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Autore: Altair4    30/10/2016    0 recensioni
Due personaggi di questa storia vivono nella mia mente da tempo immemorabile, forse da dieci anni. Finalmente sono riuscita a metterli nero su bianco e ne sono estremamente felice! E’ stato difficile assegnare le caratteristiche giuste a tutto il racconto perché secondo me è un mosaico, infatti dal capitolo 23 diventerà un GIALLO! l’unico filo conduttore di tutti i suoi tasselli è la ricerca da parte della protagonista principale (mezza umana e mezza aliena) di se stessa. Senza Nome (anche detta I.113) è sospesa tra due mondi e non sa a quale appartiene veramente e soprattutto non sa quale sarà il suo destino. Ho cominciato dalle sue origini ma c’è un intero mondo parallelo, il mio mondo immaginario, da scoprire…
Genere: Introspettivo, Mistero, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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La domenica mattina arrivò crudele, non avevano chiuso le tapparelle, la luce come una lama li trafisse e lì fece
 
svegliare.
            -Come ti senti?- Chiese Aliya sussurrando.
            -Stranamente rilassato e senza volontà…tu?-
            -Rilassata ed infelice-
            -Non devi partire se…scusami…fai conto che non abbia detto nulla, non posso farci niente lo so che non ce la fai più-
            -E’ così…-
            -Aspetta qui…non ti alzare…anche io ti avevo promesso qualcosa…questa è la centesima ed ultima volta che ti porto la colazione a letto…-
            -Oh David… le hai contate davvero?-
            -Perché, non avrei dovuto? Te l’ho promesso…-
 
David scese in cucina e con le lacrime agli occhi preparò la colazione, poi con un sorriso smagliante tornò su e fecero
 
colazione come tante altre volte, come se Aliya non dovesse partire, mentirono a loro stessi ancora per un po'.
 
            -Adesso da chi andrai?-
            -Prima a salutare Patrick e Melissa, poi dalla signorina Rott, da Dorotea ed infine…ciliegina sulla torta da Steven Leviatin il dottorando…-
            -Cosa gli farai?-
            -Forse lo vedrai al notiziario…poi tornerò da te per l’ultimo saluto-
            -Ti…aspetto…sii prudente e comportati da Xiariana, altrimenti non te lo perdonerai mai-
            -Ci proverò…-
 
Aliya prese in braccio Rocky e si salutarono con la mente, il micio miagolò tristemente. Poi corse in giardino sotto lo
 
sguardo tristissimo di David, formò la sua navetta in una nuvola di cristalli cangianti e partì per l’America, per la
 
precisione per Milwaukee nel Wisconsin, dove avrebbe trovato i suoi cari amici Patrick e Melissa.
 
Atterrò in un giardino con un grande albero, sembrava quello che lei una volta aveva disegnato per i suoi amici, lo
 
guardò stupita, poi andò a suonare alla porta. Un bella rossa con i capelli un po’ spettinati le aprì.
 
            -Ma chi caspita è di domenica mattina che rompe…Aliya?? Ma sei tu?? PATRICK CORRI C’E’ ALIYA!-
 
Patrick arrivò di corsa in mutande e maglietta.
 
            -Aliya sei davvero tu? Non è uno scherzo?-
 
Si trovò davanti Aliya sorridente. Patrick e Melissa l’abbracciarono contemporaneamente come se lo avessero
 
provato molte volte per uno spettacolo di varietà.
 
            -Sapevo che saresti tornata…sei qui per restare?- Chiese Patrick.
            -No…devo partire…non tornerò mai più-
            -Perché?- Chiese Melissa con le lacrime agli occhi.
            -Non posso vivere in questo mondo, il pianeta di mia madre, Xiar, mi chiama…non mi hanno inventato in laboratorio…mia madre era un’aliena e mi ha avuto dal dottor James Cooper…nessuno a parte pochi scienziati lo sapevano…nessuno dei bambini clonati dal dottor Spellman è mai sopravvissuto. Lo stesso dottor Spellman ha fatto morire i miei genitori…non li ha aiutati-
            -Ha avuto quel che si meritava…è ricoverato in manicomio…ce lo hanno chiuso perché voleva raccontare al mondo di te…ben gli sta!- disse Melissa con rabbia.
            -Ho visto…vi ho cercato tutti-
            -Sei stato da Fuentes?- Chiese Patrick.
            -Sì…sono stata a trovarlo a Miami…ma perdonatemi, adesso devo andare, devo partire ad un preciso orario…devo ancora salutare la signorina Rott…è stata in galera per causa mia, ma so che ha ripreso ad insegnare, si trova a Colonia in Germania, è la mia prossima meta-
            -No resta ancora un po’…noi…- disse Melissa molto dispiaciuta.
            -Credimi vorrei ma non posso…ho visto l’albero… -
            -Abbiamo comprato questa casa perché c’era questo albero…ci è sembrato un segno e ci ricorderà sempre di te…non ci dimenticare- disse Patrick.
            -Non potrei mai…vi auguro ogni felicità-
            -Fai buon viaggio Aliya e sii felice…dovunque tu andrai- concluse Melissa.
 
Si riabbracciarono, poi Aliya si staccò da loro e la videro sparire in un nugolo di cristalli cangianti.
 
Arrivò fulminea a Colonia sul pratino della rinomata università tedesca  dove di sicuro a quell’ora avrebbe incontrato
 
la signora Rott. La vide mentre parlava con una studentessa, le spiegava che gli uomini sono pericolosi, che non
 
bisogna mai fidarsi e che un giorno uno di loro le avrebbe spezzato il cuore.
 
            -Signorina Rott…certe abitudini sono dure a morire…-
            -Senza Nome?-
 
La donna da composta e quasi snob cambiò aspetto, corse come una ragazzina ad abbracciare Aliya.
 
            -Sei veramente tu!-
            -Sì sono io…la vedo bene…-
            -Oh cara quando ho saputo che eri fuggita ho gioito… anche se ero in cella… ma perchè sei qui?-
            -Tra poco partirò sono venuta a salutarla e ringraziarla per quello che ha fatto per me, per avermi reso una persona consapevole dei mali del mondo…non so quanto tempo avrei impiegato da sola a capire cosa volessero da me alla base New Heaven-
            -Non ringraziarmi…lo avresti capito presto comunque…ma non ce l’ho fatta a stare zitta è stato più forte di me…-
            -Continuo  a pensare che non sarebbe mai stato lo stesso senza di lei…-
            -Grazie Senza Nome…grazie di essere passata…-
            -Grazie a lei Helena…ora che so che sta bene posso partire serena…vedo che è sola ma felice…-
            -Sì, non siamo tutti fatti per vivere in coppia, preferisco la mia libertà…ma tu come lo sai?-
            -Sesto senso alieno…-
 
Aliya le sorrise poi l’abbracciò di nuovo.
 
            -Devo andare adesso, devo impedire che questa pazzia del soldato mezzo alieno e mezzo umano venga perpetrata, se non li fermo prima o poi inventeranno davvero qualcosa di vitale e non è detto che sia un bene per l’umanità-
            -Sono d’accordo, vai e fermali, so che puoi farlo…prenditi cura di te e fai buon viaggio!-
            -Lo farò…-
 
Aliya corse via, appena fuori la vista degli studenti del campus, riprese il suo volo, questa volta la meta era New
 
Heaven, la base militare di Johannesburg.
 
Entrò di prepotenza sfondando un muro, l’allarme scattò immediatamente assordante.
 
            -Ma buongiorno a tutti voi! Dov’è Dorotea?-
 
Un’infermiera che forse aveva già visto cercò di parlare e dopo un paio di tentativi andati a vuoto per la paura disse:
 
            -Nella stanza qui accanto…ti prego I.113 non uccidermi…-
            -Non sono venuta per ucciderti, però fai sgomberare l’edificio, presto!-
 
Mentre l’infermiera se ne andava a gambe levate, Aliya senza tanti problemi sfondò il muro di lato e si trovò davanti
 
Dorotea seduta ad una scrivania.
 
            -Barbie? O santi numi! Sei tu? Cosa fai qui? Non eri partita?-
            -Sono tornata per salutarti, volevo ringraziarti per aver reso meno tediosa la permanenza in questo posto…seguimi-
            -Aliya non mi devi ringraziare era il mio compito…l’ho fatto per dovere, anche se è difficile rimanere indifferenti a te…-
            -Lo so, lo sento, per questo ti ringrazio, perché non mi hai considerato un semplice esperimento e questo mi è sufficiente…avvicinati-
            -Cosa vuoi fare?-
            -Ti porto fuori di qui-
            -Perché?-
            -Lo vedrai molto presto!-
 
Aliya l’abbracciò, formò la navetta, la portò fuori della struttura e la depositò a terra.
 
            -Oh santi numi sei incredibile, come mi hai portato qui? Che vuoi fare?-
            -La cosa giusta…addio Dorotea, grazie di tutto-
            -Aspetta! Risparmiali! Sono comunque vite umane!-
            -Lo so Dorotea, non preoccuparti-
 
Aliya sfondò un altro muro e si trovò di fronte dei militari tra cui Rook.
           
            -Sei tornata! Cosa…cosa vuoi farci?-
            -Andatevene, non voglio farvi del male!-
 
I soldati rimasero fermi e interdetti, ma Rook si fece riconoscere.
 
            -Stupida troietta non mi fai paura- era ubriaco e non valutava la pericolosità dell’aliena metallica che aveva di fronte.
            -Non mi provocare, ricordi cosa è successo l’ultima volta? Bene, adesso sono ancora più forte!-
 
Rook fece fuoco, ma Aliya scansò tutti i proiettili come se si muovessero al rallentatore, in un secondo l’aveva
 
disarmato ed appeso al muro per la gola, con la sua forza psichica ascoltava e condizionava tutte le menti dei soldati
 
che non si mossero nemmeno dopo il suo intervento.
 
            -Allora cosa vogliamo fare Rook? Se muori tutti ci guadagneranno, a cominciare dalla tua famiglia…ora lo so per certo che picchi tua moglie ed i tuoi figli e che non fai altro che bere, lo leggo dentro di te…farei un favore al genere umano se troncassi questo tuo collo grasso!-
            -Nooo! Lasciami! Maledetta avrei dovuto farti fuori quando potevo-
 
Rook cercava di divincolarsi da quella presa d’acciaio ma senza risultato, le sue gambe cicciute si muovevano
 
spasmodiche a mezz’aria.
 
            -Non ci saresti comunque riuscito ad eliminarmi…ma sei fortunato, a differenza di te io ce l’ho una coscienza! Avrei potuto terminarti già tempo fa–
            -Tu sei un abominio, un mostro, tu dovresti morire, cosa sei?-
            -Non credevo che tu fossi così coraggioso, ma credo che siano i gradi dell’alcool che parlano per te, normalmente sei forte solo con i più deboli! Facciamo una prova, ti butto dalla finestra, se sopravvivi, sei libero-
            -No, non farlo!-
            -Prometti che non farai del male più a nessuno! Allora ti risparmierò la vita. Se menti lo vedrò, posso leggerti nella mente-
            -Io non vorrei ma…ecco non è colpa mia…mi fanno arrabbiare-
            -Mi dispiace, allora non c’è altra soluzione, se sarai uno storpio, non potrai più fare del male a nessuno e forse i tuoi familiari ti abbandoneranno-
            -No! Mi farò curare, andrò dallo psichiatra-
 
Aliya lesse la sua mente e vide che non lo avrebbe mai fatto, calcolò l’altezza del piano, non sarebbe morto, poi lo
 
scaraventò contro la finestra del corridoio mandandola in frantumi, Rook precipitò a terra, non avrebbe più
 
camminato in modo normale. Tutti i militari intanto si erano dati al fuggi fuggi generale, nessuno voleva affrontarla,
 
inoltre la stessa Aliya alimentava nelle loro menti la paura che avevano di lei. Non fu difficile arrivare al famoso
 
generale Azibo Ramphele, che molto coraggiosamente se la stava dando a gambe.
 
            -Tu…tu sei I.113?-
            -Piacere generale dove se la batte?-
            -Ecco io…-
            -Leggo benissimo le intenzioni che aveva nei riguardi del progetto sui soldati metà alieni metà umani, ma non vedrà mai la luce, non lo posso permettere-
            -Non puoi distruggere tutto quanto, sono miliardi spesi per la ricerca…-
            -Il mondo se ne farà una ragione!-
            -Cosa vuoi farmi?-
            -Non importa che le faccia qualcosa di fisico…ci pensa da solo a rovinarsi la vita, con il lavoro che fa e poi ha un cancro terminale al cervello, quindi mi risparmio la fatica.
            -No…non può essere!-
            -Se ne vada, se vuole vivere ancora qualche mese, tra poco di tutto questo non rimarrà che un cumulo di macerie-
 
Il militare per prima cosa la guardò sconvolto, poi scappò più veloce che potette, Aliya aveva mentito, non era in
 
grado di fare una diagnosi al cervello, ma non aveva resistito alla tentazione di spaventarlo ancora di più. Finalmente
 
toccava all’ultimo personaggio della lista, a colui che in realtà aveva previsto tutto questo. Steven, il Dottorando,
 
l’aspettava apparentemente tranquillo nel laboratorio.
 
            -Lo sapevo che un giorno saresti venuta! Lo sapevo che mi avresti fatto fuori! Lo so che è inutile scappare-
            -Non sono venuta per ucciderti-
            -Allora cosa vuoi  farmi?-
 
Prese delle garze e lo legò ben stretto.
 
            -Guarda!-
 
Aliya cominciò a distruggere tutti macchinari medici della stanza e per ultimo il computer del Dottorando.
 
            -No fermati! E’ la mia vita che stai distruggendo! No! Perché?-
            -Perché non devi più lavorare  a questo progetto! Nessuno di voi farà mai più niente di così mostruoso! Vieni-
 
Lo trascinò fino alla zona top secret, attraversarono le grandi porte di metallo. il Dottorando era sconvolto, Aliya
 
passava da parte a parte come se il metallo prendesse vita e le cedesse il passo. Sotto gli occhi increduli di Steven,
 
Aliya cominciò a distruggere i laboratori segreti, tutte le colture cellulare dei chip per l’impianto nel computer
 
organico e tutti i cloni in crescita. Gli scienziati non si erano fermati, avevano continuato, producendo aberrazioni,
 
individui che non sarebbero mai stati perfettamente sani né fisicamente, né mentalmente, dei mostri che sarebbero
 
morti presto o che avrebbero solo sofferto tutta la vita. Poi arrivò alle celle frigorifere, aveva scoperto leggendo la
 
mente del Dottorando che i corpi di Nestor e Feidor erano ancora lì…non aveva mai visto sua madre, ora finalmente
 
poteva vederla. Aprì una sorta di grosso cassetto scorrevole con dentro il corpo congelato: era tale e quale a lei
 
quando era in forma Xiariana.
 
            -Mamma…-
 
Aliya cominciò a piangere come una disperata e carezzò il viso di Feidor, il Dottorando la guardò stupito, lei percepì i suoi pensieri.
 
            -Anche io sono un essere vivente…lo sai adesso che lei era mia madre e che non siete stati voi a crearmi?-
            -Sì Aliya…adesso lo so…ma quando ti ho conosciuto non sapevo niente, dovevo solo occuparmi della tua salute e creare il Leviatin…-
            -Lo sai che Nestor era ancora vivo due anni fa? Ed il dottore Spellman mi ha impedito di conoscerlo…mi ha tolto tutto-
            -Aliya…non sapevo niente…perdonaci…-
 
Per la prima volta da quando si conoscevano sentì in lui dei sentimenti sinceri e positivi verso di lei, non era lo
 
spietato scienziato che credeva, nessuno è veramente crudele o veramente buono. Percepì che Steven non era felice di
 
creare altri cloni, ma ormai era stato incastrato in quel progetto e tutta la considerazione che aveva sempre cercato era
 
arrivata finalmente, ma sfortunatamente non era più così importante.
 
            -Steven devi uscire di qui…devo distruggere tutto…sono sicura che potresti impiegare meglio il tuo genio-
            -Sì Aliya…-
 
Lo liberò, aprì un varco nel metallo e lo fece uscire, Steven gli fece un cenno con la mano e corse via. Subito dopo
 
Aliya cominciò a dare fuoco a tutto, anche ai corpi ormai senza vita di Feidor e Nestor. Non poteva portarli con sé,
 
non poteva sotterrarli, era più saggio che non li avesse nessuno. Un volta che tutto era intriso di fiamme uscì,
 
cominciò a sfondare le pareti come aveva fatto per la ditta di demolizione, non c’era più nessuno nella base, ci vollero
 
più di due ore ma l’unica struttura che rimase in piedi fu la serra al centro della costruzione, tutto il resto era un
 
cumulo di macerie, ma nessuno morì.
 
Aliya riprese il suo viaggio, ora mancava la prova più difficile: dire  addio a l’uomo che amava sopra a tutti sulla
 
Terra. Arrivò al giardino di casa, lui era lì che l’attendeva, senza atterrare aprì un varco tra i cristalli e lo prese al
 
volo.
            -Aliya…stai bene? Dove mi porti?-
            -Devo farti vedere una cosa prima di partire…-
 
In pochi secondi arrivarono alle pendici del Fuji Ama, alberi di ciliegio sterminati tingevano di bianco tutto il
 
panorama, sembrava che nevicasse.
 
            -E’ bellissimo, non immaginavo-
            -Volevo vederlo insieme a te prima di partire…non è Giove né Saturno, ma è bello lo stesso-
 
Rimasero per almeno una buona mezz’ora in silenzio mentre lentamente i petali cadevano su di loro come una neve
 
delicata ma non glaciale. Poi David parlò.
 
            -Cosa è successo a Johannesburg?-
            -Ho raso al suolo tutta la base…ma non è morto nessuno, gli ho dato il tempo di evacuare-
            -Ne sono felice…-
            -Stavano tentando di creare altri come me…ma non è possibile…sono un miracolo irripetibile…è stato l’amore di mia madre e mio padre a permettere che vivessi. Gli Xiariani non sono corpo prima di tutto, sono anima e pensieri…ero il loro pensiero felice-
            -Allora zia Edna non ha tutti i  torti…-
            -In un certo senso…-
 
Aliya sorrise a David e poi cambiò la sua espressione, ora il suo bel volto mostrava dolore.
 
            -Devo andare…ho un appuntamento col il sole, tra poco ci sarà una tempesta elettromagnetica che non posso perdere…-
 
            David avrebbe voluto che lei restasse, con tutto il cuore, ma non disse nulla per convincerla  a rimanere,
 
parlare non serviva più, infatti disse soltanto:
 
            -Sono  pronto…-
 
Si abbracciarono e compirono l’ultimo volo insieme verso quel giardino che aveva accolto Aliya più di un anno fa.
 
Appena toccarono terra la navetta scomparve, Aliya appoggiò la fronte a quella di David ed unirono i loro pensieri
 
per l’ultima volta. Non ci fu bisogno di parlare, si abbracciarono stretti, poi lei si allontanò con le lacrime agli occhi,
 
lui alzò la mano destra verso di lei, ma non servì  a niente, la navetta si formò nuovamente e Aliya sparì fulminea alla
 
sua vista. David rimase immobile quasi incredulo con la mano alzata. In quell’istante Aliya riapparve in una nuvola
 
temporalesca, lui la scrutò esterrefatto, aveva uno sguardo più maturo, sembrava in qualche modo diversa anche se
 
era sempre giovane.
 
            -Aliya sei tornata…ma…vieni dal futuro?-
            -“Aliya” che bel suono ha detto da te…è tanto che non mi chiamano più così…sì vengo dal futuro per dirti di non aspettarmi…non posso fare molti viaggi nel passato, sono molto pericolosi e deleteri per il fisico-
            -E tu sei venuta lo stesso per me…-
            -Per dirti addio…per liberarti dal sentimento per me…non posso tornare sulla Terra, dove sono adesso hanno bisogno di me…-
            -C’è un altro?-
            -Nessuno di serio…perché nessuno è come te…ma non so se potrò mai tornare per restare, non posso vivere come un normale umano sulla Terra…mi sento in dovere di liberarti da questo dolore che provi per me…anche se io non potrò mai dimenticarti…-
 
Aliya abbracciò David e lo baciò con tutta la passione che aveva in sé, ma allo stesso tempo entrò nei suoi pensieri e
 
cercò di modificare quel sentimento così forte che aveva il giovane per lei, poi pensò al regalo che gli aveva
 
promesso tanto tempo fa ed infine si staccò.
 
            -Cosa hai fatto?-
            -Ho migliorato i tuoi circuiti neurali per quel processo logico con cui normalmente risolvi i casi e la tua memoria ora è sopra la media…ma ogni giorno che passa dimenticherai sempre di più il sentimento per me e forse ti scorderai perfino di avermi conosciuto…-
            -Perché? Non dovevi farlo!-
            -Perché non meriti di soffrire così, devi vivere felice…non ti dimenticherò mai…-
 
Come era apparsa scomparve, David rimase lì molto confuso, forse avrebbe amato in futuro come le era capitato con
 
Aliya, ma non si sarebbe mai dimenticato di lei era impossibile, non avrebbe dimenticato più niente in vita sua.
 
La Aliya del presente invece era appena partita e puntava finalmente verso la sua nuova casa, per cercare se stessa.
 
Arrivò in meno di nove minuti alla distanza adeguata dal sole, espulse fuori dalla navetta il ciondolo a cuore che le
 
aveva regalato Alexei, ci fu un’esplosione elettromagnetica, un suono assordante che non udì nessuno e la navetta
 
sparì dal sistema solare.
 
 
P.S. Ciao a tutti! ;-)
Questo è il penultimo capitolo, come potete ben capire Aliya ha deciso di lasciare la Terra, ma prima voleva vendicarsi nel modo più equo che potesse concepire…la vendetta non è mai positiva…ma credo che si possa chiudere un occhio perché Aliya ha anche impedito che gli umani inventassero il loro Frankestein.
Pubblicherò presto l’epilogo, perché prossimamente sarò davvero molto impegnata e ci tengo a finire la mia storia senza pause troppo lunghe.
Esiste di già un sequel…ed avete intravisto l’Aliya del futuro, sempre giovane ma con sguardo più maturo. Spero di potervi raccontare anche la sua storia in un’altra dimensione, quella di Xiar nella galassia Trixtar…
Alla prossima lettrici e lettori coraggiosi
:-)
Altair
   
 
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