Fanfic su attori > Jamie Campbell Bower
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Autore: calamity julianne    30/10/2016    0 recensioni
Jenelle Victoria Dawson ha diciannove anni, è ribelle, impulsiva, imprevedibile e orgogliosa. Figlia di una delle più nobili e ricche famiglie di tutta Londra, passa la sua vita ad opporsi ai suoi genitori, frequentando gente sbagliata e diventando la vittima preferita dei giornali di gossip.
Il suo essere imprevedibile però, la porterà a vivere a casa di suo fratello William. Quello che non sa, è che con William vive anche Jamie Campbell Bower.
I due sono tanto diversi da sembrare uguali, litigano, si scontrano sempre.
Ma forse quella convivenza forzata, mostrerà loro quello che sono realemente.
Forse, questa convivenza forzata, mostrerò loro l'amore...o l'odio.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jamie Campbell Bower, Nuovo personaggio
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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La notizia del brunch aveva fatto venir voglia a Jenelle d’infilarsi sotto le coperte e di non uscire mai più dalla sua camera. Non le piacevano quel genere di eventi per il semplice fatto che detestava recitare la parte della figlia perfetta, detestava lo sguardo delle pseudo amiche della madre che la squadravano da capo a piedi, detestava l’ipocrisia, quell’aria pesante che si respirava durante quel genere di occasioni. Sapeva, però, di non poterle evitare, di non poter far nulla e così se ne stava nella sua camera, seduta ai piedi del letto con le ante dell’armadio aperte davanti a sé. Fissava i suoi vestiti, cercando qualcosa di appropriato tra gli abiti – per lo più neri che dominavano nel suo armadio.

Era rimasta in quella posizione, con la schiena curva e le gambe a penzolare nel vuoto per cinque minuti pieni.
Guardò poi l’orologio e senza particolare interesse, costatò di essere in ritardo. In un terribile ritardo. In meno di un’ora lei, William e Jamie avrebbero dovuto presentarsi a casa dei Dawson.
Pochi minuti dopo, William fece il suo ingresso nella camera di Jenelle. Lui era già pronto e, inutile dirlo, bello come il sole.
Indossava dei pantaloni chiari e una camicia bianca mentre ai piedi aveva ancora le pantofole. Jenelle si voltò per guardarlo e non disse nulla, si limitò a guardarlo con un’espressione da cane bastonato, gli occhi che urlavano per rimanere a casa. William accennò una risata.
‹‹ Ma stai ancora così? Arriveremo in ritardo ››, disse William, andando davanti a Jenelle, dopo aver lanciato un’occhiata veloce all’armadio aperto – e tutt’altro che ordinato – alle sue spalle.
‹‹ Non ho niente di adeguato, temo che dovrò restare a casa stavolta ››, mugugnò, spostando lo sguardo ancora sull’armadio.
William accennò una risata, Jenelle riusciva ad essere proprio una bambina se costretta a fare qualcosa che non voleva fare. Si voltò verso l’armadio e vi frugò, spostando le grucce ed esaminando i vestiti di Jenelle. Ne prese uno bianco senza spalline, con una scollatura a cuore e con delle fantasie a fiori rosa. Lo gettò accanto a Jenelle, sul letto e quest’ultima spostò lo sguardo sul vestito che suo fratello aveva scelto per lei.
 
‹‹ Questo andrà più che bene, ora vestiti e fallo in fretta ››, disse alla sorella e per confortarla, le stampò un bacio in fronte. ‹‹ Ah, e fatti una doccia. Puzzi ››, e un attimo dopo filò fuori dalla stanza di Jenelle ridacchiando.
‹‹ Io non puzzo! ››, contestò ad alta voce Jenelle. Portò poi una ciocca di capelli vicino al naso e, in effetti, sì, era il caso di fare una doccia.
 
***
 Palesemente in ritardo, Jenelle e William si affrettarono ad andare in macchina. Un attimo dopo aver messo in moto l’auto, Jenelle si ricordò che all’appello mancava un invitato.
 
‹‹ Jamie dov’è? ››, chiese Jenelle allacciandosi la cintura.
‹‹ Aveva un’intervista stamattina, ha detto che arriverà appena possibile ››, spiegò William nervoso. Sapeva che il loro ritardo non sarebbe stato gradito ai loro genitori e non voleva cogliessero l’occasione per fare una delle tante ramanzine a Jenelle.
 
Jenelle, dal canto suo, non sapeva se essere nervosa, annoiata o semplicemente arrabbiata. Sperava solo finisse presto.
 
Dopo venti minuti di viaggio in macchina, i due arrivarono a casa Dawson, che più che ad una casa, somigliava ad un palazzo. L’esterno, dove avrebbe avuto luogo il brunch, era perfettamente curato e decorato con piccoli divanetti, lunghi tavoli coperti da tovaglie bianche sui quali erano adagiati calici di champagne e qualsiasi genere di stuzzichino.
 
Jenelle vide da lontano il giardino calpestato dai tacchi alti di donne che parlottavano tra loro e da uomini che sorseggiavano champagne e fumavano, parlando probabilmente di politica. William posteggiò l’auto e andò da Jenelle per porgerle il braccio, per aiutarla a superare – dati i tacchi vertiginosi che portava -  il piccolo sentiero di ciottoli che portava al giardino. Agli occhi del fratello che la conosceva bene, Jenelle era palesemente nervosa e in ansia, motivo per cui William accarezzò la mano della ragazza che stringeva il suo braccio come a confortarla. E la ragazza, apprezzò il gesto.
 
Si avvicinarono ai loro genitori, intenti a chiacchierare con un’altra coppia e quando i due videro i loro figli si dipinsero un sorriso sulle labbra. Un sorriso che aveva due significati: quello per William era un sorriso pieno d’orgoglio, poiché sfoggiare un figlio che nella vita ha già avuto i suoi bei successi ad un evento simile, era il solo pensiero dei genitori dei rampolli più in vista della società. Quello per Jenelle era un sorriso più teso ma di sollievo: teso perché Jenelle era imprevedibile e da lei ci si poteva aspettare di tutto, sollievo perché se non altro, aveva avuto il coraggio di presentarsi.
 
‹‹ Ma guarda chi abbiamo qui! Finalmente siete venuti ››, Helen abbracciò i figli, schioccando ad entrambi due baci sulle guance. ‹‹ Siete in ritardo, ma per stavolta vi perdono ››.
Finta. Era questo ciò che pensava Jenelle, pensava che sua madre fosse finta. Perché in pubblico bisognava recitare la parte dell’allegra famigliola, in privato, almeno per Jenelle, tutto c’era fuorchè carinerie.
 
James invece, si limitò a sorridere ai ragazzi e chiese a William novità riguardanti il lavoro e si complimentò con Jenelle per la scelta del vestito, la quale ringraziò freddamente.
 
Sebbene avesse cercato per la metà del tempo di sfuggire dalle grinfie di sua madre che voleva presentarle tutte le donne presenti, volendo solo ristabilire la figura e la posizione della figlia, fortemente minacciata dai continui articoli che uscivano su di lei. Quando riuscì ad evitare sua madre, rubò un calice di champagne dal vassoio di uno dei camerieri che giravano tra la gente e ne prese un lungo sorso.
‹‹ Ubriacarsi in certe circostanze non sempre è una grande idea, sai? ››, disse alle sue spalle una voce familiare.
‹‹ Sono costretta a darti ragione, per una volta ››, rispose Jenelle, lanciando un’occhiata a Jamie. Indossava un paio di pantaloni scuri e una camicia nera. Sfoggiava un’espressione divertita. ‹‹ Ce l’hai fatta a venire ››, disse lei, un attimo prima di spostare lo sguardo sulla gente che dominava il giardino.
 
Nel frattempo Jamie aveva rubato un chicco d’uva dal bancone, ricevendo occhiate tutt’altro che d’approvazione da parte dei camerieri al di là del bancone.
Perché lui può fare quello che gli pare e io no?
 
‹‹ Mi sono perso qualcosa di interessante? ››, chiese Jamie, affiancando Jenelle e sfiorandosi con l’indice l’anello che portava al naso.
Jenelle accennò una risata frustrata per via delle sue parole. ‹‹ Ovviamente no ››.
 
‹‹ Certo, mi aspettavo qualcosa di un tantino più movimentato, ora capisco perché ti sei data all’alcol ››.
Quando voleva, Jamie rischiava di risultare quasi piacevole. Quasi.
‹‹ Stai molto bene, comunque ››, disse Jamie, interrompendo quegli attimi di silenzio durante i quali Jenelle si era persa ad osservare la gente che circondava casa sua. La ragazza quindi spostò lo sguardo su Jamie. ‹‹ Anche tu non stai male ››, disse Jenelle in tutta risposta.
Jenelle vide poi sua madre cercare qualcuno con gli occhi e quando la vide avanzare nella loro direzione, capì che era lei quel qualcuno. D’istinto, tentò la fuga. Afferrò il braccio di Jamie e fece per trascinarlo via, mentre il ragazzo si lamentava per la stretta di Jenelle.
 
‹‹ Ehi, ma che fai? ››, borbottò Jamie, mentre s’ingozzava di frutta.
‹‹ Zitto ››, fu tutto ciò che disse Jenelle. Tuttavia il suo tentativo di fuga venne sventato, poiché la madre, con una voce squillante, richiamò la sua attenzione.
 
‹‹ Jenelle, cara voglio presentarti la signora Rosalie De Montblanc, la moglie di Raymond De Montblanc, hanno diverse proprietà in America e qui, in Europa  ››.
Ma faceva sul serio? Era davvero necessario tutto ciò? Jenelle si sentiva quasi messa in ridicolo, si sentiva umiliata. Si voltò e con lei anche Jamie, che rimase un passo indietro. E proprio la presenza di Jamie si rivelò preziosa perché – anche se per pochi istanti – tutta l’attenzione passò dalla giovane Jenelle, a Jamie stesso.
‹‹ Rosalie, permettimi di presentarti Jamie Campbell Bower, anche se sono sicura che lo conosci già ››.
Jamie strinse la mano alla Montblanc e le sorrise educatamente, fingendo modestia. Jenelle lo osservava curiosa. Non aveva mai avuto modo di vedere Jamie rapportarsi con quel genere di persone, in quel genere di circostanze.
‹‹ Ma certo che lo conosco, mia figlia è una tua grande ammiratrice. È un peccato che non sia potuta venire oggi, ma è stata trattenuta a lavoro ››, disse la Montblanc come a voler pubblicizzare la figlia.
‹‹ Sì, un vero peccato ››, rispose Jamie, sfoggiando sempre quel sorriso che avrebbe convinto chiunque.
‹‹ La figlia di Rosalie è una ragazza molto impegnata ed intelligente, oltre che una ragazza incantevole ››, fu la madre di Jenelle a continuare la sviolinata. Jamie parve per un attimo a disagio, non sapendo più come rispondere ai complimenti fatti nei confronti della figlia della Montblanc.
 
‹‹ Studia medicina all’università e contemporaneamente lavora per un giornale ››, la signora De Montblanc, che fino a quel punto agli occhi di Jenelle appariva solo come una delle tante mamme che cercano un buon partito per la figlia, adesso si stava davvero facendo pesante. Ma le sembrò proprio perfida nel momento in cui disse, rivolta a Jenelle: ‹‹ E tu, Jenelle? Hai scelto cosa fare del tuo futuro? Cara, non si può mica passare sempre tempo con dei ragazzi, suvvia. Sarai d’accordo con me, spero ››, il fatto che a quella frase piena di veleno, avesse aggiunto una nota di finta benevolenza, fece venire voglia di vomitare a Jenelle.
‹‹ Io non passo il tempo con - ››, Jenelle tentò di replicare, ma venne immediatamente bloccata dalla madre che aveva avvertito nel tono della figlia quella solita punta di sarcasmo ed impertinenza che era solita mostrare quando era pronta ad attaccare qualcuno.
‹‹ Jenelle ha intenzione di iniziare l’università, non è vero tesoro? Ha avuto un attimo di sbandamento, ma d’altra parte a chi non è capitato? E poi, il rampollo dei Lewis diciamocelo, non godeva certo di una grande fama. Sai cosa intendo, Rose ››, la madre di Jenelle rispose per la figlia. Jenelle non riusciva a capire perché mentire, perché tirare in ballo persone che non erano presenti.
 
‹‹ Nate non è affatto un - ››, la ragazza stava per rispondere a tono alla madre ma fu una mano a fermarla.
 
Jamie, che aveva assistito alla scena senza aprir bocca, sentiva che Jenelle avrebbe compromesso ancor di più la sua posizione se avesse continuato la frase, così decise che era ora di allontanarla da quella discussione.
‹‹ Jenelle, mi porti da tuo fratello? Non lo vedo qui, magari è in casa ma non vorrei entrare dentro senza permesso. Vi dispiace se ve la rubo? ››, domandò infine alle due signore che al suono della sua voce, avevano smesso di parlottare tra loro.
‹‹ Sì, andiamo ››, Jenelle rispose con un misto di delusione e rabbia negli occhi. Gli occhi color cioccolato che esplodevano per via della madre.
 
Ingenuamente Jenelle fece per portare Jamie in casa, alla ricerca di William ma Jamie cambiò direzione all’ultimo minuto.  ‹‹ Credevo volessi vedere William ››.
‹‹ No, tonta. Volevo solo portarti fuori da quella situazione per niente piacevole, a momenti mangiavi tua madre ››, rispose Jamie camminando a passo svelto verso la sua Harley Davidson parcheggiata nel sentiero di ciottoli, lasciando Jenelle indietro che imprecava tra sé a causa dei tacchi alti che le impedivano di camminare velocemente.
 
Raggiunta la moto di Jamie, Jenelle indossò il casco che il ragazzo le porse e in tempo record, salirono sulla moto. ‹‹ Non pensavo che l’avrei mai detto, ma ti ringrazio ››.
 
***
Jamie guidò per una mezz’ora buona, fino ad arrivare al mare. Aveva scelto quel posto perché era abbastanza lontano e perché sperava che lì non ci fossero paparazzi pronti a rovinare quel po’ di quiete che stava cercando per Jenelle.
‹‹ Ti va una birra? ››, chiese Jamie, mentre allacciava il suo casco e quello di Jenelle alla moto. La ragazza si limitò ad annuire, e mentre Jamie andava verso un piccolo chiosco sul mare, Jenelle si tolse le scarpe e sospirò di sollievo. Iniziò a camminare verso la spiaggia e quando i suoi piedi entrarono a contatto con la sabbia, provò una sensazione di sollievo.  Jenelle si accomodò sulla sabbia, lasciando che il vento le scompigliasse i capelli.
 
Adorava il mare. Adorava il rumore delle onde che si infrangevano contro gli scogli, il profumo del mare, la calma, la tranquillità e soprattutto la libertà che quell’enorme distesa d’acqua emanava.
Jamie tornò poco dopo con due bottiglie di birra e ne porse una a Jenelle. Era strano stare seduti così vicini, con attorno una nube di silenzio, e non scariche di cattiverie gratuite.
Jenelle si sentiva stanca. Ma la sua non era una stanchezza fisica, non era una stanchezza che può passare con un po’ di sonno. Era quel genere di stanchezza che ti rende le palpebre, le gambe, il petto pesante, il cuore vuoto.
‹‹ E’ stata un’esperienza interessante ››, spezzò il  silenzio Jamie.
‹‹ Almeno qualcuno si è divertito ››, borbottò Jenelle bevendo un sorso dalla sua bottiglia di birra.
Jamie scosse appena il capo. ‹‹ Non ho detto  di essermi divertito, ho detto che è stato interessante ››, puntualizzò. ‹‹ Quello che è successo con tua madre, non è affatto stato un siparietto piacevole ››.
 
Jenelle si limitò a sollevare le sopracciglia e a fare un’espressione buffa. Era ovviamente spiacevole.
‹‹ Non cambiare per loro, Jenelle. Sii te stessa ››, consigliò Jamie. Jenellle non si sentiva pronta ad affrontare una discussione del genere, e per dirla tutta, non si fidava ancora di Jamie, ovviamente. Neanche ventiquattro ore prima a momenti si scannavano e ora sembravano quasi amici, quando invece Jenelle sapeva benissimo che di lì a poco le cose sarebbero tornate come prima.
‹‹ Mia madre di sicuro ci rimarrà male quando scoprirà che sei andato via senza salutarla ››, Jenelle cambiò discorso, tenendo gli occhi fissi sul mare.
Jamie spostò lo sguardo su Jenelle per una manciata di secondi e sbuffò poi un sorriso. Possibile che fosse così chiusa? ‹‹ Mi scuserò ››.
 
Passarono minuti o forse ore in silenzio, ognuno intento a proteggere il proprio cuore, le proprie paure, il proprio ego.
Fu il cellulare di Jamie a rompere quell’equilibrio precario. Jenelle sussultò appena, mentre Jamie si affrettava a rispondere.
‹‹ Will ››, rispose Jamie, controllando poi l’ora nel suo orologio da polso.
‹‹ Dove sei? ››, chiese William dall’altro capo del telefono, un velo di preoccupazione a turbare la sua voce.
‹‹ Stai bene? Sembri nervoso ››, disse Jamie, lanciando un’occhiata veloce a Jenelle che ora lo stava guardando. Aveva appena un po’ piegato le ginocchia e aveva poggiato la guancia contro di esse, mentre la cascata di capelli ondulati ricoprivano le sue gambe.
Jamie indugiò per un attimo con lo sguardo, osservò le caviglie finissime, le cosce appena un po’ scoperte ma distolse lo sguardo perché fu Will ad attirare la sua attenzione. ‹‹ Che hai detto? ››, chiese Jamie che non aveva ascoltato neanche una parola di ciò che aveva detto William.
‹‹ Ho detto che devo riattaccare perché non trovo Jenelle, forse è tornata a casa ma non risponde neanche al telefono ››.
‹‹ E’ qui con me ››, Jamie interruppe quel monologo preoccupato e seguirono secondi di silenzio.
‹‹ Con te? ››, che Jenelle e Jamie non andassero d’accordo era noto a tutti, tanto più a William che era assai vicino ad entrambi.
‹‹ Sì, ti ho detto che è con me ››.
‹‹ E siete ancora entrambi vivi? ››.
Jamie accennò una risata e Jenelle chiaramente non capì.
‹‹ La riporto a casa adesso, non preoccuparti ››.
‹‹ Jamie, attento a te ››, furono le ultime parole che il biondo sentì prima di riattaccare. Che a Jamie le donne piacessero – e pure tanto – non era un mistero per nessuno. Ma Jenelle era fuori dalla sua portata sin da quando era venuta alla luce, un freddo giorno di fine novembre.
‹‹ Torniamo a casa ››.
 
***
Jamie e Jenelle, una volta aver poggiato il piede per terra, dopo aver abbandonato la moto e quella sensazione di calma apparente che li aveva avvolti, sembrarono tornare i due di sempre. Due che, di calmo, avevano ben poco.
Non che durante quelle ore fosse successo poi niente di tanto eclatante, avevano comunque mantenuto quel distacco, quel fare protettivo verso se stessi. 
  
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