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Autore: silbysilby_    30/10/2016    5 recensioni
Missing moment legato alla mia fanfiction VKook "Paint & Spray". Volete sapere cosa è successo dopo quel primo bacio?
(dal testo)
Taehyung si alzò dal letto a fatica e si abbarbicò contro la sua schiena, la guancia contro la sporgenza che segnava l’inizio della colonna vertebrale del più piccolo, le braccia che circondavano mollemente la sua vita sottile. Jungkook si appoggiò a sua volta contro il suo petto senza dire niente, continuando a districare il cavo in plastica.
Smise solo nel momento in cui Taehyung tirò un lembo del suo maglione verso il basso e posò le labbra su quella nuova piccola falce di pelle scoperta sul retro del suo collo. Automaticamente Jungkook sollevò le spalle verso le orecchie, la stessa reazione che aveva al solletico, con l'unica differenza che in questa situazione non gli veniva proprio da ridere.
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jeon Jeongguk/ Jungkook, Kim Taehyung/ V
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi tornata con il famoso(?) missing moment della prima volta dei miei VKook!
Per chi avesse aperto questa os per curiosità ma non ha letto Paint & Spray può trovarla nella mia pagina autoreee
Sono parecchio agitata per questa pubblicazione! Non ho mai scritto scene esplicite o troppo spinte, perciò spero che questo possa soddisfarvi lo stesso. Se volete lasciarmi una recensione con la vostra opinione mi farebbe un sacco piacere! 
Se avete richieste, domande, altri episodi dei miei vkook che non ho descritto non esitate a chiedere, sarò felice di scriverci qualcosa (anche perchè mi mancheranno così tanto che mi viene male. La mia prima ff. Piango.)
Vi dico già che sto scrivendo un'altra fanfiction, ma proprio non so quando uscirà...spero per febbraio massimo. Mi mancherà un sacco pubblicare ogni settimana.

 
La dedico a Caterina e Roberta, le ragazze che mi hanno sostenuta durante tutta la scrittura della storia. Un grazie anche alla mia Beta che rifiuta sempre i caffè che le offro come pagamento.
 
 

cocoa goodnight

Se c'era una cosa che Jungkook non aveva messo in conto prima di baciare Kim Taehyung era il fatto che il giorno in cui lo fece fosse uno degli ultimi prima delle agognate vacanze di Natale.
All'Istituto Artistico queste festività regalavano agli studenti ben due settimane di riposo che il ragazzo aveva già programmato da tempo nei minimi particolari tra compiti, famiglia, gite e disegni di paesaggi innevati en plein air. 
Ma poi era accaduto quel che era accaduto e la sua tabella di marcia era allegramente andata a farsi benedire. 
Lui e Taehyung si erano rivisti per la prima volta alla fine delle ultime lezioni dell'anno, quando si erano messi d'accordo per trovarsi in un bar accogliente e non troppo affollato per poter parlare della loro relazione davanti a qualcosa di caldo. Dopo i primi minuti di imbarazzo i due avevano preso a scherzare, a raccontarsi le ultime giornate di scuola, a fissare luoghi e orari dei futuri appuntamenti per continuare a lavorare sul quadro, passando così più di due ore senza mai arrivare al nocciolo della questione. Successivamente erano andati a fare una passeggiata in un parco lì vicino sperando che all'aperto, dove faceva più freddo e c'era meno gente dato che era appena passata l'ora del pranzo, fosse più facile per loro aprirsi e parlare seriamente. Ma, com'era prevedibile sin dall'inizio, arrivarono al tardo pomeriggio con zero parole e tanti, tanti baci. 
Taehyung, istruito da Namjoon riguardo al comportarsi da gentiluomo e tenere a freno gli istinti, aveva mandato tutto all'aria quando, seduti su una panchina che dava su un laghetto ghiacciato, Jungkook aveva preso l'iniziativa e aveva appoggiato le sue labbra tiepide su quelle dell'altro, mettendolo a tacere. Da lì in poi tutto era semplicemente degenerato; più volte avevano provato a intraprendere il discorso, ma poi finivano sempre per baciarsi contro gli alberi, sui gradini, per i vialetti. L'unica scusante che Tae poté rifilare al compagno di classe quando gli raccontò com'era andata l'uscita fu che quel giorno faceva davvero parecchio freddo.
La prima settimana di vacanze natalizie si incontrarono tutti i giorni, anche quelli festivi, lavorando al quadro solo tre volte su sette. Durante le altre quattro, nonostante partissero sempre con le migliori intenzioni, finirono al cinema, alla pista di pattinaggio con i compagni di classe di Taehyung, ad ascoltare un concerto gospel e a giocare con la neve. A fine giornata, che avessero o non avessero fatto il loro dovere, andavano a casa di Jungkook per riscaldarsi in salotto con una tazza di cioccolata calda, seduti sul divano tra plaid e cuscini; la madre di Jungkook, la signora Jeon, sembrava adorare Taehyung e si fermava ogni volta per scambiare due chiacchiere con loro, anche lei munita di tazza rovente. Il ragazzo le mostrava il suo lato più educato e brillante coinvolgendola in conversazioni di attualità e insistendo sempre per sparecchiare e pulire il mare di briciole che ogni volta lui e Jungkook si lasciavano dietro, cosa che puntualmente la signora Jeon gli impediva di fare. Spesso, prima di scusarsi e dirigersi verso il bagno per prepararsi a un appuntamento, la donna se ne usciva con qualche complimento scherzoso sul fatto che Taehyung fosse l'incarnazione dell'ospite perfetto; chissà cosa avrebbe detto se avesse visto il suo ospite perfetto aspettare giusto che la chiave della porta del bagno girasse nella serratura, sapendo che la signora Jeon non ci avrebbe mai messo meno di un buon quarto d'ora, per saltare addosso al figlio di quest'ultima e prendersi quella che chiamava "la buonanotte al cacao". 
Quando la signora Jeon ne usciva avvolta in una nuvola di profumo e ben truccata, Taehyung era già in piedi, la giacca abbottonata, il naso coperto dalla sciarpa, i guanti e le chiavi della moto in una mano. Il ragazzo e la madre di Jungkook uscivano di casa insieme, le loro voci che rimbombavano per le scale del condominio, ma mai senza che Taehyung si tirasse la porta dietro rivolgendo un occhiolino a Jungkook, le sue labbra esposte ancora arrossate e gonfie, qualche cuscino finito sul pavimento.
* * *
 
Il cinque gennaio era arrivato e con esso il penultimo giorno di vacanza.
A partire dal trenta di dicembre Taehyung era partito con la sua famiglia per una settimana bianca all'insegna dei paesi nordici. Durante questo periodo lui e Jungkook avevano preferito, piuttosto che messaggiarsi ininterrottamente ignorando amici e parenti, chiamarsi per lunghe telefonate serali, entrambi immersi sotto le coperte, sussurrando e ridacchiando uno al resoconto della giornata dell'altro per non svegliare nessuno, il tempo che fuggiva loro di mano mentre l'ora si faceva sempre più tarda.
Taehyung era tornato in auto con i suoi genitori quella mattina stessa, aveva abbandonato le proprie valigie in camera sua senza avere nessunissima intenzione di disfarle, era sceso in garage ed era immediatamente salito sulla sua moto. Mezz’ora più tardi era al campanello del condominio di casa Jeon. 
Dato che il sistema elettronico che apriva automaticamente il portone era guasto, la madre di Jungkook dovette scendere fino all’ingresso principale per aprirgli, accogliendolo prima con un sorriso affettuoso e poi con uno dei primi abbracci che il ragazzo ricambiò sorpreso. Fece subito togliere a Tae le scarpe zuppe di acqua e neve, porgendogli in cambio un paio di colorati calzettoni pesanti che lui indossò con un'espressione divertita. Sperò quasi che qualcheduno dei loro vicini uscisse in quel momento per poter vedere le loro facce. 
Taehyung si stava srotolando la lana sulle caviglie quando la donna decise di velocizzare i tempi e chiamare a gran voce il figlio, non badando dell’effetto eco della scala che avrebbe reso partecipe l'intero condominio dell'arrivo del ragazzo. Un paio di porte sbatterono, qualche tonfo indistinto, e un Jungkook trafelato si sporse dalla ringhiera del pianerottolo più alto. I capelli mori ciondolavano pesantemente verso il basso, più scuri e lucidi del solito perché bagnati. I suoi occhi incontrarono quelli esausti ma felici di Taehyung e il volto gli si illuminò a festa. 
Con un sorriso radioso e le guance arrossate dalla doccia appena fatta, Jungkook prese a correre giù per le scale scendendo i gradini due a due, le dita che scivolavano sul corrimano. 
Quando mancò un solo pianerottolo a dividerli, la madre di lui si appiattì saggiamente contro la parete per evitare di essere travolta dal figlio che, infatti, arrivò a tutta velocità e buttò le braccia al collo del suo ragazzo. Taehyung barcollò all’indietro, investito da quella massa di calore, e strinse forte la presa sulla schiena dell’altro, affondando mani e viso in quel maglione soffice che portava. Era impregnato dal solito profumo di Jungkook, un odore che aveva imparato a riconoscere in tutti gli angoli della sua casa. 
I due ragazzi non si curarono della presenza della signora Jeon e Jungkook lasciò che Taehyung lo sollevasse di pochi centimetri da terra, dondolandoli docilmente a destra e a sinistra mentre il più piccolo si chinava in avanti e schioccava un bacio a stampo su quelle labbra ghiacciate. 
Aprirono entrambi gli occhi, la sorpresa e la felicità nel ritrovarsi di nuovo così vicini dopo sette interminabili giorni enorme. Premettero le loro fronti insieme prima che, con un ultimo, velocissimo bacio rubato, Taehyung metesse giù Jungkook. 
Sua madre non finse neanche di essersi persa un singolo attimo della scena; si limitò a lanciare un’occhiata d'intesa ad entrambi, una diversa per ognuno. 
A Jungkook venne il terribile dubbio che la donna fosse molto più informata sulla loro relazione di quanto credesse. Il sorrisetto che comparve sul viso di Tae non face che confermare i suoi sospetti. 
Taehyung gli aveva detto durante una delle loro tante chiacchierate di essere molto in confidenza con la propria madre, al punto di parlarle liberamente di certe cose e di chiederle certi favori senza vergognarsi. Jungkook era anche a conoscenza del fatto che le due madri, quando si erano incontrate una volta che il ragazzo più piccolo venne accompagnato dalla signora Jeon a casa loro, si erano scambiate il numero di telefono e spesso si sentivano per messaggio, andando addirittura una volta fuori a bere qualcosa insieme. 
E se Tae raccontava tutto alla madre, e quest'ultima raccontava tutto alla sua di madre...
Oddio, sua madre sapeva tutto. 
Pensò anche solo alle numerose buonanotte al cacao e gli venne voglia di sotterrarsi dall'imbarazzo.  
Nel frattempo che Jungkook pensava a tutto questo, felice che la donna camminasse davanti a loro, i due ragazzi salirono le scale per mano fino ad arrivare al pianerottolo di casa Jeon, sgattoiolando subito in camera. 
Mentre Jungkook si pettinava i capelli bagnati e se li frizionava con un asciugamano, Taehyung si stese a pancia in sù sul piumone del letto, la stanchezza del viaggio che si faceva sentire. 
La camera di Jungkook era accogliente e ben arredata, le pareti di un grigioazzurro elegante tempestate di cornici e foto, i mobili in legno bianco. Guardando tutto dal basso verso l’alto, alla luce pallida del tipico pomeriggio invernale, in quello stato di dormiveglia che minacciava di farlo soccombere, Taehyung riconobbe un bigliettino attaccato ad una pin board da una puntina da disegno.
Sorrise al ricordo, sentendolo lontano come se fossero passati anni. 
“Sei single. Sono single. Sarà una coincidenza? Io non credo. -V”
Appese tutte intorno c’erano fotografie delle confezioni di cibo d’asporto decorate da lui, un’immagine del primo murales fuori dalla scuola, la foto caricata sul sito della scuola con JK in Blue, lo scontrino del bar dove aveva avuto luogo il loro primo vero appuntamento. 
Taehyung girò il viso dalla parte opposta e vide, per quanto gli fosse possibile farlo da sdraiato, che in un angolo vicino alla finestra c’era il loro quadro, la loro creazione ancora in corso. Notò dalle nuove sfumature che ora campivano gli spazi prima lasciati piatti che Jungkook era andato un po’ avanti sulla sua parte del lavoro. Le curve delle pennellate d'olio ancora fresco si miscelavano alla perfezione con i marchi disegnati con lo spray; solo un osservatore attento avrebbe potuto vedere il punto esatto in cui le due tecniche si cedevano il posto.
A Taehyung gli si gonfiò il petto di gioia. 
Come poteva essere esistito un periodo della sua vita in cui non stava con Jungkook? Cosa faceva prima, come riempiva le sue giornate? E dire che stavano insieme ufficialmente da più o meno due sole settimane. 
La consapevolezza di amare già qualcuno così tanto dopo così poco tempo era spaventosa.
L’urgenza di abbracciare il suo ragazzo, di renderlo partecipe alla valanga di emozioni che lo stavano tempestando gli scrollò di dosso un po’ di sonno.
Jungkook aveva appoggiato il pettine sulla sua scrivania e, con l’asciugamano appeso alle spalle, stava srotolando il filo del phon già attaccato alla presa elettrica. Taehyung si alzò dal letto a fatica e si abbarbicò contro la sua schiena, la guancia contro la sporgenza che segnava l’inizio della colonna vertebrale del più piccolo, le braccia che circondavano mollemente la sua vita sottile. Jungkook si appoggiò a sua volta contro il suo petto senza dire niente, continuando a districare il cavo in plastica.   
Smise solo nel momento in cui Taehyung tirò un lembo del suo maglione verso il basso e posò le labbra su quella nuova piccola falce di pelle scoperta sul retro del suo collo. Automaticamente Jungkook sollevò le spalle verso le orecchie, la stessa reazione che aveva al solletico, con l'unica differenza che in questa situazione non gli veniva proprio da ridere. 
Rabbrividì quando il suo ragazzo sorrise direttamente contro la sua pelle; i capelli ancora bagnati di Jungkook dovevano pizzicargli la fronte. 
Taehyung risalì il suo collo con qualche bacetto fino a raggiungere l'orecchio e prese a mordicchiare il lobo di Jungkook, tirandogli leggermente gli orecchini. Il ragazzo più piccolo trasalì nuovamente e si girò nell'abbraccio di Tae per fronteggiarlo, contento che l'altro non avesse mollato la presa intorno a lui. Gli appoggiò un gomito sulla spalla, il phon tenuto stretto dietro la sua testa, il filo a penzoloni da qualche parte. Gli occhi del più grande erano grandi e melliflui dritti davanti ai suoi, le punte dei loro nasi che si sfioravano. 
Mi sei mancato avrebbe voluto mormorargli Jungkook, senza un motivo in particolare. 
Peccato che Taehyung fosse ripartito all'attacco e ora gli stesse lasciando scie di baci umidi sotto la mandibola, le sue braccia così strette intorno a lui che avrebbe potuto toccarsi i gomiti. Una volta giunto nello spigolo della mascella di Jungkook ci si soffermò, separando appena le labbra per poter marchiare più pelle. 
Jungkook si dovette trattenere dal rovesciare gli occhi all'indietro, le gambe che gli si facevano molli mentre la discreta lingua  di Taehyung rimediava dove i suoi denti erano troppo incisivi. Il phon sarebbe caduto a terra con un fracasso tremendo se non fosse riuscito a trattenerlo all'ultimo per il cavo. 
Il pittore si scusò e fece per allontanare il writer da sè per poter appoggiare il phon, ma quest'ultimo non allentò la presa. Jungkook inarcò un sopracciglio per sfidarlo e, rimanendo così appiccicati, prese a spingere Taehyung all'indietro verso la scrivania, il ragazzo più grande svantaggiato dalla sua forza fisica. Fece giusto in tempo a posare l'asciugacapelli di fianco al pettine che Taehyung capì che nel suo caso opporre resistenza era inutile, e che bisognava cambiare tattica: con uno scatto si abbassò e afferrò Jungkook da dietro le ginocchia, sollevandolo da terra e buttandoselo sopra la spalla. Jungkook cacciò un verso di sorpresa e si aggrappò come poté alla schiena dell'altro per non cadere, quasi a testa in giù, prendendo subito a ridere e scalciare. Taehyung iniziò a camminare e a saltellare in un modo che qualcuno avrebbe definito immaturo per un ragazzo della sua età, solo per costringere il suo moroso a stringersi a lui.
"Tae, togli immediatamente le tue mani dal mio cul-" 
La voce gli morì in gola quando, dopo che per la seconda volta avevano rischiato di perdere l'equilibrio piroettando su sé stessi, Jungkook vide sua madre sulla porta della camera che li guardava. Il ragazzo rifilò un colpo sulla schiena dell'altro che si girò, dando alla signora un'ampia visuale del lato B di suo figlio.
L'imbarazzo non gli impedì di rivolgere uno dei suoi soliti sorrisi a trentadue denti alla donna.
"Salve, signora Jeon. Sta uscendo?"
La madre di Jungkook, non poco divertita, abbassò lo sguardo sul proprio cappotto e sulla borsetta in pelle, come se non li avesse notati. "Faccio un salto da un'amica per fare due chiacchiere."
Jungkook dovette colpire una seconda volta Taehyung per farsi mettere giù. Con le guance scarlatte, dovute non solo al fatto che era stato sottosopra per un minuto buono, si rivolse alla madre come se non fosse successo niente. 
"Per che ora torni?" chiese con un tono forzatamente casuale.
"Di preciso non lo so, ma dovrei tornare in tempo per preparare la cena. Taehyung, sei dei nostri?" 
Il ragazzo preso in causa sorrise più genuinamente, sorpreso dell'offerta. "Certo. Se non è di disturbo." 
"Tu non disturbi mai." La donna ricambiò il sorriso, passando lo sguardo dall'uno all'altro. Fece addirittura un occhiolino a Taehyung quando vide che Jungkook non la stava fissando.
"Ci vediamo più tardi, allora. Fate a modo, ragazzi." disse prima di chiudersi la porta alle spalle. 
I due rimasero immobili a fissare la maniglia fino a quando non sentirono la porta di casa sbattere.
Il silenzio fu rotto dal sussurro di Taehyung. "Credi che con fare a modo intenda dire che vuole che le procreiamo dei nipotini?"
Jungkook gli rifilò il terzo colpo del pomeriggio.
"Io direi di riprendere da dove siamo stati interrotti." aggiunse il writer.
Stava per essere colpito una quarta volta ma Taehyung intercettò il polso di Jungkook e ne approfittò per riprenderlo in braccio a tradimento. Non gli diede neanche il tempo di protestare che già aveva iniziato a camminare all'indietro, lasciandosi cadere sul letto quando il retro dei suoi polpacci toccarono il materasso. Jungkook venne trascinato giù con lui, ritrovandocisi spalmato sopra. Taehyung catturò le sue labbra con le proprie e non le lasciò andare fino a quando non sentì il corpo del ragazzo sopra di lui rilassarsi, i suoi baci ricambiati con trasporto. Jungkook si sollevò sulle ginocchia per non pesargli completamente addosso, permettendo alle dita di Taehyung di scivolare su e giù tra le grinze dei jeans che coprivano le sue cosce. Quelle stesse mani si fermarono sulla vita di Jungkook, annaspando nel maglione di quest'ultimo quando la lingua entrò in gioco. 
Jungkook scalciò via le ciabatte per poter appoggiare i piedi sulla coperta e spingere Taehyung all'indietro verso la testiera del letto, le bocche che non si separavano un istante. Tornò sopra di lui, le loro gambe già intrecciate, piantando un gomito nel cuscino dove adesso poggiava la testa dell'altro. Tae affondò le mani tra i capelli bagnati di Jungkook per stringergli la nuca, così da poter avere lui il controllo sulla profondità dei loro baci. Che trattandosi di un soggetto come Taehyung era parecchia. Per un momento Jungkook si chiese se fosse possibile soffocare con la lingua di un'altra persona. 
Nel giro di pochi minuti le labbra di entrambi erano di un paio di tonalità più scure, i loro respiri irregolari. 
Quando le dita di Jungkook si appesero al tiretto della cerniera della felpa di Taehyung, quest'ultimo capì che se non sarebbe intervenuto in quel momento poi non l'avrebbe fatto mai più. 
Strinse la sua mano con la propria, la felpa già aperta oltre la metà. 
"Aspetta, Kookie." 
Jungkook si immobilizzò immediatamente e si allontanò con il viso il minimo indispensabile per poter guardare il suo ragazzo negli occhi senza vederlo doppio. A Taehyung sfuggì un sorriso affettuoso quando vide il suo sguardo agitato, sicuro che l'altro fosse convinto di essersi spinto troppo in là.
Infatti la prima cosa che Jungkook disse fu: "Ho fatto qualcosa di sbagliato?" 
Si mise a sedere, seguito poi da Taehyung che si affrettò a mettergli una mano rassicurante sulla spalla, le loro gambe rimaste unite.
"No, certo che no." gli spiegò, schiarendosi la gola quando la voce gli uscì roca. "Anzi, andavi fin troppo bene."
Jungkook abbassò gli occhi, non totalmente sicuro che l'altro fosse sincero. D'altronde lui non aveva esperienza in queste cose, tutte le sue precedenti relazioni erano terminate molto prima che si raggiungesse il livello di intimità che aveva con il ragazzo di fronte a lui. Non voleva rovinare tutto.
Non che Taehyung fosse un dio del sesso o robe simili. Il ragazzo gli aveva già confessato tempo prima che aveva avuto solo tre rapporti di quel genere, tra cui due con la stessa persona. 
Taehyung capiva il disagio di Jungkook, le indecisioni su come muoversi e comportarsi. Avrebbe voluto dirgli che, nonostante non fosse più vergine, era così anche per lui. Se aveva capito qualcosa dalle sue esperienze passate era che il modo in cui fai l'amore è sempre differente, sempre da adattare alle esigenze della persona con cui lo si fà, alla situazione. 
Voleva essere certo che Jungkook fosse consapevole del fatto che si è in due a fare l'amore. Che non ci sono colpe da addossare, nessuno contro cui puntare il dito. Che non si può solo dare o solo ricevere, che deve essere uno scambio reciproco. 
Prese quel viso ancora dai tratti infantili tra le mani, costringendolo a guardarlo bene negli occhi scuri. Gli accarezzò delicatamente le guance morbide con i soli pollici e dopo poco Jungkook piegò il viso di lato per affondarlo contro il suo palmo, esponendo una guancia che Tae baciò con leggerezza. 
"Sapevo che eri un figlio obbediente, ma non pensavo che eseguissi le richieste di tua madre senza battere ciglio." disse, facendo ridacchiare Jungkook e sciogliendo la tensione. "A parte gli scherzi, dobbiamo parlarne prima."
Taehyung fece segno a Jungkook di sedersi di fianco a lui e a malavoglia quest'ultimo lo accontentò, entrambi i ragazzi con la schiena contro la testiera del letto. Il più grande si schiarì la voce una seconda volta pensando il più velocemente possibile alle cose giuste da dire. 
"Punto primo." disse fissando davanti a sè, come se non guardare direttamente Jungkook lo rendesse più imparziale. "Jungkook, sei sicuro di volerlo fare con me per la tua primissima volta? Davvero, non ti devi sentire obbligato a fare niente, stiamo insieme ufficialmente da sole due settimane, lo capirei."
Quell'ufficialmente provocò il solito turbinio nel petto di Jungkook, quel solletico alla base della nuca. Era una parola che Taehyung usava sempre quando doveva specificare la data della loro uscita al parco, ma la realtà era che loro due non si erano mai detti in modo esplicito che volevano essere una coppia. Era un dato di fatto. 
Era stato Namjoon, un giorno in cui Taehyung era assente e l'argomento dell'ufficialmente era venuto fuori, a spiegare a Jungkook come stavano le cose: molto semplicemente Taehyung, prima che Jungkook conoscesse di persona i suoi compagni di classe, si era sempre riferito a lui, il tizio di quarta che aveva incontrato in un parcheggio, come al suo ragazzo. Era anche per questo che tutti a scuola erano stati così fermamente convinti che loro due stessero insieme; le voci giravano in fretta e le poche persone dubbiose che si rivolgevano direttamente a Tae ricevevano una conferma. 
In pratica Jungkook era fidanzato da novembre e nessuno lo aveva messo al corrente della cosa.
"Sono sicuro." disse Jungkook senza esitare, guardando il profilo scavato dell'altro illuminato dalla luce fioca dell'abat-jour, trovando sempre un po' strano vederlo nella sua camera da letto.
"Punto secondo. Sei sicuro di non avere nient'altro da dirmi di importante, o cose che vuoi sapere su di me? Perché ti posso assicurare che se adesso le cose vanno come devono andare io non risponderò più delle mie azioni. Una volta superato il primo ostacolo diventerebbe parte dell'abitudine della nostra vita di coppia, con il risultato per cui io e te non parleremo mai per più di dieci minuti senza appartarci."
Jungkook rise, catturando gli occhi di Tae su di sé, interrompendo il suo momento di professionalità.
La sua voce salì di qualche ottava mentre cercava di far sfiorire la sua risata sul nascere. "Pensa al nostro progetto! Potresti dire addio alla tua adorata puntualità sulla tabella di marcia."
"Sono sicuro." esclamò l'altro a cuor leggero.
Apprezzava davvero le parole di Taehyung, ma non c'era bisogno di farsi altre domande o di aspettare un certo numero di mesi solo per assicurarsi di aver fatto le cose per bene. Jungkook lo voleva. Taehyung lo voleva. Due motivazioni più che sufficienti dal suo punto di vista.
"Punto terzo." ricominciò l'altro. "Sicuro che-"
Jungkook non scoprì mai quale fosse il terzo punto della scaletta. Con un movimento fluido si era sfilato maglione e canottiera dalla testa in una volta sola, abbandonandoli sulle coperte. Si era messo a cavalcioni di Taehyung e aveva finito di slacciare la sua felpa, facendogliela scivolare giù per le spalle. Si era chinato in avanti e aveva audacemente attaccato a bocca aperta il pomo d'Adamo dell'altro ragazzo, sentendo chiaramente contro la sua lingua calda quando Tae deglutì. 
Le mani di Taehyung finirono in automatico sulle sue spalle nude, toccando e tastando forme che aveva solo potuto indovinare da sopra i vestiti. La visione di tutta quella pelle esposta lo mandò in corto circuito, centimetri su centimetri di angoli e curve che aveva solo potuto immaginare. Si lasciò scivolare in avanti, tornando ad appoggiare la schiena contro il materasso, e rovesciò la testa all'indietro sul cuscino per dare più spazio d'azione al più piccolo.
Bastava così poco per farlo già sentire sopraffatto.
"...Tu si che hai ottime argomentazioni." fu la sola cosa che riuscì a mormorare.
Trattenne un gemito nella gola, senza pensare che quella nota vibrante era perfettamente percepibile da Jungkook.
Andarono avanti così per qualche minuto fino a quando Jungkook non decise di trovare discriminatorio il fatto di essere l'unico mezzo svestito. Si separò dalla gola di Taehyung solo per permettergli di cavarsi la maglia a maniche lunghe, i capelli lisci arruffati ed elettrici. 
Jungkook esitò per un attimo prima di tornare a quello che stava facendo prima, la pelle accaldata di Taehyung direttamente contro la sua, quelle braccia sottili arpionate alla sua schiena nuda, i loro stomaci premuti insieme. Nonostante fosse lui stesso a star guidando i giochi mentre l'altro subiva, le sue guance si tinsero di rosso. 
Il sangue parve ribollire nelle vene di Taehyung nel momento in cui il ragazzo più piccolo iniziò a scendere con le labbra. Si era aspettato che l'altro fosse molto più attivo di quel che si sarebbe detto dal suo carattere, e dopotutto gli piaceva stare lì inerme a farsi viziare, ma quei baci passavano sulle sue clavicole, scendevano sul suo petto glabro. 
Senza staccare la bocca dal suo corpo Jungkook alzò lo sguardo per incontrare il suo, una luce maliziosa negli occhi. Fece quel sorrisetto sardonico che Taehyung riconosceva come un'imitazione del proprio e, continuando a fissare gli occhi scuri dell'altro, scese ancora, il mento che sfiorava l'ombelico.
In automatico Taehyung si inarcò in avanti, contraendo gli addominali, incapace di stare un altro secondo con le mani in mano. Fremendo prese Jungkook da sotto le braccia e lo sollevò verso il suo viso, andandogli incontro. Fece scontrare le loro labbra e potè rilasciare un sospiro di sollievo. 
Jungkook gli circondò il collo con le braccia, Taehyung si aggrappò con le dita alle sue scapole e ribaltò la loro posizione, sovrastando il più giovane. 
Amò alla follia il secondo tra l'attimo in cui il capo di Jungkook sprofondò nel cuscino e l'attimo in cui lui inclinò la testa per baciarlo. Il ragazzo più giovane aveva spalancato gli occhi dalla sorpresa e Taehyung ci aveva intravisto tutta la lucidità, tutta la consapevolezza di quello che stava per accadere. 
Sentiva le punte della chioma di Jungkook solleticargli il viso e prendergli contro le ciglia mentre succhiava il suo labbro inferiore. Jungkook gemette sulla sua bocca e Taehyung si sentì libero di farlo a sua volta. Mentre con un gomito rimaneva appoggiato al materasso che si piegava sotto il peso dei loro corpi, il suo inguine premuto contro il bacino di Jungkook, il più grande fece scivolare il palmo sudato della sua mano dal capezzolo di Jungkook al lato del suo busto, scorrendo la curva della sua cassa toracica. Gli accarezzò il fianco nudo fino a quando non raggiunse il cuoio della cintura dei pantaloni; arpionò il retro della fibbia con il dito indice e la sfilò dal foro che la teneva stretta.

Una trentina di minuti più tardi Jungkook era sdraiato a pancia in giù, un braccio che stringeva mollemente il cuscino sotto la sua testa. Il piumone era tutto arruffato sopra di lui, lasciandogli la schiena sudata esposta al freddo. Ogni tanto Taehyung si divertiva a deviare il getto caldo del phon con cui gli stava asciugando i capelli per sentire le sue lamentele bofonchiate. 
Taehyung era seduto sul materasso, un piede scalzo che toccava terra e l'altra gamba ripiegata di fianco alla testa di Jungkook. Si era rimesso addosso solo i boxer e la felpa, ancora accaldato dagli avvenimenti precedenti ma costretto dal suo ragazzo a vestirsi un minimo. 
Il rumore del phon cessò quando il pulsante di spegnimento fu premuto e Tae arruffò i già spettinati capelli di Jungkook per controllare che non fossero rimaste ciocche bagnate.
"Et voilà." disse allegramente. 
Tirò il cavo dalla presa per staccarlo e appoggiare il phon sul pavimento, dichiarando concluso il suo lavoro. Dopodichè scavalcò il corpo di Jungkook per lasciarsi cadere alla sua sinistra, la parte in cui era girato con il viso. Rubò un lembo del piumone scoprendogli un polpaccio e si accucciò al suo fianco, seppellendo il naso nella piega calda del braccio dell'altro che teneva il cuscino. 
Jungkook socchiuse una palpebra, assonnato, ritrovandosi a pochi centimetri dagli occhi sorridenti di Taehyung. 
Così come quando lo aveva appena conosciuto, sorrise di riflesso contro la stoffa delle lenzuola.
Cercò una delle sue mani e quando la trovò intrecciò le loro dita, sperando che quella stretta potesse dire quello che in quel momento non aveva la forza di dire ad alta voce. 
"Stiamo bene?" chiese Tae, la frangia che lasciava intravedere i suoi occhi grandi e scuri.
Jungkook annuì con la testa prima ancora di rispondere. "Certo che stiamo bene." 
I due ragazzi rimasero in silenzio a guardarsi per un po', fino a quando il più piccolo non scivolò tra le braccia di Morfeo. Solo in quel momento, osservando quella fronte distesa, le palpebre chiuse, il marchio violaceo sul suo collo che iniziava a comparire e le spalle scoperte, Taehyung riconobbe l'immagine del murales che aveva ideato lui stesso poco tempo prima, il popolare JK in Blue. 
Nonostante avesse lavorato duramente con i suoi compagni per realizzarlo non lo trovò abbastanza attinente a come il vero Jungkook appariva in quel momento. Era etereo, per sempre giovane, congelato nel tempo. 
Ma non importava, avrebbe sempre potuto farne uno nuovo.
Jungkook si mosse nel sonno, abbracciando Taehyung da sopra la felpa e intrappolando uno dei suoi piedi gelati tra i propri. Il writer appoggiò il mento sulla sua testa, tirò come potè il piumone per coprirli entrambi ed infilò una mano nei capelli corti della nuca dell'artista, ancora tiepidi. 
Già, si disse prima di lasciare che la stanchezza procrastinata del viaggio lo soccombesse. Avrebbero potuto passare il resto della sua vita a ritrarlo. 

   
 
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