiacevoli, che il petto cominciò a bruciarmi, gli occhi riempirsi di lacrime e le gambe divennero tremolanti.
Non dovevo pensare troppo a lei, succedeva ogni volta la stessa cosa. Ma mi mancava immensamente: quando Percy, qualche anno prima, dopo la missione per liberare la Dea Artemide e Annabeth dalle grinfie del Titano Atlante, a cui aveva partecipato anche Bianca, mi venne a dire che era morta, persi completamente il controllo di me stesso, non riuscii a sopportarlo. Era l'unica che sapeva capirmi.
Dopo la morte aveva scelto di rinascere, e, non essendo più nell'Ade, da allora non avevo più avuto sue notizie.

Ero così immerso in quei tristi pensieri che per poco non calpestai una statuetta e delle carte che erano appena volate ai miei piedi. Feci per ignorarle quando un particolare di quelle carte non mi colpì: nel retro di ognuna vi era incisa una grossa e brillante "M".
Mi accovacciai per raccoglierne qualcuna e per poco non mi strozzai con la mia stessa saliva. Con la mano tremante raccolsi pure la statuina e vedendo il volto impresso sopra mi venne un tuffo al cuore.
Mi alzai quasi barcollando: erano le carte di Mitomagia, il gioco che amavo tanto da bambino, e la statuetta era quella di Ade!
E non erano carte qualsiasi. Erano le mie. Le riconoscevo bene perché quelle di Apollo, Artemide e Dioniso erano segnate con una stella, da me fatta a dieci anni dopo aver incontrato i tre dei, mentre la statuetta di Ade aveva un incisione sulla spalla, procuratasi quando l'avevo sbattuta a terra per la rabbia.
Ma com'era possibile? Le avevo bruciate negli Inferi, me lo ricordavo bene!
La mia mente cominciò a vagare tra i ricordi alla ricerca di qualcuno che avrebbe potuto riprendere le carte dal fuoco e portarle lì, proprio dove ero io.

Ma i miei pensieri vennero interrotti dalla voce di una bambina: - Mi scusi! Sono mie quelle carte, le ho fatte cadere!
Abbassai lo sguardo sulla bimba. Aveva i capelli castani legati in due code, gli occhi neri e indossava un vestito azzurro. Non mi fece alcun effetto vederla, dato che non l'avevo mai vista prima, fino a che non notai meglio le sue lentiggini: erano poche e nelle stesse posizioni di quelle di mia sorella Bianca.
A quel punto il cuore cominciò a battermi forte, le gambe divennero di gelatina, i miei occhi lucidi e il respiro mi mancò.
Ancora quel dolore al petto. Ma era diverso da ciò che provavo di solito: stavolta erano gioia e malinconia insieme.

La bimba mi sorrise, e questo mi aiutò a capire meglio la situazione: ogni bambino di solito scappava da me.
Mi inginocchiai trattenendo il più possibile le lacrime. Diedi alla piccola le carte e la statuetta di Ade, con le mani tremanti e piuttosto titubante. Ma appena lei mi sorrise di nuovo, un caldo sole mi riempì il petto di calore e non potei fare altro che sorridere a mia volta.
Le strinsi le piccole manine portandole alle labbra per lasciarle un dolce bacio: - Live well, sister. I love you. - La voce mi uscì quasi a stento, flebile, intrisa di lacrime nascoste, ma con un pizzico di dolcezza.
Non mi capì, ovviamente, ma continuò a sorridermi come una vecchia amica, fino a che la voce della madre probabilmente, non la chiamò: - Dai, torniamo a casa. Non disturbare il ragazzo.
E così, salutandomi con la manina paffuta, tornò dalla sua (nuova) famiglia, sorridendo beata.

La osservai fino a che non scomparve dietro l'angolo di un palazzetto, con le lacrime che mi rigavano le guance.
Smorzai un sorriso verso il suolo: - È opera tua, vero padre?
Hazel mi chiamò. Lei e Frank erano tornati indietro perché non mi avevano più visto.
Mi asciugai le lacrime e gli corsi incontro nascondendo il mio sorriso pieno di felicità.


Autrice:

Salve a tuttiiiii
Sono felice di aver scritto questa ff, è proprio tenera *^*
(le mie idee geniali durante storia dell'arte)
Anyway!
Ho apportato qualche modifica all'aspetto della nuova Bianca, perché sotto sotto non è veramente lei. Poi ho messo una M sulle carte per far capire di che cosa fossero e la stellina su quelle di Apollo, Artemide e Dioniso e il taglio sulla spalla di Ade perché, dai, ci stava bene xD ahah
Spero vi piaccia! L'ho scritta con tanto amore -w-
Mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate.
   
 
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